Rimodulazione ora di lezione, non sempre occorre recuperare

di Gianfranco Scialpi Rimodulazione ora di lezione, La ministra Azzolina ha dichiarato che occorre recuperare sempre. Non è così. Lo afferma il contratto… Rimodulazione ora di lezione, la Ministra ha dichiarato… Rimodulazione ora di lezione, la Ministra è intervenuta all’interno di una lunga intervista al “Fatto Quotidiano” (22.07.20). ” Le scuole stanno lavorando tanto e bene, alcune potrebbero decidere di portare l’unità oraria da 60 a 50 minuti per avere maggiore flessibilità organizzativa.Ma quei dieci minuti vengono recuperati , restituiti agli studenti. Il monte orario non cambia. E’ una norma già esistente: quando ero docente, nella mia scuola, lo facevamo e il tempo da restituire lo impiegavamo per fare lezione agli studenti in difficoltà” Ovviamente sulla stessa linea si è posto ad esempio l’Usr del Lazio che fa divieto di ridurre le ore complessive del tempo scuola previste dall’ordinamento. Leggendo bene la normativa però… Discorso chiuso allora? Occorre tornare a scuola garantendo l’unità oraria a 60 minuti? Non è così sempre. L’articolo 28 comma 2 dell’attuale CCNL, rifacendosi a quello del 2007 recita: “Al di fuori dei casi previsti dall’articolo 28, comma 8, del CCNL 29/11/2007, qualunque riduzione della durata dell’unità oraria di lezione ne comporta il recupero prioritariamente in favore dei medesimi alunni nell’ambito delle attività didattiche programmate dall’istituzione scolastica. La relativa delibera è assunta dal collegio dei docenti”. In concreto qualunque riduzione prevista da un progetto o da una sperimentazione deve prevedere il recupero. Siamo di fronte a casi basati su ragioni didattiche. E questo spiega il coinvolgimento del solo collegio dei docenti. Negli altri casi, come l’evento pandemico che sta costringendo il sistema scolastico ad elaborare un nuovo modello organizzativo vale il riferimento al CCNL che recita, coinvolgendo il Consiglio di Istituto: “Per quanto attiene la riduzione dell’ora di lezione per cause di forza maggiore determinate da motivi estranei alla didattica, la materia resta regolata dalle circolari ministeriali n. 243 del 22.9.1979 e n. 192 del 3.7.1980 nonché dalle ulteriori circolari in materia che le hanno confermate. La relativa delibera è assunta dal consiglio di circolo o d’istituto.” Ora nella circolare 243/79 confermata anche da quella dell’anno successivo è scritto:  “Non è configurabile alcun obbligo per i docenti di recuperare le frazioni orarie oggetto di riduzione.” Pertanto si può procedere alla rimodulazione oraria a x minuti, inferiori a sessanta. E questa è una bella notizia che faciliterà in molti casi una ripartenza ottimale della scuola a settembre.]]>

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Il capitale sociale al tempo del Coronavirus

di Cinzia Mion La Scuola sta vivendo in questo frangente, caratterizzato dagli esiti della pandemia non ancora risolta, un momento molto difficile e problematico. Mai come ora infatti ci siamo resi conto di quanto sia importante questa istituzione non solo per la crescita culturale e civica delle nuove generazioni ma anche per il loro benessere psicologico. Le aspettative nei suoi confronti sono perciò altissime ma la sua riapertura sta mettendo a dura prova le forze del Paese che si muovono nella sua orbita. La Scuola, caratterizzata da vent’anni di Autonomia, avrebbe dovuto, nel tempo , depotenziare i legami gerarchici e verticali che la facevano dipendere direttamente in tutto e per tutto dal Ministero, ed avrebbe dovuto richiedere invece l’attivazione di una “responsabilità circolare” riferita al territorio di riferimento. L’enfasi oggi allora dovrebbe essere posta sulla comunità di appartenenza, all’interno della quale invitare a coltivare appunto la corresponsabilità educativa tra tutti gli attori che gravitano intorno alla comunità. Continua a leggere

