Cosa significa “salvare il futuro della scuola“ ?

di Cosimo Quero

Il giornale la Repubblica, il 30 gennaio u.s., affida a un dibattito con Luciano Canfora, Paola Mastrocola, e Luca Ricolfi, il “salvataggio “(!) del “futuro della scuola“.
Chiedo al giornale la Repubblica se ritiene appropriato, preciso ed efficace, affidare tale argomento a tradizionalisti, nostalgici della vecchia scuola, (salvando il grande filologo, storico del mondo antico, Luciano Canfora).
Se con la loro (di Ricolfi e Mastrocola) “laudatio temporis acti “, sia possibile spiegare la complessita’ della situazione della scuola italiana.
La “scuola di classe, selettiva, elitaria del passato”, di cui i due Nostri propugnano il ritorno, cosa aveva prodotto, in termini di diritto allo studio e alla cultura, dei giovani provenienti dalle classi sociali più disagiate e povere?
Se ci si informa: la mortalità scolastica e la conseguente finale esclusione dalla laurea.
Sostenere ancora “la scuola progressista come macchina della disuguaglianza “, come scrivono nel loro libro, Ricolfi e Mastrocola, significa non aver letto bene la storia (gloriosa !) della Scuola italiana, né prima né dopo le grandi riforme dei Governi progressisti.

Invito i due nostri Autori a considerare le enormi innovazioni della nostra scuola, dalla primaria alla secondaria:
°L’introduzione della prima e seconda lingua straniera ;
° Lo svecchiamento dei programmi di studio;
° Le innovazioni organizzative;
° La diffusione del tempo pieno;
° La dimensione europea dell’educazione;
° L’introduzione delle nuove tecnologie, ecc.
Non si sono accorti che i limiti formativi e alcune insufficienze linguistiche degli allievi possano dipendere e risalire alle situazioni socioeconomiche delle famiglie e alla sottrazione di risorse alla scuola ad opera proprio dei Governi retrogradi di cui i due Nostri propugnano la “scuola efficace“?
Sarebbe necessario, specialmente per un sociologo come Ricolfi, entrare più spesso nelle scuole italiane e leggere bene i numeri riferiti agli studenti costretti a lavorare anche durante gli studi!
Cosa affermano i due nel dibattito con Luciano Canfora sul giornale del 30 gennaio u.s., la Repubblica:
° Si é creata, secondo Ricolfi, una maggiore diseguaglianza”.
Osservo: Consideri le statistiche del periodo precedente le riforme.
° Paola Mastrocola : “ Per aiutare chi non ce la fa si deve abbassare il livello “, come dire, si é abbassato il livello:
Osservo: Si é introdotta, invece, maggiore qualità nella scuola per far diminuire il fenomeno della dispersione scolastica .
Canfora dice, e bisognerebbe intenderlo bene: “Bisognerebbe forse prevedere una rete di insegnanti che nel pomeriggio guidano gli scolari nello svolgimento dei loro compiti “.
Ritengo di non proporre ulteriori imprecisioni storiche e tecniche da passatisti retrogradi !
Ai due Nostri dico solo: esaminate la provenienza sociale, la situazione familiare a monte, la politica scolastica di certi governi (quelli sì, per una scuola elitaria; per intenderci, quelli che hanno tagliato i fondi alla scuola e all’università); l’impossibilità a mantenersi all’Università
di molti giovani costretti al lavoro prematuro; la politica scolastica, a volte assente, a volte sbagliata di molti Enti locali; et similia.
Per comprendere che non è nella scuola (almeno non sempre e non solo!) che occorre rinvenire le cause degli insuccessi.
Se poi il confronto delle ricerche sul successo\insuccesso scolastico degli studenti avviene con i Paesi europei, allora, signori Autori della “Scuola progressista come macchina della diseguaglianza”, andate a vedere quali sono le condizioni operative dei docenti europei, rispetto a quelli italiani; andate a vedere le strutture edilizie e le attrezzature didattiche, nonché i tempi e le durate degli insegnamenti.
Sul piano logico non regge: non c’é nesso causale tra “suola progressista” e ritardo\insuccesso nella formazione !!
I nostri docenti subiscono le insufficienze della politica “non progressista “. Sono le vittime, signori miei!




