Contro la lezione frontale, per l'apprendimento cooperativo

bambini_scuoladi Gianni Di Pietro Per come è stata la storia della scuola italiana, nessuno metterà in questione l’uso della lezione frontale da parte di un insegnante. Per quanto questi sia un fuoriclasse, non credo però che possa riuscire a far partecipare TUTTI i suoi allievi in modo attivo e soddisfacente, cioè per un tempo realmente significaticvo sul piano dell’apprendimento, se si limita a fare fa lezione frontale . Per una questione di tempo. Con questo obiettivo riesce invece l’apprendimento cooperativo, con quella che Kagan chiama interazione simultanea: nei piccoli gruppi TUTTI non solo POSSONO ma DEVONO parlare e lo fanno in contemporanea, ciascuno all’interno dei suo piccolo gruppo. Alla fine dell’ora di lezione tutti sono stati attivi e lo sono stati per un tempo significativo, almeno dai 5 ai 10 minuti, a seconda se il gruppo è composto da 2, 3 o 4 studenti. Nel contesto della lezione frontale in genere parla solo qualcuno quando fa una domanda e il prof, per forza di cose, può al massimo limitarsi a far provare a rispondere o chiedere che ne cosa ne pensa a solo a qualche altro prima di intervenire lui. Continua a leggere

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Riapertura scuole a settembre, quale sorte per i docenti over 60?

bambini_maestradi Gianfranco Scialpi Riapertura scuole a settembre? Nulla ancora è stato deciso. Non se ne parla, ma resta il problema dei tanti docenti over 60. Bisogno di una risposta certa e chiara.  E’ in gioco il bene primario della tutela della salute. Riapertura scuole a settembre, dalle dichiarazioni della Ministra mancano i docenti e… Riapertura scuole a settembre, il Ministro sta rilasciando diverse interviste. La sua attenzione, ovviamente è concentrata sugli alunni e studenti. Purtroppo mancano tutti gli altri protagonisti: in primis gli insegnanti, poi i collaboratori scolastici. Eppure uno dei motivi che ha spinto G. Conte a decretare la definitiva chiusura delle scuole è la presenza di molti docenti con età anagrafica alta. “Ragionevolmente avremo scuole chiuse fino a fine anno scolastico. Ci abbiamo riflettuto a lungo con la ministra Azzolina, gli altri membri del governo e con il comitato tecnico-scientifico… Gli studi ci dicono che avremmo una nuova esplosione nel giro di 1-2 settimane, tenendo conto che l’età media del nostro personale docente è forse la più elevata d’Europa…” Probabilmente non rientra tra i suoi compiti decidere la sorte dei tanti docenti over 60. Sulla questione esiste una non concordanza di vedute tra il Presidente Conte (“è una valutazione politica molto sensibile e vi dico subito che il governo ragionevolmente non la raccoglierà”) e il Responsabile della task force V. Colao (più possibilista). La posizione di G. Conte si spiega solo considerandola come una riflessione generale e quindi non contrasta con quanto affermato a supporto della chiusura delle scuole. La scuola ha una sua specificità: l’alta densità sociale e la difficoltà a far rispettare il distanziamento fisico, soprattutto dai più piccoli. Attendiamo una risposta a breve.]]>

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Innovazione, didattica e valutazione

arcobaleno di Stefano Stefanel La scuola italiana è entrata dentro un’emergenza pandemica di carattere mondiale e ha dovuto accelerare sull’innovazione didattica e metodologica molto al di là di quanto avrebbero permesso le forze presenti nel sistema dell’istruzione italiano. E’, dunque, importante comprendere come l’innovazione richiesta dalla Didattica a distanza, dalla Valutazione senza possibilità di bocciatura o di sospensione del giudizio, dalle ipotesi che si susseguono di giorno in giorno senza piani di attuazione strutturali che riguardino l’edilizia e la connettività, sia entrata a regime, senza alcun periodo di sperimentazione. Inoltre non c’è stato neppure alcun precedente “stress test”, che abbia potuto permettere di verificare lo stato dell’arte in una situazione senza eguali. C’è stata una grande improvvisazione nazionale, che ha dato esiti nel suo complesso molto positivi, ma sempre dentro scelte di carattere empirico e non legate a ricerca e innovazione didattica. Alcune scuole sono già molto avanti nella Didattica a distanza, nella connettività, nell’integrazione del web nel curricolo: ma queste scuole sono poche e soprattutto sono del secondo ciclo. Far guidare l’innovazione di tutto il sistema dell’istruzione da esperienze forti del secondo ciclo significa solo creare un ulteriore sbilanciamento nel sistema stesso. Continua a leggere

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Valutazione formativa, valutazione sommativa: parliamone ancora

votidi Sinometta Fasoli

Le polarizzazioni in genere non mi sono mai sembrate utili a un confronto produttivo, meno che mai in educazione. Così, mi pare adesso sterile e fuorviante alimentare la polarizzazione “valutazione formativa – valutazione sommativa” che vedo ricorrere in diversi contesti di dibattito, fino a lambire documenti istituzionali.

Come se fosse possibile davvero scartare l’una a favore dell’altra, o teorizzare una supposta superiorità dell’una sull’altra. Il motivo dell’inutile dilemma è al limite dell’autoevidenza: le due forme di valutazione insistono sul medesimo processo di insegnamento-apprendimento, ma si distinguono per funzione, scopo e tempo di adozione.

La prima, valutazione formativa, si compie in itinere, nel procedere del percorso, con lo scopo di accompagnare, descrivere, orientare il percorso stesso. La sua funzione regolativa investe, in questo senso, sia chi apprende sia chi esplica la sua azione didattica. L’insegnante valuta e si valuta; l’alunno è valutato e al tempo stesso si autovaluta. Questa forma di valutazione è perciò intrinsecamente correlata alla programmazione educativo-didattica, come ben aveva visto la legge 517/1977 che infatti ha una volta per tutte sancito il nesso profondo, dando grande spessore pedagogico all’una e all’altra.

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Scuola-servizio o scuola-diritto?

bambini_scuoladi Simonetta Fasoli

Non mi convince affatto l’espressione “servizi alla persona”, che accomuna nel burocratese Sanità e Scuola: non sono “servizi”, sono “diritti”. In più di un’occasione pubblica o in incontri di riflessione ho ritenuto opportuno sottolinearlo. Non è una questione terminologica, ma politica, per ragioni che mi sembrano dirimenti. Il “servizio” si modula seguendo la logica economicista del rapporto costi/benefici. Il “diritto” non è modulabile: o c’è ed è garantito, o non c’è.

Questo passaggio epocale della pandemia, che è ben più di una semplice contingenza, sta dimostrando con drammatica evidenza la stortura di quella impostazione. Servizi tagliati, dunque diritti negati. Parliamo di vite, non di casistica. I tempi sono maturi per innescare una vasta e articolata riflessione collettiva, “dal basso”, capace di condizionare le scelte dei decisori politici, in quanto libera dalla preoccupazione del consenso, o addirittura del successo elettorale, che da troppi anni affligge e distorce il quadro politico. In caso contrario, c’è da temere che tutto si riduca ad una gestione dei problemi, senza andare a rimuovere le cause strutturali che li hanno determinati.

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La scuola "normale" è la grande "malata" e va cambiata

arcobalenodi Ermanno Morello  Il documento a firma di Italo Fiorin e altri esperti pone una serie di questioni che riguardano la scuola “normale” , quella di prima del covid. La scuola dell’emergenza (cosa ben diversa dalla DaD) ha solo agito da lente di ingrandimento: in essa non vedo indicazioni innovative, men che meno la “classe rovesciata”; l’unico dato positivo è l’impegno di quella parte di insegnanti (solo una parte) che ha cercato, con approssimazioni progressive (non improvvisando “a muzzo”) soluzioni da adeguare alla situazione per mantenere un contatto significativo con gli allievi, anche sul piano dell’apprendimento. Sono gli insegnanti che stanno “pensando”, per modificare e verificare il proprio agire in una realtà sconosciuta (qualcuno anche con i pochi colleghi più vicini, sparita già prima l’idea stessa di collegialità); moltissimi altri si sono solo buttati a capofitto sulle piattaforme, continuando imperterriti a praticare la distanza già presente in classe. Continua a leggere

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La scuola del primo ciclo oggi e domani: una riflessione a più voci

spiraleL’emergenza del coronavirus ha destrutturato la nostra vita ordinaria, quella delle istituzioni e del mondo produttivo. L’istituzione più colpita è stata senza dubbio la scuola, mantenuta in vita, grazie agli encomiabili sforzi dei docenti e dirigenti scolastici, con la cosiddetta didattica a distanza che ha mostrato le sue grandi potenzialità, ma, comprensibilmente, anche i suoi limiti, soprattutto per gli alunni più giovani. In questa fase di destabilizzazione molte sono state le analisi, le riflessioni e le proposte tese sia a migliorare l’esistente sia ad avanzare ipotesi di “rinascita formativa” con la riapertura delle scuole a settembre. Abbiamo provato anche noi, già componenti del Comitato Scientifico Nazionale per l’accompagnamento delle Indicazioni nazionali della scuola dell’infanzia e del primo ciclo (2012), a proporre una riflessione che si pone in continuità con il lavoro svolto nei sei anni di incarico dal 2013 al 2019 e che ci sembra doveroso condividere con i docenti e dirigenti che ci hanno seguito nelle iniziative a suo tempo realizzate. Crediamo che l’apporto di più voci possa aiutare a reperire soluzioni ampiamente condivise e più rispondenti ai bisogni degli allievi, dei docenti e degli stessi genitori, anche nella prospettiva della ripresa delle attività nel prossimo anno scolastico. Italo Fiorin, Maria Patrizia Bettini, Giancarlo Cerini, Sergio Cicatelli, Franca Da Re, Gisella Langè, Franco Lorenzoni, Elisabetta Nigris, Carlo Petracca, Franca Rossi, Maria Rosa Silvestro, Rosetta Zan. Collaborazione di Daniela Marrocchi (già componenti del Comitato scientifico nazionale per l’attuazione delle Indicazioni nazionali e il miglioramento continuo dell’insegnamento, non più ricostituito dopo la scadenza dell’incarico ad agosto 2019)

Oltre l’emergenza

L’emergenza sanitaria che sta sconvolgendo la vita di tutti noi impone un serio ripensamento del modo di fare e di essere scuola. Il contesto è radicalmente cambiato. La nostra immagine di scuola, costruita intorno ad alcuni schemi apparentemente intoccabili: la classe, la cattedra, la comunicazione verbale, le verifiche formali… risulta oggi superata. Si rende necessario un ripensamento profondo, a partire dal superamento della logica burocratico-amministrativa che si preoccupa di conservare, anche in queste condizioni di emergenza, le stesse routine (e la stessa mentalità) della scuola tradizionale: scadenze, orari, obblighi contrattuali, modalità di insegnamento e di verifica, adempimenti formali. Si comprende quanto sia difficile modificare la didattica sotto il peso dell’emergenza, nella parte finale di un anno scolastico che era stato avviato nei modi consueti, e che probabilmente dovrà chiudersi con qualche soluzione di inevitabile compromesso. Ma pensare di iniziare un nuovo anno ancora con le stesse formule sarebbe un errore, oltre che un’occasione perduta. E già fin d’ora è facile prevedere un avvio del prossimo anno scolastico con delle criticità. Ecco perché è importante utilizzare questo momento di prova e riflettere su di esso non solo come un’emergenza da fronteggiare cercando la riduzione dei danni, ma come una sfida educativa e didattica capace di generare una scuola nuova. L’emergenza ha visto una grande mobilitazione di dirigenti e docenti, che cercano in vari modi di ricreare una relazione educativa e didattica significativa con gli allievi e di contrastare l’isolamento, le solitudini, le varie forme di nuova povertà che si stanno evidenziando. Una esperienza difficile, ma anche una risorsa preziosa da interrogare e valorizzare, per ripartire in modo nuovo. Continua a leggere

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Il Prof. Galli della Loggia e la Ministra Azzolina: disputa a distanza sulla serietà della scuola

arcobalenodi Aristarco Ammazzacaffè Vivaddio! Qualcuno l’ha finalmente detto: c’è bisogno di qualcosa di ben diverso: c’è bisogno soprattutto di “una nuova serietà”. Sono queste le preoccupazioni di Ernesto Galli della Loggia (ma perché non se l’accorcia un po’ tutto questo nome?) nell’Editoriale sulla scuola per il Corriere di domenica scorsa. Ed ha ragione. Perchè se non è nuova, la serietà, che è? Vecchia, tradizionale? Ma non esiste nell’era digitale, che è tutta smart. Al massimo si può prevedere, in astratto, una serietà intermedia. Che, a occhio e croce, è però sconsigliabile. Perciò per chiarirla il Nostro ha fatto bene a concentrarsi in questo Editoriale sui suoi opposti (della serietà, intendo), opportunamente identificati: nella bonarietà vacua e indulgente (i due aggettivi, sembra di capire, devono esserci entrambi. Si rischia se no) e anche, perché no, nel demopaternalismo. Termine importante, quest’ultimo, perché vale per quel che dice a ciascuno, secondo la propria coscienza. Se è chiaro. Continua a leggere

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Elogio dei docenti. I docenti che non dimentichiamo

bambini_maestradi Cosimo Quero Questa fase emergenziale che stiamo vivendo (Covid 19) riporta la nostra attenzione sulla figura fondamentale della scuola: il docente, i docenti come gruppo, comunità educante. Ripropongo al Ministero l’esigenza di valorizzare la funzione docente, anche sul profilo della loro retribuzione, per assicurare le condizioni più idonee della loro formazione continua. Più studio il “virtuale” e più mi rendo conto del valore del “reale”. IL “virtuale ” è importante, il “reale” è insostituibile! La realtà, ma qui mi preme riferirmi al docente, nella scuola è fonte di educazione, non solo di istruzione (Quest’ultima può essere veicolata dalle nuove tecnologie). Il docente ne è modello: insegna i modi della vita; è essenziale imparare dal docente, dal modo in cui si atteggia nella relazione con i suoi alunni. Continua a leggere

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Lettera aperta all'On. Lucia Azzolina, Ministro dell'Istruzione

azzolinadi Cosimo Quero Onorevole Ministro, è ormai chiaro che anche l’emergenza Covid 19 sta proponendo maggiore e indilazionabile attenzione al rapporto che esiste tra didattica e ricerca . Occorre prestare attenzione e risorse alla ricerca negli istituti scolastici, anche per una riflessione approfondita sulla didattica a distanza, imposta dalla emergenza pandemica ma, come vedremo in un prossimo contributo specifico, necessaria per integrare e alternare la didattica in presenza, alla ripresa della frequenza scolastica a settembre. Siamo ad un passaggio storico per la Scuola Italiana. E’ immediata l’urgenza di non aggravare le disuguaglianze per la difficoltà di accesso, da parte di tutti, alle tecnologie digitali. Come Lei sa, un recente rapporto Istat ricorda che il 41 per cento delle famiglie del Sud non ha un computer o un tablet. La didattica a distanza, anche quando gli studenti ritorneranno a scuola, sarà utile e integrerà il modo consueto di fare scuola, innovando profondamente le metodologie dell’insegnamento e dell’apprendimento. Si rende indispensabile, perciò, rivedere le politiche dell’intero Governo in materia di investimento in ricerca. Continua a leggere

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