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I dettagli del diavolo

di Raimondo Giunta

  • Il piano scuola 2020-2021 elaborato per garantire una ripresa delle attività didattiche all’insegna della normalità è corredato dall’accordo delle Regioni e dall ’impegno di risorse aggiuntive da utilizzare per l’assunzione di migliaia di nuovi docenti e di nuovo personale ATA . Il ritorno a scuola è in sé un fatto positivo e consentirà di riallacciare e rafforzare il legame con la società.Tutto dipenderà dalla passione e dall’entusiasmo con cui si lavorerà con gli alunni.L’esperienza fa dire che anche a moltiplicare le risorse che saranno disponibili,gli inizi del nuovo anno scolastico saranno complicati un po’ dappertutto.Non è nella disponibilità delle più efficienti amministrazioni predisporre e arredare i locali per il 15% della popolazione scolastica italiana,che non potrebbe rientrare a scuola, se si vogliono e si devono rispettare le norme di sicurezza prescritte dal CTS e fatte proprie dal Piano Scuola, nel giro di appena due mesi,uno dei quali dedicato alle ferie nella stragrande maggioranza delle aziende della nazione.Non è pensabile nemmeno,anche se auspicabile,che nello stesso lasso di tempo sia possibile dare corso a tutte le operazioni necessarie per garantire che a settembre entrino in servizio i dirigenti,gli insegnanti e il personale che mancano.Il buonsenso ,se ce n’è ancora,consiglierebbe pertanto di non alimentare richieste e proteste che si scontrerebbero con la durezza dei dati della realtà.Una scuola non si rivolta come un calzino in pochi giorni dell’anno;un anno questo in cui la scuola non è l’unico problema da affrontare.Per quanto riguarda la scuola,invece, farei un po’ più di attenzione a quanto viene detto e consigliato nel paragrafo che va sotto il titolo “Tra sussidiarietà e corresponsabilità educativa”.
  • Credo che si debba aprire una discussione seria su quello che vi si propone ,perchè le ambiguità che si nascondono dietro i buoni propositi rischiano di impoverire e di ridimensionare il ruolo della scuola e le sue funzioni.Viene detto:”in una logica di MASSIMA ADESIONE al principio di sussidiarietà e di corresponsabilità educativa” le scuole,soggetti pubblici,privati e terzo settore possono sottoscrivere,attraverso apposite conferenze di servizio,Patti educativi di comunità per “la più ampia realizzazione del servizio scolastico nelle condizioni del presente scenario”.Si sa come gli Enti locali debbano concorrere a realizzare il servizio scolastico ;un po’ meno come vi possano concorrere soggetti privati e del Terzo Settore;ciò che necessita capire è che cosa significhi e che cosa possa comportare la sussidiarietà nella realizzazione del servizio scolastico.Recita il comma 4 dell’art.118 della Costituzione che la istituisce:” Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. La sussidiarietà di cui si parla nel piano della scuola dovrebbe essere quella orizzontale, che in genere propone un criterio di ripartizione delle competenze tra soggetti pubblici,soggetti privati ed enti locali,ma che in una sua accezione letterale potrebbe operare come limite all’esercizio delle competenze da parte delle istituzioni scolastiche.Il sogno ricorrente di tutti quelli che vogliono disfare il sistema pubblico dell’istruzione: che vi possa dare adito,anche in un futuro lontano, un piano di rientro a scuola dopo la pandemia non puo’ non lasciare stupefatti e scandalizzati. “La sussidiarietà orizzontale si basa sul presupposto secondo cui alla cura dei bisogni collettivi e alle attività di interesse generale provvedono direttamente i privati cittadini (sia come singoli, sia come associati) e i pubblici poteri intervengono in funzione ‘sussidiaria’, di programmazione, di coordinamento ed eventualmente di gestione”.(Enciclopedia Treccani on line).
  • E’ allora bisogna chiedersi se veramente sia necessario ricorrere alla sussidiarietà per rimettere in piedi il servizio scolastico e che senso abbia ancora l’autonomia scolastica alla quale è stata assegnata una tutela costituzionale,proprio per sottrarla a possibili intrusioni degli enti territoriali e dei privati.Sotto il velo della corresponsabilità educativa viene messa a rischio la specificità epistemologica e tecnica e dell’insegnamento,della trasmissione della conoscenza e dei saperi.La competenza dell’istruzione non è affidata agli enti locali e ai volontari del terzo settore,ma alle scuole.
  • Tutti nella società hanno responsabilità educative nei confronti delle nuove generazioni ,ma solo le scuole sono tenute ad istruirle.Istruire,non informare, per garantire un apprendimento rigoroso e strutturato.Nell’esercizio della funzione conoscitiva non ha senso che la scuola ricorra alla sussidiarietà ,perché perderebbe il ruolo che gli è stato assegnato nella società.L’autonomia è soprattutto elaborazione e possesso del curriculum e suona perlomeno strano affermare che le conferenze di servizio abbiano come obiettivo ultimo quello di “fornire unitarietà di visione ad un progetto organizzativo ,pedagogico e DIDATTICO,legato anche alle specificità e alle opprtunità territoriali”.L’autonomia scolastica non si declina nell’autosufficienza e nella chiusura ;si esprime nella capacità propria di connettere esigenze emergenti nel territorio di pertinenza alle indicazioni generali che delineano il compito che deve essere svolto.Un lavoro ermeneutico che la scuola puo’ svolgere perché dispone del personale che sa farlo e spesso anche senza l’esaltato contributo dei privati,del Terzo settore e degli Enti Locali.C’è del discredito nei confronti della scuola e ci sono non pochi pericoli per la sua incolumità nel ricorrente appello alla sussidiarietà e alla collaborazione educativa con tutto ciò che si muove nella società.Ragione per cui prima di organizzare una conferenza di servizio le scuole ci pensino non sette volte,ma settanta volte sette.
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Promuovere la cittadinanza attiva e consapevole

