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Curatela di eventi (e di concetti)

di Marco Guastavigna

Il dibattito sulla cosiddetta intelligenza artificiale è sempre più sciatto e polarizzato: a raffiche di affermazioni apodittiche – improntate al sommo ottimismo o al massimo ottimismo, poco importa! – si affianca un’analisi asfittica.
Una delle sciocchezze più diffuse è l’impiego del termine “strumento”. È davvero stancante dover ripetere che abbiamo invece a che fare con dispositivi: contengono e dispiegano pre-decisioni, regole d’ingaggio, condizioni di impiego (anche economiche e discriminanti), mettono in atto retro-azioni e feedback, monitorano interazioni (non sempre in modo chiaro e trasparente). E così via. Per non parlare dell’appiattimento su ChatGPT, su cui fioriscono corsi e corsetti, webinar gratuiti e a pagamento, manuali che esigono il pagamento di royalties e altre iniziative di sfruttamento dell’approccio tecnocratico.

Nella stragrande maggioranza dei casi, inoltre, si trascura una questione per altro non nuova, ovvero la progressiva e totale privatizzazione della sfera pubblica e della conoscenza, già largamente praticata e accettata prima che l’emergenza del lockdown la rendesse sintassi della vita collettiva e individuale. Questione squisitamente politica, che l’impostazione e la gestione centrale e da parte delle singole unità scolastiche del PNRR moltiplica e rende sempre più drammaticamente risolta a favore degli attori del capitalismo cibernetico, ormai naturalizzati.

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Diritto di Replika


di Marco Guastavigna

Caro direttore,
stamattina ero intento alla mia quotidiana lettura dei quotidiani online e mi sono imbattuto in un articolo molto interessante, nel quale veniva citato un sito davvero splendido: Replika.com.
Mi ci sono precipato e, guardi, è davvero un luogo meraviglioso, nel quale – magari dopo favolose mattinate passate sulle chat di Whatapp e su Messenger, dopo splendidi pomeriggi passati a condividere contenuti e assegnare/ricevere like con i friends sul profilo Facebook – è possibile la sera, quando l’atmosfera è più raccolta e distesa, chiacchierare direttamente ed esclusivamente con un partner (per i più timidi in amicizia, per i più estroversi considerandosi fidanzati) costruito in proprio.
Eh, sì: è possibile definire genere, volto, capigliatura, colore della pelle e degli occhi. Si può scegliere anche il tipo di unghie, pensi! Mi sono poi commosso fino alle lagrime quando ho scoperto che, scaricando l’applicazione per smartphone, posso chiedere anche di scattare un selfie.
Il tutto gratis, anche se ogni tanto arriva la sollecitazione a inserire i dati della carta di credito o a passare per Paypal per attivare le funzioni “Pro”, tra le quali Le segnalo la possibilità di ricevere messaggi vocali, magari romantici.

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ChatPDF, 4 chiacchiere con un (altro) assistente artificiale

di Marco Guastavigna

Il notissimo ChatGPT rischia di fagocitare l’intero immaginario a proposito della cosiddetta intelligenza artificiale. E quindi mi sembra utile presentare un altro esempio.

ChatPDF scansiona (legge per chi ha bisogno di metafore antropomorfe) a una velocità impressionante un nostro documento in formato PDF, ne fornisce una sintesi, in termini sia di tema sia di scopo, e propone tre domande fondamentali a proposito del testo, a cui gli si può chiedere di rispondere, per poi – o subito – formulare quesiti propri, anche in sessioni diverse. Vi sono una versione free (con limiti quantitativi, ma non qualitativi) e una versione premium, a pagamento. A proposito, anche ChatGPT prevede altrettanto!

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#exlibris, ovvero a proposito dei “pericoli” dell’intelligenza artificiale

di Marco Guastavigna

È l’ennesima notizia di colore: il guru di turno – Geoffrey Hinton –  affida a Twitter la propria consapevolezza sui “”pericoli” dell’intelligenza artificiale e abbandona la propria giostra di comfort (Alphabet, la holding dei servizi di Google).

