VALUTAZIONE FORMATIVA AL VIA. I NOSTRI VIDEO

Dal voto al giudizio descrittivo. Opportunità e rischi Conversazione con Cristiano Corsini Aldo Visalberghi, un pedagogista deweyano (E. Bottero intervista Cristiano Corsini) nota: Visalberghi fu uno dei primi pedagogisti italiani ad occuparsi di valutazione Valutazione autentica e compiti di prestazione (a cura di Riccarda Viglino) Dall’osservazione alla valutazione (a cura di Sonia Sorgato) Si possono trasformare i voti in giudizi? (a cura di Enrico Bottero) Valutazione autentica e compiti di prestazione (a cura di Riccarda Viglino) Valutazione scuola primaria. Cosa devono sapere i genitori (a cura di Reginaldo Palermo) Dagli obiettivi di apprendimento ai giudizi descrittivi (a cura di Enrico Bottero) Riccarda Viglino parla di valutazione formativa e rubriche valutative  Andrea Canevaro parla di autovalutazione Enrico Bottero parla dell’Ordinanza e delle Linee Guida Niente voti neanche nella pratica quotidiana, intervista a Enrico Bottero Pratiche didattiche di valutazione formativa, di Enrico Bottero Valutazione nella scuola primaria, intervista ad Anna D’Auria (segretaria nazione MCE) Insegnamento e valutazione formativa, conversazione con Enrico Bottero e Raffaele Iosa

DOCUMENTAZIONE

Circolare Ministeriale Ordinanza Ministeriale Linee Guida del Ministero Nel sito www.enricobottero.com  è disponibile una pagina con diversi materiali di studio e approfondimento su diversi aspetti della valutazione]]>

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Messa a punto collettiva dei testi

L’apprendimento della lingua scritta darà luogo a un’acquisizione salda e organica a patto che scaturisca veramente da un processo di vita. L’artificio, il vuoto meccanismo, non possono dare che un precario addestramento, che si mantiene soltanto fino a che son presenti certi stimoli deteriori e non educativamente validi’   [1]

La considerazione dell’errore come tentativo provvisorio e non come dato immodificabile predittivo  di insuccesso è centrale in una pedagogia democratica e che si ponga l’obiettivo di non mortificare e demotivare gli alunni e di valorizzarne le espressioni. Continua a leggere

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Didattica a distanza, docenti e pandemia.

di Francesco Rocchi In quanto membro del gruppo “Condorcet-ripensare la scuola”, che per primo ha proposto la rimodulazione dell’anno scolastico, seguo con particolare interesse il dibattito pubblico intorno alla proposta ventilata da Mario Draghi di portare la chiusura dell’anno scolastico a fine giugno, a causa evidentemente dei danni portati dalla pandemia. Per ora Draghi non ha detto nulla di preciso, ma per quanto riguarda quella di Condorcet, è da novembre che mi confronto con colleghi e addetti ai lavori. L’ostilità di queste ore, quindi, non mi giunge nuova. Oltre a cercare di convincere gli scettici, però, è importante per me sottolineare che la questione del calendario, pur centrale, non è isolata. Fin dai suoi inizi, la pandemia è stata, ed è, una sorta di violento stress test che ci sta costringendo, nostro malgrado, a ripensare numerosi elementi del nostro lavoro. Cosa è emerso dal mondo degli insegnanti italiani in questi mesi? Come è stata affrontata dai docenti italiani questa battaglia? E’ di questo che vorrei occuparmi qui, pur consapevole tutti i limiti che un tale quadro complessivo del genere comporta.

Capitolo I: primavera 2020

La didattica a distanza (DAD d’ora in avanti) prima di marzo scorso non esisteva. Poi, da un giorno all’altro, è diventata l’unico canale attraverso il quale la scuola pubblica italiana ha potuto continuare ad esistere. Per i docenti non c’era un chiaro inquadramento contrattuale, nessuna obbligatorietà e, almeno all’inizio, nessun regolamento. Nessuna formazione specifica era mai stata fatta per qualcosa che nessuno s’era mai immaginato. In questo frangente i tre sindacati confederali, sia pure con sfumature diverse, sottolineano tutti l’eccezionalità della DAD e ne denunciano i limiti, ribadendo di contro il valore della didattica in presenza. La nota 388 del governo, con cui si cerca di disciplinare e indirizzare la DAD, viene respinta dai sindacati confederali, che la considerano illegittima. Continua a leggere

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Nasce e si sviluppa a Torino 50 anni fa l'idea della CITTA' EDUCATIVA

