Il fantasma delle carriere, ma già oggi ogni scuola ha il suo organigramma

di Antonio Fini

Si sta facendo una gran confusione relativamente alle “carriere” dei docenti e alle figure del cosiddetto “middle managament”.
L’ultima surreale proposta del “docente esperto”, da proclamare tra dieci anni, sta contribuendo massicciamente al caos.

Non servono premi per “esperti”; ciò che serve alla scuola (OGGI, non nel 2032!) è semplicemente (si fa per dire…) la definizione di una normativa che ufficializzi la situazione di fatto.

Basta consultare il sito web di qualsiasi istituto per imbattersi nella voce “Organigramma”.
Ohibò, ma se nella scuola non ci sono altro che docenti, tutti uguali, tutti con le stesse mansioni, a che servirà mai un organigramma?
Al contrario, se nell’organigramma risultano così tante funzioni specializzate, come mai non vi è traccia di tutto ciò nella normativa o, se c’è, risulta tutto precario e fumoso?
Un esempio su tutti: la figura del coordinatore di classe, fondamentale da sempre e ultimamente di più, letteralmente NON ESISTE. Non è prevista da alcuna norma!

Allora, vogliamo liberare una volta per tutte QUESTI FANTASMI dai pietosi lenzuoli (ad esempio l’annuale rito della contrattazione del FIS) che ancora li rendono invisibili?

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Ecco la mia proposta.

Si può definire una struttura base, più o meno valida per tutti gli istituti, con i necessari adattamenti:
– 1-2 vice, con reali poteri di sostituzione temporanea del DS (max 30 giorni continuativi), con incarico pluriennale;
– coordinatori di sede, per le scuole su più plessi, con incarico preferibilmente pluriennale;
– coordinatori dei dipartimenti disciplinari e/o di classi parallele, con incarico pluriennale. Nelle scuole anglosassoni si chiamano “Head of …” e hanno importanti compiti di supporto alla didattica;
– coordinatori di classe, con incarico annuale;
– altre funzioni di staff (ex funzioni strumentali, responsabili dei laboratori, referenti). Va definito un numero massimo per ogni istituto in funzione della complessità, con incarico annuale.

Ognuna di queste figure dovrebbe avere una retribuzione differenziata e un orario di lavoro specifico. Per alcune figure si può prevedere esonero parziale/totale da attività in classe, in base alla complessità dell’istituto.
No FIS, ma stipendio diverso. Il MOF può quindi essere molto ridimensionato e con i relativi risparmi si finanzia, almeno parzialmente sta cosa. Per il resto, si investono i soldini del PNRR, ora, non nel decennio successivo.
Per accedere alle funzioni, si presenta una domanda, esibendo il CV e dimostrando di possedere le necessarie competenze (certo, acquisite anche mediante formazione!, come si fa comunemente in qualsiasi lavoro.
La decisione sugli incarichi è affidata al DS, coadiuvato dal comitato di valutazione, i cui membri, sempre eletti, devono però essere retribuiti.

Ecco, così cominceremmo a somigliare ad un’organizzazione seria. 




La scuola alla ricerca della sicurezza: da ambiente educativo a carcere

bambini_scuoladi Antonio Fini

Dopo il tragico evento di Milano si moltiplicano le “misure organizzative” predisposte dai dirigenti scolastici a tutela di una “sicurezza” impossibile da ottenere.
Le scuole stanno evolvendo.
Da ambienti di apprendimento a carceri.
C’è chi sostiene, giustamente, che siano misure completamente sbagliate, dal punto di vista pedagogico.
Ma c’è una questione culturale molto forte.
E ora siamo nella fase di “moral panic”. È del tutto evidente che non esistono luoghi “sicuri” al 100% e infatti le famiglie, ad esempio, continuano a mandare i bambini in palestre, campi sportivi, piste da sci: tutti luoghi dove ci si infortuna facilmente e nei quali la sorveglianza non è certo così ossessiva.

Intorno agli 11 anni vanno in giro in bicicletta, a 14 anni salgono su motorini e scooter, aiuto!
Ma a scuola no: a scuola tutto deve essere controllato, la vigilanza continua, una sorta di “catena del freddo” per cui il minore dovrà passare sempre dall’occhio di un adulto ad un altro.
A scuola non può esservi alcun rischio. Se c’è, è colpa di qualcuno, anche quando dipende soltanto dal caso.
Certo, lo stato pietoso di molte (troppe!) scuole non aiuta e, anzi, induce un senso di comprensibile insicurezza.
Ma se, al fondo, non si mette mano a questa mentalità iper-protettiva e rivendicativa (grazie agli articoli del Codice Civile e alle interpretazioni giurisprudenziali ultrarestrittive) le cose non potranno cambiare.
E così, nello scenario attuale, la pedagogia è diventata un “lusso” che non possiamo permetterci.