di Marco Guastavigna
Era dai tempi della Didattica a Distanza – sono sincero! – che non provavo emozioni così profonde di fronte a una posizione sindacale in materia di dispositivi digitali e professionalità docente. Mi riferisco alle argomentazioni sull’intelligenza artificiale a scuola recentemente esternate dal Segretario generale Uil Scuola Rua Giuseppe D’Aprile. Già il titolo, che riprende la moda di grammatica libertariana del momento storico (la concordanza tra soggetto e predicale verbale “a muzzo”), dimostra l’attualità del ragionamento: Intelligenza Artificiale, D’Aprile: punto di partenza è fiducia nel lavoro che si fa in classe e libertà di insegnamento. Mi è parso pertanto giusto affiancare al mio commento di essere umano ipercritico le ben più sobrie chiose di alcuni dei più noti accrocchi del settore.
Per prima, la valutazione di Microsoft Copilot:
“In Italia, la questione dell’innovazione nell’istruzione è ancora spesso affrontata con pregiudizi e una certa mancanza di concretezza. Tuttavia, è importante considerarla come un’opportunità, senza lasciarci intimidire. Il modello estone ci offre spunti di riflessione interessanti. L’Estonia si è distinta come uno dei leader europei nella rivoluzione digitale, un risultato notevole considerando il suo passato post-sovietico. Nel 1991, quando ha iniziato a ristrutturare le sue strutture di governance, ha gettato le basi per un approccio innovativo che permea anche il sistema educativo. Il curriculum nazionale estone pone l’accento su obiettivi di competenze generali, che includono non solo le tradizionali abilità accademiche, ma anche competenze sociali e digitali fondamentali. In questo contesto, strumenti avanzati come ChatGPT non sono imposti rigidamente, ma vengono lasciati alla discrezione degli insegnanti.