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DIVERGENZA
Pensiero divergente e convergente, dita e palmo della stessa mano.
di Alessandra Anzini
Per introdurre gli studenti al nuovo approccio de IL MIA, dove la classe diventa Gruppo Divergente di Scoperta e i singoli alunni Coppie Divergenti, racconto una storia, assurda ma efficace:
“C’era una volta un bambino che aveva una madre aggressiva e volgare, tanto da convincersi che tutto il mondo fosse così, finchè iniziò ad andare a scuola e a sentir parlare anche di donne e uomini gentili e amorevoli, i cui pensieri riempivano pagine e pagine dei suoi libri. Fu allora che iniziò a pensare che forse il mondo non fosse poi tanto volgare e aggressivo e quando crescendo imparò ad avere pensieri “diversi” , cominciò a “vedere” la madre, a sviluppare un pensiero critico e finalmente a scegliere come avrebbe voluto la propria vita”.
La scuola dell’obbligo, da sempre allergica alle menti più ribelli, nasce con l’illuminismo e fa del pensiero convergente il modus operandi, perché garante di risultati certi.
Specchio di questo è un sistema scolastico strutturato su testi dove l’unica soluzione corretta è alla fine del paragrafo o del libro che condiziona un approccio riproduttivo e non produttivo. Genera appiattimento, a volte rielaborazioni, ma non creatività.
A riprova di queste considerazioni qualche anno fa viene sperimentata su bambini della materna la capacità di sviluppare il pensiero divergente rispetto alle varie funzioni che può avere un oggetto e fu rilevato che lo possedeva il 98 % del gruppo, ma testati man mano che crescevano rilasciavano percentuali sempre più basse.
Erano andati a scuola.
Chi di noi almeno una volta nella propria storia scolastica non è stato testimone dell’imbarazzo di un docente di fronte ad una provocazione intellettuale non “programmata”? Continua a leggere