Concetto di identità: cos’è la teoria Gender

di Giuliana Sarteur  Nella società c’è un gran bisogno di classificare i comportamenti sessuali e ricercare il senso della così detta normalità. Identità sessuale è un concetto recente ed è un concetto in evoluzione in ogni singolo soggetto a seconda dell’età: deve tener conto della psiche e del modello del tempo in cui vive. L’identità sessuale quindi non e un concetto statico, ma evolutivo e dinamico: parte dalla fase pregenitale per giungere alla genitalità, dinamico perché anche quando l’identità è raggiunta non resta mai eguale. E’ infatti soggetta a tutti i cambiamenti del nostro corpo, informazioni che la nostra mente assimila, a tutte le relazioni che si interrompono e si costruiscono nel corso della vita. Il partner è lo specchio per raggiungere una identità sessuale certa. I pilastri fondamentali per la costruzione dell’identità sono due: la figura dell’accudente ( relazione con la madre ) e il pilastro dell’autonomia, cioè saper fare scelte e saper costruire il proprio essere sessuato. Questi pilastri devono essere molto solidi e se uno dei due è debole l’altro deve sopperire. La base di partenza è indicata dal corredo cromosomico – XX o XY – l’arrivo è diversificato e non prevedibile e si chiama IDENTITA’. Continua a leggere

Loading

La "potenza" della psicologia dell'apprendimento per la professionalità docente

di Cinzia Mion Più volte ho raccontato che la mia salvezza professionale come docente la devo all’incontro con il Movimento di Cooperazione Educativa al mio secondo anno di ruolo. Non intendo ora riprendere l’elogio delle tecniche Freinet ma sottolineare il fascino incredibile che ha esercitato su di me l’approccio con la PSICOLOGIA DELL’APPRENDIMENTO (o dell’educazione che dir si voglia) che sarebbe la riformulazione della vecchia PSICOPEDAGOGIA. Non va confusa con la Psicologia dello sviluppo (chiamata un tempo “psicologia dell’età evolutiva) e nemmeno con la Pedagogia. Sono stata iniziata a questa avvincente avventura cognitiva da Lydia Tornatore. Sulla scia poi ho continuato con la prof.ssa Metelli di Lallo, all’università di Padova, poi con Piero Boscolo che è subentrato dopo di lei , e via via con Clotilde Pontecorvo , Anna Maria Ajello, e il loro gruppo fino al recente Wiggins con la sua intrigante progettazione finalizzata alla COMPRENSIONE PROFONDA E DURATURA. Naturalmente la strada era stata aperta dal grande Bruner cui mi sono abbeverata fino alla fine delle sue produzioni. Il pensiero che “va oltre l’informazione data (! )” e “le idee strutturali delle discipline”, definite più recentemente come “impianti epistemologico disciplinari”, sono stati i suoi pilastri, insieme alle “motivazioni intrinseche “ verso l’apprendimento, che nessun altro come lui ha saputo rendere più coinvolgenti. Ecco, credo che quelli che altre volte ho definito “brividi mentali” io li abbia provati anche alla lettura di Bruner , dopo aver capito che ciò che da allora mi ha contraddistinto è stata una motivazione fortissima alla CURIOSITA’ EPISTEMICA che, come una febbre benigna e stimolante , non mi ha più lasciato. Continua a leggere

