Emoticon invece di voti: una rivoluzione?

votidi Enrico Bottero https://www.enricobottero.com In ogni attività umana la valutazione è una necessità. Senza una valutazione, implicita o esplicita, non si può progredire. Il problema è che la nostra società è stata colta da una vera e propria frenesia valutativa. Si parla di valutazione nei sistemi educativi, nelle imprese, nelle agenzie governative e nelle amministrazioni, nelle organizzazioni internazionali. Il dovere di valutare si sta trasformando in un vero e proprio delirio valutativo. Nella scuola la febbre della valutazione impone l’onnipresenza di valutazioni e controlli, spesso con esiti di classificazione attraverso voti o “crediti formativi”. Paulo Freire l’aveva chiamata pedagogia bancaria. Nello stesso tempo nella scuola continuano pratiche antiche come il voto, i cui limiti sono stati già ampiamente dimostrati. Ci si adegua ad una modernità ma non si abbandonano le vecchie pratiche selettive. È la soluzione migliore per conquistare il consenso. Nell’epoca della sondocrazia cercare continuamente il consenso è diventata l’ossessione delle elites politiche. Se è così si devono salutare positivamente tutti i tentativi delle scuole di sperimentare nuove modalità di valutazione. È il caso dell’istituto comprensivo Rodari di Modena che, a quanto leggo, utilizzerebbe in alcune classi schede autovalutative. In queste schede i bambini esprimerebbero un’autovalutazione attraverso un emoticon. Continua a leggere

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Bibioteca di lavoro

bambini_maestraBIBLIOTECA DI LAVORO La biblioteca di lavoro (BT) viene istituita da Freinet nel 1932 con il proposito di costituire un’alternativa ai manuali scolastici, nozionistici, univoci nella selezione delle informazioni, spesso scritti in un linguaggio denso e difficile. Con informazioni e affermazioni che non possono messe in discussione attraverso un confronto con altre fonti. Freinet pensa a fascicoli documentari e monografie su temi di interesse nati nelle classi in base agli stimoli offerti dall’ambiente o selezionati da gruppi di insegnanti scegliendo contenuti significativi che consentano un approccio alle discipline facendo cogliere le interrelazioni fra diversi aspetti della realtà vissuta. Sono i ‘chantiers’, i gruppi di ricerca del movimento francese, l’Institut coopératif de l’école moderne ( ICEM), che preparano i testi e li sperimentano nelle classi prima di procedere alla stampa. Ai testi stampati si aggiungerà successivamente una BT sonora e audiovisiva. Continua a leggere

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Atto di indirizzo per l'anno 2020

azzolina L’atto di indirizzo è il documento che definisce gli obiettivi che l’Amministrazione scolastica centrale dovrà conseguire nel corso dell’anno 2020. Gli obiettivi discendono dalle priorità politiche che saranno di seguito elencate. Essi, pertanto, saranno inseriti nella programmazione strategica del Ministero dell’Istruzione, al fine di essere tradotti in atti amministrativi concreti ed efficaci, diretti a migliorare il servizio che l’Amministrazione centrale rende alla comunità educante e al Paese. Clicca qui per scaricare il documento completo.  ]]>

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Concetti contrastivi: un punto di vista diverso sul tema del "digitale"

matitaConcetti contrastivi è un blog curato da Marco Guastavigna, docente che da decenni si occupa, con occhio critico di tecnoogie e di politiche scolastiche. Senza timori reverenziali nei confronti di nessuno e con la precisa intenzione di contrastare il “pensiero unico” che purtroppo imperversa nel dibattito culturale sui problemi della scuola, Marco Guastavigna offre periodicamente nel suo blog acute riflessioni spesso “controcorrente” ma certamente stimolanti. Ma leggiamo cosa egli stesso racconta del suo lavoro (red)

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Concetti contrastivi è nato quando nella primavera del 2018 ho cominciato una serie di letture “matte e disperatissime” nel campo del pensiero divergente sul tema del “digitale”, di cui il blog raccoglie e mette a disposizione di chi lo vuole consultare i nuclei sintetici.

Propone materiali con intenzione nettamente politica, prospettiva approfondita mediante economia, sociologia, diritto, antropologia e così via. Pochissime invece le letture su scuola e istruzione in sé. Sono infatti profondamente convinto che, nell’epoca della platform society e del capitalismo della sorveglianza magistralmente studiato da Zuboff, un’autentica emancipazione culturale debba assumere una visione coraggiosamente critica delle radici della cultura e dei comportamenti proposti dal pensiero mainstream, che considera l’innovazione – confusa con il progresso – un fine e non uno strumento e che innerva in modo totalitario la cultura istituzionale. Continua a leggere

