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Accomodamento ragionevole e determinazione. Proposte per il rientro a scuola

ripresa_scuoladi Raffaele Iosa

 Abstract
Il saggio precisa le ragioni per cui la riapertura urgente delle scuole e dei servizi educativi fin dai centri estivi sono un’emergenza educativa di carattere prioritario, non accessorio, per il futuro del paese.
Le cinque emergenze educative descritte sono presupposti politici, culturali e istituzionali per realizzare con determinazione scelte intelligenti e chiare di ripresa della scuola.
Il saggio propone di adottare il metodo dell’ “accomodamento ragionevole” (ONU 2006), una mediazione scientifica attiva tra ragioni pedagogiche e ragioni epidemiologiche in rapporto all’evoluzione nel tempo della pandemia nei diversi territori del paese e alle esigenze sociali e pedagogiche sempre più urgenti.
Questo approccio interdisciplinare (e ragionevole) suggerisce di non adottare un unico modello rigido di riapertura delle scuole per i tempi, per i modi didattici e organizzativi, per l’utilizzo delle risorse, per le regole di sicurezza, tenuto conto della pluralità e autonomia delle diverse scuole nel paese, e in relazione all’evoluzione della pandemia nel tempo e nei territori. Naturalmente la riapertura deve essere realizzata solo dopo la predisposizione di tutti gli strumenti di prevenzione e tracciamento territoriale. Si propongono qui le alternative possibili al modello rigido unico, suggerendo un meta-metodo di lavoro interdisciplinare che parta dal livello nazionale fino a quello locale, con pratiche di governance continue di corresponsabilità.
Soggetti centrali sono le scuole e gli enti locali, cui è affidata la gestione e responsabilità diretta.
Si suggeriscono anche utili soluzioni originali e innovative sull’utilizzo del personale, degli ambienti del territorio e delle risorse sociali e culturali. Opportuna è la massima chiarezza sugli aspetti contrattuali.
La politica deve con determinazione e coraggio saper scegliere, sulla base integrata delle indicazioni dei diversi approcci tecnico-scientifici e le diverse condizioni territoriali, individuando più scenari da adottare.

 Il rientro a scuola è prima di tutto questione di emergenza pedagogica

Questo studio intende offrire proposte e suggestioni circa l’auspicato rientro a scuola di tutti i bambini e i ragazzi italiani che da fine febbraio 2020 hanno perso l’esperienza comunitaria della vita scolastica a causa della pandemia da Covid-19. Bambini e ragazzi che assieme alla chiusura della scuola hanno vissuto contemporaneamente per mesi la dura esperienza della loro chiusura in casa. Questo doppio confinamento esistenziale, sociale, cognitivo, relazionale è lo sfondo cui il rientro deve essere pensato in chiave formativa e di ripristino delle giuste condizioni di crescita dei nostri figli nella comunità sociale.
Vi è dunque, fin dall’inizio della progettazione di questo ritorno, la necessità di un incontro non facile ma da sviluppare in contemporanea tra due approcci, entrambi necessari: il pedagogico e il sanitario.

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Il COVID19 non infetta i bambini, lo dice uno studio sul caso di Vò Euganeo

rete_numeridi Raffaele Iosa

Continuo la mia ricerca sul rapporto tra Corona Virus e bambini. In un post FB di ieri ho parlato della giornalista scientifica Roberta Villa che citava la ricerca del prof. Grisanti su Vo’ Euganeo, l’unica oggi presente in Italia a tappeto su un’intera popolazione.
Ho letto attentamente sulla piattaforma medrxiv il preprint della ricerca del prof. Grisanti Università di Padova (in inglese) contenente anche il Metodo utilizzato e i risultati.
Per chi voglia approfondire rinvio a quel testo. La ricerca dimostrerebbe che difficilmente coronavirus entra nei bambini, e nel caso di Vo’ nessun bambino era infetto!
Grisanti, che è scienziato serio, fa alcune ipotesi di questa situazione di non-contagio, e suggerisce di approfondire questo fenomeno con ulteriori ricerche.
Che pare non interessare la pubblica opinione, il Governo e il Ministero. Quindi scuole chiuse e basta. E da settembre allo studio regole severe di comportamento, quasi da riformatorio.
Fino alla ripresa della DAD magari in alternanza. La scuola del ping pong. Mah!

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Chiusura scuole per pandemia, cosa dicono gli scienziati di Lancet

spiralePandemic school closures: risks and opportunities
da Lancet 8 aprile 2020
(traduzione e commento di Raffaele Iosa)

 La nuova malattia del coronavirus 2019 (COVID-19) ha attraversato 210 paesi e territori con oltre 1, 2 milioni di casi e 67 594 decessi segnalati al 6 aprile 2020. La maggior parte dei paesi ha implementato misure sociali di allontanamento per frenare la diffusione dell’infezione e a minimizzare l’impatto del virus.

88 paesi hanno attivato in tutto il paese chiusure scolastiche, ma uno studio di modellistica di Ferguson e colleghi ha concluso che nel Regno Unito le chiusure scolastiche da sole ridurranno i decessi per COVID-19 solo del 2-4%.
La maggior parte dei motivi per chiudere le scuole provengono dal rischio dei focolai come la pandemia di influenza H1N1 del 2009, nella quale però i bambini sono stati colpiti in modo sproporzionato. Eppure in questo caso, gli Stati Uniti hanno chiuso 700 scuole, la risposta era locale e solo per un paio di settimane.
Invece, per affrontare COVID-19, le scuole cinesi sono state chiuse per di più di 2 mesi e molti paesi hanno chiuso anche loro per 2 mesi, ma molti paesi hanno chiuso le loro scuole e i college perfino a tempo indeterminato.

