Reclusi e divisi

bambini_scuoladi Giancarlo Cavinato (Movimento di Cooperazione Educativa) La scuola fa male? E’ la domanda che pone il prof. Roberto Farné, docente all’Università di Bologna , Coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in Wellness culture, a seguito delle problematiche sollevate dalle reazioni di dirigenti scolastici, insegnanti, genitori alla disgrazia del bambino deceduto dopo una caduta a Milano. La scuola fa male se dà segnali di pericolosità dell’esperienza che è possibile condurre al suo interno e all’esterno. La scuola fa male se separa, divide, mantiene ogni gruppo classe chiuso nella propria aula impedendo lo sviluppo di una sana prosocialità che si espleta anche nella positiva mescolanza che avviene nei momenti soglia (accessi, uscite, intervalli, dopomense,…) e nell’organizzazione di gruppi laboratorio per classi aperte, attività laboratoriali e di ricerca. Continua a leggere

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A come Assemblea

abcA come Assemblea

da: Alberto Sanchez Cervantes  ‘La asamblea escolar’ Movimiento mexicano para la Escuela Moderna Ed. Practica, 2014, Mexico (trad. e riduzione G. Cavinato)

 

L’assemblea è una proposta centrale della Pedagogia Freinet che si propone di sviluppare l’autonomia dei bambini e dei ragazzi.
La formazione di una cittadinanza impegnata, consapevole dei propri diritti e doveri e solidale, è una delle finalità dell’insieme delle tecniche Freinet per una ‘scuola della vita’.
Esse si configurano come lo sviluppo di pratiche scolastiche favorenti la convivenza armonica e la costruzione di un mondo migliore per tutti/e.
Sebbene la violenza abbia radici profonde al di fuori dello spazio scolastico, essa si riproduce in tale spazio quando bambine e bambini manchino di spazi e opportunità per esprimersi e per esteriorizzare i propri sentimenti.
A scuola mancano canali attraverso cui gli alunni possano esporre le loro aspirazioni e i loro problemi, e si coinvolgano attivamente nella presa di decisioni.
La scuola non può costruire anticorpi alla violenza, né formare alunni autonomi, responsabili e liberi, se non ne promuove la partecipazione genuina.

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Eduscopio, scelte e bocciature

matitadi Stefano Stefanel Anche quest’anno le valutazioni di Eduscopio (il portale sulle scuole superiori gestito dalla Fondazione Agnelli) premiano il Liceo Marinelli di Udine, scuola che io dirigo dal 2012, in quella che è una rilevazione cruciale per gli studi liceali: i risultati all’Università. Da quando vengono pubblicate le rilevazioni di Eduscopio il Liceo Marinelli si è sempre trovato nella “parte alta della classifica” beneficiando di titoli sui giornali e di un certo risalto mediatico che comunque (e giustamente) si spegne dopo un po’ di clamore. Ritengo sia necessario a questo punto chiarire la mia posizione in merito alle rilevazioni di Eduscopio, che sarebbe la stessa anche se il Liceo che dirigo non fosse in cima alle rilevazioni, ma che assume forse un carattere più intenso vista la “posizione in classifica”. Le rilevazioni di Eduscopio hanno una grande incidenza mediatica soprattutto perché il Ministero non intende pubblicare niente di simile e anche i dati Invalsi (che riguardano comunque un altro tipo di contesto) non sono pubblici e – soprattutto – “non fanno classifica”. Continua a leggere

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La scuola alla ricerca della sicurezza: da ambiente educativo a carcere

bambini_scuoladi Antonio Fini Dopo il tragico evento di Milano si moltiplicano le “misure organizzative” predisposte dai dirigenti scolastici a tutela di una “sicurezza” impossibile da ottenere.
Le scuole stanno evolvendo.
Da ambienti di apprendimento a carceri.
C’è chi sostiene, giustamente, che siano misure completamente sbagliate, dal punto di vista pedagogico.
Ma c’è una questione culturale molto forte. E ora siamo nella fase di “moral panic”. È del tutto evidente che non esistono luoghi “sicuri” al 100% e infatti le famiglie, ad esempio, continuano a mandare i bambini in palestre, campi sportivi, piste da sci: tutti luoghi dove ci si infortuna facilmente e nei quali la sorveglianza non è certo così ossessiva. Continua a leggere

