Ho sempre riflettuto sul tema della valutazione. A volte l’ho fatto con tono scherzoso, mettendone alla berlina gli eccessi pseudo docimologici (lo feci proprio sul sito di Pavone Risorse), altre l’ho fatto più seriamente dedicando un capitolo della mia tesi di dottorato (anche questo pubblicato sul sito di Pavone Risorse). Recentemente ho scritto un Regolamento della Valutazione che nei prossimi giorni, dopo un passaggio in Commissione PTOF e discussioni diffuse nei dipartimenti disciplinari e nei consigli di classe, affiorerà in Collegio dei Docenti per una discussione collettiva e meditata. Lo rendo disponibile in questa sede perché potrebbe ispirare qualcuno e contribuire a salvare delle vite.
In questo regolamento ho provato a defascistizzare la valutazione.
Uso tecnicamente questa parola, giacché ho appreso che la locuzione “congruo numero di valutazioni scritte, orali e pratiche” deriva da un articolo di un regio decreto della riforma Gentile.
La normativa vigente, quella che è emersa col DPR 122/2009 e con D.Lgs. 62/2017 sembrano però lettera morta nei regolamenti sulla valutazione innestati nei PTOF che continuano a parlare di “congruo numero di voti”. Il mio contributo vuole accogliere ciò che è scritto nelle norme vigenti, ma non letto, meno che mai praticato.
Non è il regolamento che scriverei se fossi imperatore del mondo (dico “imperatore del mondo” perché il regolamento che scriverei non avrei il potere di deliberarlo neppure se fossi Ministro), ma è un contributo di cosa si può fare entro la legislazione vigente (quella davvero vigente, non quella che molti immaginano che ancora viga).
Pare assurdo, ma nessuno l’ha letta, la legislazione vigente. Nessuno si attiene. Tutto continua come se nulla fosse. E, infatti, spesso la scuola soccombe ai ricorsi. Per forza. Andiamo avanti per prassi obsolete.
Giacché non sono più giovane, ho fatto qualche esperienza e penso che dovremmo tutti adottare a scuola quella che in medicina è un cardine sul quale si basa da millenni questa disciplina: “primum non nocere”.
Ed è innegabile il fatto che i voti nuocciano. Creano disagio. Paura. Distaccano dal piacere dell’apprendimento. A volte, nelle psicologie condizionate di studenti che poi diventeranno disadattati nella vita, sono lo scopo del gioco. “Ho preso otto!” dice la mia stessa prole. Sono io che le chiedo: cosa hai imparato?
Alla luce di queste considerazioni, che mi fanno dire che la scuola avanzerebbe di un secolo semplicemente abolendo i voti (ma per fortuna mia e vostra, non sono l’imperatore del mondo), potete immaginare quanto stucchevoli appaiano alla mia modesta persona le notizie che sostengono che per le attività estive legate ai progetti che verranno finanziati col PON collegato al “Piano scuola estate 2021. Un ponte per il nuovo inizio” e con altri finanziamenti all’uopo dedicati, dovrebbero essere valutate. Nulla osta alla valutazione (peraltro, del tutto immaginata, temo da menti perverse), ma i voti no. No grazie.
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Piano estate, non c’è nessuna valutazione degli alunni
Lo scorso 29 aprile, in contemporanea con la presentazione del Piano Estate del Ministero di Istruzione, tutte le Istituzioni Scolastiche hanno ricevuto una circolare, firmata dal Capo Dipartimento Stefano Versari, nel cui testo le parole “valutazione” e “valutare” ricorrevano ben sei volte.
“Ma come – si chiederanno in tanti – anche nelle lezioni estive gli alunni verranno bombardati con verifiche e interrogazioni?”
Fortunatamente no, ma è significativo che, quando si parla di valutazione, i più pensino subito ed irrimediabilmente al voto.
Parafrasando Boniperti verrebbe da dire che “il voto non è importante, è l’unica cosa che conta”.