Loading

La scuola è ancora il posto giusto per qualche esercizio di libertà

di Raimondo Giunta Non credo che le classi dirigenti della nostra società siano molto preoccupate se la scuola non rende migliori le nuove generazioni rispetto a come erano quando hanno incominciato a frequentarla. A loro interessa solo che escano dalla scuola come quelle che le hanno preceduto e che fuori sgomitano, competono, confliggono, si adattano e si fanno i fatti propri. Unica preoccupazione delle classi dirigenti è che le nuove generazioni, dopo il lungo tirocinio scolastico, siano in grado di adeguarsi alle condizioni di vita e di lavoro che sono state predisposte. Significa che amerebbero avere gente che non crea problemi, che si rende utile dove e quando e ogni volta che dovranno svolgere una qualche mansione. Che siano collaborativi e anche autonomi, ma fin dove è stato stabilito che lo possano essere. Per un obiettivo di questa portata operano, si impegnano, intrigano, sollecitano con i tanti mezzi a disposizione e con le dovute alleanze per ridurre al minimo il margine di autonomia del sistema di istruzione e di ogni singolo istituto ;solo a questa condizione potranno avere una società a propria immagine e somiglianza. Per volere le nuove generazioni integrate e fidelizzate ci vuole, infatti, un’educazione apposita, una continua opera di convincimento e di persuasione. A questo evidente e consapevole impoverimento pedagogico pensano che si possa ovviare magnificando le mille luci della modernizzazione, dei nuovi ambienti di apprendimento, della padronanza delle nuove tecnologie; inneggiando ai miracoli quotidiani del fare nei tanti laboratori ,che manderanno in soffitta le aule e le classi. Per fortuna quelli che comandano o che hanno voce grossa in capitolo anche nella nostra sgarrupata democrazia, non sono diventati i padroni della scuola o meglio non sono ancora riusciti a diventarlo. Continua a leggere

Loading

Salute sessuale: cosa si intende?

di Giuliana Sarteur La salute sessuale è uno stato di benessere fisico, emotivo e sociale relativo alla sessualità, non consiste nella semplice assenza di malattie, disfunzioni o infermità. La salute sessuale richiede un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali con la possibilità di fare esperienze piacevoli e sicure, libere da coercizioni. Nel mondo animale l’istinto riproduttivo e alimentare sono i cardini della sopravvivenza. Per l’uomo e la donna le cose sono più articolate e complesse: è possibile praticare il digiuno come atto rituale e si può rinunciare al sesso come atto di castità, come atto ideale di vita che tende alla sublimazione del suo presunto lato istintuale. Tuttavia il sesso rappresenta un momento di intenso piacere fisico, la modalità con cui l’individuo esce da se stesso per unirsi ad una dimensione più allargata ove incontra l’altro. Così l’atto sessuale diventa la metafora, la manifestazione del mito androgino dell’uomo-donna uniti in un tutt’uno che simboleggia il superamento degli opposti. Il sesso è così energia, è fantasia, è vitalità: l’esperienza sessuale prevede l’attivazione del sistema cognitivo, emotivo e comportamentale. Continua a leggere

Loading

Una professione diventata impossibile

di Raimondo Giunta In Italia si contano in centinaia di migliaia i laureati che aspirano ad un incarico di insegnamento, anche precario. Se si pensa a quanto viene remunerato questo lavoro, bisognerebbe gridare al miracolo, se tante persone più o meno giovani vorrebbero esercitarlo. Ne hanno le competenze? A quanto pare per l’attuale ministro non ce l’hanno e sarebbero in buona compagnia, perché tutti gli insegnanti, anche di ruolo, dovranno sottoporsi ad un periodo obbligatorio di formazione annuale per essere all’altezza dei tempi… Sicuramente le competenze per insegnare non ce l’hanno i giovani che studiano all’Università. A loro è dedicata una parte importante del Capo VIII, relativo all’ istruzione, del decreto n.36 del 30 aprile del 2022, attuativo di una misura del PNRR. Si tratta di una modifica del decreto legislativo n.59 del 2017, che a suo tempo, ma non molto tempo fa, aveva legiferato sul riordino, sull’adeguamento e sulla semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria. Con il decreto del 30 aprile con un solo colpo si è voluto cambiare il sistema di reclutamento e la vita dell’insegnante. Come debbano essere scelti i futuri insegnanti è materia esclusiva delle leggi dello Stato; come debba svilupparsi una carriera in un posto di lavoro è materia di trattativa sindacale. Per due aspetti cruciali del funzionamento di un’istituzione importante come la scuola l’amministrazione non ha sentito il dovere di aprire un dibattito pubblico e di confrontarsi con i sindacati e con tutte le associazioni professionali, oltre che con tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Continua a leggere

