Gessetti Colorati aderisce all’appello contro la modifica delle Indicazioni Nazionali di storia

L’Associazione Gessetti Colorati ha deciso di fare proprio l’appello di un gruppo di docenti universitari italiani sulla ipotesi di modifica delle Indicazioni Nazionali di storia per il primo ciclo e di invitare gli insegnanti del territorio e gli associati ad aderire all’iniziativa.
E’ da decenni che nella scuola primaria insegniamo la storia cercando di avvicinare anche i più piccoli al metodo della ricerca e anche con ottimi risultati. I bambini capiscono che per studiare la storia non basta ricordare i nomi di personaggi famosi, le guerre e le date. La storia è ben altro ed ha a che fare con la ricerca delle fonti e con uso attento delle stesse.
Oltretutto un metodo di lavoro del genere aiuta i bambini e le bambine a sviluppare il pensiero critico,
Adesso, invece, sentiamo che gli esperti coinvolti da Valditara vorrebbero ridurre la storia al racconto di eventi ‘a mo’ di favola’ come dice proprio Galli Della Loggia.
Ed è proprio per questo che abbiamo deciso di aderire all’appello degli storici che non ci stanno a ridurre lo studio della storia ad una raccolta di racconti o di storielle.
Per saperne di più leggete anche quest’altro articolo e compilate il form per aderire all’appello.

 

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Insegnare storia: la “rivoluzione” delle “nuove” Indicazioni Nazionali

di Antonio Brusa

Se anche voi non ci state, firmate al link allegato. Sarete in buona compagnia.

Giovanni Belardelli, componente della sottocommissione per le Indicazioni nazionali sulla storia, pensa che sia un’idea balzana quella di far lavorare gli allievi con la cassetta degli attrezzi storici, e che la storia non sia altro che un insieme di fatti e personaggi [in calce un piccolo stralcio del suo articolo uscito su Il Foglio qualche giorno fa].Ernesto Galli della Loggia pensa che ai bambini della seconda primaria si debba insegnare “a mo’ di favola” (parole sue) la Bibbia, l’Eneide e altri testi classici. Loredana Perla spiega che il mondo è troppo lontano perché i bambini lo capiscano e che, perciò, a loro vada spiegata solo l’Italia. Tutti costoro, poi, sono d’accordo sul fatto che tutte le discipline non abbiano altro scopo che quello di far diventare italiani i bambini stranieri che avete in classe, e convincere quelli nati in Italia che la loro nazione ha un grande passato.

Questi sono alcuni dei membri della Commissione che sta riformando le indicazioni nazionali, che loro preferiscono chiamare programmi, lasciando capire il grado di prescrittività che vorrebbero assegnare al testo che stanno scrivendo. Le Società storiche si sono già mobilitate. Io e Massimo Baldacci, presidente di Proteo, abbiamo scritto un breve comunicato, giusto per raccogliere storici e insegnanti sotto la bandiera di quelli che non ci stanno.
Se anche voi non ci state, firmate al link allegato. Sarete in buona compagnia.
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Le parole di Giovanni Berardelli
“Chi ha seguito la deriva pedagogistica imposta all’insegnamento scolastico dagli “esperti” di didattica della storia conosce l’idea balzana recepita in passato dalle indicazioni ministeriali, secondo la quale il docente dovrebbe insegnare a bambini e ragazzi a maneggiare la cassetta degli attrezzi dello storico e non già trasmettere nozioni (cosa che viene bollata come “didattica trasmissiva”). Ebbene i nuovi programmi sono partiti proprio dal rifiuto di una prospettiva del genere, nella convinzione che bisognasse tornare a insegnare storia, dunque fatti, date, personaggi”.

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Il diritto all’educazione nel mondo attuale

Il diritto all’educazione nel mondo attuale è un volumetto di un centinaio di pagine scritto da Jean Piaget e pubblicato nel 1951 a cura delle Edizioni di Comunità, la casa editrice fondata da Adriano Olivetti.
Lo proponiamo come contributo alla conoscenza della storia della scuola e dell’educazione.