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Competenza informativa, una buona notizia dalla Finlandia

bambini_maestradi Gianfranco Scialpi Competenza informativa, la Finlandia parte. Esempio di anticipo di un futuro prossimo, che in qualche modo è già presente. Anche da noi è possibile, partendo dall’educazione civica. Il problema restano i docenti e non solo. Competenza informativa, la Finlandia anticipa il futuro prossimo Competenza informativa, ho più volte espresso la necessità di integrare i progetti digitali, troppo identificati con il coding, con percorsi basati sulla gestione critica delle informazioni. La suddetta competenza caratterizzerà in modo significativo il profilo 2.0 del cittadino dei prossimi anni. Una bella notizia proviene dalla Finlandia, che ha un sistema formativo all’avanguardia nel mondo per la sua capacità di coniugare il tradizionale con l’evoluzione delle tecnologie, anticipando molti pezzi di futuro. Si legge su Valigia blu : “La Finlandia ha inserito l’alfabetizzazione alle notizie e l’insegnamento al pensiero critico nel piano scolastico nazionale nel 2016 ed è un ottimo esempio di come un governo può agire se vuole combattere contro la diffusione di notizie false senza ricorrere a controverse leggi “anti fake news”. L’arma più potente nelle mani della politica è l’educazione e la formazione pubblica, sin dalla scuola primaria. Nel programma della scuola secondaria, poi, la formazione diventa più specifica: gli alunni della scuola di Helsinki dove insegna Kivinen, per esempio, imparano quanto sia facile mentire con le statistiche durante le ore di matematica. Con il professore di storia dell’arte capiscono come il significato di un’immagine può essere manipolato. Studiando storia analizzano la più importanti campagne di propaganda dell’ultimo secolo. Mentre con il professore di finlandese possono riflettere su come le parole possono essere usate per ingannare, raggirare, confondere… L’obiettivo è formare cittadini attivi e responsabili. Pensiero critico, fact-checking e imparare a valutare le informazioni che riceviamo sono questioni cruciali. E sono oggi parte fondamentale delle materie che insegniamo. Attraverso tutte le materie”. Continua a leggere

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Curricolo di storia, curricolo della memoria

matitadi Stefano Stefanel In questi ultimi tempi c’è stata un’accelerazione imprevista di comportamenti e segnali molto preoccupanti per chi ritiene che alcune verità storiche non possano più essere revisionate, ma debbano soltanto essere insegnate dentro un sistema naturale di civiltà. Molto spesso, poi, accade che dal mondo accademico o scolastico si chieda di smetterla con competenze e curricoli e si torni a conoscenze e programmi. E così i segnali peggiori vengono ignorati e abbandonati al loro destino senza avere il coraggio di andare a vedere da che cosa nasce tutta questa confusione revisionistica su un passato piuttosto recente e incontrovertibile (Shoah, leggi razziali, alleanza tra Hitler e Mussolini, antisemitismo). Il vecchio mantra di destra “ma Mussolini ha fatto anche cose buone” si è evoluto, purtroppo, in un incredibile crescendo di follie interpretative. Assemblo alcuni fatti a cui ci stiamo assuefacendo e che sono il sintomo di un mutamento drammaticamente duraturo: l’insegnante che in classe denigra Liliana Segre dicendo che cerca solo visibilità; il Comune che attribuisce la cittadinanza onoraria alla Segre, deportata in quanto ebrea, e poi dedica una via ad Almirante che aveva firmato il “Manifesto della razza” che ha dato origine alle leggi razziali che hanno fatto deportare la Segre; un aumento di italiani (qualcuno ha detto che sono il 15%) che nega la Shoah; il saluto fascista ridiventato segno di distinzione; le scritte antisemite sulle porte delle case degli ebrei e sui muti delle città; il richiamo al comunismo ogni volta che si nomina il nazismo; il negazionismo su quanto avvenuto nei campi di sterminio. Questo museo degli orrori è sì un museo “storico” degli orrori, ma questo uso distorto della storia sta entrando nelle coscienze civiche, alterando il concetto stesso di civismo che non può svilupparsi dentro queste atroci falsità. Continua a leggere

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Orientamento. Percezioni e considerazioni

bimbo_leggedi Antonio Valentino I dati delle ultime rilevazioni sulla nostra scuola [1] hanno suscitato – e non solo fra gli addetti ai lavori – grande preoccupazione (anche se l’interesse sembra già svanito);. I dati che qui si intendono segnalare riguardano in modo particolare a. le diseguaglianze nei risultati, soprattutto tra Nord e Sud, a partire dalle competenze linguistiche e scientifiche e dalla situazione degli Istituti Tecnici e soprattutto dei Professionali; b. la dispersione scolastica, che continua a concentrarsi nel passaggio più critico e anche meno presidiato del percorso scolastico del sistema: quello dal primo al secondo ciclo; c. il disagio scolastico. I pochi commenti, soprattutto fra addetti ai lavori, citano tra le cause di questi fenomeni – e qui ci si limita a questioni che interrogano chi fa scuola in prima persona –, soprattutto la demotivazione diffusa tra gli insegnanti (legata spesso ad una scarsa considerazione sociale del proprio lavoro, che azzera ogni orgoglio professionale) e la mancanza di una visione condivisa del fare scuola; ma anche un’idea spesso opaca della didattica e della valutazione formativa e la tendenza – sempre fra i docenti – a chiudersi dentro una visione dell’insegnare che trascura di mettere in primo piano la qualità della relazione e l’organizzazione degli ambienti di lavoro. Continua a leggere

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Il "caso" della professoressa Dell'Aria, tutti ne parlano ma non succede nulla

matitadi Gianfranco Scialpi

Prof.ssa Dell’Aria, dopo un anno nulla è cambiato. I tanti annunci si sono rivelati parole al vento! Una nuova conferma del valore dei docenti. La nuova Ministra riuscirà a cambiare il copione?

