I diritti dell'infanzia

di Giancarlo Cavinato                               Nella pedagogia Freinet ampio spazio è dedicato alla tutela e alla piena realizzazione dei diritti dell’infanzia previsti dalla Convenzione ONU del 1989 . Un congresso dell’ICEM, il movimento di scuola moderna francese, del 1983, si intitolava ‘Noi lavoriamo perché viva l’infanzia’. Nel 1986 il collettivo educazione alla pace del MCE ha organizzato a San Marino un convegno internazionale ‘Educazione pace cambiamento’ patrocinato dall’Unesco in cui ampio spazio era dedicato al tema dei diritti. Nel 1982 la Ridef, l’incontro internazionale organizzato dalla Federazione dei movimenti di scuola moderna  (FIMEM), era dedicato ai temi dello sradicamento urbano e in particolare delle condizioni di vita nelle città tema ripreso alla Ridef del 2014 a Reggio Emilia che, su ispirazione del progetto internazionale ‘Città delle bambine e dei bambini’ coordinato da Francesco Tonucci, aveva come tema ‘Sguardi che cambiano il mondo- vivere nelle città delle bambine e dei bambini’. Continua a leggere

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Messa a punto collettiva dei testi

L’apprendimento della lingua scritta darà luogo a un’acquisizione salda e organica a patto che scaturisca veramente da un processo di vita. L’artificio, il vuoto meccanismo, non possono dare che un precario addestramento, che si mantiene soltanto fino a che son presenti certi stimoli deteriori e non educativamente validi’   [1]

La considerazione dell’errore come tentativo provvisorio e non come dato immodificabile predittivo  di insuccesso è centrale in una pedagogia democratica e che si ponga l’obiettivo di non mortificare e demotivare gli alunni e di valorizzarne le espressioni. Continua a leggere

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Per una pedagogia dell'autonomia. Oltre i compiti, un'altra scuola è necessaria

di Giancarlo Cavinato La situazione della sospensione della scuola nel periodo del lockdown  se da un lato ha visto molti insegnanti impegnati alla ricerca di pratiche possibili a ‘bassa intensità tecnologica’ per promuovere esperienza, gioco mentale, mantenere forme di interazione e ascolto (cfr. il blog senzascuolawordpress.com) , dall’altro ha visto piovere nelle case già sovraccariche di problematiche schede ed esercizi (giungendo perfino  alla ‘raffinata perfidia’ di alcune situazioni in cui sono stati chiesti a insegnanti di inviare i compiti per la settimana pasquale) a seguito di lezioni trasmissive. Coniugazioni di verbi, studio di regioni, frazioni ed equivalenze… tutta una tradizione mnemonica si è riversata su alunni su cui per di più gravava il ‘sospetto’ della soluzione da parte degli adulti. E agli insegnanti l’ingiunzione di una valutazione sommativa standard applicata a una situazione del tutto nuova. Eppure proprio alcune proposte circolate (fare della casa, del nucleo familiare, dello spazio circostante luogo e sede di attività e di ricerche) andavano proprio nella direzione che Freinet ha così chiaramente delineato. La pedagogia Freinet è una pedagogia dell’emancipazione e in quanto tale prevede precisi dispositivi che evitino assuefazione, saturazione, meccanicismo e, soprattutto, un aumento delle differenziazioni fra alunni e il conformismo (i ‘diligenti’ che svolgono regolarmente i compiti assegnati e i ‘negligenti’ che non stanno al passo). E’ emblematico l’esempio nel film ‘L’école buissonnière’ di Jean-Paul Le Chanois (1949) dell’alunno che non ricorda la data della battaglia di Azincourt ma dimostra un elevato grado di consapevolezza e di conoscenza della lunga marcia per la conquista dei diritti umani, Freinet cercava di sviluppare nei ragazzi l’autonomia e l’autoorganizzazione attraverso le tecniche  con lo scopo che  il gruppo, attraverso un’organizzazione della classe  cooperativa, sia impegnato  in attività significative, in ricerche intorno a temi di  interesse, in laboratori. Quindi nemmeno a scuola è produttivo assegnare compiti, evitando il triangolo banale “spiegazione/studio – compito/interrogazione –  valutazione”. Continua a leggere

