Riapertura delle scuole, la buona decisione dell’AltoAdige

Stefaneldi Gianfranco Scialpi

Riapertura delle scuole. Come nei mesi precedenti, illudendosi che lo scenario sia cambiato.
In Alto Adige si decide un’altra strada. Inizialmente è stata contestata. Rappresenta una variante allo scudo Azzolina, che aumenta la sicurezza.

 

Riapertura delle scuole, dall’Alto Adige arriva una buona notizia

Riapertura delle scuole. E’ lo slogan di questo annus horribilis. Spesso però è proposto con soluzioni che non possono essere attuate nel corso di quest’anno scolastico. Penso ad esempio all’abolizione delle classi pollaio o all’adeguamento e/o costruzione di nuovi edifici.
Rispetto a qualche mese fa lo scenario è cambiato per via della variante inglese. Per far fronte
all’evoluzione del virus che colpisce anche i più piccoli, qualche settimana fa si è proposto un
screening preventivo e settimanale per tutti gli alunni e studenti.
Il premier Draghi non ha accolto la proposta, lasciando però aperta la possibilità di effettuare i test a campione. Sta di fatto che la proposta anche nella sua versione minimale non risulta contenuta nell’ultimo decreto.
Dall’Alto Adige arriva una buona notizia. Si legge: “A partire da mercoledì 7 aprile, infatti,
nelle scuole elementari e medie è prevista la ripartenza delle lezioni in presenza. Queste, però,
saranno garantite per coloro che parteciperanno al progetto sperimentale di
screening dell’Azienda sanitaria. Coloro che non parteciperanno allo screening potranno
continuare a seguire le attività didattiche e scolastiche in modalità a distanza. Il progetto dei test a
scuola in via sperimentale aveva preso il via ad inizio di marzo con gli autotest antigenici nasali in
11 scuole elementari di lingua tedesca e in 3 di lingua ladina. scettica è stata la posizione espressa
dalla Scuola italiana”.
Il fine è quello di intercettare soprattutto gli asintomatici.

Le difficoltà sono state superate

Riguardando i minori, il test può essere effettuato solo con il consenso dei genitori. La proposta
coinvolgeva gli insegnanti che ovviamente tramite i loro sindacati hanno protestato. Alla fine del
confronto si è arrivati a un accordo.
Ha dichiarato l’assessore competente G. Vettorato: “La partenza della sperimentazione in alcuni istituti italiani verrà avviata con modalità precise, sarà su base volontaria, non comporterà l’impiego dei professionisti della scuola e prevede l’impiego di operatori qualificati. Si tratta di un’opportunità che non voglio negare alle famiglie e ai nostri ragazzi. Una misura che va nella direzione di una scuola sempre più sicura”.
Perché non applicare la soluzione su tutto il territorio nazionale, attraverso delibere autonome di ogni regione? Ovviamente la decisione comporta uno sforzo organizzativo ed economico enorme.
Solo attuando una maggiore sicurezza post-Covid cinese, si va oltre l’annuncio o lo slogan gratuito (non costa nulla fare dichiarazioni) di una scuola aperta, attuando l’art. 32 della Costituzione che presenta la salute come un diritto fondamentale della persona e un interesse della collettività.




Scuola e varianti, “lo scudo Azzolina” funziona ancora?

di Gianfranco Scialpi

Scuola e varianti. La situazione sembra cambiata. Le protezioni messe in atte dall’ex Ministra Azzolina funzionano ancora? La risposta sembra negativa. Resta, però il dubbio.