Nel canale Youtube di Gessetti Colorati è disponibile una intervista a Ermanno Morello sul tema della CITTA’ EDUCATIVA, un progetto nato e sviluppatosi a Torino (e poi diffuso in altre città italiane) negli anni Settanta L’intervista prende le mosse anche da un libro pubblicato nel 1978 e intitolato TEMPO PIENO E METROPOLI Il volume è ormai introvabile, ma qui è disponibile in formato PDF La premessa I servizi L’informazione Musei, arte e spettacolo Storia semiseria di Torino]]>

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Semplificare vuol dire eliminare

Stefaneldi Stefano Stefanel La scuola si trova in una situazione di costante criticità in quanto la sua qualità di autonomia funzionale dello stato la pone come crocevia amministrativo di troppi soggetti che agiscono contemporaneamente, con richieste continue e senza alcun tentativo o necessità di coordinare i loro interventi. Così succede che, quotidianamente, si attivino scadenze o arrivino richieste da soggetti con loro proprie tempistiche per nulla in linea con quelle della scuola, per cui la Pubblica Amministrazione scolastica deve interfacciarsi con il ministero, con le autorità di gestione, con gli uffici scolastici regionali e gli uffici scolastici provinciali che non si coordinano, con gli enti locali regionali, provinciali e comunali, con i revisori dei conti, con i servizi sociali, con le ASL, con l’Inps, con l’Inail, con i dipartimenti di prevenzione, ecc. in un elenco che sembra non finire mai. Anche tutta la semplificazione è spesso più annunciata che realizzata, perché si è sempre tramutata in maggior impegno lavorativo e in un aumento di documentazione. Inoltre il passaggio al digitale e la possibilità di allegate documenti in PDF li ha fatti diventare sempre più lunghi e complessi, spesso illeggibili. Il concetto di semplificazione deve essere collegato a quello di scelta e quello di scelta a quello di riduzione. La prassi consolidata è quella per cui ogni apparente riduzione ha portato sempre a procedure che, invece di ridurre, hanno aggiunto. E’ il caso, banale, ma veramente paradigmatico, del processo di dematerializzazione, che prevederebbe una significativa semplificazione, ma non ha diminuito la quantità di carta stoccata negli archivi della pubblica amministrazione, producendo a volte duplicazioni che appesantiscono quello che è già di per sé pesante. Qui siamo davanti ad una di quelle questioni che costringono ad un certo punto la Pubblica amministrazione ad addentrarsi dentro un coacervo di norme che mal si connettono tra loro e che determinano contenziosi e conflitti, producendo soltanto un aumento delle complicazioni. La piattaforma Inps per la ricostruzione del personale a fini pensionistici è uno dei massimi esempi di sistema che si è avvitato su sé stesso, tra procedura apparentemente semplice di gestione della posizione in piattaforma e documenti cartacei, che si “ribellano” ad ogni riconduzione alle voci che scendono dalle famigerate “tendine”. Il concetto di semplificazione passa anche attraverso quello di competenza: solo del personale capace e competente è in grado di semplificare, mentre il personale che non conosce bene il suo lavoro per forza di cose è inefficiente e quindi tende all’accumulo e non alla selezione. Per dare conto della situazione attuale e di come potrebbe evolversi in senso positivo se tutto venisse semplificato, cerco di indicare alcuni elementi di inciampo burocratico abbastanza evidenti che, se eliminati, produrrebbero in forma automatica una reale semplificazione nell’attività istituzionale della pubblica amministrazione scolastica e di conseguenza una maggiore efficienza del sistema. Continua a leggere

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Il nuovo PEI. Tra rose e spine. E un dulcis in fundo

di Raffaele Iosa Il “nuovo PEI” previsto dal DM 182/2020, con annesse corpose “Linee Guida”, è una cosa seria. Seria e complessa perché il Ministero (di concerto col MEF)  ha messo insieme molte questioni,  alcune delicatissime,  realizzando ben  più di un semplice adattamento del PEI come strumento di programmazione, ma toccando vaste  altre questioni connesse: l’uso dell’ ICF, il calcolo delle  risorse di personale, fino ai temi della valutazione,  anche con l’interessante debutto del tema della transizione alla vita adulta nell’istruzione superiore. Un’operazione vasta di restyling da leggere bene,  con molta (a volte pesante) scrittura, che tocca non solo la disabilità ma l’intero fare scuola. Spesso questi temi sembrano specialistici e tecnicamente difficili, almeno per gli insegnanti curricolari, e rischiano di restare cosa di nicchia. Per questo cercherò qui di esprimere con un linguaggio il più accessibile possibile un mio commento tecnico sia su questioni generali che analitiche sui punti più “caldi”  . Esprimo da subito una mia valutazione d’insieme: è un lavoro di  spessore, con aspetti importanti di innovazione (le rose) ma contiene anche alcuni vizi e assenze (le spine) che rischiano di produrre per lo più l’ennesima “grida manzoniana”  di come dovrebbe essere l’inclusione (ce ne sono state molte in passato), con attese di qualità che potrebbero essere difficilmente mantenute. Ne scrivo qui criticamente ma in modo propositivo sulla base della mia esperienza professionale  pedagogica, scientifica, amministrativa, a livello locale, nazionale, internazionale. Continua a leggere