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Linguaggio, significato e comprensione del testo

di Giancarlo Cavinato Leggendo un testo può capitare di imbattersi in termini come ‘gheriglio’, ‘pistillo’, ‘sgranocchiare’, ‘mariuolo, ‘zuppiera’, di cui il lettore non conosce il significato. All’età in cui si affronta la pagina scritta non è ancora possibile ricorrere al vocabolario, né la definizione data dall’adulto consente di inquadrare il termine nel testo orale o scritto, e non lascia una traccia sufficiente a riconoscere il significato del termine quando lo si reincontra, E’ questo uno dei nodi centrali per la costruzione di strategie consapevoli di lettura e per poter comprendere messaggi in profondità. ‘Una scuola conservatrice affronta il tema del significato in modo coerente alle sue linee generali di organizzazione culturale e funzionale: come struttura rigida trasmette cultura in modo rigido. Per la lingua si privilegia lo scritto sul parlato e per lo scritto si tengono d’occhio modelli, che mal sopportano devianze. Si crede che la lingua sia formata da una somma di elementi tutti della stessa importanza, dai più semplici ai più complessi, le vocali, le consonanti, le parole, le frasi, le proposizioni, i periodi…si crede anche che l’analisi di questi elementi si possa fare ancora secondo gli schemi del razionalismo di Port-Royal (analisi logica e grammaticale) e che questo tipo di analisi giovi al saper scrivere e al saper parlare. Una scuola conservatrice ha della lingua una concezione statica ove la massima ambizione è scrivere secondo “il modello”. Dal bambino della prima elementare, che mette insieme i “pensierini” e legge sul libro di lettura, al ragazzo della media, che svolge il tema, c’è una continuità didattica e metodologica, che testimonia il peso e il ruolo della tradizione […..] Continua a leggere

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Valutare è necessario, ma c'è modo e modo

abcdi Giancarlo Cavinato Il tema della valutazione è cruciale. Ed è cruciale il perché della valutazione. Sottende un’idea di insegnante, di scuola, di società. La valutazione, pur espressa in modi e forme diversi, é comune a tutte le scuole. La valutazione è necessaria? Una scuola può non valutare? Si può tranquillamente rispondere che la valutazione non è solo necessaria, ma che non è pensabile una scuola che non valuti. Ma c’é modo e modo, finalità e finalità, criteri e criteri. Quando si cominciano a porre e porsi domande di tipo: -Chi valutare? -Cosa valutare? -Come valutare? -Perché valutare? subito cominciano le differenziazioni. Il valutare non è un fatto semplice e i fini, le modalità, le tecniche della valutazione non sono così definiti da non lasciare margini di dubbio e incertezza. [1] Risale agli anni 70 la critica pedagogica e politica a una scuola selettiva che respingeva ed emarginava gli alunni più ‘lontani’ dal tipo di cultura che essa intendeva trasmettere. Colpevolizzando sempre e solo l’alunno e mai mettendo in conto le eventuali carenze dell’istituzione (assenza di strutture e risorse adeguate, povertà di strumenti didattici, brevità dei tempi di lavoro, carente formazione degli insegnanti). Una scuola che valuta l’alunno ma non valuta se stessa. Continua a leggere

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Il Brevetto nella pedagogia Freinet

abcdi Giancarlo Cavinato Freinet parla di autovalutazione piuttosto che di valutazione. Il che non significa che non sia consapevole della complessità del problema e della sua centralità nella pedagogia dell’educazione. Di come il cosiddetto profitto scolastico accompagni per tutto l’arco della carriera scolastica un ragazzo e possa incidere sull’orientamento per il suo futuro. [1] Preoccupato per il successo scolastico dei suoi alunni e di tutti i ‘figli del popolo’, di stabilire con loro un dialogo basato sul riconoscimento della dignità dei loro tentativi e delle loro esplorazioni, accanto alle sue tecniche e a quello che definisce il ‘complesso di interessi’ per l’organizzazione della vita della classe [2], egli sperimenta e propone una serie di strumenti il cui presupposto è l’autocontrollo attraverso il piano di lavoro per l’alunno, il ‘profilo vitale che l’insegnante viene via via compilando sulla falsariga del diario in cui l’alunno registra i suoi progressi. [3] Continua a leggere

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Giornalino scolastico

abcdi Giancarlo Cavinato Per Freinet è fondamentale che i bambini siano soggetti non solo fruitori (passivi) di informazioni ma produttori di cultura e di testi scritti. La sua attenzione è rivolta a costruire una scuola che rispecchi la vita reale. L’esperienza della grande guerra gli ha mostrato come milioni di contadini artigiani operai (semi)analfabeti si siano lasciati ingannare dalla propaganda nazionalista dei loro paesi e siano stati coinvolti nel macello che ha sconvolto l’Europa. Per adesione fideistica e per induzione di stereotipi etnocentrici e di campagne di odio. Leggere in modo attivo, comporre testi per incontrare gli altri, per comunicare la propria umanità, è quindi essenziale per imparare a vivere e per una comprensione profonda dei molteplici messaggi. Chi ha provato a comporre testi comprensibili ad altri può immedesimarsi nelle operazioni necessarie a inserirsi nel circuito comunicativo: si predisporrà così ad essere ricettivo e ‘avvertito’ circa la complessità dei messaggi che circolano. Continua a leggere