Didattica a distanza e interrogazioni bendate

di Cosimo Quero

Ci é dato assistere a delle stranezze … ed altre … pedagogiche, come la docente che interroga l’alunna a distanza, dopo averla invitata a bendarsi !

Se con l’interrogazione ci limitiamo a controllare| misurare la MEMORIZZAZIONE spesso acritica, ci starebbero anche … misure di natura poliziesca.

Se però il controllo/interrogazione vuole testare le capacità, l’intelligenza dei saperi, la comprensione, l’applicazione, il collegamento, et similia, l’esame critico dei saperi, allora non serve l’atteggiamento docente inquisitorio e … abbastanza ilare.

La DAD comporta modifiche  comportamentali anche sul versante docente.
I Consigli di classe, i Collegi dei docenti, con la guida del Dirigente scolastico, mi chiedo, non concordano gli atteggiamenti pedagogici comuni, da tenere per un minimo di collegamento valutativo, per prevenire le discrasie e le divergenze di valutazione ?
Personalmente ho sperimentato modalità valutative molto più “produttive”, coinvolgenti, motivanti.


Invitavo gli allievi a prepararsi schede, mappe, commenti dei saperi in questione, che potevano tenere presenti all’atto dell’interrogazione; consentivo di farmi proposte di discussione  in sede di interrogazione; potevano anche tenere presente il libro di testo, ecc.
(Avete mai visto un relatore  che comunica al pubblico, tenendo presente una scaletta, la struttura del discorso?)

Quando volevo “misurare” la memorizzazione nozionistica, di intesa con l’allievo, lo sollecitavo anche sulla memoria a lungo termine, non solo sull’ultima lezione, la memoria a brave termine:
Studio e memorizzazione diventavano, spesso, un impegno autovalutativo dello studente medesimo.
Il tipo di controllo che adottavo mirava a sollecitare la “manipolazione” dei saperi, l’uso metacognitivo dei medesimi, la capacità di valutazione dei saperi da parte del discente.

La metacognizione è l’imparare il metodo di studio e l’autovalutazione.
La valutazione é un atto educativo, formativo!
E’ venuto mai in mente al docente-poliziotto che l’allievo timido rende poco e che l’emotività riduce la capacità di memoria?
Va bene la libertà didattica, ma che sia produttiva e che rispetti canoni pedagogici collegiali.
Quell’alunna bendata in sede di interrogazione, sia pure in DAD, ha tutta la mia solidarietà!
i saperi commentati, valutati, comparati dagli allievi restano per sempre come abilità, capacità, competenze.




Torniamo a scuola senza pasticci, con la didattica in presenza

di Cosimo Quero

Torniamo a scuola senza pasticci, di natura amministrativa e organizzativa.
Torniamo a scuola , per la didattica in presenza, nelle sedi scolastiche.
Riconosciamo che la DAD ha risolto in qualche modo l’emergenza scolastica determinata dalla pandemia.
Ora, la scienza medica è in grado di risolvere eventuali problemi di contagio, nelle singole sedi scolastiche, ove si verificassero.
Ormai la didattica a distanza ha esaurito la sua funzione; non è più adeguata; ha determinato notevoli “diseguaglianze educative”.
L’assunto di quanto propongo: il secondo turno delle lezioni non ha mai “danneggiato” nessuno.
Ho diretto in passato una scuola primaria che aveva trenta classi di secondo turno, di pomeriggio.
Gli alunni del secondo turno, agli esami finali, non dimostrarono insufficienze formative rispetto ai compagni delle classi di primo turno.
Dal 7 gennaio 2021 gli studenti devono tornare a scuola per la didattica in presenza.