Loading

Il corpo va a scuola. Specialisti di educazione motoria alla primaria

di Giovanni Fioravanti Si fa fatica a frequentare la scuola con il corpo, pare che non si sappia dove metterlo. Prima c’erano i banchi e i compagni di banco, corpo a corpo silenziosi. Poi vennero i tavolini mono posto, ognuno per sé. Comunque in classe il corpo deve stare seduto. Poi c’è l’ora di educazione fisica, oggi motoria, in cui appunto educare il fisico che in sostanza è il  proprio corpo. Il corpo, tradizionalmente ignorato nelle nostre classi, improvvisamente ha rivendicato la sua presenza, la sua considerazione quando con la didattica a distanza ci si è accorti della sua assenza, come vicinanza necessaria, vale a dire come relazione. Del resto, il nostro corpo è quella fisicità che ci consente di socializzare, quelli che noi con estensione anglosassone chiamiamo “social” non hanno nulla di sociale, appunto perché mancano della corporeità, della fisicità delle persone. I nostri social sono popolati da ectoplasmi, da entità senza corpi, da spiriti liberi che assumono nickname e le sembianze di un avatar. I corpi non girano più, non si muovono, seduti a scuola come nelle stanze di casa a compulsare la rete digitale. Continua a leggere

Loading

In medio (e in media) non stat virtus

di Stefano Stefanel Ho insegnato per vent’anni nella Scuola media e poi per altri vent’anni ho diretto Scuole medie, sia inserite in Istituti comprensivi, sia aggregate orizzontalmente. Quindi la mia conoscenza dell’argomento è piuttosto professionale e non completamente culturale, probabilmente debole rispetto ai pareri che stanno affollando stampa e social sull’argomento. Purtroppo, tutto quello che so della Scuola media mi influenza molto nelle letture sull’argomento, portandomi ad individuare immediatamente chi scrive (a volte anche con argomenti interessanti) su un argomento che non conosce, rifacendosi spesso alla sola esperienza in suo possesso, che è quella che risale si tempi della sua adolescenza.   Per analizzare il momento critico e irreversibile del segmento di scuola che si occupa di adolescenti dagli 11 ai 14 anni è importante avere in mente due elementi distintivi:

  1. La Scuola media viene giustamente chiamata Scuola secondaria di 1° grado in quanto il sapere viene insegnato e appreso attraverso la sua secondarizzazione, cioè collegando la divisione dei tempi alla divisione dei saperi in “rigide” discipline autonome l’una dall’altra, aggregate in classi di concorso che fanno ritenere a molti docenti di appartenere al secondo e non al primo ciclo dell’istruzione;
  2. La Scuola media viene giustamente collocata nel primo ciclo dell’istruzione, anche se è una scuola secondarizzata, perché le manca la base strutturare dell’apprendimento superiore: l’elettività degli studenti. Quando entrano secondo ciclo dell’istruzione gli studenti si collocano dentro contenitori rigidi e scelti personalmente (chi va al liceo lo fa insieme ai liceali, chi va negli istituti professionali fa scuola con chi vuole professionalizzarsi, ecc.) e queste affinità elettive (spesso sbagliate e prodromiche di disastrosi percorsi scolastici) non esistono nella Scuola media, dove convivono nella stessa classe gli studenti destinati ai licei e alla laurea con gli studenti condannati alla dispersione, alle bocciature o a percorsi interrotti.
Continua a leggere