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Bibioteca di lavoro

bambini_maestraBIBLIOTECA DI LAVORO La biblioteca di lavoro (BT) viene istituita da Freinet nel 1932 con il proposito di costituire un’alternativa ai manuali scolastici, nozionistici, univoci nella selezione delle informazioni, spesso scritti in un linguaggio denso e difficile. Con informazioni e affermazioni che non possono messe in discussione attraverso un confronto con altre fonti. Freinet pensa a fascicoli documentari e monografie su temi di interesse nati nelle classi in base agli stimoli offerti dall’ambiente o selezionati da gruppi di insegnanti scegliendo contenuti significativi che consentano un approccio alle discipline facendo cogliere le interrelazioni fra diversi aspetti della realtà vissuta. Sono i ‘chantiers’, i gruppi di ricerca del movimento francese, l’Institut coopératif de l’école moderne ( ICEM), che preparano i testi e li sperimentano nelle classi prima di procedere alla stampa. Ai testi stampati si aggiungerà successivamente una BT sonora e audiovisiva. Continua a leggere

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Piano di lavoro

abc di Giancarlo Cavinato  Nella scuola tradizionale i piani di lavoro sono definiti a priori attraverso i libri di testo, i programmi ( oggi ‘indicazioni nazionali’ ma ahinoi comunemente ancora considerati da molti, troppi insegnanti e dal senso comune ‘programmi’), gli orari, la lezione. L’insegnante prepara l’attività secondo la scansione spiegazione-studio-compito o interrogazione-valutazione. E’ una soluzione tranquillizzante sia per l’insegnante che per le famiglie. Ma è efficace per i ragazzi? Nella pedagogia Freinet occupa un ruolo particolarmente importante l’autoorganizzazione degli alunni attraverso un’autoregolazione del proprio lavoro e del lavoro complessivo della classe. Nella classe Freinet invece di stabilire in anticipo, direttivamente, il lavoro scolastico dei ragazzi, esso viene preparato, tutti insieme, a inizio settimana o alla fine per la settimana successiva, tramite il piano di lavoro. Esso ha diverse possibili articolazioni: un piano generale via via rimesso a punto per l’intero corso; un piano annuale; dei piani mensili o settimanali; il piano del giorno. Soprattutto questi ultimi due sono messi a punto  in collaborazione fra insegnante e alunni.  Al piano collettivo si affiancano piani personali che è responsabilità dell’alunno autoassegnarsi (pur con consigli dell’insegnante che devono  ridursi mano a mano che l’alunno diviene più autonomo) mantenere e rispettare. Continua a leggere

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Schedari autocorrettivi

abcdi Giancarlo Cavinato SCHEDARI AUTOCORRETTIVI[1] Nella classe Freinet non possono mancare, oltre a materiali per la consultazione e la ricerca, degli strumenti organizzati in schede progressive che gli alunni possono ripartirsi in base al piano di lavoro e alle difficoltà via via incontrate. Ovviamente, essendo l’obiettivo la conquista dell’autonomia e dell’autoorganizzazione da parte degli alunni, per non risolversi in ulteriori eserciziari somministrati dall’insegnante, gli schedari sono funzionali a una classe dove non sia adottato il libro di testo, di  cui costituiscono l’alternativa praticabile. Vi sono diversi tipi di schedari a seconda delle esigenze e pensati e utilizzati in coerenza con il lavoro che porta avanti la classe. –         schede per la revisione di percorsi con graduazione delle difficoltà –         schede con problemi di logica non solo numerici –         schede con domande a riposta aperta –         schede con domande a scelta multipla –         schede tematiche con informazioni e documenti per la ricerca storica, geografica, antropologica –         schede con proposte stimolo –         schede con suggerimenti per fare esperienze ed esperimenti scientifici esemplificando le attività con foto o disegni –         schede per l’esecuzione di giochi –         schede con narrazioni brevi ma dotate di un significato completo (non estratti) –         schede con consegne per costruzione di oggetti, strumenti, prodotti –         schede guida per classificazioni Continua a leggere

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