di Daniele Scarampi Le persone considerano l’educazione come qualcosa che va portata a termine per poi non pensarci più, lo scriveva Isaac Asimov: proprio come si percepiscono i momenti di transizione o i riti di passaggio, nei quali si compiono azioni che sono  considerate come superate, quasi vetuste e non vengono ripetute perché date per acquisite. Diversamente, all’interno del complesso mondo educativo, l’educazione civica mira anzitutto a determinare il ruolo dei cittadini nella vita pubblica, a formarne la personalità o a incentivarne comportamenti responsabili e queste operazioni – ambiziose e strategiche – necessitano di un lungo percorso; di certo non costituiscono un momento transitorio, bensì una lenta e continua acquisizione successiva. L’educazione civica prende vita dalla lungimirante intuizione politica di Aldo Moro, riferibile a un sostrato etico che richiama i principi della Carta Costituzionale: essi non vanno solo salvaguardati, ma vanno applicati in toto perché rappresentano l’ideale morale della democrazia; pertanto l’educazione civica rammenta la funzione decisiva della democrazia nell’intuire e comprendere gli interrogativi della società; oggi, per esempio, di fronte a qualunque problema sociale (dalla crisi dell’economia ai razzismi e alle intolleranze) ci si riferisce sempre all’educazione, perché evidentemente tutti gli altri approcci volti a tutelare scelte e comportamenti democratici sono falliti. Continua a leggere

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E noi, insegnanti, nonostante tutto…

bambini_maestradi Carlo Baiocco “Homines, dum docent, discunt!“ Sì, è vero, è proprio vero: gli uomini, mentre insegnano, imparano! E come… imparano! E noi insegnanti, prima di imparare a parlare dei ragazzi, dovremmo imparare a parlare di noi stessi e di loro stessi, …… per loro e con loro! E, soprattutto, dovremmo imparare …. ad ascoltare! A quasi tutti noi insegnanti piace, ancora e tanto, insegnare la/e nostra/e disciplina/e! Perché ………………., nonostante il Ministero, nonostante le Istituzioni e la Società siano sempre più lontanissimi e ci abbiano lasciati sempre più in … quieti, soli, logorati, frustrati, sfiduciati, delusi e demotivati e nonostante la nostra immagine sociale e professionale sia ridotta al minimo anche a causa di una busta paga assolutamente miserabile, a quasi tutti noi insegnanti piace, ancora e tanto, insegnare! E, noi, nonostante, bene o male, siamo preparati solo per insegnare bene o male, finiamo, prima di insegnare, mentre insegniamo e dopo aver insegnato, per svolgere tanti altri “mestieri”! Facciamo con alacrità un po’ di tutto, forti ed “innamorati” del nostro lavoro, in quest’epoca di “passioni tristi”, con rassegnazione ed orgoglio indomabile e lo facciamo continuamente, impetuosamente, amorevolmente, come meglio sappiamo e possiamo! Continua a leggere

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Della DaD … e dei … Confederali

computerdi Carlo Baiocco Nella DaD, attraverso la DaD e nella confusione normativa dell’insipienza, evanescenza e prepotenza del MIUR, si sta perpetrando un ulteriore micidiale attacco ai lavoratori tutti della Scuola e stanno passando ormai enormi limitazioni alla libertà di insegnamento, stravolgimenti pericolosissimi dell’insegnamento stesso e della stessa pedagogia e notevolissime limitazioni ai diritti, alle tutele e garanzie, limitando e mortificando vieppiù gli organi collegiali e dando sempre più prerogative totalitarie ai Dirigenti scolastici. Voi, sindacati “legali ed autorizzati”, dovreste non limitarvi a gongolare per i vostri privilegi e dovreste battervi per estendere i diritti di parola e rappresentanza anche ai sindacati di “base” e, poi, magari, dovreste, soprattutto in questi momenti, dimostrare, insieme, unità d’intenti, forte spirito di resilienza e contrastività e tenace, chiara capacità propositiva e, finalmente, d’azione! Continua a leggere

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Come riprenderemo a settembre ?

io_noidi Cosimo Quero Giornalisti ed esperti (o presunti tali) abbondano in proposte estemporanee, improvvisate, improvvide. Quel che è peggio che anche i ministeriali “non scherzano”. Consideriamo qualche “amenità” :

  • Turni in classe, mattina e pomeriggio o lezioni miste (!) in aula e a casa. Lezioni più brevi.
  • Didattica mista da “scuola capovolta”, ovvero spiegazioni online e verifiche (orali e scritte) a scuola, a gruppi.
  • Docenti in classe per una settimana la mattina e una il pomeriggio.
  • Bisogna dividere le classi.
  • Provare la scuola all’aperto per diversi giorni (in piazze, giardini !)
  • Lezioni a distanza con “classi rovesciate” (?)
  • Online il sapere più di routine (?)
  • Gli studenti “insufficienti” devono seguire un programma di recupero nelle prime due settimane di settembre.
  • Recuperare i “vuoti” nelle prime due-tre settimane (!!).
  • Recuperi dal primo settembre al 15\18 per i promossi con debito.
  • Si potranno utilizzare pratiche di distanziamento.
  • Acquisizioni temporanee di edifici pubblici (!).
  • Settembre partirà con gli “insufficienti” ( 4|5 in pagella).
  • Le classi potranno essere “spezzate in due” (sic) per le distanze, ma potranno essere “mischiate” per consentire lezioni diversificate (!).
  • Lezioni in giardini (interni|esterni all’istituto).
  • Si inizia con l’utilizzo spinto (?) delle lezioni all’aperto: “il Trentino dovrà sfruttare i suoi boschi, Milano i musei,Roma i suoi parchi”.
  • Sarà un autunno di turni e rotazioni, “La campanella non suonerà più alle otto per tutti”.
  • A settembre lezioni a metà (sic) tra casa e scuola. Ma senza che una classe sia “spacchettata” a piccoli gruppi: tutti insieme a distanza oppure in classe alternati ai compagni di altre sezioni per evitare assembramenti.
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Ma la DaD è Scuola? Riflessioni pensando a settembre