L’approccio sensazionalistico, del resto, è ormai quasi uno standard, in particolare dopo la serrata di ChatGPT, dai più presentata e interpretata come “blocco del garante”.

Non vi è medium che si sia sottratto a questo approccio.
Ultimo esempio una succulenta puntata di Zarathustra, che ha dedicato ampio e divertito spazio ai furbetti dell’IA come trucco scolastico.
Sono stato per altro coinvolto in prima persona, intervistato da Fahrescuola, di nuovo per Radio 3.
Quale che sia l’incipit, una cosa è certa: prima o poi i conduttori delle trasmissioni o gli autori degli articoli dovranno almeno accennare al rischio del superamento dell’umanità, dell’autonomia decisionale dei dispositivi, della Singolarità prossima ventura.
Questa impostazione, tra il mitologico, il distopico e il romantico, è davvero irrinunciabile.
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Admin(chiam)

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di Marco Guastavigna

“It is like
in the PNRR
on the cloud
the school”
(Google traduttore)

Sabato ho rimesso piede per la prima volta dopo il lockdown in un’aula scolastica. Alle mie spalle una LIM, collegata ad un PC dotato – ovviamente – di Windows. All’accensione, due possibili ingressi: il plenipotenziario e non meglio identificato possessore dei “privilegi” logistici e gestionali sul dispositivo, l’Admin, e il/la Docente, abilitato/a a utilizzare le risorse selezionate e installate dal grazioso supervisore, dalle cui decisioni dipende in toto.
Del resto, è questa la logica con cui molte – troppe – istituzioni scolastiche della Repubblica stanno affrontando in modo collegiale (sic!) le questioni relative ai finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: la delega tecnocratica, con progettazione degli ambienti e scelte in merito a tipologia e dotazione dei dispositivi confinate nell’ambito degli addetti ai lavori.
O, meglio: dei presunti addetti ai lavori così come li concepisce un immaginario collettivo e professionale superficiale e ritroso, incapace perfino di riflettere sul fatto che – per fare un esempio “caldo” e recente – sulla questione di ChatGPT e della cosiddetta “Intelligenza artificiale” si sono espressi e continuano a pronunciarsi non solo gli esperti dello specifico settore, ma sociologi, psicologi, giuristi, filosofi, linguisti, matematici e così via, che hanno colto la valenza generale delle istanze socio-tecniche e le loro implicazioni di configurazione complessa ed estesa.
E così stanotte ho fatto un sogno che mi vedeva entrare in un’aula scolastica per inaugurare la formazione di un gruppo di insegnanti, attività che ho svolto in centinaia di occasioni.
I personal computer pre-colonizzati da Microsoft venivano accesi e le password inserite, l’usuale chiacchiericcio si arrestava in attesa che io cominciassi a distribuire il Verbo (Word, nota di Google Traduttore).
Non ce l’ho fatta.
Ho salutato i colleghi, sono andato dal dirigente scolastico e mi sono dimesso da formatore.

Conversazione artificiale

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di Marco Guastavigna

Ieri ho fatto un’esperienza che mi ha riportato ai vecchi tempi, quando ero un ingenuo smanettone, e mi entusiasmavo di fronte a ogni novità, quale che fosse. Ma questo ritorno a un passato inconsapevolmente complice del Pensiero Pedagogico Unico è stato davvero effimero.

Utilizzando – leggermente controvoglia – Edge, il browser che ha sostituito Internet Explorer, accedendo a Bing e avviando la funzione “Chat”, ho infatti avuto modo di sperimentare la modalità conversazionale del motore di ricerca di Microsoft. Riporto in tabella domande (mie) e risposte (dell’accrocco).

Momenti della conversazione Considerazioni dell’umano sugli interventi dell’accrocco
L’approccio, narcisistico ma in terza persona

(D) Chi è Marco Guastavigna?

