Questa volta presentiamo – e con grande orgoglio – un video di vera e propria denuncia, frutto della nostra costante attenzione alla realtà quotidiana e alle sue dinamiche.
Cinefuffa mette infatti il dito sulla piaga del dilagare delle iniziative sull’intelligenza artificiale, ma – soprattutto – testimonia la debolezza culturale dei dispositivi generativi mediante le associazioni visive scelte dall’applicativo utilizzato in rapporto alle indicazioni testuali fornite dall’essere umano e tradotte poi in audio e sottotitoli.
Questa volta raccogliamo in un unico filmato 4 punti di vista e forniamo agli utenti del lavoro non solo il prodotto visivo realizzato dall’AI (una combinazione tra dispositivi diversi, Video GPT by Veed), ma anche le imbeccate di orientamento dell’accrocco.
Il risultato artificiale è – come prevedevamo – la fiera delle banalità e delle argomentazioni scontate, specchio perfettamente riflettente la qualità del dibattito nella quotidianità organica.
Ed ecco addirittura due prodotti di cui siamo orgogliosi:
Uno spot, come è nel nostro DNA;
Un documentario, da cui non potevamo davvero esimerci, vista l’importanza dell’argomento, che ha la caratteristica – tra varie altre – di essere linguisticamente stocastico, a testimoniare l’universalità dei principi su cui è costruito.
In entrambi i casi l’audio è il frutto della stesura di un testo da parte di un dispositivo di IA e della sua conversione automatizzata.
Precisiamo anche che non vi è alcuna volontà polemica nell’aver scelto un formato più adatto alla visione rapida su smartphone; è piuttosto un nostro vezzo giovanilistico.
Personalizzare la didattica con l’IA? Ma nel concreto che significa?
Da settembre 2024, ilDavid Game Collegesperimenterà un programma di studio alternativo per studentiGCSE, il primo del suo genere nel Regno Unito, con tutte le materie principali insegnate interamente da piattaforme di apprendimento adattivo basate sull’intelligenza artificiale. Questo nuovo approccio racchiude l’essenza stessa dell’istruzione incentrata sullo studente, al punto che gli studenti iscritti al programma non avranno insegnanti, né dovranno rallentare o accelerare il loro apprendimento per stare al passo con le lezioni tradizionali. Invece, gli studenti del programma Sabrewing seguiranno ognuno il proprio percorso di apprendimento personalizzato, studiando al proprio ritmo e ricevendo supporto individuale da coach di apprendimento dedicati che monitoreranno attentamente i loro progressi, fornendo feedback, guida e tutoraggio per consentire a ogni studente di realizzare il proprio potenziale e diventare studenti altamente efficaci e indipendenti. Inoltre, i nostri studenti trarranno vantaggio anche da un co-curriculum unico e ambizioso, che si concentra sullo sviluppo più ampio degli studenti in aree quali cittadinanza attiva, pensiero critico, alfabetizzazione digitale, espressione artistica, oratoria, consapevolezza di sé e imprenditorialità 10 fatti chiave sul programma Sabrewing:
Questa rubrica nasce da una collaborazione fra Gessetti Colorati e concetti contrastivi.org .
Il tema è la produzione di filmati per mezzo dell’intelligenza artificiale generativa (text2video); l’approccio è l’ironia provocatoria; lo scopo è la riflessione.
Da macchine statistico-induttive – secondo noi – non si può pretendere creatività (come invece sostenuto da molti), ma semmai l’opposto: la convergenza verso ciò che attorno a una questione pensa la maggioranza (almeno relativa) delle persone, perché incontrato con maggiore frequenza nell’addestramento sui BigData saccheggiati in rete e ponderato come più probabile nella configurazione dei modelli di riferimento. I filmati che proporremo avranno le dimensioni dello spot: i dispositivi che li realizzano sono infatti destinati a coloro che vivono la produzione di contenuti per il mercato dell’attenzione non tanto come un’attività intellettuale identitaria frutto di riflessione, quanto come una fatica cognitiva mercificata fonte (auspicata) di retribuzione.
Distingueremo tra quelli realizzati (come il primo) sulla base di un testo completo prodotto ad hoc dai dispositivi di IA generativa, quelli frutto di un testo di nuovo completo redatto da noi, quelli che hanno invece alle spalle un prompt molto breve, un’imbeccata a proposito di tema, funzione, pubblico, punto di vista e così via.
La cadenza? Estemporanea, ispirata dagli eventi… Vedremo, vedrete.
Per intanto godetevi il primo video sullaimportanza dell’inizio della scuola.
Burocrazia artificiale
di Marco Guastavigna
Sta per cominciare l’ennesimo anno scolastico.
Su questo incombe una terribile minaccia: essere caratterizzato dalle quattro stagioni dell’intelligenza artificiale.
Non nel senso della circolarità dei 12 mesi, ma in quello della mescolanza e della confusione dei sapori. L’aggettivo “generativa” (denotazione fondamentale e dirimente, almeno dall’epifania mediatica di ChatGPT), è già scomparso dall’orizzonte lessicale e dalla tecnica operativa. Gli accademici hanno occupato “manu epistemica” lo spazio della discussione. Reti di scuole si accingono a curricularizzare le versioni beta di applicazioni in costante adattamento alle richieste e ai feedback del mercato dell’istruzione.
Dai livelli più alti del tecno-feudalesimo nostrano è tuttavia percolata una formula che sembra mettere tutti d’accordo, anche quelli che si schierano contro, una sorta di impasto trasversale e digeribile da tutti: l’IA può servire a personalizzare la didattica e a ridurre la burocrazia.