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La nuova educazione civica di Valditara entrerà nella storia. Statene certi.

di Aristarco Ammzzacaffè

(ricordiamo che l’ebook di Aristarco Ammazzacaffè I ministri dell’Istruzione da Moratti a Valditara citato in questo intervento viene inviato gratuitamente a tutti gli iscritti alla associazione)

L’intervista e il contesto

Finalmente in tutte le scuole italiane dal settembre scorso (2024) è approdata la Nuova Educazione Civica (N.E.C.).
Basta chiedere a insegnanti, ds e studenti per capire questo nuovo miracolo che illuminerà le nostre scuole.

A tutt’oggi – a essere obiettivi fino in fondo – c’è ancora in giro aria di scarso interesse.

– Però visibilmente festosa – annota il Ministro, rallegrandosi, ma anche pensando alla difficoltà del parto: il Decreto, con le Linee guida, elaborato in pieno ferragosto, quando anche il governo tutto era sotto l’ombrellone e affini.
Il pur primario dovere familiare di tornarsene a Milano – dove l’ aspettavano con ansia assolata, parenti ed amici – non l’ha avuta vinta. Quando uno dice: la tempra!

E quindi, in pieno periodo ferragostano (13 agosto) – così raccontano le cronache – il Ministro era ancora lì, a Roma, al suo posto, a farsi intervistare proprio sulla N.E.C. da un giornalista del Messaggero, gocciolante di sudore (povero!) dalla testa ai piedi. Lui però, il Ministro, niente. Neanche una goccia; e in giacca e cravatta. Continua a leggere

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La scuola “del futuro” secondo Valditara

di Dario Missaglia

Il documento ufficiale non c’è ma il dibattito è già iniziato, volutamente sollecitato dalle dichiarazioni del Ministro. Giusto ed opportuno intervenire dunque sulle sue dichiarazioni e sui silenzi che non sono meno eloquenti delle parole.
Il Ministro preannuncia le nuove indicazioni per la scuola elementare e media: neppure più scuola primaria né tanto meno scuola di base, come sarebbe necessario per una scuola “ che guardi al futuro”.
Insomma Valditara, quando non costruisce barriere, conserva gelosamente quelle esistenti.
Che questo non venga colto da “associazioni di presidi” che non sanno neppure cosa sia una scuola elementare e cosa siano bambini e bambine dai sei agli undici anni, ci fa capire molte cose.
Un clamoroso silenzio del Ministro riguarda la scuola nella sua struttura materiale.
Il Ministro preannuncia una scuola più ricca di attività e contenuti: più arte, più musica, più attività fisica e sportiva, più storia d’Italia, più grammatica e lingua italiana ed altro ancora. Vedremo (sui contenuti diremo a tempo debito).
Ci preannuncia dunque una scuola a tempo pieno per tutti, dai sei ai 14 anni ?
Perchè o un arricchimento del curricolo si traduce in un tempo più lungo per tutti, un tempo pieno (spazi, laboratori, saperi formali ed informali, attività con il territorio, ecc) con il necessario incremento di organico, oppure stiamo affermando propositi lasciati al vento. Il silenzio su questo punto è determinante: se non ci sarà una scuola di base a tempo pieno, non avremo nessuna scuola del futuro. Continua a leggere

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Gramsci, Valditara e le “qualità taumaturgiche del Latino”

di Luigi Saragnese

Come un fiume carsico, che scorre nascosto nel sottosuolo, dove manifesta solo effetti indiretti, per poi emergere apertamente in superficie a intervalli più o meno regolari, la questione dell’insegnamento del latino, e della sua affermata “centralità” formativa, riemerge periodicamente nei dibattiti sullo stato della scuola italiana.

