di Alessandra Fantauzzi
Nella nostra scuola, quello della disuguaglianza delle opportunità e delle condizioni di partenza degli alunni è un problema antico.
Quando io ero una bambina e accompagnavo mia madre, insegnante, alle riunioni dei neonati organi collegiali non si discuteva di altro. Ed io nella mia carriera di insegnante, prima di sostegno ed ora di cosiddetto ‘ruolo comune’ credo onestamente di essermi sempre battuta per questo: perché la scuola fosse di tutti e di ciascuno.
Spesso e sempre più spesso negli ultimi anni però, i miei avversari sono stati la burocrazia alimentata dalle riforme e i colleghi osservanti delle gerarchie delle funzioni e dei ruoli burocratici. Non è un mistero che sono anche una sindacalista e le mie perplessità in ordine alla Dad sono di due ordini: quello strettamente connesso alle condizioni di lavoro anche degli insegnanti e quelle sul diritto allo studio. Continua a leggere→
di Rodolfo Marchisio
Perché amo la valutazione formativa che derivi da un lavoro/processo per competenze
1) Quando ancora insegnavo, non molto tempo fa, non c’erano ancora registri elettronici raffinati, ma tabelle da compilare con funzioni elettroniche autonome.
Un alunno ammesso all’esame con una media “reale” del 5,5 (questo si un 6 “politico”) dopo le prove d’esame di terza media risultava avere una media del 6,5.
All’esame siamo tutti un po’ più “larghi” e poi faceva media il voto di condotta, che ovviamente era 9.
Il foglio elettronico arrotonda per eccesso. Il 6.5 diventa magicamente un 7 senza che il C di classe ci possa fare nulla. Quindi da 5,5 a 7. L’esame tira fuori il meglio di ognuno di noi?Continua a leggere→
di Vincenzio Caico
Sono il dirigente scolastico del Liceo Buonarroti di Monfalcone, una città che rappresenta il cuore di uno dei distretti industriali più importanti del Nordest, legato ai cantieri navali e dell’economia del mare. Il mio Liceo è frequentato sia da studenti provenienti dalla borghesia colta locale, sia da studenti nuovi arrivati in Italia insieme alle loro famiglie alla ricerca di condizioni di vita migliori.
I nostri studenti sono mediamente responsabili e impegnati, gli insegnanti sono preparati e disponibili al cambiamento. In occasione di questo periodo di emergenza epidemiologica abbiamo attivato subito la didattica a distanza grazie a strumenti digitali, come la Google Suite, che utilizzavamo già da tempo sia per la didattica che per l’organizzazione generale della scuola.
Questa esperienza di scuola ai tempi del lockdown ci sta consentendo di maturare delle consapevolezze che chiedono di essere tradotte in cambiamento e innovazione concreta delle nostre modalità didattiche educative e, più complessivamente del nostro fare scuola, in vista della ripresa delle attività scolastiche in presenza, quella che potremmo chiamare la Scuola del rientro.
In particolare, questa mia proposta, che riguarda la valutazione, prende spunto da quanto stabilito in sostanza dal D.Lgs 62/2017, decreto attuativo della L. 107/2015 e dal D.P.R. 122/2009, decreto applicativo della L. 169/2008, i due provvedimenti legislativi che attualmente stabiliscono i criteri per la valutazione degli apprendimenti rispettivamente nelle scuole del I e del II ciclo.
Continua a leggere→
Il movimento esploso nelle scuole in questo periodo di forzato dominio del distanziamento sociale, rappresenta un fatto imprevisto e di grande interesse.
Un movimento in evoluzione, ancora da decifrare in tutti i suoi aspetti, in cui abbiamo colto spontaneismo, improvvisazione, apprendimento sul campo, cooperazione a distanza. Sono emersi visibili alcuni errori ( spesso troppi compiti assegnati, talvolta poco coordinamento degli interventi, ecc) ma il valore umano, pedagogico e sociale di questa onda lunga è stato significativo ed è entrato nelle famiglie alle prese con una chiusura forzata delle proprie relazioni e una gestione molto complicata della giornata dei propri figli. Un soffio di fiducia. Quei bambini e adolescenti in una condizione di costrizione difficile per tutti ma per loro certamente sofferta oltre misura, hanno avvertito che fuori dalle mura domestiche c’erano degli adulti che si interessavano di loro, della loro giornata; che cercavano, ben sapendo che nulla di virtuale può sostituire la ricchezza e le emozioni di un luogo chiamato scuola/classe, di dare un senso, anche una finalità di cultura ed istruzione a queste giornate così difficili.
