Archivi tag: Cavinato

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Giornalino scolastico

abcdi Giancarlo Cavinato

Per Freinet è fondamentale che i bambini siano soggetti non solo fruitori (passivi) di informazioni ma produttori di cultura e di testi scritti.
La sua attenzione è rivolta a costruire una scuola che rispecchi la vita reale.
L’esperienza della grande guerra gli ha mostrato come milioni di contadini artigiani operai (semi)analfabeti si siano lasciati ingannare dalla propaganda nazionalista dei loro paesi e siano stati coinvolti nel macello che ha sconvolto l’Europa. Per adesione fideistica e per induzione di stereotipi etnocentrici e di campagne di odio.
Leggere in modo attivo, comporre testi per incontrare gli altri, per comunicare la propria umanità, è quindi essenziale per imparare a vivere e per una comprensione profonda dei molteplici messaggi.
Chi ha provato a comporre testi comprensibili ad altri può immedesimarsi nelle operazioni necessarie a inserirsi nel circuito comunicativo: si predisporrà così ad essere ricettivo e ‘avvertito’ circa la complessità dei messaggi che circolano.

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Bibioteca di lavoro

bambini_maestraBIBLIOTECA DI LAVORO

La biblioteca di lavoro (BT) viene istituita da Freinet nel 1932 con il proposito di costituire un’alternativa ai manuali scolastici, nozionistici, univoci nella selezione delle informazioni, spesso scritti in un linguaggio denso e difficile. Con informazioni e affermazioni che non possono messe in discussione attraverso un confronto con altre fonti.

Freinet pensa a fascicoli documentari e monografie su temi di interesse nati nelle classi in base agli stimoli offerti dall’ambiente o selezionati da gruppi di insegnanti scegliendo contenuti significativi che consentano un approccio alle discipline facendo cogliere le interrelazioni fra diversi aspetti della realtà vissuta. Sono i ‘chantiers’, i gruppi di ricerca del movimento francese, l’Institut coopératif de l’école moderne ( ICEM), che preparano i testi e li sperimentano nelle classi prima di procedere alla stampa.

Ai testi stampati si aggiungerà successivamente una BT sonora e audiovisiva.

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Piano di lavoro

abc

di Giancarlo Cavinato 

Nella scuola tradizionale i piani di lavoro sono definiti a priori attraverso i libri di testo, i programmi ( oggi ‘indicazioni nazionali’ ma ahinoi comunemente ancora considerati da molti, troppi insegnanti e dal senso comune ‘programmi’), gli orari, la lezione. L’insegnante prepara l’attività secondo la scansione spiegazione-studio-compito o interrogazione-valutazione. E’ una soluzione tranquillizzante sia per l’insegnante che per le famiglie. Ma è efficace per i ragazzi?

Nella pedagogia Freinet occupa un ruolo particolarmente importante l’autoorganizzazione degli alunni attraverso un’autoregolazione del proprio lavoro e del lavoro complessivo della classe.
Nella classe Freinet invece di stabilire in anticipo, direttivamente, il lavoro scolastico dei ragazzi, esso viene preparato, tutti insieme, a inizio settimana o alla fine per la settimana successiva, tramite il piano di lavoro.

Esso ha diverse possibili articolazioni: un piano generale via via rimesso a punto per l’intero corso; un piano annuale; dei piani mensili o settimanali; il piano del giorno. Soprattutto questi ultimi due sono messi a punto  in collaborazione fra insegnante e alunni.  Al piano collettivo si affiancano piani personali che è responsabilità dell’alunno autoassegnarsi (pur con consigli dell’insegnante che devono  ridursi mano a mano che l’alunno diviene più autonomo) mantenere e rispettare.

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Schedari autocorrettivi

abcdi Giancarlo Cavinato

SCHEDARI AUTOCORRETTIVI[1]

Nella classe Freinet non possono mancare, oltre a materiali per la consultazione e la ricerca, degli strumenti organizzati in schede progressive che gli alunni possono ripartirsi in base al piano di lavoro e alle difficoltà via via incontrate. Ovviamente, essendo l’obiettivo la conquista dell’autonomia e dell’autoorganizzazione da parte degli alunni, per non risolversi in ulteriori eserciziari somministrati dall’insegnante, gli schedari sono funzionali a una classe dove non sia adottato il libro di testo, di  cui costituiscono l’alternativa praticabile.