Scuola e varianti, siamo di fronte a un “cambio di passo” del virus

Scuola e varianti. Stiamo assistendo a un “cambio di passo” del virus. Intendiamoci non è il risultato di un soggetto pensante.
E’ nella natura di qualunque virus, e non solo, di adattarsi alle situazioni, modificando la propria strategia d’attacco.
“Il cambio di passo” del virus sta preoccupando i virologi e il Cts.
In entrambi i casi mi riferisco alle componenti che erano più scettiche fino a un mese fa sui contagi generati internamente dalla scuola. Il virus ha appreso come contagiare maggiormente le persone molto giovani (bambini e adolescenti). Quest’ultimo aspetto è confermato dai dati: “I dati dell’Istituto superiore di sanità sono emblematici: il 17,5 per cento dei nuovi casi positivi, nell’ultimo mese, è rappresentato da under 18, dunque da studenti. Questa percentuale, nei primi mesi della pandemia, era attorno al 2-3 per cento. Oggi un positivo su 5 è un giovanissimo a conferma che la variante inglese corre più facilmente tra i banchi. ” (Il Messaggero, 24 febbraio).
Considerato il cambio di scenario il Cts si è riunito ieri.
Queste le conclusioni: “Si stringe il cerchio intorno alle scuole e, questa volta, alle scuole dei più piccoli, materne ed elementari che fino ad ora, a parte per le quarantene, erano rimaste sempre aperte. Ora l’indicazione è di alzare ulteriormente la guardia e di adottare misure più drastiche nelle zone – anche soltanto Comuni o province – dove la situazione dei contagi, con le nuove varianti, rischia di andare fuori controllo. Sono queste le conclusioni alle quali è arrivato ieri il Cts, che si è riunito per affrontare il tema su richiesta del governo in vista del nuovo Dpcm che sarà in vigore sabato prossimo” (Il Corriere della Sera, 28 febbraio).

“Lo scudo Azzolina” non funziona più?

Il lavoro della ex Ministra Lucia Azzolina che ha portato all’acquisto e sistemazione dei banchi monoposto, alla dotazione di milioni dispositivi di protezione, alla realizzazione di tracciamenti dei percorsi… ha avuto l’indubbio merito (poco riconosciuto soprattutto dalla destra e da Iv) di preservare 3/4 del sistema scolastico (infanzia, primaria e secondaria di primo grado) dalla chiusura generalizzata. Ovviamente senza l’impegno del personale scolastico gli effetti sarebbero stati quasi nulli.
Certamente Lucia Azzolina ha commesso alcuni errori.
Era inevitabile, considerata la novità assoluta dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 “cinese” e alla sua repentina entrata nella vita delle persone.
Fatta questa premessa, il “cambio di passo” del virus pone la seguente domanda: la “protezione Azzolina” è divenuta inefficace? Difficile rispondere. Sicuramente il rialzo del contagio sociale comporta un effetto domino anche sulla scuola.
Di questo parere è A. Villari (Presidente dei pediatri e membro del Cts): “Il principio da seguire è uno soltanto: si deve decidere in base all’epidemiologia, all’andamento del virus. Là dove è alto il rischio per la popolazione, diventa alto pure per chi va a scuola” (Il Corriere della Sera, 28 febbraio).
Il pediatra però va oltre, sostenendo implicitamente l’efficacia degli accorgimenti messi in atto dall’ex Ministra Lucia Azzolina: “… quella che più temo in realtà è la variante umana, cioè i comportamenti delle persone. Il virus entra dove trova le porte aperte: assembramenti, gente che non usa le mascherine, che non si lava le mani. La scuola in sé è un posto sicuro: diventa insicuro se cessa l’attenzione”

Risposta che non lascia spazio ai dubbi. In questa fase, però temo la perentorietà delle affermazioni e le certezze.




Banchi a rotelle, l’inutile discussione politica. Leggiamo i dati

di Gianfranco Scialpi

Banchi a rotelle, la Ministra Azzolina accusata di inefficienza nell’acquisto dei banchi a rotelle. Sono una minima parte e comunque richiesti dalle scuole. Le critiche di un’opposizione (e non solo) che nel 2008 votò a favore dell’inaccettabile Riforma Gelmini.

Banchi a rotelle, l’accusa alla Ministra Azzolina

Banchi a rotelle, il tema del loro acquisto rappresenta un mantra per l’opposizione che nel 2008 votò la Riforma Gelmini. Continuamente M. Salvini, G. Meloni e qualche esponente di FI accusano la Ministra di un acquisto inutile. “Vorrei comprare banco a rotelle per andare al ministero a licenziare Azzolina” Con tutti i problemi che abbiamo il genio Azzolina vuol far comprare i banchi a rotelle.  Non vedo l’ora di comprarne uno per andare al ministero a licenziarla. (M. Salvini, 24 luglio). ” Azzolina non aveva altre idee che spendere milioni di euro per banchi a rotelle inutili (G. Meloni, 26 agosto).

Anche l’ex Ministra M.Gelmini (la meno autorevole a parlare per via della sua Riforma) ha dichiarato, riferendosi all’acquisto in generale: “Avremo banchi come soprammobili e ragazzi meno istruiti. Un capolavoro!