Nel caso del Piano Estate il voto c’è ma è solo il punto di partenza, nemmeno il più importante, per la progettazione degli interventi.
Piuttosto, scrive Versari, dovremo «dialogare con i ragazzi, scartando modalità standardizzate o schematiche [perché] mai come in questo caso la personalizzazione dell’insegnamento è fondamentale e questa chiede di conoscerli».
Il dialogo continuo tra docente e discente e l’utilizzo continuo del feedback per modificare e migliorare la didattica è uno dei capisaldi della cosiddetta valutazione per l’apprendimento (assessment for learning).
La parola chiave è quel “per” che modifica totalmente il significato dalla valutazione tradizionale. Non si tratta più solo di verificare il possesso, o meno, di conoscenze e competenze ma anche (e piuttosto) di ricevere un feedback dagli studenti che ci consenta di migliorare la nostra didattica.
Spesso, imprigionati dalla burocrazia e alla ricerca costante del “congruo numero di verifiche” perdiamo comprensibilmente di vista questo importante aspetto della valutazione.
Liberati dalle catene del voto, è auspicabile che, almeno per le fasi I e III del Piano Estate riscopriremo le potenzialità di tutti gli altri aspetti del processo valutativo.
Per una nuova valutazione mite nella scuola primaria
Proposte per una “variante M”
Sto studiando attentamente tutta la normativa sulla “nuova valutazione” nella scuola primaria, nata per merito delle leggi 6.6.2020 n. 41, e 13.10.2020 n. 126.
Accompagnano le leggi un’Ordinanza ministeriale e le “Linee guida” corrispondenti per l’applicazione a scuola.
Materia ricca e complessa, che merita scavare bene per comprendere la connessione tra le sue ispirazioni pedagogiche e i fatti attuativi richiesti nei nuovi documenti di valutazione proposti.
Sono naturalmente molto lieto del fatto che almeno nella scuola primaria si sia superata, per la seconda volta della storia contemporanea, la logica di valutazione sommativa con voti numerici.
Ma proprio per questo, per evitare che la nuova valutazione scada in una finzione formale e non in un processo di qualità, mi permetto di approfondire alcune questioni che per me sono cruciali per garantire una qualità formativa della valutazione come processo di sviluppo vero e non sanzionatorio.
E, soprattutto, proporrò qui l’aggiunta, per la nuova scheda di valutazione, di un nuovo “spazio testuale” per me essenziale. Aggiunto, non alternativo, per rendere più efficace la novità valutativa.
Dal voto ai giudizi: i perché di un cambiamento necessario
Nella scuola primaria si passa dal voto ai giudizi. Anche se si tratta di un cambiamento del tutto in linea con la ricerca educativa e valutativa più avanzata – o forse proprio per questo motivo – l’accoglienza da parte dell’opinione pubblica è stata finora caratterizzata da una certa dose di circospezione e sospetto. Come ho già rilevato, sul Corriere della Sera Galli della Loggia ha attaccato frontalmente i giudizi, definendoli poco chiari e buonisti. Benché le lapidarie opinioni dell’editorialista siano, come vedremo, del tutto infondate dal punto di vista scientifico ed educativo, ritengo utile partire da esse per ragionare sulle motivazioni profonde di questo passaggio. Le posizioni di Galli della Loggia costituiscono infatti un’efficace sintesi dei luoghi comuni che egemonizzano il dibattito su insegnamento e valutazione destinato al grande pubblico e restituiscono una preziosa testimonianza degli ostacoli che anche i cambiamenti educativi più sensati incontrano sul piano comunicativo.
Galli della Loggia, ovvero la nostalgia del voto numerico
L’esimio professore dal nome ricorrente, quando si tratta di entrare a gamba tesa sui provvedimenti del Ministero dell’Istruzione, che non sono per lui abbastanza “gentiliani”, ci è ricascato….