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RICERCA D’AMBIENTE IN FREINET E NEL MCE

abc  di Giancarlo Cavinato Nell’introdurre i ragazzi all’esplorazione ambientale, quindi alla conoscenza del sé in un contesto sociale, il metodo della ricerca si avvicina al tatȏnnement di Freinet, in cui la globalità del reale è intuita attraverso l’esperienza diretta di molteplici fenomeni sociali e naturali, attraverso l’osservazione e la manipolazione. Freinet introduce la ‘classe promenade’: attraverso il contatto con l’ambiente naturale ( il fiume, la cava, il bosco,..) ed artificiale ( la città, il quartiere, i trasporti, la fabbrica,..) i ragazzi osservano, documentano, colgono le trasformazioni ad opera dell’uomo. Le ricerche d’ambiente sono finalizzate alla comunicazione della realtà vissuta dai ragazzi: le ‘scoperte’ vengono descritte attraverso le lettere (tecnica di base della corrispondenza) . ‘I ragazzi di ambedue le classi trarranno spunto da questo scambio per scavare in profondità nel proprio ambiente e per entrare in contatto con un mondo diverso’ ( B. Ciari) Successivamente nel MCE la metodologia della ricerca in una società via via più complessa viene ampliata assumendo le proposte di Dewey (‘Logica, teoria dell’indagine’), di Bruner sul transfer di acquisizioni attraverso il modello ricorsivo di costruzione dei concetti a spirale aperta per successivi livelli di approfondimento e gli apporti delle scienze umane e sociali (cfr. il programma di studi sull’uomo di Bruner in cui si indicano le ‘forze di ominizzazione’ nelle diverse culture: gli strumenti materiali, le risorse ambientali, il linguaggio, l’immaginario). Continua a leggere

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Il libro cartaceo non è affatto superato. Intervista a R. Maragliano

intervista che Roberto Maragliano ha rilasciato ad Alessandro Giuliani, direttore della rivista on line Tecnica della Scuola

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Sbaglia chi pensa che il libro sia uno strumento formativo superato: va considerato una tecnologia, come lo è un computer o una Lim. A spiegare perché è Roberto Maragliano, pedagogista, già ordinario a Roma Tre ed esperto di nuove tecnologie in ambiente formativo. Professore, quali sono i problemi connessi alle tecnologie applicate alla didattica? Sono problematiche complesse, non riassumibili con una formuletta. Partiamo dal concetto che il libro è una tecnologia, quindi scegliere il libro come alternativa al mondo esterno, dominato dalle cosiddette nuove tecnologie, vuol dire comunque fare una scelta tecnologica. Io penso che la scuola abbia bisogno di aprirsi alla varietà delle tecnologie, che comporta una varietà dei contenuti, dei saperi e delle modalità didattiche. È chiaro, però, che la tecnologia digitale mette in discussione degli aspetti di organizzazione dell’attività didattica.

Non è quindi un problema solo di risorse? No. È soprattutto un problema di mentalità, di cultura, di contenuti, di curricoli, di atteggiamento dei docenti. E, più in generale, è un limite della cultura della nostra società.

Cosa potrebbe fare il ministero dell’Istruzione? Intanto, avere un atteggiamento più aperto nei confronti del mondo esterno alla scuola e fare un’azione di promozione, anche a livello degli intellettuali e universitari, che permetta di rendere meno drammatico e angoscioso il rapporto con l’universo odierno dominato dalla Rete, dalla multimedialità e dalle tecnologie digitali.