Recentemente anche M. Renzi ha criticato la Ministra.L’Italia ha buttato via 461 milioni di euro per i banchi a rotelle”

La critica che rimanda a un programma per la scuola minimo (Lega)

La politica, lo è sempre stata, si alimenta di comunicazioni parziali, piegando i fatti al proprio orticello. La polemica sui banchi a rotelle è una delle tante, finalizzata a screditare la Ministra Azzolina. Il limite di questa critica sta nel programma  minimale e a scatola vuota proposto da M: Salvini. Su Affariitaliani ,infatti leggiamo le due righe dedicate alla scuola che non dicono nulla:” riforma della scuola, stabilizzazione dei docenti precari e potenziamento della formazione tecnica e scientifica, in armonia col mondo dell’impresa e del lavoro, anche in ambito universitario.” L’arte della critica funziona se hai un piano alternativo valido, altrimenti è una strategia che alla lunga non paga.

La comunicazione politica che nasconde i dati

Ma veniamo alla parzialità della comunicazione politica sui banchi a rotelle. Prima di esprimere un consenso su una notizia, occorre verificarla, anche per sfuggire al meccanismo che una fake news ripetuta più volta diventa poi vera.

Le richieste di questi arredi provengono dai singoli istituti scolastici: 440.245 unità, corrispondenti al 17%. Il Miur ne ipotizzava il 50% e invece…  Non sono stati, quindi un capriccio della Ministra Azzolina anche se da lei sponsorizzati insieme al Presidente Conte e Salvatore Giuliano (Dirigente Scolastico, Brindisi). I banchi monoposto tradizionali richiesti dalle scuole (sottolineo nuovamente questo particolare) sono stati 2.009.991.
A questo dato occorre aggiungere anche 1.374.425 sedie tradizionali (dati confermati da Orizzontescuola.it)

Renzi ha dichiarato al Senato:L’Italia ha buttato via 461 milioni di euro per i banchi a rotelle” Anche qui l’investimento totale deve essere ripartito tra le diverse richieste. Banchi a rotelle 119 milioni di €, “Mentre 206 milioni sono quelli spesi per i 2,1 milioni di banchi tradizionali, richiesti dalle scuole. Sono questi i dati ufficiali, confermati stasera a ilfattoquotidiano.it, dallo staff del commissario. (ilffattoquotidiano.it)

Ha fatto bene la Ministra Azzolina a stoppare la falsa comunicazione

Ha fatto bene la Ministra Azzolina a perimetrare la scelta dei banchi monoposto che hanno sostituito quelli vecchi, spesso rotti. “Ho letto diverse corbellerie in queste settimane. Un dibattito quasi surreale sui banchi. Cifre date a caso, anche rispetto ai costi. Credo che ogni singolo euro speso per la scuola non sia perduto ma costituisca, invece, un investimento per il futuro dell’Italia
Quindi chiuso il discorso!. Il problema sono i mass media che purtroppo fanno da cassa di risonanza alle notizie senza fondamento. Occorre sempre partire dai dati per affermare certe cose!




Dad, lo studio Indire conferma situazioni con dati difformi

di Gianfranco Scialpi

Dad (Didattica a distanza) , tema che ha diviso gli insegnanti e in genere gli operatori della scuola. La polarizzazione ha nascosto lo stress test al quale è stata sottoposta la scuola. Uno studio che presenta la differenziazione del sistema scuola rispetto alle nuove tecnologie. Interessanti i risultati sull’inclusione.

Dad, un tema e un approccio divisivo

Dad (Didattica a distanza), soluzione emergenziale. L’unica possibile di fronte alla decisione
repentina di chiudere tutte le scuole a marzo. Non esisteva un’alternativa valida per garantire una presenza adeguata della scuola. Senza l’invenzione della Dad la scuola rischiava l’ingrottamento, la scomparsa come agenzia educativa. Non era possibile accettare questa situazione. Si rischiava la perdita irreversibile di otto milioni di allievi/studenti, ognuno dei quali rappresenta un embrione di futuro. La rinuncia alla Dad significava accettare in modo irreversibile il presente come unica prospettiva.
A maggio/giugno molti insegnanti e operatori scolastici hanno espresso la volontà di tornare alla scuola in presenza, presentando quest’ultima come una realtà che poteva garantire la socializzazione e l’apprendimento significativo. Si è compiuta un’operazione di idealizzazione di una scuola fisica che invece, non corrisponde alla realtà.
Dall’altra parte, invece era presente un gruppo di insegnanti che sosteneva la qualità della Didattica a distanza, purché questa proponesse strategie, approcci più consoni alla dimensione virtuale.