Se ne è uscito il 20 febbraio 2021, sul Corriere della sera”, con una specie di “invettiva ad orologeria” (chi c’è dietro, forse il Gruppo di Firenze?) che infarcita di parole sprezzanti, come si addice alla sua spocchia, ha attaccato il Ministero per la recente ordinanza e le allegate Linee guida, che hanno abolito i voti numerici alla scuola primaria.
Se la prende all’inizio perfino con il termine “primaria” (che ha soppiantato elementare) tanto che subito sembra un attacco all’uso della lingua da parte dei ministeriali.
Non è però questa l’intenzione del noto professore emerito di storia contemporanea, senz’altro molto nostalgico della cosiddetta scuola elitaria che scremava le eccellenze (il merito dice lui), perché l’obiettivo vero è quello di rivolgersi al nuovo Ministro, invitandolo a ragionare con i piedi per terra (???) cominciando con il dichiararsi sconsolato perché già a partire dal 1977 (però la storia della scuola allora la conosce!!!) sono stati aboliti i voti sostituiti dai giudizi.
VALUTAZIONE FORMATIVA AL VIA. I NOSTRI VIDEO
Nell’intento di offrire un piccolo contributo agli insegnanti che si apprestano ad applicare le nuove disposizioni in materia di valutazione nella scuola primaria raccogliamo qui i riferimenti ai nostri video sull’argomento e la documentazione ufficiale
Dal voto al giudizio descrittivo. Opportunità e rischi
Conversazione con Cristiano Corsini
Aldo Visalberghi, un pedagogista deweyano (E. Bottero intervista Cristiano Corsini)
nota: Visalberghi fu uno dei primi pedagogisti italiani ad occuparsi di valutazione
Valutazione autentica e compiti di prestazione (a cura di Riccarda Viglino)
Dall’osservazione alla valutazione (a cura di Sonia Sorgato)
Si possono trasformare i voti in giudizi? (a cura di Enrico Bottero)
Valutazione autentica e compiti di prestazione (a cura di Riccarda Viglino)
Valutazione scuola primaria. Cosa devono sapere i genitori (a cura di Reginaldo Palermo)
Dagli obiettivi di apprendimento ai giudizi descrittivi (a cura di Enrico Bottero)
Riccarda Viglino parla di valutazione formativa e rubriche valutative
Andrea Canevaro parla di autovalutazione
Enrico Bottero parla dell’Ordinanza e delle Linee Guida
Niente voti neanche nella pratica quotidiana, intervista a Enrico Bottero
Pratiche didattiche di valutazione formativa, di Enrico Bottero
Valutazione nella scuola primaria, intervista ad Anna D’Auria (segretaria nazione MCE)
Insegnamento e valutazione formativa, conversazione con Enrico Bottero e Raffaele Iosa
DOCUMENTAZIONE
Circolare Ministeriale
Ordinanza Ministeriale
Linee Guida del Ministero
Dai voti al giudizio, per una valutazione davvero formativa
La sostituzione dei voti con l’espressione del livello di raggiungimento degli obiettivi didattici individuati come essenziali è stata accolta con favore dalla scuola primaria nella quale numerosi docenti e numerosi dirigenti, da tempo, chiedevano un passo indietro rispetto al decreto legge 137/2008, convertito nella legge 169/2009, che aveva reintrodotto la valutazione numerica decimale.
L’utilizzo dei voti richiede una sintesi, che impoverisce la valutazione orientata al miglioramento, nella quale si utilizzino strumenti di osservazione e di misurazione non solo dei prodotti, ma anche dei processi di apprendimento e che attribuisca un ruolo centrale all’alunno e allo sviluppo delle sue capacità auto-valutative.
La normativa alla quale le scuole primarie devono fare riferimento è costituita dal combinato disposto del D lgs 62/2017, della legge n. 41, 6 giugno 2020, conversione del decreto legge n. 20, 8 aprile 2020 e dell’Ordinanza Ministeriale n. 172 del 4 dicembre 2021 con allegate Linee Guida, che hanno fornito indicazioni operative alle scuole.