Intelligenza artificiale e/a scuola: questioni aperte e qualche conclusione (provvisoria)

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di Rodolfo Marchisio

Due aneddoti

  • Mentre organizzavamo For Tic 1 con USR Piemonte e Unito, con M. Guastavigna, un assistente di Luciano Gallino tutto “goduto” ci ha mostrato un suo software che somministrava le prove, le correggeva, attribuiva i voti e inviava in automatico una mail agli allievi. Domanda: “se fa tutto il software, tu coi tuoi allievi quando ci parli?”
  • Ricordate il colonnello russo che contro ogni evidenza che proveniva dalle sue tecnologie (5 missili nucleari in arrivo dagli USA) ha preso tempo ed evitato di far partire la prima guerra nucleare?
    Ci ha salvato. È stato lodato e poi è sparito.

“Prima di usare tecnologie molto potenti, prima addirittura di ipotizzare per cosa usarle, bisogna anzitutto conoscere questi strumenti. Capire come funzionano, quali sono le loro potenzialità e (soprattutto) quali sono i loro limiti. Ma anche evitare di considerarli una scatola nera che processa chissà come input e restituisce magicamente output da applicare a occhi chiusi.” (Soro)

Soro e Rodotà
 “Tutto quello che è tecnicamente possibile è anche eticamente lecito, politicamente e socialmente accettabile, giuridicamente ammissibile?” (Rodotà)

L’algoritmo non è infallibile né neutro. Si tratta di opinioni umane strutturate in forma matematica. L’uomo ha (deve avere) la possibilità di intervenire in qualsiasi momento dei processi decisionali. (Soro)
Senza regole la società (l’ambiente) digitale rischia di divenire la società della schedatura, la rete, da straordinaria risorsa democratica, può diventare strumento di sorveglianza globale da parte dei grandi poteri economici” Rodotà.  Schiavitù volontarie o passive, disinformazione e post verità.
L’IA dà un grande potere a chi la gestisce. Quante delle nostre decisioni come cittadini sono sempre più condizionate: dagli acquisti, ai gusti, alle idee, al nostro stanco diritto di votare influenzato dalle Fake? I GAFAM e soci da servizi di informazione e comunicazione tendono a gestire anche servizi ed attività sociali, sanità, istruzione, servizi ai cittadini. Continua a leggere

La questione del presepe: ovvero laicità e scuola

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di Cinzia Mion

Mi sento ancora una volta tirata per i capelli a dover intervenire i merito alla questione della laicità dell’Istituzione scolastica, che discende da quella dello Stato. Per chi dovesse nutrire ancora dei dubbi sulla laicità dello Stato, e di conseguenza della Scuola statale, ricordo la sentenza della Corte Costituzionale dell ’11 e 12 aprile 1989  che, interrogata proprio in materia scolastica, si pronuncia in modo incontrovertibile affermando: “I valori richiamati (art.2, 3, 19) concorrono con altri ( art.7, 8, 20 della Costituzione) a strutturare il principio supremo della laicità dello Stato, che è uno dei profili della forma dello Stato delineata nella Carta costituzionale della Repubblica”.
E’ il caso allora di tornare a spiegare ai giornalisti della carta stampata e delle varie TV locali e nazionali, ma soprattutto ai politici o politicanti ignoranti (nel senso che ignorano) che con la revisione del Concordato (1984) devono prendere atto e cercare di spiegare ai loro lettori o fruitori o elettori che, tra le conseguenze della revisione del Concordato ora nella scuola hanno diritto di cittadinanza la “cultura” religiosa ma non più gli atti di “ culto”.
Questi ultimi erano e sono : il segno della croce, le preghiere prima delle lezioni, le benedizioni a Natale o a Pasqua o comunque durante le cerimonie, le messe durante l’orario scolastico, la realizzazione del presepe, ecc. Continua a leggere

Taskificazione e monetizzazione dell’intelligenza prestazionale

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di Marco Guastavigna

La discussione di primo livello sull’IA – come è usanza degli intellettuali organici al mercato – è lenta e, of course, sui massimi sistemi.
Al secondo livello, quello della pacata divulgazione, si muore e si provocano morti per asfissia culturale, malattia tipica della citazione subordinata e subordinante, che riconosce e naturalizza la gerarchizzazione della supply chain della conoscenza.