Per le scuole secondarie superiori Prime e Quinte classi possono rimanere al primo turno delle lezioni.
Ove fosse necessario, Seconde, Terze, Quarte, potrebbero avvicendarsi fra i due turni delle lezioni, ogni due mesi, in caso di insufficienza delle aule.
Ci avviamo verso la buona stagione, gli studenti in età più avanzata possono tranquillamente rientrare nelle proprie sedi nelle ore di prima serata.
Per la didattica in presenza i nostri Docenti sono in grado di utilizzare le nuove tecnologie per il rinnovamento di programmi e didattica, anche per eventuali recuperi.
Il nostro Paese non può più permettersi pause e insufficienze formative determinate dalla DAD.
Il Paese ha perso troppo tempo a realizzare che le Scuole vanno dotate, con maggiore consapevolezza, di fondi, strutture, attrezzature, edilizia scolastica, migliori condizioni per i docenti.
Il Paese ha perso troppo tempo nel non considerare che la scuola rappresenta il futuro più giusto e sviluppato per tutti, quale presidio di civiltà e democrazia.

 




Come riprenderemo a settembre ?

io_noidi Cosimo Quero

Giornalisti ed esperti (o presunti tali) abbondano in proposte estemporanee, improvvisate, improvvide.
Quel che è peggio che anche i ministeriali “non scherzano”.

Consideriamo qualche “amenità” :

  • Turni in classe, mattina e pomeriggio o lezioni miste (!) in aula e a casa. Lezioni più brevi.
  • Didattica mista da “scuola capovolta”, ovvero spiegazioni online e verifiche (orali e scritte) a scuola, a gruppi.
  • Docenti in classe per una settimana la mattina e una il pomeriggio.
  • Bisogna dividere le classi.
  • Provare la scuola all’aperto per diversi giorni (in piazze, giardini !)
  • Lezioni a distanza con “classi rovesciate” (?)
  • Online il sapere più di routine (?)
  • Gli studenti “insufficienti” devono seguire un programma di recupero nelle prime due settimane di settembre.
  • Recuperare i “vuoti” nelle prime due-tre settimane (!!).
  • Recuperi dal primo settembre al 15\18 per i promossi con debito.
  • Si potranno utilizzare pratiche di distanziamento.
  • Acquisizioni temporanee di edifici pubblici (!).
  • Settembre partirà con gli “insufficienti” ( 4|5 in pagella).
  • Le classi potranno essere “spezzate in due” (sic) per le distanze, ma potranno essere “mischiate” per consentire lezioni diversificate (!).
  • Lezioni in giardini (interni|esterni all’istituto).
  • Si inizia con l’utilizzo spinto (?) delle lezioni all’aperto: “il Trentino dovrà sfruttare i suoi boschi, Milano i musei,Roma i suoi parchi”.
  • Sarà un autunno di turni e rotazioni, “La campanella non suonerà più alle otto per tutti”.
  • A settembre lezioni a metà (sic) tra casa e scuola. Ma senza che una classe sia “spacchettata” a piccoli gruppi: tutti insieme a distanza oppure in classe alternati ai compagni di altre sezioni per evitare assembramenti.

Viene da chiedermi, gli autori di queste proposte sono mai entrati in una scuola?

Dobbiamo, tuttavia, registrare alcune proposte sensate :

–        Lavorare per una scuola “ non uno di meno” e superare i rischi della didattica virtuale; considerare l’utilità della conoscenza-esperienza viva e di qualità, come “ scambio umano e confronto vivo delle idee”. Occorre che valga l’autonomia scolastica con la creatività che sottende.
–        Va privilegiata la funzione formativa della didattica, insieme a quella informativa. Non è sufficiente fornire solo nozioni, occorre insegnare il metodo, gli strumenti di analisi propri della materia. L’interazione intellettuale in presenza tra docenti e discenti è insostituibile, anche per il docente per un aggiornamento continuo sul piano umano-relazionale.
–        Vanno, comunque, utilizzate piattaforme omogenee che consentano valutazioni omogenee.
–        I problemi che si pongono per la ripresa delle lezioni a settembre sono di indubbia complessità.
–        Chi scrive ritiene che non è possibile più indugiare in proposte più o meno fantasiose ed estemporanee che non tengono conto delle numerose variabili in gioco.
–        Occorre non perdere ulteriore tempo, serve un PIANO NAZIONALE di provvedimenti da prendere con urgenza a livello di Governo, di Tecnici della salute, di Operatori scolastici, di Genitori degli alunni.

