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Il danno scolastico. Appunti per una possibile recensione

di Marco Campione

Ho finito Il danno scolastico di Ricolfi e Mastrocola. Confermo quanto detto dopo le prime pagine: trasuda disprezzo per chiunque non sia simile agli autori (per percorso di vita, letture, frequentazioni…) e per chi ha provato, fallendo come dirò sotto, a costruire una scuola veramente democratica negli ultimi sessant’anni (dalla scuola media unica in poi, per darsi un riferimento temporale).
Inoltre (e questa è la cosa più grave di tutte) si auto definisce ‘ricerca’, ma di scientifico non ha nulla. È un libro difficile, ma per confutare (scientificamente) i dati buttati lì a caso e spacciati per ricerca si veda ‘Equità e merito nella scuola’ recentemente pubblicato per Franco Angeli da Benadusi e Giancola.
Insomma, un pessimo libro – Il danno scolastico – che spero verrà dimenticato presto.
Ciò detto, leggendo alcune reazioni nella mia bolla, mi vedo costretto a dire una cosa impopolare: la toppa che propongono è peggiore del buco che descrivono, ma alcuni dei loro critici (soprattutto se ‘interni’ alla scuola) negano l’esistenza stessa del buco, che invece non solo esiste, ma è una voragine.
La risposta ai problemi della scuola non può essere quella di Mastrocola e Ricolfi, ma nemmeno la negazione del fatto che la scuola ha molti problemi è una risposta. Il principale? Abbiamo realizzato in cinquant’anni la scuola di massa (oggi si iscrive ahttps://www.amazon.it/Liberare-scuola-M-Campione/dp/8815284419/lle superiori la quasi totalità dei quattordicenni, solo trent’anni fa era il 70%, cinquant’anni fa il 50%), ma non riusciamo a ancora a renderla pienamente democratica, appunto (ogni riferimento a abbandoni, ripetenze e dispersione implicita non è casuale). Anche qui un rimando, che è quello all’introduzione che Berlinguer ha scritto per il libro che ho curato, Liberare la scuola.

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Nel decreto del 5 agosto non c’è solo il green pass

di Marco Campione

Tra il serio e il faceto ho sempre sostenuto che “il diavolo si nasconde nei dettagli” sia un proverbio inventato da qualcuno che si occupava di legislazione, probabilmente di legislazione scolastica.
Prima di dare un giudizio compiuto, è meglio quindi aspettare il testo “bollinato” del decreto approvato ieri.
Per ora abbiamo a disposizione il comunicato stampa del Governo e la conferenza stampa di ieri sera del Ministro Bianchi.
I provvedimenti che riguardano la scuola e che modificano il quadro previgente dovrebbero essere i seguenti:
– Obbligo di mascherina (con le deroghe consuete) sempre e non più, come previsto dalle bozze di piano scuola che recepivano quanto proposto dal CTS, solo quando non sia possibile il distanziamento
– Non cambiano, ma li ribadisco per comodità del lettore, la raccomandazione – quando possibile – del distanziamento di 1 m. e il divieto di permanere nell’edificio scolastico se si hanno febbre o ‘sintomatologia respiratoria’
– Per la gestione delle cosiddette quarantene si rimanda a successive linee guida e protocolli, introducendo però la casistica di classi dove gli studenti ‘abbiano tutti completato il ciclo vaccinale’. Su questo punto le parole chiave sono ‘tutti’ e ‘completato’ (ci torno nel commento finale).
– Presidenti di Regione e Sindaci possono disporre la chiusura delle scuole con alcune limitazioni molto stringenti: solo in zona arancione o rossa, in modo puntuale (no a chiusure generalizzate) e con un provvedimento motivato, “sentite le competenti autorità sanitarie”.
– Obbligo di green pass per il personale scolastico; dopo 5 giorni (ricordo che per il certificato è sufficiente un tampone negativo; anche su questo torno nel commento finale) sospensione dal servizio senza stipendio
– Sarà fatto uno screening di tutta la popolazione scolastica. Si noti che il CTS e la bozza di piano scuola circolata fin qui lo escludevano esplicitamente.

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ASSENZE GIUSTIFICATE. E NON.

matitadi Marco Campione

All’interno della propria programmazione il Liceo di mio figlio lo scorso anno ha inserito anche alcuni percorsi sulla “legalità”. I docenti hanno dedicato parte della programmazione a queste tematiche e in assemblee studentesche sono intervenuti esterni con testimonianze e lezioni sul fenomeno mafioso.

Ponendo questo percorso come premessa, il Consiglio d’Istituto ha quindi deliberato che la partecipazione alla manifestazione nazionale per la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie del 21 marzo sarebbe stata anch’essa parte di quel percorso formativo e per questo da non giustificare.

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Le supplenze aumentano, ma non è colpa del destino cinico e baro

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di Marco Campione
(dalla rivista on line Il Mulino)

Per ogni pensionamento per Quota 100 ci sarà un nuovo posto di lavoro per i nostri giovani! Così hanno tuonato le grancasse governative per far digerire anche ai non beneficiati una misura che uccide il futuro di un Paese e penalizza proprio i giovani, che dovranno pagare i prepensionamenti dei loro padri (v. C. Mazzaferro, Chi pagherà le pensioni dei giovani di oggi?, “il Mulino”, n. 3/2019). Che nel settore privato questa fosse una palese bufala lo sapevamo; speravamo, però, che almeno potesse essere mantenuta la promessa per lo meno per il settore che dipende direttamente dal governo, quello pubblico. In particolare la scuola, dove il numero di dipendenti è significativo e il precariato penalizza non solo i precari stessi ma soprattutto gli studenti. Invece niente.

Dei 25.000 docenti che andranno in pensione anticipata per Quota 100, almeno metà non sarà sostituito da docenti di ruolo. A questi si sommeranno quelli che non saranno sostituiti perché le graduatorie sono esaurite e manca personale (anche precario) che può insegnare quelle materie. Corrado Zunino ha stimato che delle quasi 60.000 assunzioni autorizzate metà non saranno coperte per assenza di candidati (C. Zunino, Scuola, 40 mila in pensione e non saranno sostituiti. A settembre i supplenti saranno 170 mila, “la Repubblica”, 16.7.2019). In particolare per alcune materie scientifiche (per esempio matematica), per il sostegno, e in alcune aree geografiche (concentrate nel Nord del Paese). Il totale sarà di almeno 41.000 posti che avrebbero dovuto coprire con personale assunto a tempo indeterminato e invece rischia di essere oggetto della indecorosa giostra di supplenti. Chi non ha figli a scuola non può saperlo, ma su un solo posto capita di avere il supplente del supplente del supplente del titolare (che non c’è): tre stipendi per un posto!

Sul precariato un solo dato per dare l’idea di come basti poco per disfare ciò che si è faticosamente costruito: quando nella scorsa legislatura si insediò il governo Renzi, circa il 20% delle cattedre era coperto da supplenti; cinque anni dopo questa percentuale era dimezzata. Lo scorso anno, primo della nuova “gestione”, siamo risaliti al 15% e il prossimo andrà probabilmente peggio, tornando secondo alcune stime ai livelli pre-Renzi. Cinque anni di lavoro per riportare il precariato a livelli fisiologici, un anno di governo del cambiamento e torna a livelli patologici.

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