Prof.ssa Dell’Aria, nulla è cambiato! Sono rimaste le parole

Prof.ssa Dell’Aria, è passato quasi un anno da quando la sua presunta disattenzione professionale è divenuta una notizia! Accusata di non aver vigilato su una presentazione in Powerpoint, prodotta dai suoi allievi che accostava il Decreto sicurezza (Ministro M. Salvini) con le leggi razziali di Mussolini. Bene, nulla è cambiato! La macchia della sospensione è ancora lì, come un buco nero! Il problema è un cavillo formale. Eppure gli ex Ministri Salvini e Bussetti avevano espresso la volontà di rimediare. M. Salvini auspicava, in quei giorni che la sospensione fosse revocata, perché ritenuta esagerata, pur dichiarando che non aveva nessun potere sul Dirigente scolastico regionale. Ad agosto Bussetti ha lasciato. E’ subentrato L. Fioramonti che aveva promesso di risolvere a breve la questione. Posizione confermata anche dal viceministro Ascani. Fin dall’inizio ha sempre affermato l’alto profilo educativo della scuola.  “Vogliamo formare giovani che siano attenti ai diritti e ai doveri e che siano soprattutto consapevoli.” Continua a leggere

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La Formazione nel Contratto Integrativo: l’obbligatorietà da costruire

di Antonio Valentino [caption id="attachment_168" align="aligncenter" width="300"] Un convegno promosso da Gessetti Colorati[/caption]

La formazione è obbligatoria. Parola di Sindacato

Il Contratto integrativo del novembre scorso sembra considerare la formazione in servizio ancora solo come diritto, contrariamente a quando afferma la L. 107/2015; parecchi interventi, soprattutto in rete, del periodo prenatalizio, esprimevano disappunto e preoccupazione, trattandosi di attività diventata essenziale e fondamentale nella professione docente nella scuola dell’Autonomia e della nuova complessità. Destinatari del messaggio implicito, soprattutto le Organizzazioni Sindacali confederali. Anche se un po’ in ritardo (23 dicembre) è arrivata la risposta della CISL scuola che con un suo comunicato afferma tra l’altro: “È fuori discussione, … che dal Piano di formazione d’istituto, che obbligatoriamente deve essere inserito nel PTOF, discendano obblighi precisi e ineludibili per tutto il personale: tante è vero che il terzo comma dell’art. 2 …. assegna al Piano stesso anche il compito di precisare le caratteristiche delle attività e le modalità di attestazione”. E nella conclusione si precisa: “…la formazione in servizio,anche dopo la sottoscrizione del Contratto integrativo, continua ad essere obbligatoria, permanente e strutturale come previsto dalla legge 107/2015”. Dalle altre organizzazioni sindacali non arrivano comunicati ufficiali di chiarimento. Continua a leggere

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Piano di lavoro

abc di Giancarlo Cavinato  Nella scuola tradizionale i piani di lavoro sono definiti a priori attraverso i libri di testo, i programmi ( oggi ‘indicazioni nazionali’ ma ahinoi comunemente ancora considerati da molti, troppi insegnanti e dal senso comune ‘programmi’), gli orari, la lezione. L’insegnante prepara l’attività secondo la scansione spiegazione-studio-compito o interrogazione-valutazione. E’ una soluzione tranquillizzante sia per l’insegnante che per le famiglie. Ma è efficace per i ragazzi? Nella pedagogia Freinet occupa un ruolo particolarmente importante l’autoorganizzazione degli alunni attraverso un’autoregolazione del proprio lavoro e del lavoro complessivo della classe. Nella classe Freinet invece di stabilire in anticipo, direttivamente, il lavoro scolastico dei ragazzi, esso viene preparato, tutti insieme, a inizio settimana o alla fine per la settimana successiva, tramite il piano di lavoro. Esso ha diverse possibili articolazioni: un piano generale via via rimesso a punto per l’intero corso; un piano annuale; dei piani mensili o settimanali; il piano del giorno. Soprattutto questi ultimi due sono messi a punto  in collaborazione fra insegnante e alunni.  Al piano collettivo si affiancano piani personali che è responsabilità dell’alunno autoassegnarsi (pur con consigli dell’insegnante che devono  ridursi mano a mano che l’alunno diviene più autonomo) mantenere e rispettare. Continua a leggere

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