Le proposte che avanzo partono dalla rilettura delle norme dell’autonomia scolastica per l’organizzazione dei servizi e della didattica.

–        Occorre ricercare da subito una intesa tra le scuole e le comunità locali, con le famiglie degli alunni;
–        Valutare la DAD sin qui attuata e individuare i modi eventuali per riproporla, bonificata dai limiti già evidenziati;
–        Ricercare intese con i tecnici della salute e considerare per settembre l’evolversi della pandemia;
–        E’ già possibile ipotizzare la formazione delle prime classi dei vari cicli scolastici. Ciò consentirà di quantificare, con le classi successive : il numero definitivo delle classi, il numero delle aule, i docenti occorrenti in relazione alla composizione numerica delle classi;
–        Ne deriverà IL PIANO NAZIONALE DI EDILIZIA SCOLASTICA e comunque dei locali occorrenti, indi l’immediato avvio dei lavori;
–        Vanno attivate nelle forme possibili le organizzazioni (Collegi dei docenti, altri gruppi) dei docenti per la ristrutturazione della didattica ( come le lezioni online e in presenza ); l’adeguamento dei contenuti dell’apprendimento; il focus sui concetti fondamentali delle discipline, le strutture concettuali (“l’oro non le scorie”), i concetti di fondo che sviluppano le capacità indi le competenze: Servirebbe all’uopo una task force di pedagogisti
–        Propongo una ricerca a livello nazionale relativa alle proposte dei collegi dei docenti.
–        Non da ultimo punto, ritengo essenziale un focus sull’alunno che apprende, sul significato “dell’imparare ad imparare” (Serve a tale scopo la DAD ?). E’ da dire che è essenziale la METACOGNIZIONE, il fatto di conoscere più a fondo il funzionamento del proprio sistema cognitivo (il socratico “Conosci te stesso”).

Mi chiedo la DAD può incidere su:
– Che cosa vuol dire imparare,
–  Come impara il nostro cervello ;
–   Come è possibile incidere sull’attenzione, l’impegno attivo, sui segnali di errore e di sorpresa; sul consolidamento e la memoria a lungo termine.

Per questo cosa può fare la DAD e quindi come equilibrare tali interventi con la didattica in presenza ?

Concludiamo con le assurdità scritte sul problema del RECUPERO dei debiti di preparazione degli allievi.
A parte la terminologia spropositata che è stata usata per individuare gli alunni con ritardo negli apprendimenti …
Ma, come non rendersi conto che un intero quadrimestre è svanito nella chiusura delle scuole per la pandemia e che la DAD ha fatto registrare dei limiti e delle “assenze” di molti alunni ?
Non è possibile pensare ad un recupero in due settimane, e poi, come?

Propongo che si consideri l’intero prossimo una scolastico in continuità di questo e si dilati in tal modo, per periodi occorrenti esigiti dagli obiettivi di recupero, una coerente organizzazione di interventi differenziati e personalizzati di compensazione dei mancati apprendimenti (più che recuperi)
Ritengo, conclusivamente, che per la scuola sia giunto il momento di piani seri, ben finanziati, oltre che meditati, con una programmazione di concerto fra decisori, tecnici, organizzazioni di comunità, docenti e dirigenti.
E’ indubbio, la scuola deve funzionare in presenza, ma l’utilizzazione delle tecnologie digitali è essenziale per il rinnovamento profondo dei contenuti dell’apprendimento.
Si tratta della integrazione delle due vie, non di sostituzione di una delle due.

