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Diritti, conflitti, responsabilità e regole durante la crisi: la Costituzione

Stefaneldi Rodolfo Marchisio

Come noto Bobbio divide i diritti sanciti dalla Costituzione in 4 categorie ognuna corrispondente ad un secolo. Il secolo in cui un gruppo sociale ha lottato per strapparle ad un altro gruppo o potere sociale. Temporaneamente. N. Bobbio L’età dei diritti

Siamo di fronte con la crisi del Covid 19-> Delta (per ora) e le polemiche già citate ad un conflitto tra le liberta di 1° generazione individuali, illuministiche, borghesi (pensiero, parola, espressione, manifestazione) conquistate dai liberali e dagli illuministi nel 700 e i diritti sociali (Salute, Istruzione, Assistenza, Lavoro) conquiste del movimento operaio, sindacale e contadino nell’ 800.
Libertà individuale, di espressione ed azione vs diritto alla salute art 32 (anche pubblica) alla istruzione art. 34, alla assistenza, al lavoro art 35 e seguenti.
La Costituzione è impegnativa per lo Stato, negli articoli che sanciscono i diritti sociali (Salute, Istruzione, Assistenza, Lavoro) “lo Stato deve rimuovere ogni ostacolo…”; ad es all’accesso al diritto alla salute o alla istruzione da parte di tutti cittadini.

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Quando un uomo con un ragionamento incontra un uomo con uno slogan, l’uomo col ragionamento è un uomo morto

di Rodolfo Marchisio

Quando un uomo con un ragionamento incontra un uomo con uno slogan, l’uomo col ragionamento è un uomo morto
Cit. storica da FB

 

Non seguo di solito i dibattiti social fatti di frasi brevi assertive che presuppongono “ho ragione io” e non portano spesso al dialogo né a un risultato. Né i titoli urlati ad arte dei giornali, fatti per vendere o le trasmissioni televisive dette talk show.

Mi piacciono i dati ed il dialogo. “Non che ciò interessi, ma…” da La storia infinita di M. Ende.

Non solo perché sollecitato, ma anche perché mi hanno colpito molto alcuni aspetti delle polemiche, manifestazioni e dibattito/rimpallo infinito sui media sui temi No vax, No pass e via negando in una contrapposizione tipica per cui non solo si tifa per una squadra ma più spesso contro un’altra, provo a riflettere ad “alta voce”.
Il dibattito fra scienziati e politici assertivi e contrapposti in TV non ha giovato. Meglio stare zitti e lavorare. Dare tutte le informazioni utili, spetta alla politica su indicazione degli addetti ai lavori. I cittadini hanno diritto ad essere informati in modo chiaro e ordinato, nonostante l’emergenza.

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Non vedo l’ora che cominci la scuola

di Rodolfo Marchisio

Premetto che sarà un articolo impopolare.
Seguo il mondo della scuola dal 1955 in assoluto, dal 1969 come docente e poi – 1982- formatore.

Seguo 3 quotidiani online e 3 riviste specializzate ogni giorno. Ogni giorno articoli sulla scuola con titoli allarmanti – per parole chiave spesso drammatiche “i docenti fragili non vogliono tornare in classe” con foto di doc accasciato- cui spesso non corrisponde un contenuto coerente, anzi talora l’opposto.
Recentemente tra l’altro l’età dei docenti (ma le definizioni finora non parlavano di età = fragilità) e dei loro timori.
Scopriamo adesso l’età dei docenti? Risponde a stretto giro comunque l’ISS sulle criticità sanitarie. Ieri i trasporti con una assurda conferenza EELL e Governo in cui tutto sembra funzionare salvo poi, accesi i microfoni dei giornalisti, lanciare appelli e minacce da parte degli EELL. Forse è rimandato il problema.

Premetto che non approvo l’atteggiamento del MI (ma questo accade spesso) ma questo pericoloso gioco di nervi, questo ping pong pur comprensibile in relazione alla situazione, penso abbia aspetti su cui riflettere.

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La scuola pubblica che verrà non deve essere prigioniera dei cattivi padroni della rete

di Rodolfo Marchisio

Dopo un intervento iniziale in cui auspicavo linee guida dal MI, ma soprattutto soluzioni contestualizzate in autonomia elaborate dalle scuole, vista l’emergenza e dopo avere portato a termine una ricerca sui documenti, sugli studi e le ricerche in atto, pubblicate su Tecnica della Scuola, rubrica Ed. Civica e didattica digitale cfr i temi trattati, ritengo opportuno sottolineare un aspetto di quanto emerso che è stato poco seguito dai molti interventi.