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Bambini e dottori dopo il Coronavirus

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io_noidi Raffaele Iosa

Una previsione facile per la fase 3 del corona virus.
Ci saranno dottori strizzacervelli allupati pronti a vendere per i bambini diagnosi invalidanti e terapie consolatorie e disabilitanti. Avremo ricerche su neuroni specchio intimiditi dal confinamento in casa.
E scoperte genetiche di qualche combinazione nel DNA che diagnosticherà la noia biologica.
E teorie epigenetiche per cui il coronavirus avrebbe modificato il fenotipo dei bambini. Vedrete quante certificazioni da “stress post traumatico” arriveranno. Proprio ai bambini, che invece hanno una resilienza ben migliore di noi grandi. Bambini che sanno distrarsi e giocare con poco. A fronte di genitori narcisi che si attenderebbero dai piccoli manie adultistiche. Ci saranno miracolosi “farmaci del rientro”.
Ci vuole invece l’ I CARE don milaniano (prendersi cura) educativo e non il TO CURE medicale. Vedrete che ci saranno 5 deputati (uno di sinistra, uno di destra, un altro di centro e due di sopra e di sotto) che proporranno una legge per “tutelare” con dispense e compense a gogò bambini affetti da DCC (disturbo da casa chiusa).
Genitori ansiosi a frotte per avere la cartina medica giusta dal titolo “meglio un po’ malato che bocciato”.
Liberiamo i bambini da questi vicini pericoli. Liberi di star bene, di star male, di star così così.

Per liberare i bambini dal confinamento serve la “scuola in comune” (sostantivo avverbio aggettivo)

spiraledi Raffaele Iosa

E’ sconcertante che per la progettazione della fase 2 e anche 3 le cosiddette “commissioni nazionali” non abbiano al loro interno competenze ed un punto di vista attivo sul ritorno dei bambini e dei ragazzi alla vita sociale, e non solo a quella scolastica. Come se il tema fosse solo materia da ministeriali, a settembre. Cioè il passare dal chiuso delle case al chiuso delle aule. E gli enti locali?

Insomma l’agenda sul futuro dei bambini non c’è. Viene lasciata ai genitori e al rischio di un assistenzialismo da 100 euro al mese per la babysitter.
Ma non funziona così, perché la scuola è parte significativa della vita non solo dei bambini, ma delle città e la sua chiusura protratta rischia di aumentare divari sociali e diseguaglianze.
Si deve quindi riflettere su cosa accadrà nelle nostre comunità civiche se le fasi 2 e 3 del dopo-coronavirus non saranno lette assieme alle esigenze dei bambini in tutte le opportunità di vita, tema che verrà aggravato dal probabile (e auspicato) ritorno dei genitori al lavoro.

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La Fase 2 dell’emergenza dimentica i bambini?

spiraledi Raffaele Iosa

Riprendo qui una giustissima critica che l’amico Stefano Stefanel ha sollevato ieri sulla sua pagina FB sul fatto che nella “Commissione Corrao” sulla programmazione del rientro alla vita pubblica nella cosiddetta Fase 2 non sia presente nessuno che si occupi dei bambini, dei loro diritti di crescere in libertà, del rientro a scuola e/o alla vita di relazione quando e come.

E’ bizzarro, d’altra parte che si pensi a pianificare (con regole sicure) il rientro al lavoro dei genitori e non di come saranno seguiti i loro figli se ancora confinati in casa.
Non parlo qui di una specie di guardianìa o babysitteraggio di massa per supplire i genitori al lavoro. Parlo di qualcosa di più serio e importante: esistono le condizioni o almeno un ragionamento su come offrire ai bambini (soprattutto ai piccoli da 1 a 11 anni) opportunità di rientro alla vita sociale “da bambini” prima che da figli il più presto possibile, con tutte le condizioni garantite di protezione?

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Terza settimana di scuole chiuse. La scuola della vicinanza

arcobalenodi Raffaele Iosa

Inizia stamattina la terza settimana, in qualche regione la quarta, di scuole chiuse. Il corona virus imperversa. Ai nostri ragazzi tocca non solo stare a casa da scuola ma anche stare a casa e basta. Questo isolamento e assenza dalle strade quotidiane costa molto a noi ma ancora di più a loro.

E più si va avanti nel tempo più costerà. Ma anche insegnerà nuovi e antichi valori dell’esistenza, come il dolore, la speranza, la resilienza assieme alla rabbia, alla noia, all’anomia.

In questo periodo sono tornato a modo mio a lavorare: decine di messaggi fb, molte telefonate, ho letto l’iradiddio di idee, visto materiali i più vari mandatimi da insegnanti. Detesto questa maledetta pensione che mi vorrebbe “in quiescenza”. Quindi fin che posso parlo e scrivo, appassionato dallo straordinario (inatteso e unico nella storia) evento collettivo di apprendimento sul campo che la grandissima parte degli insegnanti sta facendo per rispondere all’emergenza, inventandosi cose di tutti i colori per salvare una relazione con i loro bambini e ragazzi. Uno slancio pedagogico vero, che rende questa fase opposta rispetto alla tradizione: impariamo facendo non ascoltando, lavoriamo più che a scuola, non riusciamo a levarci via l’assenza. Di loro.

 
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