rete_numeridi Antonio Valentino Il dibattito in questa fase Mentre continuano discussioni e polemiche tra gli addetti ai lavori su questioni nodali (concorsi, la sicurezza sanitaria da garantire a settembre con l’inizio del nuovo anno scolastico, il problema delle aperture per materne ed elementari …), il dibattito – sia su come prepararsi a superare le criticità che la situazione di emergenza ha messo sotto lente di ingrandimento e ulteriormente inasprito, sia su quali priorità contare per rinnovare la scuola – non fa emergere ancora un’agenda capace di dare senso e direzione di marcia alle misure da mettere in cantiere per iniziare al meglio il prossimo anno scolastico. Il motivo di fondo è che certamente l’epidemia continua ancora a seminare ansie, paure e dubbi e quindi incertezze che non aiutano a costruire ipotesi e proposte su cui lavorare. Eppure è questo il momento da cogliere, se si vuole superare definitivamente la fase 1 che continua ancora a condizionarci, puntando in primo luogo a verificare tutte le possibilità per riaprire le scuole quanto prima – ovviamente in piena sicurezza – e riprendere così, su basi possibilmente diverse e con nuove consapevolezze, il cammino sostanzialmente interrotto agli inizi di marzo. C’è stato un gran parlare in queste settime soprattutto di didattica a distanza e di formazione digitale del personale scolastico: articoli un po’dovunque, webinar, interventi in rete di esperti, promossi da associazioni professionali e riviste telematiche. Continua a leggere

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Rientro a settembre, molta attenzione sulla Dad, un po’ meno sulle classi pollaio

arcobalenodi Gianfranco Scialpi La loro immediata abolizione e porterebbe solo benefici. Rientro a scuola, il dibattito si sta concentrando sui limiti della didattica a distanza. Le classi pollaio rimangono leggermente al margine. La situazione attuale rappresenta la condizione ottimale per la loro abolizione e per favorire l’ipotetica soluzione dei piccoli gruppi (rientro). La soluzione ideale del modello blended.  

Rientro a scuola, la didattica a distanza sul banco degli imputati

Rientro a scuola, Molte sono le opinioni contrarie al proseguimento della didattica a distanza (Dad). Si riceve l’impressione che la Dad sia percepita come un corpo estraneo dalla scuola, che invece si basa sulla relazione e la costruzione sociale degli apprendimenti. Da qui la richiesta di espulsione del virus dalla prassi didattica. Prese di posizione tutte da rispettare, che però non condivido pienamente. I problemi della Dad rimandano al suo carattere emergenziale, e quindi di inserimento violento nel sistema scolastico.L’introduzione della Dad, infatti non ha rappresentato il punto finale di un progetto pluriennale. Alle sue spalle c’era il nulla o quasi. Diversi hanno pensato che fosse sufficiente cambiare lo strumento per mantenere inalterati gli sfondi dell’insegnamento frontale: il processo di insegnamento/apprendimento supportato dalla prossimità fisica. Gli ambienti virtuali sono altro, rispetto a quelli offline. La Dad non poteva e non può riproporre le peculiarità della classe. Ho l’impressione che molte lezioni online siano state organizzate con tutta la classe intera. Soluzione facilitata da alcuni ambienti come Meet, Skype o Zoom. In altri termini si sono trasferite le classi pollaio online e tutti i problemi connessi a questa aberrazione pedagogica. Pertanto, in queste condizioni tutti i problemi della classe fisica si sono amplificati. Continua a leggere

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Didattica a distanza. Tecnologie digitali e cambiamenti della Scuola

rete_numeridi Cosimo Quero L’emergenza Covid 19 sta determinando la continuazione degli studi a distanza, con le nuove tecnologie che consentono le attività scolastiche, limitandone i danni di una sospensione prolungata. Progressivamente, in Italia, le scuole adottano la didattica online; in tal modo si vanno evidenziando   le carenze di strumentazioni tecnologiche inadeguate o mancanti in numerose istituzioni scolastiche. E’ necessario, in questa fase emergenziale e, soprattutto per il futuro post coronavirus, una riflessione profonda sui vantaggi e sui pericoli della utilizzazione delle tecnologie digitali, nonché sui profondi cambiamenti da apportare alla didattica “in presenza” e alla organizzazione dell’insegnamento. Occorrerà riflettere sui tempi di funzionamento della scuola; sui pericoli derivanti da una iperutilizzazione dei mass-media; sulle innovazioni profonde da introdurre nella medesima “didattica in presenza”. E’ necessario che la Scuola Italiana risolva il problema delle differenti “velocità formative” del sistema (dispersione e ritardi nella formazione) tra il Nord e il Sud e nelle zone periferiche e povere delle grandi città. Continua a leggere

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