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Banchi a rotelle, l'inutile discussione politica. Leggiamo i dati

di Gianfranco Scialpi Banchi a rotelle, la Ministra Azzolina accusata di inefficienza nell’acquisto dei banchi a rotelle. Sono una minima parte e comunque richiesti dalle scuole. Le critiche di un’opposizione (e non solo) che nel 2008 votò a favore dell’inaccettabile Riforma Gelmini.

Banchi a rotelle, l’accusa alla Ministra Azzolina

Banchi a rotelle, il tema del loro acquisto rappresenta un mantra per l’opposizione che nel 2008 votò la Riforma Gelmini. Continuamente M. Salvini, G. Meloni e qualche esponente di FI accusano la Ministra di un acquisto inutile. “Vorrei comprare banco a rotelle per andare al ministero a licenziare Azzolina” Con tutti i problemi che abbiamo il genio Azzolina vuol far comprare i banchi a rotelle.  Non vedo l’ora di comprarne uno per andare al ministero a licenziarla. (M. Salvini, 24 luglio). ” Azzolina non aveva altre idee che spendere milioni di euro per banchi a rotelle inutili (G. Meloni, 26 agosto). Continua a leggere

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Dai voti al giudizio, per una valutazione davvero formativa

di Cristina Marta La sostituzione dei voti con l’espressione del livello di raggiungimento degli obiettivi didattici individuati come essenziali è stata accolta con favore dalla scuola primaria nella quale numerosi docenti e numerosi dirigenti, da tempo, chiedevano un passo indietro rispetto al decreto legge 137/2008, convertito nella legge 169/2009, che aveva reintrodotto la valutazione numerica decimale. L’utilizzo dei voti richiede una sintesi, che impoverisce la valutazione orientata al miglioramento, nella quale si utilizzino strumenti di osservazione e di misurazione non solo dei prodotti, ma anche dei processi di apprendimento e che attribuisca un ruolo centrale all’alunno e allo sviluppo delle sue capacità auto-valutative. La normativa alla quale le scuole primarie devono fare riferimento è costituita dal combinato disposto del D lgs 62/2017, della legge n. 41, 6 giugno 2020, conversione del decreto legge n. 20, 8 aprile 2020 e dell’Ordinanza Ministeriale n. 172 del 4 dicembre 2021 con allegate Linee Guida, che hanno fornito indicazioni operative alle scuole. Continua a leggere

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Eduscopio, ovvero scuole in competizione

di Raimondo Giunta Anche quest’anno EDUSCOPIO ha pubblicato l’atlante delle scuole superiori, di cui ci si può fidare, perchè vanno bene e fanno tutto quello che bisogna fare per primeggiare sulle altre. Sono informazioni, ammesso che abbiano solide fondamenta, utili solo a quelli e a quanti hanno il tempo per leggerle, ma che contribuiscono a iniettare il veleno della concorrenza tra le scuole, non certamente per avere migliori servizi. Questa specie di mercato scolastico è uno dei frutti avariati dell’autonomia scolastica. La formazione delle nuove generazioni non è un compito che si può far meglio mettendo le scuole una contro l’altra; è un compito difficile, complicato che può dare risultati soddisfacenti solo se le scuole collaborano, se scambiano tra di loro esperienze e competenze, aperte l’una all’altra e non in guerra per l’accaparramento di risorse e per vanitose ricerche di visibilità, di cui fa le spese la coerenza del processo educativo e del curriculum. Il principio che ogni scuola debba essere una comunità educativa viene messo in discussione da queste pratiche concorrenziali. D’altra parte vorrei chiedere a quanti producono graduatorie tra le scuole e se ne godono se al punteggio contribuisca la capacità di dare risposte efficaci agli alunni portatori di disabilità o quella di riuscire a migliorare il rendimento degli alunni difficili o quella di accogliere nel proprio seno e integrare alunni figli di immigrati. Vorrei chiedere se sono buone le scuole che lavorano con alunni che non avrebbero bisogno di insegnanti o quelle in cui ai ragazzi bisogna dare tutto, a cominciare dai libri di testo. Continua a leggere

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