Mentre aspettiamo che la prima istanza sappia andare oltre ai quiz delegati agli accrocchi digitali e allacitazione dei cobot cinesi che ormai più di un anno fa apriva all’orientalismola prima pubblicazione destinata a fungere da forza di occupazione del perimetro di dibattito e confronto, diamo uno sguardo ravvicinato alla seconda.
La formulazione scelta dal marketing è agghiacciante, perché demagogica.
La scuola è infatti una branca della pubblica amministrazione e come tale deve seguire procedure e modalità esecutive e decisionali attente a garantire sia coloro che le attuano sia coloro che le subiscono. E quindi fare i conti con tutta la normativa che la riguarda, non solo con l’indice del libro di testo trascritto come progettazione didattica e con il gruppo WhatsApp “Genitori1”.
A rendere il tutto insopportabile non è soltanto l’ottusità che contraddistingue molti – troppi! – dirigenti e funzionari. O il bizantinismo di formulari, moduli e altre compilande amenità inseriti a vario titolo negli interstizi dell’inerzia progettuale dei collegi dei docenti e nelle crepe dell’autoritarismo di quei DD.SS. che hanno dimenticato di essere in una istituzione della Repubblica e non in un’azienda a conduzione personale.
Ha grandi colpe lo snobismo di tutti coloro che considerano esaurita la propria attività, le proprie responsabilità e – ahimé! – i propri diritti a quanto erogato con la (e spesso dalla) cattedra. E non conoscono nemmeno a grandi linee il contratto di lavoro di settore, che per altro giudicano pessimo e peggiorativo da ogni punto di vista.
Bene, a tutti costoro diamo ancora una volta un amichevole consiglio: anche se sul gruppo WhatsApp del vostro dipartimento l’epidemica pignoleria disciplinare vi invita a declinare le minuzie della vostra “materia”, considerate di imparicchiare a usare non tanto i generatori di quiz, quanto i dispositivi che “leggono” e “schedano” documenti. Chissà che dialogare con questi assistenti verificando il senso e il valore dei loro prodotti non vi aiuti a conoscere davvero e a discutere con consapevolezza non solo il contratto di lavoro, ma il regolamento europeo in materia di intelligenza artificiale, il documento “An ed-tech tragedy? Educational technologies and school closures in the time of COVID-19” (652 pagine contro “il digitale” e a favore dell’insegnamento “umano”, una vera leccornia) e così via.
Logistica multimodale?
di Marco Guastavigna
Ammesso che a 72 anni ci si possa definire esperto di qualcosa, sono arrivato a individuare il mio campo da poche ore: è la logistica digitale della conoscenza, con una particolare attenzione all’istruzione.
Questa pomposa etichetta ha almeno un pregio: riporta “digitale” al suo ruolo politico-grammaticale di aggettivo. Per troppo tempo, infatti, è stato un sostantivo, “il digitale”, primigenio esempio di concetto intenzionalmente tenuto nello stato di nebulosità.
A condividere questa condizione di formulazione utile a contenere il pacchetto operativo, cognitivo e culturale del momento è arrivata da circa due anni l’intelligenza artificiale, espressione che in quasi 70 anni di vita ha a sua volta assunto significati e adottato paradigmi molto diversi gli uni dagli altri. Aumentando così il tasso di confusione, superficialità, pressapochismo, massimi-sistemismo di una discussione pubblica sempre più tossica, perché inutilmente polarizzata tra l’impreparazione degli apocalittici e quella degli integrati di turno.
A mio giudizio deve essere chiaro che i dispositivi rubricati attualmente come “intelligenza artificiale” – la cui dimensione funzionale è molto varia è articolata – sono al momento apparati socio-tecnici per l’estrazione e l’accumulazione di valore mediante cattura della conoscenza condivisa e monetizzazione diretta o indiretta.
E va affermato con forza che l’obiettivo di chi se ne occupa nel campo dell’istruzione deve essere politico: dispositivi con questo approccio vanno considerati servizi pubblici, sottoposti al controllo democratico, depurati dagli investimenti oligopolistici, dalla brevettazione e dal segreto industriale, sottratti all’epistemarketing accademico autopromozionale, verificati e adattati in termini di impatto ambientale, conformati ad un’etica del rispetto, dell’interdipendenza e dell’equità, fin dal primo momento della progettazione.
Fatta questa doverosa premessa, possiamo addentrarci con maggiore consapevolezza civile ed etica nello stato attuale del mercato della logistica della conoscenza; scopriremo che – per lo più a pagamento e quindi ponendo il problema dell’acquisizione di licenze da parte delle scuole – ci sono parecchi moduli operativi concepibili, da parte di insegnanti che mantengono il pieno controllo di ciò che è significativo ed evolutivo sul piano professionale, come assistenti cognitivi addetti a operazioni ripetitive e routinarie con finalità multimodali, all’interno di una didattica impostata sulla base dello Universal Design for Learning. L’esempio più noto di multimodalità riguarda i file di testo (documenti), che possono essere:
Stampati su carta;
Stampati in braille;
Letti dalla sintesi vocale;
Fruiti su monitor, in forme adattabili/adattande sul piano tipografico;
Fruiti su e-reader, conformemente all’impostazione tipografica dell’apparecchio.
Le opportunità multimodali vere e proprie sono state poi da tempo arricchite da quelle dell’estendibilità ipermediale:
Ipertestualità;
Immagini interattive;
Video interattivi;
QRcode;
Near Field Communication.
Le ultime due opzioni possono essere applicate anche ad oggetti materiali e spingono quindi all’ibridazione tra materiali analogici e digitali.
I dispositivi generativi consentono ora ulteriori adattamenti, integrazioni, trasformazioni, produzioni e così via di materiali per la mediazione didattica e lo stimolo dell’apprendimento, come raccolto in tabella: