Dalla pandemia alla sindemia. E la pedagogia? La lezione di Lancet

di Raffaele Iosa Richard Horton, direttore di The Lancet, prestigiosa rivista scientifica, ha pubblicato un editoriale lo scorso 26 settembre di grande interesse non solo scientifico ma anche sociale e politico. Per me anche pedagogico. Pubblico qui il suo breve ma ricco scritto, anticipato da un mio commento.   L’ abstract come si direbbe, ci dice: “…Due tipi di malattie stanno interagendo all’interno di popolazioni specifiche (gli anziani): una infezione con grave sindrome respiratoria coronavirus 2 (Sars-CoV-2) e una serie di malattie non trasmissibili (NCD), tra cui diabete, ipertensione, obesità, patologie cardiache, tumori, ecc. La combinazione di queste malattie su uno sfondo di disuguaglianza sociale ed economica accentua gli effetti negativi di ogni singola malattia. L’attuale visione clinica che mette al centro solo il vaccino è ristretta. Covid-19 non è una pandemia. È una sindemia…” L’ editoriale di Horton mette in discussione l’attuale approccio “scientifico” al Covid-19 come se si trattasse di una semplice pandemia, e punta invece il dito sull’importanza delle malattie non trasmissibili nella sua diffusione, e sulla matrice sociale di queste ultime. Continua a leggere

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"Innovare il curricolo", il libro di Stefano Stefanel scritto in pieno lockdown

di Ariella Bertossi Timidamente noi, fieri di essere parte del “suo gruppo”, esibiamo quasi con pudore la nostra piccola copia del suo ultimo libro con dedica. Ne scrive una per ciascuno, quando andiamo a prendercela scappando dal nostro mondo così complesso: andiamo a trovare Stefano Stefanel nella sua scuola a Udine. Durante la pandemia alcuni dirigenti scolastici del Friuli Venezia Giulia hanno trascorso virtualmente insieme un lock down comune, ritrovandosi settimanalmente in meeting a tema. L’idea è nata per accompagnare i primi passi dei nostri colleghi neo dirigenti, provati da una prova del fuoco terribile e successivamente per condividere, insieme a tutti i nostri dubbi, anche le nostre strategie, le idee, le azioni e la determinazione nell’affrontare le difficoltà di un periodo che in ogni momento chiedeva nuovi adattamenti. I vari appuntamenti sono diventati sempre più importanti, sempre più attesi e sempre più interessanti. Ci abbiamo scherzato su, ma così come durante un’epidemia è nato il Decameron, anche durante il nostro isolamento qualcosa di buono si è creato. Li abbiamo chiamati “Incontri sotto le stelle” perché si sono tenuti nella parte finale delle nostre dure giornate e la crescita è stata per tutti, non solo per i nostri colleghi più giovani. Instancabili e con piacere sono venuti a trovarci i più grandi nomi del panorama pedagogico e didattico italiano, tra gli altri sono stati con noi Roberto Maragliano, Giancarlo Cerini, Franca da Re, Raffaele Iosa, Roberto Trinchero, Franco de Anna: Stefano Stefanel a fare da cornice e padrone di casa. Lui è il mentor di tutti noi, è l’insegnante vero, quello che tutti vorremmo avere, quello che ti fa credere in te stesso perché comprendi che è lui per primo a credere in te. La sua capacità di sintesi, di vedere e di comprendere non solo le vie d’uscita, ma soprattutto i problemi che ci stanno opprimendo, si trova tutta nel suo ultimo libro “Innovare il curricolo”, un’utile lettura in questo periodo e del tutto condivisibile nei contenuti. Continua a leggere

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L’alibi della “distanza” …non regge

di Maurizio Parodi La discussione sulla didattica a distanza, del tutto legittima anzi auspicabile, è spesso viziata da un presupposto implicito, spesso inconsapevole, riconducibile alla convinzione che le criticità evidenziate siano riconducibili alla distanza, appunto, che, pertanto, non riguardino l’attività in presenza, in altre parole che il problema sia tecnologico e non pedagogico. Sbagliato, come dimostra la permanenza di consuetudini inveterate, di procedure assurde che si ripropongono amplificate nella didattica a distanza alla quale deve essere riconosciuto, quanto meno, il merito, di rendere finalmente visibili pratiche, condotte, logiche più o meno sensate o aberranti, virtuose o ignobili, edificanti o mortificanti. Vale anche per la questione dei compiti, il cui sovraccarico è stato recentemente denunciato dalle più importanti associazioni di genitori, ma che non si pone oggi per effetto del distanziamento scolastico, essendo il portato di una visione dell’insegnamento diffusa e radicata, ancorché nefanda, alla quale sono per la gran parte attribuibili fenomeni inquietanti e scandalosi: la mortalità e la dispersione, il malessere e il rifiuto, l’analfabetismo funzionale e l’impoverimento culturale. Continua a leggere

