di Giovanni Fioravanti
Introduzione
Sono tra coloro che ritengono Bruner uno dei quattro titani, insieme a Freud, Piaget,
Vygotskij, che il secolo scorso ci ha donato nel campo della conoscenza.
“Come conosciamo” è tema ancora trascurato, nonostante la scuola sia l’istituzione in
cui si apprende a conoscere. Ci occupiamo di come educhiamo, di come istruiamo, ma poco di come conosciamo, e qui non da un punto di vista psicologico.
La prima opera di Bruner pubblicata in Italia da Armando Armando nel 1964 è Dopo
Dewey. Il processo di apprendimento nelle due culture.
Bruner lo scrive dopo aver partecipato alla Conferenza di Woods Hole con la quale gli
Americani convocano nel Massachussetts, nel 1959, i maggiori scienziati e studiosi in
tutti campi per mettere in discussione i propri programmi scolastici preoccupati di
essere superati dai Sovietici che avevano lanciato nello spazio lo Sputnik.
Con il suo “Dopo Dewey” Bruner smonta il Mio credo pedagogico di John Dewey,
compiendo lui sì un’autentica rivoluzione copernicana e non già l’illustre filosofo
americano.
Non più la scuola come luogo di trasmissione del sapere per partecipare
alla cultura della propria specie, come sosteneva l’atto di fede deweyano, ma la
scuola come istituzione in cui si apprende a conoscere, come luogo di negoziazione
della conoscenza.
È sul tema della conoscenza che si esercita il mestiere dell’istruzione e
dell’apprendimento, non come si trasmette, ma come si accede al sapere.
Di qui i temi di fondo della teoria dell’istruzione di Bruner che si muove tra
strutturalismo e costruttivismo. L’importanza della scoperta come modo di avanzare in
un apprendimento che si amplia a spirale, indagando la struttura delle discipline per
rendere autonomo nel viaggio verso la conoscenza ogni singolo studente. La sintesi è
nell’apprendere ad apprendere: learning to learn, learning how to learn, oggi divenuto
patrimonio dell’Europa della società della conoscenza, manifesto dell’apprendimento
permanente.
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