L’EMERGENZA SANITARIA IMPONE UN ADEGUAMENTO DELLE STRUTTURE EDILIZIE : IL GOVERNO DI QUESTO PAESE E’ AVVERTITO !




Elogio dei docenti. I docenti che non dimentichiamo

bambini_maestradi Cosimo Quero

Questa fase emergenziale che stiamo vivendo (Covid 19) riporta la nostra attenzione sulla figura fondamentale della scuola: il docente, i docenti come gruppo, comunità educante.
Ripropongo al Ministero l’esigenza di valorizzare la funzione docente, anche sul profilo della loro retribuzione, per assicurare le condizioni più idonee della loro formazione continua.

Più studio il “virtuale” e più mi rendo conto del valore del “reale”. IL “virtuale ” è importante, il “reale” è insostituibile! La realtà, ma qui mi preme riferirmi al docente, nella scuola è fonte di educazione, non solo di istruzione
(Quest’ultima può essere veicolata dalle nuove tecnologie).
Il docente ne è modello: insegna i modi della vita; è essenziale imparare dal docente, dal modo in cui si atteggia nella relazione con i suoi alunni.

Cosa insegna in realtà; quali docenti restano i modelli per la vita, fonti di ispirazione, di comportamento ? Quali docenti non dimentichiamo più per l’intera nostra vita ?
Quelli che per noi sono stati modelli di vita, di passioni, di sogni, di poesia; quelli che ci hanno fatto amare il sapere e la durezza della sua conquista.
L’afflato dei sogni non ce lo dà il computer!

E’ tempo di capire in profondità che quello che saranno i giovani nella società, quello che sarà la società lo determinano i docenti nelle aule!
Cosa in realtà gli allievi imparano a scuola: la passione del sapere del loro docente, il suo esempio, i suoi sguardi solidali, i suoi entusiasmi, il senso dei valori più nobili, quello che non si dimentica mai.

Va bene la didattica a distanza, ma la formazione ai sogni, al fascino della conoscenza l’apprendiamo ” in presenza” con i Maestri della nostra vita.
Perciò, integrazione tra reale e virtuale.
Magari, a settembre … a scuola!

P.S.: Cosa volete, un docente resta sempre un romantico!

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Lettera aperta all’On. Lucia Azzolina, Ministro dell’Istruzione

azzolinadi Cosimo Quero

Onorevole Ministro,
è ormai chiaro che anche l’emergenza Covid 19 sta proponendo maggiore e indilazionabile attenzione al rapporto che esiste tra didattica e ricerca .

Occorre prestare attenzione e risorse alla ricerca negli istituti scolastici, anche per una riflessione approfondita sulla didattica a distanza, imposta dalla emergenza pandemica ma, come vedremo in un prossimo contributo specifico, necessaria per integrare e alternare la didattica in presenza, alla ripresa della frequenza scolastica a settembre.

Siamo ad un passaggio storico per la Scuola Italiana. E’ immediata l’urgenza di non aggravare le disuguaglianze per la difficoltà di accesso, da parte di tutti, alle tecnologie digitali.
Come Lei sa, un recente rapporto Istat ricorda che il 41 per cento delle famiglie del Sud non ha un computer o un tablet.

La didattica a distanza, anche quando gli studenti ritorneranno a scuola, sarà utile e integrerà il modo consueto di fare scuola, innovando profondamente le metodologie dell’insegnamento e dell’apprendimento. Si rende indispensabile, perciò, rivedere le politiche dell’intero Governo in materia di investimento in ricerca.

E’ noto che l’investimento in ricerca in Italia pre-emergenza Covid era dello 0,3 per cento del Più, il più basso di tutti i paesi OCSE. Anche il mondo accademico italiano richiede maggiori “investimenti in ricerca e lavoro intellettuale, perché le risorse umane sono il centro della conoscenza”.