Laddove si decide, si progetta e si fa, invece, si agisce. E così si dispiega sempre più l’aziendalizzazione del mondo 4.0 per via digitale.
Già i software “tradizionali” e successivamente le applicazioni per dispositivi mobili avevano consentito di scomporre il “lavoro” in micro-attività distinte e misurabili, incrementandone – in nome dell’utilitarismo razionale a matrice capitalistica, per cui la priorità è il profitto – l’alienazione e minimizzandone per contro la capacità contrattuale. Continua a leggere

Mario Lodi: “La pace va fatta prima della guerra”. Firma l’appello

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di Roberto Lovattini

Mario Lodi era convinto che la Pace andasse fatta prima della guerra e non dopo. Per questo motivo dedicò tutto il suo impegno come maestro, educatore e scrittore all’educazione alla Pace.

Con l’appello che noi del Comitato Scuola Pace Costituzione abbiamo promosso nelle scuole e nel mondo educativo, è a lui e al suo lavoro di professionista militante che pensiamo mentre siamo impegnati a  raccogliere adesioni chiedendo, non una generica firma, ma  l’impegno personale di uomini e donne che lavorano nel campo dell’educazione.

Pensiamo che spetti a noi, adulti ed educatori, parlare con bambini e ragazzi, fare in modo che  possano acquisire l’abitudine a confrontarsi, esprimere pareri e partecipare alle decisioni che li riguardano come prescrive la Dichiarazione dei Diritti dell’Infanzia.

Questa abitudine possono impararla se compiono tante esperienze pratiche partendo dalla  vita reale, quella vissuta a scuola ma anche e soprattutto in quella grande scuola che è il mondo. Dai problemi scolastici e relazionali, ai conflitti bellici che rischiano di spazzare via l’umanità intera. Continua a leggere

Intelligenza artificiale: perché pone interrogativi etici e sui nostri diritti di cittadini?

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di Rodolfo Marchisio
e Stefano Penge

Dopo aver introdotto il tema, averlo approfondito  vediamo di spiegare un po’ di più gli aspetti critici dal punto di vista della cittadinanza.
Un intervento educativo (formazione di competenze e cultura digitale) è possibile solo se si supera la visione della digitalizzazione come un processo di democratizzazione spontanea dell’accesso delle informazioni oggi non più possibile. Agenda digitale. E come un processo “magico” e spontaneo di riforma della scuola in senso democratico grazie alle tecnologie

Quale IA
L’Europa ha stabilito i limiti da porre allo sviluppo della IA per tutelare i cittadini:
AI Act.
Riguardano i modelli fondativi alla base di grandi sistemi di AI e il ricorso alla sorveglianza biometrica e alla (ipotizzata) polizia predittiva. L’AI Act, inquadra i diversi sistemi di intelligenza artificiale pone paletti, proibisce alcune applicazioni e introduce procedure di salvaguardia per mettere al riparo i cittadini dell’Unione da abusi e violazioni dei diritti fondamentali. L’attenzione è:
1- sui modelli fondativi, quelle forme di intelligenza artificiale generali in grado di svolgere compiti diversi (come creare un testo o un’immagine) e allenati attraverso un’enorme mole di dati non categorizzati.
Si è lavorato ad una applicazione preventiva delle regole su sicurezza informatica, trasparenza dei processi di addestramento e condivisione della documentazione tecnica prima di arrivare sul mercato. Wired.
2- La UE è arrivata ad un compromesso sull’uso dell’AI per compiti di polizia e di sorveglianza.
Sul riconoscimento biometrico in tempo reale, ma si era discusso anche di polizia predittiva poi vietata. Ossia usare gli algoritmi per prevedere le probabilità con cui può essere commesso un reato, da chi e dove? Quali diritti verrebbero violati con questa delega? AI Act Europa (Wired) Continua a leggere