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Per una politica scolastica "banale"

di Mario Maviglia Avete presente quel gioco in cui vi si chiede di scegliere/salvare due-tre oggetti da portare con voi in un’isola deserta? Se dovessimo applicare questo gioco al nostro sistema scolastico la risposta è fin troppo semplice e scontata: le “cose” da salvare sono i docenti e gli studenti. In fondo, a pensarci bene, se non ci sono gli alunni le scuole non possono esistere (e infatti chiudono, letteralmente, con il calo demografico), e gli alunni hanno bisogno di docenti che li seguano nel loro percorso di apprendimento. Tutte le altre figure (dirigenti, provveditori, direttori generali, ministri ecc.) sono (dovrebbe essere) a supporto di questa primigenia relazione educativa, ma se non sono presenti nella nostra ludica isola, la scuola può funzionare lo stesso. Quanto stiamo dicendo rasenta l’ovvietà, se non addirittura la banalità. Eppure è incredibile come nel nostro sistema scolastico questa asserzione così pleonastica, lapalissiana, prevedibile, banale, appunto, venga continuamente sconfessata nei fatti. Continua a leggere

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Riaprire le scuole

di Gabriella Mortarotto Bisogna partire dall’articolo di Chiara Saraceno su La Stampa del 7 novembre ‘la scuola digitale frena la crescita, ancora una volta di ferma condanna delle decisioni politiche assunte finora sulla scuola. A partire dalla considerazione drammatica di aver ritenuto e ritenere che istruzione e formazione siano settori improduttivi, quindi da chiudere facilmente senza spesa, anzi con risparmi. Attribuendo alle famiglie il costo di tale decisione senza comprendere quali drammatiche conseguenze ricadranno su queste generazioni di studenti e alunni, ma anche sul futuro del paese. Condividendo totalmente questa analisi penso che ora si debba concentrare tutta la nostra attenzione su quando, come e con quali nuove drastiche innovazioni si debba riaprire le scuole. TUTTE LE SCUOLE, anche le superiori, la formazione, e forse anche l’Università. Continua a leggere

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Le decisioni degli organi collegiali non fanno venire meno le responsabilità del dirigente

di Stefano Stefanel L’emergenza coronavirus ha fatto scoprire all’opinione pubblica, ai mass media, ai social, ai genitori e forse anche agli studenti la figura del dirigente scolastico, ritenuto, probabilmente, prima del Covid 19 una figura di contorno, non sempre fondamentale per la vita della scuola. Da febbraio a tutti è stato chiaro che senza i dirigenti scolastici la scuola non sarebbe potuta andare avanti e non sarebbe riuscita a organizzarsi neppure nelle minime incombenze. Ed è stato chiaro a tutti che se la scuola è stata in grado di fare la sua parte sia durante il lockdown di primavera, sia in questa drammatica ripartenza, è perché i dirigenti scolastici hanno lavorato sempre sodo e senza sosta, spesso nella solitudine peggiore, quella delle decisioni senza appello. In questi ultime settimane poi si è finalmente scoperto che solo una gestione capace, efficiente ed efficace avrebbe permesso di applicare in tempo reale decisioni prese e cambiate nel giro di poche ore. Continua a leggere

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Dirigenza pubblica e comportamenti anomali

di Mario Maviglia La recente vicenda del DG dell’USR Marche, Marco Ugo Filisetti, ci sollecita a intervenire sul comportamento dei dirigenti pubblici. Il DG Filisetti, in una nota indirizzata agli studenti in occasione della ricorrenza del 4 novembre, ha usato toni di esaltazione della guerra per ricordare i Caduti della Prima Guerra Mondiale, riprendendo, peraltro, un discorso tenuto da Mussolini il 23 marzo 1919 (come nota Repubblica on line) in cui il Duce diceva “L’adunata rivolge il suo primo saluto e il suo memore e reverente pensiero ai figli d’Italia che sono caduti per la grandezza della Patria…”; Filisetti nella sua nota scrive: “In questo giorno il nostro reverente pensiero va a tutti i figli d’Italia che dettero la loro vita per la Patria…”. Continua a leggere

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Ministra Azzolina, le scuole sono permeabili al contesto

Ministra Azzolina, le scuole sono sicure. Indubbiamente. Il problema è che non sono corpi separati. Lo hanno confermato lo studio di A. Viola e l’ISS. Quindi occorre chiuderle.