Per quanto sopra accennato e considerando che i cambiamenti cui la Scuola andrà incontro nel prossimo futuro saranno di importanza capitale e che richiederanno studio e approfondimenti scientifici inusitati, propongo alla Sua attenzione l’esigenza di istituire in ogni Istituto comprensivo e in ciascuna Scuola secondaria superiore un CENTRO ( nucleo, gruppo di docenti specializzati) DI RICERCA E AGGIORNAMENTO, Collegando in tal modo, anche sul piano operativo e sperimentale, la ricerca in atto nelle Università italiane al lavoro dei gruppi di ricerca proposti, per rinnovare in profondità didattica e organizzazione di tempi e spazi della scuola.

La ripresa di settembre 2020 proporrà, come Lei sa, drammaticamente il problema della conformazione edilizia dei nostri istituti scolastici.

Con l’auspicio di ogni successo per il Suo lavoro, Le porgo distinti saluti.

Massafra, 27 aprile 2020

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Didattica a distanza. Tecnologie digitali e cambiamenti della Scuola

rete_numeridi Cosimo Quero

L’emergenza Covid 19 sta determinando la continuazione degli studi a distanza, con le nuove tecnologie che consentono le attività scolastiche, limitandone i danni di una sospensione prolungata.

Progressivamente, in Italia, le scuole adottano la didattica online; in tal modo si vanno evidenziando   le carenze di strumentazioni tecnologiche inadeguate o mancanti in numerose istituzioni scolastiche.

E’ necessario, in questa fase emergenziale e, soprattutto per il futuro post coronavirus, una riflessione profonda sui vantaggi e sui pericoli della utilizzazione delle tecnologie digitali, nonché sui profondi cambiamenti da apportare alla didattica “in presenza” e alla organizzazione dell’insegnamento.
Occorrerà riflettere sui tempi di funzionamento della scuola; sui pericoli derivanti da una iperutilizzazione dei mass-media; sulle innovazioni profonde da introdurre nella medesima “didattica in presenza”.
E’ necessario che la Scuola Italiana risolva il problema delle differenti “velocità formative” del sistema (dispersione e ritardi nella formazione) tra il Nord e il Sud e nelle zone periferiche e povere delle grandi città.

La didattica a distanza sta, inoltre, proponendo i limiti di una politica pregressa di sottrazione di fondi per l’educazione e la ricerca; di una mancata valorizzazione della funzione docente; di una formazione in servizio e della carenza di strumentazione tecnologica delle scuole.
Le tecnologie digitali propongono la riorganizzazione dell’insegnamento, la riflessione sui tempi, un modo nuovo di utilizzazione dei docenti.
Si pensi ad una utilizzazione delle competenze docenti “specializzate” anche al di là delle classi; ad una revisione profonda dei programmi di insegnamento tramite le nuove tecnologie.
L’Italia deve finalmente proporsi di superare le insufficienze del sistema formativo che emergono anche dalle ricerche valutative internazionali.

Noi proporremo due contributi nella direzione di quanto sin qui affermato, relativi alle opportunità che le tecnologie digitali offrono e ai rischi che un uso inappropriato delle stesse comporta.

LA DIDATTICA A DISTANZA

Occorre precisare, per quel che riguarda l’insegnamento a distanza, che non può ridursi ad una mera assegnazione di compiti, ma deve arricchire l’insegnamento con forme di comunicazione semplici che propongano attività di apprendimento attive da parte degli allievi.
E’ vero che viene a mancare l’interazione “in presenza”, che la valutazione diviene più complessa; ma il rapporto diretto con i docenti può ugualmente mantenersi, come sta in parte già avvenendo, con intensificazione affettiva dei rapporti docenti-alunni.
Va riconosciuta ai nostri docenti una nobile vicinanza emotiva con i loro allievi, ed uno sforzo didattico notevole anche a fronte di una carenza strutturale e di dotazioni tecnologiche delle istituzioni scolastiche.