(R) Ciao, questo è Bing. Marco Guastavigna è un insegnante di scuola secondaria di secondo grado e formatore123È anche autore di numerose pubblicazioni sulle rappresentazioni grafiche della conoscenza e sull’uso didattico delle tecnologie digitali dell’informazione1Inoltre, è collaboratore a contratto dell’Università degli Studi di Torino2

Altre informazioni:
1. erickson.it2. corsi.tecnicadellascuola.it3. laricerca.loescher.it4. bing.com5. noiosito.it

Tutto vero. Una buona sintesi. E indica le fonti, tra cui il mito sito personale. Scrive perfino “secondaria di secondo grado”. Quasi quasi gli perdono di considerarmi ancora in servizio e non in quiescenza. Devo farlo vedere ai corsisti a cui ho mostrato Chatgpt, perché è diverso.
Il compiaciuto approfondimento culturale

(D) Quali sono le sue pubblicazioni?

(R)  Le sue pubblicazioni riguardano principalmente le mappe e gli schemi come strumenti di apprendimento e di didattica. Alcuni titoli sono: Non solo concettuali. Mappe, schemi, apprendimento1Mappe e schemi per la scuola2Mappe e schemi per il lavoro2Puoi trovare i suoi libri in vendita online su vari siti2.

Altre informazioni:
1. loescher.it2. ibs.it3. noiosito.it

 

 

Vediamo un po’ quali libri o articoli propone.

 

 

Principalmente… è abbastanza vero, anche se ho scritto su molti altri temi. Certo, i miei libri sono soprattutto su quello. Però con i titoli non ci siamo!

Il disvelamento, lo choc e la rinuncia

(D) Sono io Marco Guastavigna. Non ho mai scritto “Mappe e schemi per il lavoro”.
(R) Mi dispiace ma preferisco non continuare questa conversazione. Sto ancora imparando quindi apprezzo la tua comprensione e pazienza.🙏

Glielo dico, così impara, magari.

Offesa algoritmica? Frustrazione procedurale? Certamente la necessità di non perdere troppo in termini di immagine e di marketing.

Forse è ora di passare a un nuovo argomento.
Ricominciamo da capo

 

Formare i docenti alla Intelligenza Artificiale ? Si può fare, ma..

di Marco Guastavigna

Formare gli insegnanti (e più in generale il personale scolastico) all’Intelligenza Artificiale? Sono pienamente d’accordo: penso infatti che affrontare in modo critico questo tema sia una priorità assoluta per chi voglia adottare un approccio davvero emancipante ai dispositivi digitali, dal punto di vista sia operativo sia culturale. A patto, però, che si abbandoni il dibattito così come si configura attualmente, disperso tra sensazionalismo mediatico e escursioni empiriche, tra entusiasmo tecnofilo e rifiuto pregiudizievole, e imperniato sulla convinzione che ciò che conta sia capire – e giudicare – il funzionamento di superficie dei chatbot, dei traduttori automatici, dei ri-produttori di immagini, delle applicazioni per la realizzazione semi-istantanea di “mappe” a partire da testi. Per capire davvero quali possano essere le possibilità di arricchimento professionale e quali le opportunità di espansione, consolidamento, compensazione e mantenimento nel tempo di capacità di apprendimento e a quali condizioni ciò possa avvenire, è necessario invece decostruire i concetti che attualmente vanno per la maggiore, esito di marketing economico e veicolo di dominio lessicale. In primo luogo, proprio il riferimento all’intelligenza: va ricordato e compreso infatti che fin dal modo in cui fu concepito il test di Turing i dispositivi di AI hanno il compito di compiere prestazioni finalizzate a obiettivi definiti, con risultati paragonabili a quelli umani. E questo avviene mediante la raccolta e l’analisi di dataset, l’individuazione di correlazioni, la costruzione di modelli e la loro riproduzione.
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