E’ un movimento di persone che hanno avvertito una responsabilità deontologica di fronte al proprio lavoro e alla società . Non ci eravamo forse più abituati: ma non è questo il senso più significativo dell’impegno politico? Il civismo che avevamo visto sepolto sotto la coltre della virulenta narrazione della destra al potere, è riemerso offrendoci finalmente nel mondo della scuola, una testimonianza limpida e partecipata. La vocazione democratica come desiderio fatto testimonianza concreta, di ricostruire legami sociali di solidarietà e impegno verso le nuove generazioni, è riemersa.
Continua a leggere→
A cura di Ilaria Pollono“E come Le sembra che stia Anna in questi giorni (primogenita di 7 anni)?”
“Mi sembra serena, giochiamo, facciamo tante cose insieme, le maestre ci mandano le video lezioni (pausa) … Beh, in realtà, da qualche settimana mi sembra più svogliata, ha iniziato a “sognare brutto” di notte e, in generale, la vedo molto irrequieta.”
“E lei, come sta? Lavorare in casa, seguire Anna e Luca con la scuola, suo marito è medico. Dev’essere difficile.”
“Tutto sommato sto bene (pausa) Beh, insomma… (commozione). In realtà sono disorientata, a volte mi sembra di non concludere niente. Adesso che ci penso mi sento smarrita e sono stufa di questa situazione!”
Durante questo primo mese di vita in casa abbiamo spesso parlato con molti genitori come la mamma di Anna e Luca. Genitori amorevoli che hanno messo in campo tutte le risorse possibili per accompagnare i figli in questo drastico e repentino cambiamento. Genitori che, impegnati a riorganizzare la loro vita (familiare, professionale, personale), hanno impiegato molte energie nell’aiutare i figli a riorganizzarsi, nel tentativo di adattarsi a questo nuovo, seppur temporaneo, stile di vita.
Continua a leggere→
In un ampio documento del Forum per l’educazione e per la scuola del Piemonte si fa un’accurata analisi della situazione emergenziale in cui le scuole si trovano da poco meno di due mesi.
Il documento è sottoscritto dalle diverse associazioni che fanno parte del Forum (tra le altre Aimc, Cidi, Mce e Uciim) e si articola in tre capitoli.
Nel primo si sintetizzano in sette punti le indicazioni pedagogiche e di politica scolastica utili soprattutto nel confronto positivamente avviato dalle associazioni con le proposte e le indicazioni espresse dall’Amministrazione scolastica e dal Ministero dell’Istruzione.
Nel secondo si mettono in luce i problemi e le criticità della scelta di fare scuola, pur in questa convulsa fase emergenziale.
Nel terzo vengono infine raccolte le indicazioni pedagogiche e didattiche, frutto delle esperienze e riflessioni di molti dirigenti, insegnanti, ma anche studenti e genitori, utili per tentare di produrre qualche risultato positivo attraverso il fare scuola “a distanza”.
Il documento completo è disponibile qui
Un’analisi critica del documento, curata da Marco Guastavigna, è disponibile nel sito Concetti Contrastivi
]]>
di Aristarco Ammazzacaffè
Certamente l’aver avuto come predecessore un Bussetti Marco è per la Ministra Azzolina una bella sfida, molto difficile da vincere.
Un ministro, il Bussetti, che era riuscito a farsi un nome molto apprezzato in giro e zone limitrofe.
Anche perché aveva conoscenze ampie e alte.
Adesso c’è, tra gli scolastici, chi si vanta di conoscere in profondità Piaget o Riccardo Massa, piuttosto che Morin o Bruner. Il nostro, da par suo, si vantava di conoscere e addirittura frequentare – quando glielo permettevano – nientemeno che Giorgetti e Salvini, suoi ispiratori e numi protettori. Che l’hanno addirittura fatto ministro come Giovanni Giolitti Benedetto Croce. Siamo lì. Questo è il livello di riferimento.
E che l’hanno fatto ministro soprattutto per la sua presa ferma alle parallele (il nostro nasce ‘ginnico’).
Ma anche per il suo fascino, a vederlo così. Avete presente i suoi occhi penetranti, come il suo pensiero? Voleva addirittura fare una riforma della scuola con Salvini e intestarla a sé medesimo. Ricordate? E considerava priorità indiscutibili mettere il grembiule a tutti i bimbi di elementari e medie, come anche installare sistemi di sorveglianza nelle scuole e controlli biometrici per i DS! Pensate!
Continua a leggere→
di Raffaele Iosa
Continuo la mia ricerca sul rapporto tra Corona Virus e bambini. In un post FB di ieri ho parlato della giornalista scientifica Roberta Villa che citava la ricerca del prof. Grisanti su Vo’ Euganeo, l’unica oggi presente in Italia a tappeto su un’intera popolazione.