Intanto è urgente la ricerca di tutti gli alunni che non sono nelle condizioni di seguire le lezioni a distanza che si stanno proponendo, per non aggravare le disuguaglianze educative e gli svantaggi determinati dalle condizioni socio-economiche delle famiglie.
A superamento avvenuto della tragedia che sta cogliendo l’Italia, si proporrà il problema della dotazione tecnologica delle scuole, non a “macchia di leopardo”, ma con sistematicità in tutte le scuole del Paese. Proprio in tutte!
Intanto va riconosciuto che le nuove tecnologie propongono il rinnovamento profondo della didattica e dell’organizzazione dell’insegnamento. Le classi possono restare ancora come punto di riferimento, ma le opportunità offerte da tablet e computer possono consentire “l’apertura” delle medesime con la possibilità di interventi individualizzati e personalizzati.
La composizione e scomposizione dei gruppi classe permettono l’utilizzazione di competenze specializzate dei docenti anche a gruppi di alunni allargati, con apposita riorganizzazione di tempi, gruppi, attività.
L’insegnamento in tal modo può arricchirsi di competenze docenti, di documentari, di programmi filmati. Si pensi ai grandi vantaggi per gli insegnamenti storico-geografici, scientifici, artistici et alia.

  1. I VANTAGGI DELLE NUOVE TECNOLOGIE-

Le possibilità offerte sono notevoli e vanno approfondite. Le tecnologie a scuola supportano al meglio lo sviluppo cognitivo e sociale degli allievi, facilitando la riabilitazione e il normale apprendimento.
Il software consente di esercitarsi sui punti deboli; di creare prodotti e di fruirne la comunicazione.

Le tecnologie informatiche

  • offrono ampie disponibilità di stimoli linguistici, uditivi, visivi e stimolano la motricità;
  • consentono la personalizzazione, la ripetizione dei passaggi critici e il costante monitoraggio dei progressi;
  • rispettano bisogni e ritmi degli alunni che possono assumere il controllo dei propri processi di apprendimento.

Inoltre, realtà virtuale e robot hanno applicazioni specifiche per la disabilità intellettiva e per la diagnosi e l’intervento su soggetti con autismo, stimolando competenze di imitazione, comunicazione e interazione sociale.
L’apprendimento tramite tablet, ad esempio, può essere vantaggioso per due costrutti psicologici:

  • Il flow e
  • l’apprendimento multisensoriale.

Il flow è un’esperienza ottimale dal punto di vista cognitivo ed emotivo, favorita da una attività piacevole in cui ci si sente immersi.

L’apprendimento multisensoriale attiva simultaneamente molteplici canali sensoriali e motori in maniera vantaggiosa per l’apprendimento.

Con le nuove tecnologie è possibile AUTOTESTARSI E AUTOVALUTARSI con enormi vantaggi per lo sviluppo cognitivo.
Informazioni, concetti e conoscenze non si fissano nella mente attraverso la RIPETIZIONE, ma attraverso meccanismi di ELABORAZIONE E RICOSTRUZIONE. (Teoria costruzionistica del sapere. Metacognizione ed Autovalutazione).
Non è l’ascolto ripetuto, ma l’elaborazione e soprattutto il recupero a facilitare il ricordo delle informazioni. E’ lo sforzo di ricordare (etimologicamente, “riportare al cuore”) o di ricostruire, il mezzo attraverso cui si perviene ad una forma di conoscenza duratura.
Occorre perciò rendere motivante un costante auto-testarsi e auto-interrogarsi, quindi l’elaborazione, la ricostruzione, il tentativo di recuperare le informazioni.
A ciò supportano le tecnologie che rendono piacevole il momento valutativo, fornendo un feedback immediato, dettagliato e informativo (non giudicante della persona!) ma focalizzato sulla prestazione adeguata o da migliorare.

In un prossimo contributo considereremo le modalità d’uso delle nuove tecnologie per prevenirne limiti e possibili influenze negative sullo sviluppo.
Siamo consapevoli che l’uso delle tecnologie è solo un mezzo e che urgono riflessioni ulteriori su come esse possono essere usate nella scuola in relazione alle funzioni psicologiche che l’alunno deve acquisire per un buon apprendimento sia cognitivo, sia emotivo e relazionale.