Ministra Azzolina, “Le scuole sono sicure”

La Ministra Azzolina ripete continuamente che le scuole sono sicure. “Le scuole restano tra i luoghi più sicuri. Siete pregati di trovare soluzioni alternative alla chiusura degli istituti” Una decina di giorni fa dopo la chiusura delle scuole in Campania dichiarava in modo più articolato: “In queste ore c’è un assalto alla scuola e questo non può fare altro che ledere il diritto all’istruzione. E’ un attacco che viene da tutti coloro che non riconoscono che quest’estate la comunità scolastica era a scuola con il metro in mano a misurare, mettere la segnaletica per mantenere il distanziamento, creare orari scaglionati e che tutto questo ha funzionato perché nelle scuole ci sono pochissimi focolai. Se ci sono problemi fuori dalle aule a pagarli non sono non possono essere gli studenti”. Come non darle ragione? Confermo l’impegno che noi tutti abbiamo dato per una ripartenza a settembre in sicurezza. Purtroppo però la realtà è sempre variegata, a macchia di leopardo. Ci sono scuole messe in sicurezza. Altre invece che sono in sofferenza per diversi motivi: aule sovraffollate, banchi monoposto non consegnati, protocolli di sanificazioni non rispettati… Continua a leggere

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C'è ancora un futuro per la scuola?

di Raimondo Giunta  

RIPENSARE LA SCUOLA

Ragionare di scuola nei giorni in cui viene sacrificata e costretta alla didattica a distanza per coprire le pubbliche inadempienze soprattutto in materia di trasporti pubblici, dopo mesi estenuanti e difficili in cui gli istituti scolastici hanno lavorato per garantire in sicurezza la ripresa delle attività didattiche del nuovo anno scolastico, può sembrare un mero esercizio retorico; forse una provocazione in un clima di esasperata delusione. Credo invece che serva per alzare lo sguardo “in modo da contrastare il rischio di ritirarci impauriti e talvolta rabbiosi nel nostro particulare.” (Chiara Saraceno). Se vogliamo pensare al futuro con ragionevole speranza, sempre con la scuola dobbiamo fare i conti, perché necessariamente ci proietta su quello che potrebbe essere il nostro domani, avendo il compito di prendersi cura delle nuove generazioni . Ma la scuola così come l’abbiamo vissuta e così come ancora funziona ha un suo futuro? Questo è il problema e non è per nulla ozioso che in modo particolare chi riveste un ruolo in un sistema di istruzione si chieda come dovrebbe/potrebbe essere la scuola fra qualche anno. Pensarci significa impegnarsi per impedire, ognuno per la propria parte, che la scuola si lasci trascinare dagli eventi, anche se non è dato di potere definire con nettezza i confini di quel che sarà la nostra società tra un decennio, ma sapendo già che sono cambiati gli orientamenti e le scelte di moltitudini di persone relativi ai processi di istruzione e formazione. La scuola che verrà dovrà fare i conti sia con le mutate esigenze di molte famiglie e della società, sia col fatto che fuori della scuola esistono tanti modi di istruirsi e tanti modi di far valere quello che si è imparato fuori dai circuiti istituzionali. Continua a leggere

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Sopravvivere e non solo. Suggerimenti dubbiosi per la nostra scuola

di Antonio Valentino Sopravvivere, e non solo. I suggerimenti dubbiosi per la nostra scuola nell’ultimo libro di Mario Maviglia L’ultimo libro di Mario Maviglia, ‘Sopravvivere a scuola’ – Edizioni Conoscenza -, mantiene in toto quel che promette nel titolo. Ma alla fine la percezione che ti rimane dentro è qualcosa di più profondo e importante di un semplice discorso sulla ‘sopravvivenza’ a scuola. Non ci si lasci pertanto ingannare dal titolo e neanche dal tono umoristico e ironico – e a tratti scoppiettante – che ne favorisce la lettura. I sei quadri, di cui si compone il ‘mosaico’ raccontato, vedono come protagonisti, assieme all’Autore, le ‘figure interne’ che la scuola la fanno o che ne sono co-protagoniste: lo Studente, l’Insegnante, il Dirigente, il Personale ATA, il Genitore e la Scuola stessa. Continua a leggere

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