Clicca qui per leggere l’intervento 




Contagi quante dichiarazioni al vento!

di Gianfranco Scialpi

Contagi a scuola, fioccano le dichiarazioni, spesso contraddittorie. In assenza dei dati è inevitabile.  La scienza lascia “il palcoscenico” alle chiacchiere.

Contagi a scuola, tutti dicono la loro!

Contagi a scuola, tutti rilasciano dichiarazioni. Purtroppo queste risultano non coerenti tra loro. Da una parte, ovviamente troviamo il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la Ministra Azzolina e molti componenti del CTS (Brusaferro, Miozzo, Locatelli…).
Essi confermano che i contagi a scuola sono d’importazione e comunque seguono l’andamento sociale.
Pochi giorni fa Agostino Miozzo ha dichiarato al Corriere della Sera (23.11.2020) : ”I dati ci dicono che i contagi in età scolastica non sono significativamente diversi da quelli di altre classi di età e non abbiamo evidenze per capire se siano avvenuti a scuola o fuori.”

L’OMS conferma la tesi “Le scuole devono restare aperte. I bambini e gli adolescenti non sono considerati fonti principali di trasmissione del coronavirus” (Il Fatto Quotidiano, 20.11.2020)
Sul versante opposto troviamo due tecnici: A. Crisanti e M. Galli.
Quest’ultimo ha dichiarato al Gazzettino:  “Abbiamo clamorosamente toppato il contenimento dell’infezione dopo il lockdown di marzo. Mi rendo conto che ci sono esigenze diverse come quella della scuola, importantissima, ma il riaprire troppo presto per richiudere sarebbe uno smacco ancora peggiore perché sarebbe costato qualcosa nel mezzo”.

Esiste un grande problema sui dati

Tutto questo parlare, spesso in libertà è possibile perché mancano dati sufficienti per sostenere una posizione o l’altra. Il governo sembra aver sposato le conclusioni alle quali sono giunti E. Bucci e A. Viola con il loro studio.
Il Ministro Speranza, infatti, ha dichiarato (in grassetto le parti che sostengono la tesi
degli studiosi):  “Nelle zone rosse il Governo ha fatto una scelta molto chiara per provare a tutelare le scuole, mantenendone aperta una parte rilevante, perché riteniamo siano una priorità assoluta. Valuteremo giorno per giorno i dati e proveremo a capire come il contesto epidemiologico ci consentirà anche una gestione di quello che riteniamo la funzione fondamentale del nostro Paese. Le scuole saranno al centro dell’attenzione del Governo, la valutazione si fa sulla base dei dati epidemiologici, venerdì ci sarà il report e aspettiamo di vedere i dati per le successive valutazioni sulla riapertura delle scuole superiori”
Concludendo, è in gioco la salute. E quindi come afferma N. Zingaretti (Pd) dovrebbe essere la scienza a salire in cattedra, ma senza dati significativi e rappresentativi essa lascia lo spazio alle chiacchiere, allo sterile confronto dei talk-show.




Ministra Azzolina, le scuole sono permeabili al contesto


Ministra Azzolina, le scuole sono sicure. Indubbiamente. Il problema è che non sono corpi
separati. Lo hanno confermato lo studio di A. Viola e l’ISS. Quindi occorre chiuderle.

Ministra Azzolina, “Le scuole sono sicure”

La Ministra Azzolina ripete continuamente che le scuole sono sicure.
“Le scuole restano tra i luoghi più sicuri. Siete pregati di trovare soluzioni alternative alla chiusura degli istituti”
Una decina di giorni fa dopo la chiusura delle scuole in Campania dichiarava in modo più articolato: “In queste ore c’è un assalto alla scuola e questo non può fare altro che ledere il diritto all’istruzione. E’ un attacco che viene da tutti coloro che non riconoscono che quest’estate la comunità scolastica era a scuola con il metro in mano a misurare, mettere la segnaletica per mantenere il distanziamento, creare orari scaglionati e che tutto questo ha funzionato perché nelle scuole ci sono pochissimi focolai. Se ci sono problemi fuori dalle aule a pagarli non sono non possono essere gli studenti”.
Come non darle ragione? Confermo l’impegno che noi tutti abbiamo dato per una ripartenza a settembre in sicurezza. Purtroppo però la realtà è sempre variegata, a macchia di leopardo. Ci sono scuole messe in sicurezza. Altre invece che sono in sofferenza per diversi motivi: aule sovraffollate, banchi monoposto non consegnati, protocolli di sanificazioni non rispettati…

Conte inizia ad essere dubbioso

Fino a qualche giorno anche Conte confermava quanto dichiarato dalla Ministra Azzolina. La
notizia choc proveniente da una scuola pugliese (Rodi Garganico) probabilmente lo ha fatto
ricredere (“La scuola non è immune dai focolai-Covid“)
In sintesi la vicenda: insegnante di scuola primaria positiva contagia 39 bambini e 13 suoi colleghi.
Da qui la decisione di M. Emiliano Presidente della regione Puglia di chiudere tutte le scuole,
convinto anche da quanto ha dichiarato il suo consigliere che la scuola assorbe il quadro sanitario esterno. Qualche giorno uno studio di A. Viola ha confermato la permeabilità della scuola. Sulla stessa si è posto l’ISS (S. Brusaferro): “La curva che oggi abbiamo nelle scuole è analoga a quella generale“.

La posizione della Ministra è debole

Quando la Ministra Azzolina dichiara che le scuole sono sicure, dimentica che questa non è un corpo avulso dal contesto di riferimento. Se il contagio sale nel territorio, allora questo ha delle
conseguenze anche dentro gli istituti scolastici. Non può essere diversamente: gli studenti sono
soggetti che vivono le relazioni e sono inseriti nella rete sociale del loro territorio. Quando entrano a scuola entrano anche con il possibile contagio, esponendo i sani alla malattia.
Non resta quindi che chiuderle, almeno nelle zone dove l’indice di trasmissione (RT) è stabilmente superiore a1,50. E’ lo scenario 4 dove l’epidemia si avvia ad essere fuori controllo.




Riapertura delle scuole, i dati inquietanti di un’istituzione presentata come sicura

di Gianfranco Scialpi

Riapertura delle scuole, la Ministra rassicura. I dati forniti da lei, invece dicono altro. Sono tutti in crescita, ipotizzando uno scenario poco rassicurante Alcune riflessioni che rimandano a una serie di
domande.

Riapertura delle scuole, leggendo i dati della Ministra...

Riapertura delle scuole, lo si sapeva che i contagi l’avrebbero toccata.
Questa è la situazione fotografata dal MI:

Prima considerazione: i contagi sono aumentati. Rispetto al 26 settembre, quindi parliamo di un arco temporale molto breve, tutti i dati sono superiori al 100%. Chi studia statistica, sa benissimo che la finestra temporale analizzata non consente di esprimere nessuna valutazione sulla sicurezza o meno delle scuole. Occorre attendere ancora. Certo l’oggettiva progressione non tranquillizza.
E’ indubbio che la maggior parte dei contagi sono esterni, ma questi hanno un effetto moltiplicatore, quando entrano a scuola.
In altri termini, si rischia che gli studenti che stanno bene, si ammalino per l’esposizione ai compagni contagiati. L’affollamento delle aule, situazione ancora molto diffusa facilita questo passaggio. Non parliamo poi dei docenti e in genere del personale scolastico.

Alcune considerazioni

Quale limite occorre superare per il cambio di posizione? A febbraio-marzo eravamo quasi fuori
dall’inverno con la prospettiva, avverata poi, di un’attenuazione della potenza virale grazie al semestre caldo. Ora invece siamo all’inizio dell’autunno e con l’inverno ancora da venire. Queste stagioni favoriscono la diffusione di virus influenzali che attaccano anche le vie respiratorie.
Difficile ipotizzare che la situazione possa migliorare. Quindi la prospettiva non rassicura.
Mi chiedo: dobbiamo arrivare al punto di non-ritorno per decretare la chiusura delle scuole?
Nel frattempo si attuerà l’art. 34 di una scuola aperta, ma con aule semivuote o peggio ancora vuote.
E’ questa la scuola che si vuole? Questo possibile scenario presenta una scuola migliore di una
supportata dalla Dad?
Ho l’impressione che la centralità della scuola ribadita dal governo e da altre personalità nasconda solo l’esigenza di assicurare un parcheggio per i figli di genitori che lavorano.
L”ultima conferma l’abbiamo avuta ieri.
De Luca ha rivisto la sua ordinanza di chiusura. Dopo la protesta di molti genitori ha escluso i nidi e le scuole dell’infanzia.