Clicca qui per leggere l’intervista completa (anche in VIDEO)

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Il caso del bambino morto a Milano: centralità dell'infanzia, ma solo a parole

bambini_scuoladi Gianfranco Scialpi La centralità dell’infanzia: se ne parla spesso. Difficilmente però diventa una priorità, declinata in un’attenzione continua che porta a provvedimenti operativi. L’ultimo caso è rappresentato dalla tragedia dell’alunno precipitato. La centralità dell’infanzia, un tema per parolieri La centralità dell’infanzia, tema che riempie la bocca di politici e formatori. Sul tema chi potrebbe non essere d’accordo? Si parla di persone indifese e significativamente dipendenti dagli adulti. Rappresentano una dimensione spesso dimenticata o che si eclissa, quando si diventa adulti. Questa realtà convive con le contraddizioni, le nevrosi, le paure trasmesse dalla famiglia o delle sue diverse declinazioni postmoderne. Chiedono attenzione e ascolto del loro mondo fatto di colori e stupore verso i piccoli eventi della quotidianità. Sono una domanda aperta alla vita con le sue contraddizioni (dolore e morte) che spesso sono censurate e rimosse. Continua a leggere

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Se un bambino si fa male a scuola di chi è la colpa?

 dI Isabella Milani C’era una volta un’insegnante (io) che prestava servizio in una scuola media, che aveva un campo da calcio regolamentare (m. 110 x 75). Quell’insegnante, a volte, aveva lezione al pomeriggio e, come facevano tutti gli altri insegnanti, un giorno portò i suoi ragazzi, dopo la mensa,  a sgranchirsi le gambe nel campo da calcio. Tutti contenti, i ragazzi correvano e saltavano da una porta all’altra sotto i miei occhi vigili. Che bello! Ma fu la prima e l’ultima volta, perché dopo pochi minuti l’insegnante vide  due alunni che si azzuffavano vicino alla porta da calcio (erano lontani e non li riconosceva, ma che fossero suoi o di altri non aveva importanza, perché gli insegnanti devono impedire a tutti di farsi del male). Si rese conto con terrore che se per caso uno dei due avesse spaccato gli occhiali al compagno con un pugno, e lo avesse reso cieco, o si fosse appeso alla traversa (che qualche volta abbiamo letto sulla cronaca che può cadere schiacciando un alunno) lei – la professoressa – era troppo lontana (almeno 55 metri perché si era messa a metà campo) e difficilmente sarebbe  riuscita a raggiungere i ragazzi e a evitare il peggio. Continua a leggere

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Alunno caduto dalle scale, quanta imprevedibilità nell’evento?

di Gianfranco Scialpi [Nell’articolo che qui pubblichiamo G. Scialpi fa riferimento ad un mio articolo pubblicato nel sito di Tecnica della Scuola. Mi preme rilevare che il mio articolo era stato scritto prima che si conoscessero i particolari che sono poi emersi dalle indagini. RP] Alunno caduto dalle scale, sarà l’imprevedibilità dell’evento il criterio orientativo per i magistrati. E questo li porterà a leggere l’art. 2048 del codice civile, i documenti dell’Istituto e capire la personalità del bambino. Alunno caduto dalle scale, la vicenda Aalunno caduto dalle scale, meglio precipitato. Ormai la vicenda è nota e ha riacceso l’ansia e le paure in molti docenti. In sintesi la vicenda: “Secondo le prime informazioni, verso le 9,45 di oggi, venerdì 18 ottobre, un bambino di sei anni sarebbe caduto dal secondo piano nella tromba delle scale all’interno della scuola elementare Giovanni Battista Pirelli sita in via Goffredo da Bussero al civico 9, una traversa di viale Fulvio Testi. Il piccolo avrebbe fatto un volo di qualche metro prima di cadere al suolo. Continua a leggere

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