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Democrazia (etero)diretta

di Marco Guastavigna

Intervengo sollecitato da una domanda di Reginaldo Palermo: chi ci governa davvero? Facebook?
Rispondo subito, quasi seccamente: la governance è esercitata da chi sa meglio utilizzare gli strumenti manipolatori su cui è costruita la platform society. E questo vale anche per molte forme di pseudo-opposizione.
Ora argomento.

Come accennato in un’altra occasione, le mie letture si concentrano da tempo sulla critica radicale alla società che riceve forma ed espressione dalle piattaforme di intermediazione ad intenzionalità capitalistica, basate sull’estrazione di dati, sulla profilazione dei prosumer, sulla previsione e sull’induzione/ingiunzione di comportamenti, prevalentemente commerciali, ma anche – appunto – politici.

Questo panorama generale richiede alcune precisazioni molto nette.

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Digitare prima dell’uso. L’innovazione digitale a scuola

di Marco Guastavigna
(per gentile concessione dell’autore e del Giornale Cobas)

Fin dal Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche (1997 -2000), passando per l’iniziativa di formazione FOR TIC e arrivando al citato PNSD, le campagne di diffusione del Ministero sono state connotate – oltre che da prosa barocca e sempre più evidenti difficoltà espositive – da pregiudizi ricorrenti, a cui sono seguiti i medesimi problemi e gli stessi, deludenti, esiti.

In tutti i documenti e i provvedimenti, il rapporto tra docenti e strumenti (sempre presentati come “nuovi”) ha tre presupposti fondanti: Continua a leggere

L’aziendalismo non è una “invenzione” dell’autonomia, ma arriva da lontano

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di Marco Guastavigna

Sono davvero in troppi coloro che cadono nella a sua volta illusoria credenza secondo cui la storia politico-culturale della scuola avrebbe solo 20 anni, con inizio nel 1997. È perfettamente giusto sottolineare la continuità neoliberista di questo periodo, ma dobbiamo evitare di cadere in qualsiasi forma di nostalgia della scuola precedente, che nel suo insieme non adempiva affatto ai propri compiti repubblicani ed era anzi in larga misura luogo di selezione.
Detto in altri termini: non condivido la tesi che l’autonomia scolastica abbia segnato una soluzione di continuità. L’aziendalismo e l’idea dell’istruzione come servizio individuale arrivano da prima. Arrivano da una media concepita prima come unica (1962) e poi come orientativa (1979) e che diventa invece luogo di conferma dei destini socio-culturali.
Gli ultimi due decenni, insomma, sono l’accentuazione spietata della struttura classista della scuola italiana, culminata nella “buona scuola”, ma ereditata dal fascismo e fondata sulla supremazia dei licei e sulla retorica dei saperi “alti” ed esclusivi. Scuola che – dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo – non è mai stata compiutamente democratica e aperta a tutti. Ed è riuscita a rendere asfittica anche la partecipazione attraverso gli organi collegiali.

Quello che abbiamo riportato è un passaggio di un articolo di Marco Guastavigna pubblicato nella rivista Insegnare. Clicca qui per leggere l’intero intervento