Riapertura delle scuole a settembre, tante le proposte fantasiose
Riapertura delle scuole a settembre. Il problema è come arrivarci senza problemi e con soluzioni fattibili. Prima, durante e dopo. Ci sono molte proposte. La maggior parte, però sono fantasiose. Alcune proposte concrete che hanno ovviamente delle criticità maggiormente risolvibili, rispetto a quelle fantasiose.
Riapertura delle scuole, proposte poco concrete
Riapertura delle scuole a settembre. E’ un obiettivo da conseguire. Lo richiede la nostra Costituzione negli articoli 2,3 e 34. L’istruzione è un diritto e la Repubblica italiana ha il dovere di rimuovere tutti gli ostacoli e risolvere le criticità che (come quelle attuali) che impediscono alle persone la piena educazione e formazione. In questo senso vanno lette le proposte fatte in questi giorni.
Ad aprire ufficialmente il dibattito è stata la Ministra L. Azzolina con la didattica mista. Poco realizzabile come ho scritto su Scuolainforma.
La Ministra si è resa conto di aver presentato uno scenario poco praticabile per tutto il sistema scolastico, chiarendo ieri in parte il suo pensiero. Non ha abbandonato l’idea della didattica mista, che intende limitare alle superiori. Ha dichiarato a Il Fatto Quotidiano di ieri: “Dovremo immaginare altri spazi oltre quelli tradizionali: la scuola potrà aprirsi al territorio . Sfruttare parchi, ville, teatri, spazi di associazioni e realtà che collaborano già con le scuole. Non significherà perdere di vista gli obiettivi, educativi, ma andare oltre il perimetro degli edifici e immaginare una scuola nuova” .
L’idea di aprire al territorio in sé è buona, peccato che verrebbe depotenziata dall’arrivo della stagione fredda. La soluzione dipenderebbe molto dal clima! Se si intende stabilire dei rapporti di collaborazione con associazioni esterne occorre fare presto ed elaborare un protocollo con stipule di convenzioni, modalità organizzative, eventuali compensi…
Anche questa soluzione la vedo complessa.
Non parliamo poi della ristrutturazione dei locali
Il culmine del paradosso si ha quando si avanzano proposte di ristrutturazioni logistiche.
Ha postato R. Palermo su Fb: “Ma davvero c’è chi pensa seriamente che durante l’estate si possano fare lavori strutturali per adeguare gli spazi scolastici alla nuova situazione? Ha provato a fare un calcolo “spannometrico” dei costi di una operazione de genere? Allora provo a dare un’idea: la spesa annua del Ministero è di circa 40 miliiardi, 3 miliardi al mese abbondanti.. Per coprire le spese da settembre a dicembre ci vorrebbero come minimo 10 miliardi (solo per il personale). Per l’adeguamento dei locali il problema non è solo quello dei costi ma anche quello dei tempi: ma chi parla di rimettere a posto i locali durante l’estate lo sa che se in una scuola è necessario rimettere in sesto anche solo i servizi igienici il Comune impiega più o meno un mese ? Ma chi parla di lavori di ristrutturazione estivi lo sa che le scuole italiane sono all’incirca 40mila ? Ha già qualche idea su come e dove trovare imprese e aziende che in poco tempo siano in grado di fare il lavoro?”.
Quali le soluzioni?
Quali sono le alternative fattibili a queste proposte? La didattica a distanza e i doppi turni che però trovano l’opposizione della Ministra. La prima sta ponendo evidenti problemi organizzativi alle famiglie che aumenteranno con la ripersa lavorativa a full-time, senza dimenticare la bassa densità relazionale. La seconda illustrata in un contributo su Scuolanforma prevede la suddivisione del gruppo classe in due sottogruppi che si alternano a scuola (mattino/pomeriggio). La composizione dei sottogruppi cambia ogni quindici giorni. Esiste una terza soluzione che riprende l’idea della didattica mista, ma differita nel tempo. In pratica si formano due sottogruppi. Il primo lavora in classe la mattina, mentre il secondo si virtualizza il pomeriggio con altri insegnanti. Ovviamente la soluzione prevede l’alternanaza delle modalità.