Loading

Decreto reclutamento docenti: una occasione mancata

di Simonetta Fasoli Sul decreto legge riguardante la formazione iniziale, l’accesso al ruolo e la formazione in servizio dei docenti della scuola secondaria (primo e secondo grado) si stanno registrando le prime reazioni, commenti e sintesi degli organi di informazione, prese di posizione degli organismi di rappresentanza. Ci sarà luogo e tempo, per quanto mi riguarda, per entrare nel merito di un testo che appare articolato, perché disciplina una materia in sé composita. Peraltro, sono solita farlo di fronte a testi che hanno superato la fase delle bozze, delle anticipazioni più o meno attendibili, per assumere la veste definitiva e formalizzata della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Detto questo, alcune considerazioni che riguardano l’operazione politica sottesa al provvedimento e l’impianto del testo si possono già proporre, senza incorrere nel rischio di una lettura sommaria e impressionistica. Il contesto è noto: la stesura delle parti riguardanti la tematica specifica, secondo quanto previsto dal PNRR, dunque con vincoli temporali e coordinate di contenuto stringenti. Pur ammettendo che la cornice richiama l’idea di un’emergenza, mi pare che i modi e gli strumenti adottati da questo Governo esigano un di più di vigilanza e attenzione. Per cominciare: non credo che sia stato opportuno inserire all’interno dello stesso provvedimento le materie relative alla formazione in ingresso dei futuri docenti e quelle riguardanti il percorso formativo successivo lungo linee di sviluppo professionale. Non è con questo dispositivo formale, a mio parere, che si persegue il raccordo necessario a garantire coerenza e continuità ad una biografia professionale. Sono fasi che postulano contesti diversi e distinzioni importanti sul piano delle dinamiche politico-istituzionali. Continua a leggere

Loading

La sfida della scuola: aumentare le conoscenze o migliorare il modo con cui si apprende?

di Raimondo Giunta “Bisogna legare intrinsecamente sapere e problema, come domanda e risposta (M. Fabre) Il tempo scolastico non può essere ampliato a piacimento nel tentativo di consentire alla scuola di adeguarsi alla crescita esponenziale delle conoscenze: è insormontabile lo scarto tra il loro sviluppo e ciò che è possibile insegnare. Ragione per cui dalla fase storica del riformismo scolastico segnato dal costante ampliamento delle discipline e dei contenuti si deve passare a quella della loro selezione, altrimenti la scuola rischia di soffocare per ingordigia. Se nessuno è in grado di prevedere che ne sarà di questa prodigiosa accumulazione di saperi e quali saranno i futuri scenari della società, chiaramente si impone sulla base di questi dati la necessità di ripensare il mondo dell’istruzione e della formazione. In questo processo di riorganizzazione culturale della scuola più che a nuovi ed estesi contenuti bisognerebbe dare maggiore spazio alla capacità di apprendere e di comprendere, a quella di sapere oltrepassare ciò che è abituale e familiare; bisognerebbe educare ad appropriarsi delle tecniche di investigazione, a problematizzare e ad analizzare i dati della realtà. “Apprendere è il nodo essenziale per una società in cambiamento e il desiderio di apprendere è il motore indispensabile. (. . . ) Oggi è importante padroneggiare metodi per pensare, interrogarsi, dialogare, mettere in relazione molteplici domini, sviluppare capacità di problematizzare, di iniziativa, di creatività, di usare creativamente le nuove tecnologie” (A. Giordan) Apprendere non è memorizzare, accumulare informazioni, ma ristrutturare il proprio sistema di comprensione del mondo e non consiste solo nell’integrare nuovi saperi, ma anche nell’utilizzare meglio e in modo diverso ciò che si conosce già. Per ottenere questo risultato bisogna coltivare nei giovani il desiderio e il piacere di apprendere; è necessario farglieli diventare un’abitudine, ma informandoli che nella realtà quotidiana per apprendere ci vogliono tempo, rinunce e fatica e che il possesso di un sapere richiede una esigente e costante ricerca. Continua a leggere

Loading