Riassumo:

  • La DaD NON è la didattica digitale che come riconosce anche la commissione Bianchi ed il MI deve tornare dentro una scuola capace di osmosi, perché il digitale è a tutti gli effetti un ambiente di apprendimento, ricerca, collaborazione, cooperazione, oltre che comunicazione. Un mondo da esplorare non solo da usare. Spesso male.
  • La DaD ha bisogno di piattaforme
  • Il MI ha fatto da vetrina alle piattaforme GAFAM quelli che Rampini ha chiamato “I cattivi padroni della rete”. Google, Amazon, Face book, Apple, Microsoft, con particolare riferimento alla prima ed all’ultima. Suggerendone implicitamente l’uso alle scuole e proseguendo la politica di pigrizia mentale, ignoranza ed asservimento a prodotti commerciali nati per il lavoro e non per la didattica e quindi poco adattabili ed a scatola chiusa. Vedi Classi 2,0, LIM, Classi 3.0, ed ora videoconferenza … e via spendendo (2 miliardi ca). Prodotti che non solo non hanno un futuro nella scuola (dare LIM a tutte le 40.749 classi x 2600 – costerebbe oltre 106 milioni), ma che sono il museo vivente nelle nostre scuole, delle scelte errate fatte in nome della mentalità:

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Tre aneddoti sulla valutazione sommativa

di Rodolfo Marchisio

Perché amo la valutazione formativa che derivi da un lavoro/processo per competenze

1)      Quando ancora insegnavo, non molto tempo fa, non c’erano ancora registri elettronici raffinati, ma tabelle da compilare con funzioni elettroniche autonome.
Un alunno ammesso all’esame con una media “reale” del 5,5 (questo si un 6 “politico”) dopo le prove d’esame di terza media risultava avere una media del 6,5.
All’esame siamo tutti un po’ più “larghi” e poi faceva media il voto di condotta, che ovviamente era 9.
Il foglio elettronico arrotonda per eccesso. Il 6.5 diventa magicamente un 7 senza che il C di classe ci possa fare nulla. Quindi da 5,5 a 7. L’esame tira fuori il meglio di ognuno di noi?

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Perchè il piano della Ministra per settembre non può funzionare

arcobaleno
di Rodolfo Marchisio

Dopo un primo intervento relativo alla fase 1 “Fate quello che potete e che oggi è prioritario” ho deciso di tacere, perché nella seconda fase densa di fatica, ricerca, dubbi da parte dei colleghi, più pareri e consigli non sarebbero stati uguali a più conoscenze.

Era secondo me il momento di cercare di dare un senso, suggerire una direzione ai colleghi e lasciare che con l’aiuto di quelli più esperti o di pochi affidabili esperti esterni (non interessati a venderti una piattaforma) trovassero la loro strada.
Convinto che nella eterogeneità delle scuole (livelli, ambienti, problematiche, competenze, strumenti…) e dei docenti (stili di insegnamento) o delle famiglie (competenze e possibilità) e nella assenza di una soluzione migliore di altre anche teorica fosse bene che ogni scuola scegliesse, mediando, quella più adatta alla sua situazione.
Più contestualizzata e possibile. Possibile per i docenti, per le famiglie e per i ragazzi.

Adesso siamo al passaggio dalla fase 2 alla 3.
Cosa abbiamo imparato e cosa faremo il prossimo anno? Esistono alcuni studi (Mi, Invalsi, CIDI etc…) e molti pareri cui fare, con cautela, riferimento.

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Didattica a distanza, ma con insegnanti buoni artigiani

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io_noidi Rodolfo Marchisio

Dedicato a tutte le colleghe ed i colleghi che si stanno facendo il mazzo per riannodare il rapporto educativo coi propri alunni
Si parla ormai molto di didattica a distanza e didattica online (che non sono la stessa cosa).

Non sempre in modo proattivo e talora un po’ dispersivo. Ognuno dice la sua.

Premesso che:

1. La didattica online è cosa non semplice e controversa, ma questa è una emergenza.
2. Se pensi che non esistano ricette e offerte commerciali che risolvano e che non esiste UNA soluzione. Che come sempre l’ideale è che i buoni docenti usino in modo intelligente quello che hanno, sanno e possono usare e che si adatta alla loro situazione. Come state facendo.
Con intelligenza, flessibilità, contestualizzazione di strumenti conosciuti e possibili. Per i docenti, per i ragazzi e le loro famiglie
3.   Le scelte tecnologiche sono importanti ma quelle pedagogiche lo sono molto di più (Paola Limone) e che la grave emergenza attuale non è un’occasione per incrementare la didattica a distanza, ma una situazione di assenza della scuola reale da fronteggiare con ragionevolezza. (CIDI)
4. La chiave del nostro lavoro (e del digitale) è la relazione educativa ed è per questa che state lavorando, articolando attività diverse, che le tecnologie veicolano o permettono. Anche la attività di leggere insieme e commentare un libro…

Allora queste poche riflessioni che cercano di condividere un senso, in mezzo a tante proposte ed esperienze diverse, radunando quelle condivisibili e in sintonia, non su con che tecnologia, ma su cosa ci faccio e perché allora ti può, spero, essere utile .

Buon lavoro. Di cuore….
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