Collegio dei docenti e baccalà con le patate
di Alessandra Fantauzzi
Prende avvio con questo articolo una nuova rubrica dal titolo MEMORIE DI SCUOLA.
La curerà Alessandra Fantauzzi, insegnante di scuola primaria a Roma che – con la sua straordinaria scrittura, leggera ma mai banale – ci farà viaggiare nella scuola del passato.
Per ricordare come eravamo ma anche per riflettere su come siamo cambiati (non sempre in meglio).
Il primo settembre è sempre stato per me, il giorno della “presa di servizio”. Mia madre insegnava ed io insegno.
“Coazione a ripetere” da manuale, direbbe lo psicanalista.
Ho negli occhi i colori discreti degli abiti: qualche rosa pallido o verde acido, allora, prima degli organi collegiali, nessuna maestra vestiva di rosso o portava scollature o gonne corte. Le perle abbondavano e le pettinature erano fresche di parrucchiere. C’ erano le note di merito, con ulteriori annotazioni a margine, e i presidi o i direttori didattici erano molto attenti alla lunghezza degli orli dei vestiti.
Per gli uomini si faceva eccezione sulla lunghezza delle maniche della giacca e dei pantaloni. Gli insegnanti, si sa, non hanno mai avuto stipendi che consentissero loro di non “recuperare” con rammendi o fantasiose modifiche della lunghezza perfino dei calzoni da uomo, gli abiti.
Ho nelle narici i profumi di saponetta ed acqua di colonia.
Nel 1974 arrivarono gli organi collegiali ed i loro odori.
Per me il Collegio dei Docenti aveva l’ odore del baccalà in umido con le patate, unico piatto che sapeva cucinare mio padre.
“Vostra madre, nel pomeriggio e fino a sera tardi, ha una riunione importantissima!” tuonava tornando dal lavoro. Terminava frettolosamente il pranzo e si metteva all’ opera: grembiule, patate, baccalà che aveva messo in ammollo due giorni prima, pomodori, cipolla.
SI chiudeva in cucina e se lo chiamavamo la sua risposta era: “Ho da fare: vostra madre ha una riunione importantissima”.
Alle quattro e mezza passavano Felicetta, una collega di mamma e Sergio, suo marito a prenderla per andare al collegio. A quell’ora lo stufato era già in pentola e bolliva. Era l’ ora dei compiti e mio padre doveva affrontare i mille capricci di mio fratello e la cocciutaggine di mia sorella con la sua poca dimistichezza.
Fino ad una certa ora bofonchiava continuamente: ” Vostra madre ha una riunione importantissima!” Poi, più che l’ “onor ” e l’ amore della democrazia, potevano la sue maldestre capacità di accudimento: “Ehe! Ma così non si può andare avanti! Troppe , troppe, queste riunioni importanti!”. Mangiavamo controvoglia quello stracotto di baccalà che ci aveva ubriacato con il suo odore. Andavamo a prendere mamma. Usciva quasi sempre con uno stuolo di colleghe. Noi le correvamo incontro. Mio padre si fermava con il maestro Virgilio: “Allora Virgi’ che avete deliberato? Certo che questi organi collegiali sono stati proprio una grande conquista!”
E si fermava a parlare per ore. Meno male che noi, il baccalà lo avevamo già mangiato.