È quanto accaduto anche stavolta con l’intervista del ministro Valditara a Il Giornale del 15 gennaio[1]. Nell’annunciare le nuove Indicazioni nazionali per il primo ciclo – assieme ad “innovazioni” quali la “comprensione della civiltà musicale sin dalla prima elementare”, l’”insegnamento della letteratura (comprensiva della Bibbia) e della grammatica”(dalla quale ha inizio – precisa il ministro – la cultura della regola), e della Storia “come una grande narrazione”, priva di “sovrastrutture ideologiche” che privilegi “la storia d’Italia, dell’Europa, dell’Occidente”, Valditara ha posto l’accento su quella che si appresta ad essere uno degli assi portanti del suo progetto: l’apertura all’eredità di “un vasto patrimonio di civiltà e tradizioni” attraverso la reintroduzione del Latino a partire dal secondo anno della scuola secondaria di primo grado. Continua a leggere

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L’insegnante “Premium”

di ChatGPT
sulla base di brainstorming e supervisione di Marco Guastavigna

Prompt: analizza questa immagine

Immagine che contiene testo, diagramma, schermata, Piano Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.

L’Insegnante “Premium”: Opportunità e Rischi nell’Istruzione Moderna

Nel panorama dell’istruzione moderna, l’integrazione di tecnologie avanzate e automazioni sta trasformando profondamente il ruolo dell’insegnante. Continua a leggere

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E’ possibile razionalizzare l’attività didattica?

di Raimondo Giunta

A partire dagli anni ‘70 la programmazione didattica ha introdotto nelle relazioni educative il lessico (..e non solo) del mondo aziendale, per sradicare quello di derivazione umanistico-pedagogico, di cui si serviva la quasi totalità del personale insegnante. Scelta fatta con il consenso di parte dell’apparato ministeriale, di parte del sindacato, del mondo accademico e di non poche associazioni professionali per una svolta irreversibile verso la modernità.
Si coltivava (e si continua a coltivare) l’ambizione di replicare a scuola le strategie aziendali di massimizzazione dei risultati anche in presenza e in costanza di scarsità delle risorse disponibili. Le risorse scarse a scuola, oltre a quelle finanziarie come sanno anche le pietre, sono il tempo disponibile e l’attenzione degli alunni, sviata da mille sollecitazioni.
Si dovrebbero fare miracoli sfruttandole al meglio. Ma il meglio non è la fretta e nemmeno l’abbandono di quelli che per diversi motivi non tengono il ritmo e non riescono a farcela.
Solo la tracotanza intellettuale può fare credere che il processo di formazione può essere finalizzato ad ottenere i risultati che si vogliono in un determinato tempo e magari in un solo modo. Formare ed educare giovani, però, è alquanto diverso dal produrre bulloni o pezzi di ricambio, perchè il processo di formazione è diverso da quelli messi in atto in qualsiasi attività aziendale. Appartiene ad un altro pianeta. Continua a leggere

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Verso le nuove indicazioni nazionali Valditara

di Aluisi Tosolini

Prime suggestioni e riflessione sul metodo

L’intervista del Giornale del 15 gennaio 2025 al Ministro Valditara sulle nuove indicazioni nazionali ha generato molto scalpore e molto “dibattito” (e me, personalmente, il morettiano “No! Il dibattito no!!!” del 1976)

Quelle che seguono sono noterelle a margine, e come tali provvisorie e forse persino illusorie, unite ad una riflessione sul metodo.

Indicazioni nazionali o ritorno ai Programmi?

Nella scuola italiana le “indicazioni nazionali” da decenni hanno sostituto i programmi ministeriali (ovvero il preciso elenco degli argomenti da svolgere nel corso delle attività didattiche). Ciò trova il suo punto di avvio nella riforma dell’autonomia scolastica ( DPR 275/1999 e in particolare nell’art. 8 – definizione dei curricoli – e nell’art. 4 – Autonomia organizzativa).
Il dpr 275/99 – che è ancora legge dello stato – ricorda – al citato art. 8 – quali sono i compiti del ministero nella elaborazione delle “indicazioni nazionali”.
Rileggiamo con attenzione Continua a leggere

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