Vi sono diversi tipi di schedari a seconda delle esigenze e pensati e utilizzati in coerenza con il lavoro che porta avanti la classe.

–         schede per la revisione di percorsi con graduazione delle difficoltà
–         schede con problemi di logica non solo numerici
–         schede con domande a riposta aperta
–         schede con domande a scelta multipla
–         schede tematiche con informazioni e documenti per la ricerca storica, geografica,
antropologica
–         schede con proposte stimolo
–         schede con suggerimenti per fare esperienze ed esperimenti scientifici esemplificando le
attività con foto o disegni
–         schede per l’esecuzione di giochi
–         schede con narrazioni brevi ma dotate di un significato completo (non estratti)
–         schede con consegne per costruzione di oggetti, strumenti, prodotti
–         schede guida per classificazioni

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T come tentativo sperimentale

abcIl tậtonnement sperimentale
di Giancarlo Cavinato

La via normale dell’acquisizione non è affatto l’osservazione, la spiegazione e la dimostrazione, processo essenziale della scuola, ma il tậtonnement sperimentale, approccio naturale ed universale’.[1]
C’è un possibile punto di incontro fra la pedagogia e la realtà dei ragazzi, della scuola, dei contesti di vita? Tante sono le domande e i problemi che ci poniamo quotidianamente nel delicato approccio alla scritto-lettura così come al ragionamento matematico.
Si può lasciare scrivere liberamente e calcolare intuitivamente accompagnando i processi nella convinzione che ci si impadronisca del segreto della scrittura e si impari a ragionare?
Partire, come fa la tradizione scolastica, con la conoscenza iniziale di segni e numeri e delle loro combinazioni porterà a una espressione rigida ed esecutiva e all’uso meccanico del calcolo. E’ un terreno sicuro. La pratica del metodo naturale comporta viceversa l’accettare di correre dei rischi e di assumerci la responsabilità delle imprevedibilità degli esiti.
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Reclusi e divisi

bambini_scuoladi Giancarlo Cavinato
(Movimento di Cooperazione Educativa)

La scuola fa male?
E’ la domanda che pone il prof. Roberto Farné, docente all’Università di Bologna , Coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in Wellness culture, a seguito delle problematiche sollevate dalle reazioni di dirigenti scolastici, insegnanti, genitori alla disgrazia del bambino deceduto dopo una caduta a Milano.
La scuola fa male se dà segnali di pericolosità dell’esperienza che è possibile condurre al suo interno e all’esterno.
La scuola fa male se separa, divide, mantiene ogni gruppo classe chiuso nella propria aula impedendo lo sviluppo di una sana prosocialità che si espleta anche nella positiva mescolanza che avviene nei momenti soglia (accessi, uscite, intervalli, dopomense,…) e nell’organizzazione di gruppi laboratorio per classi aperte, attività laboratoriali e di ricerca. Continua a leggere

A come Assemblea

abcA come Assemblea

da: Alberto Sanchez Cervantes  ‘La asamblea escolar’ Movimiento mexicano para la Escuela Moderna Ed. Practica, 2014, Mexico (trad. e riduzione G. Cavinato)

 

L’assemblea è una proposta centrale della Pedagogia Freinet che si propone di sviluppare l’autonomia dei bambini e dei ragazzi.
La formazione di una cittadinanza impegnata, consapevole dei propri diritti e doveri e solidale, è una delle finalità dell’insieme delle tecniche Freinet per una ‘scuola della vita’.
Esse si configurano come lo sviluppo di pratiche scolastiche favorenti la convivenza armonica e la costruzione di un mondo migliore per tutti/e.
Sebbene la violenza abbia radici profonde al di fuori dello spazio scolastico, essa si riproduce in tale spazio quando bambine e bambini manchino di spazi e opportunità per esprimersi e per esteriorizzare i propri sentimenti.
A scuola mancano canali attraverso cui gli alunni possano esporre le loro aspirazioni e i loro problemi, e si coinvolgano attivamente nella presa di decisioni.
La scuola non può costruire anticorpi alla violenza, né formare alunni autonomi, responsabili e liberi, se non ne promuove la partecipazione genuina.

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