Gli apprendisti stregoni dell’autonomia differenziata applicata alla scuola

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di Stefano Stefanel

Nel generalizzato disinteresse generale si sta sviluppando sotterraneamente e mediaticamente l’applicazione dell’autonomia differenziata, inserita in Costituzione nel 2001 con la legge costituzionale n° 3 del 12 marzo 2001 emanata il 18 ottobre 2001 a seguito del referendum popolare confermativo del 7 ottobre 2001 (10.433.574 voti favorevoli, 5.816.527 voti contrari, 229.376 schede bianche e 363.943 schede nulle).
L’autonomia differenziata riguarda molti settori e quello scolastico non si sottrae a questo esperimento di ingegneria costituzionale che non pare riuscito finora benissimo, almeno a livello teorico.
L’autonomia differenziata è una novità per quindici regioni italiane, mentre di fatto già c’era negli statuti speciali per le cinque Regioni individuate dalla Costituzione del 1948 (Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta), anche se tre delle cinque regioni hanno applicato le norme anche sulla scuola soprattutto per l’applicazione di trattati internazionali (il Trentino Alto Adige per la sola provincia di Bolzano, il Friuli Venezia Giulia per la minoranza di lingua slovena, la valle d’Aosta per le norme di collegamento con la Francia) e una sola (il Trentino Alto Adige per la sola provincia di Trento) ha realmente regionalizzato la scuola per decisione non derivata da norme internazionali con la legge n° 5 del 7 agosto del 2006.

In questo momento l’autonomia differenziata applicata alla scuola viene rivendicata da poche Regioni e – tra tutte – solo il Veneto pare avere le idee chiare su cosa fare e pretende una totale regionalizzazione del sistema scolastico, uscendo di fatto dal sistema scolastico nazionale. Ci sono delle parti politiche interessate all’autonomia differenziata e parti che sono ostili anche alla sola idea inserita in Costituzione (queste ultime sono soprattutto forze di centro sinistra e sindacali, che paiono essere diventate nemiche dell’autonomia differenziata pur avendola inventata). Ma nel complesso l’opinione pubblica non è interessata alla cosa, la sente distante e non guarda con interesse oltre la scuola frequentata dai propri figli.

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Niente di nuovo sul fronte artificiale

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di Marco Guastavigna

Non vi è nulla di cui preoccuparsi. Il sommo filosofo dell’onlife tassonomizza perfino il proprio aspirapolvere robot. E, di fronte alla fertilità delle macro-categorie, cosa sarà mai la mancata citazione delle micro-lavoratrici e dei micro-lavoratori del Sud globale che fotografano feci di cane per addestrare i dispositivi domestici “intelligenti” ad evitarle, qualora nelle dimore del Nord globale si verificasse questa emergenza?

Più in generale, l’accademia sta praticando la solita strategia, ovvero l’innovazione conservatrice. E quindi, come sempre, si proclama fervida paladina dell’ennesima rivoluzione ontologica ed epistemologica, a cui non si può certo restare indifferenti se si vuole avere lo sguardo proteso nel futuro. Ovviamente, quello a supremazia occidentale. L’importante è convogliare il tutto in “sapere da scaffale”, utile per strutturare insegnamenti ed esami che garantiscano la conservazione degli organigrammi e dei rapporti di potere consolidati nei decenni trascorsi e auspicati per quelli a venire.

La casta più elevata di questo tecno-feudalesimo intellettuale è tutta intenta, inoltre, a pubblicare monografie autografe, in cui esplicitare e celebrare concettualizzazioni originali e, soprattutto, proprietarie. Queste opere consentiranno di sedere da protagonisti ai tavoli della conoscenza mercificata, di ricevere inviti a convegni, seminari, trasmissioni televisive e così via. Il patto sottoscritto tra gli autori è del resto molto solido: è gradita la reciprocità della citazione bibliografica, in modo di rafforzare le posizioni di tutti. Fare rete. Continua a leggere