Ho letto attentamente sulla piattaforma medrxiv il preprint della ricerca del prof. Grisanti Università di Padova (in inglese) contenente anche il Metodo utilizzato e i risultati.
Per chi voglia approfondire rinvio a quel testo. La ricerca dimostrerebbe che difficilmente coronavirus entra nei bambini, e nel caso di Vo’ nessun bambino era infetto!
Grisanti, che è scienziato serio, fa alcune ipotesi di questa situazione di non-contagio, e suggerisce di approfondire questo fenomeno con ulteriori ricerche.
Che pare non interessare la pubblica opinione, il Governo e il Ministero. Quindi scuole chiuse e basta. E da settembre allo studio regole severe di comportamento, quasi da riformatorio.
Fino alla ripresa della DAD magari in alternanza. La scuola del ping pong. Mah!
Continua a leggere→
di Daniele Barca
Più volte in questi anni parlando di innovazione e didattica ho constatato che tutte le idee di scuola divergenti dalla prassi in Italia mirano a rompere coerenza e fissità del rapporto tra
• classe come “leva”, data dalla nascita nello stesso anno
• aula come spazio fisico
• tempo inteso come organizzazione oraria dei monte ore
• curricolo inteso come progressione di competenze e contenuti, anche in relazione alla valutazione come feedback
Si trattava di iniziative autonome dei collegi, dei dirigenti, in cui deliberatamente si interveniva su uno o più di queste variabili, che, a loro volta, ne scompigliavano altre. Il più diffuso, forse, era l’intervento che alcune scuole avevano messo in atto realizzando aule disciplinari, aggregazioni diverse di gruppi classe, compattazioni orarie. Quindi la modifica di un “cantone” inevitabilmente comportava a cascata la modifica degli altri. Cambiare i gruppi classe significava intervenire sugli ambienti e talvolta sugli orari. Per citare due esempi, le scuole senza zaino e le scuole DADA.
Analogamente la scuola, per come la conosciamo nella prassi più diffusa, si realizza grazie alla stretta dipendenza tra i quattro cantoni. Semplificando e generalizzando, dà per scontato che la 1B composta da 25 studenti, nati nell’anno X, stiano per un orario definito ma uguale per tutti nell’aula y e ad essi sia “erogata” contemporaneamente la stessa formazione con gli stessi strumenti.
Le soluzioni per un eventuale rientro a scuola a settembre impattano inevitabilmente sui primi tre; l’aula nel suo assetto e nella sua gestione (distanziamento, sanificazioni, turni, ecc.), la composizione della classe (smembrata l’unità-classe), i tempi (diminuzione del monte ore, alternare presenza-distanza, turni, ecc.).
Rimodulare i tre aspetti significa farlo in coerenza e non rende immune il quarto, il curricolo, come sta succedendo oggi nella didattica a distanza dove si essenzializzano anche i contenuti privilegiando e introducendo competenze che hanno a che fare con la vita.
E, probabilmente ne introduce un altro, che può fungere da collante e fil rouge: l’apprendimento a distanza tramite internet.
L’idea di un sistema di istruzione misto, ibrido, aggiunge quest’altra variabile, ma cambia anche le regole del gioco.
Scarica il documento completo
]]>
Pandemic school closures: risks and opportunities
da Lancet 8 aprile 2020
(traduzione e commento di Raffaele Iosa)
La nuova malattia del coronavirus 2019 (COVID-19) ha attraversato 210 paesi e territori con oltre 1, 2 milioni di casi e 67 594 decessi segnalati al 6 aprile 2020. La maggior parte dei paesi ha implementato misure sociali di allontanamento per frenare la diffusione dell’infezione e a minimizzare l’impatto del virus.
88 paesi hanno attivato in tutto il paese chiusure scolastiche, ma uno studio di modellistica di Ferguson e colleghi ha concluso che nel Regno Unito le chiusure scolastiche da sole ridurranno i decessi per COVID-19 solo del 2-4%.
La maggior parte dei motivi per chiudere le scuole provengono dal rischio dei focolai come la pandemia di influenza H1N1 del 2009, nella quale però i bambini sono stati colpiti in modo sproporzionato. Eppure in questo caso, gli Stati Uniti hanno chiuso 700 scuole, la risposta era locale e solo per un paio di settimane.
Invece, per affrontare COVID-19, le scuole cinesi sono state chiuse per di più di 2 mesi e molti paesi hanno chiuso anche loro per 2 mesi, ma molti paesi hanno chiuso le loro scuole e i college perfino a tempo indeterminato.
Continua a leggere→