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E’ morto Andrea Canevaro

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E’ morto nella notte fra il 25 e il 26 maggio il pedagogista Andrea Canevaro, un caro amico della nostra Associazione.
Avremo modo di parlare di lui nei prossimi giorni, per ora vogliamo ricordarlo con una bella video-intervista che ci aveva rilasciato nel dicembre 2020.

Salute sessuale: cosa si intende?

di Giuliana Sarteur

La salute sessuale è uno stato di benessere fisico, emotivo e sociale relativo alla sessualità, non consiste nella semplice assenza di malattie, disfunzioni o infermità. La salute sessuale richiede un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali con la possibilità di fare esperienze piacevoli e sicure, libere da coercizioni.

Nel mondo animale l’istinto riproduttivo e alimentare sono i cardini della sopravvivenza. Per l’uomo e la donna le cose sono più articolate e complesse: è possibile praticare il digiuno come atto rituale e si può rinunciare al sesso come atto di castità, come atto ideale di vita che tende alla sublimazione del suo presunto lato istintuale.

Tuttavia il sesso rappresenta un momento di intenso piacere fisico, la modalità con cui l’individuo esce da se stesso per unirsi ad una dimensione più allargata ove incontra l’altro. Così l’atto sessuale diventa la metafora, la manifestazione del mito androgino dell’uomo-donna uniti in un tutt’uno che simboleggia il superamento degli opposti.
Il sesso è così energia, è fantasia, è vitalità: l’esperienza sessuale prevede l’attivazione del sistema cognitivo, emotivo e comportamentale.

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La sfida della scuola: aumentare le conoscenze o migliorare il modo con cui si apprende?

di Raimondo Giunta

“Bisogna legare intrinsecamente sapere e problema, come domanda e risposta (M. Fabre)

Il tempo scolastico non può essere ampliato a piacimento nel tentativo di consentire alla scuola di adeguarsi alla crescita esponenziale delle conoscenze: è insormontabile lo scarto tra il loro sviluppo e ciò che è possibile insegnare.
Ragione per cui dalla fase storica del riformismo scolastico segnato dal costante ampliamento delle discipline e dei contenuti si deve passare a quella della loro selezione, altrimenti la scuola rischia di soffocare per ingordigia.
Se nessuno è in grado di prevedere che ne sarà di questa prodigiosa accumulazione di saperi e quali saranno i futuri scenari della società, chiaramente si impone sulla base di questi dati la necessità di ripensare il mondo dell’istruzione e della formazione.
In questo processo di riorganizzazione culturale della scuola più che a nuovi ed estesi contenuti bisognerebbe dare maggiore spazio alla capacità di apprendere e di comprendere, a quella di sapere oltrepassare ciò che è abituale e familiare; bisognerebbe educare ad appropriarsi delle tecniche di investigazione, a problematizzare e ad analizzare i dati della realtà.
“Apprendere è il nodo essenziale per una società in cambiamento e il desiderio di apprendere è il motore indispensabile. (. . . ) Oggi è importante padroneggiare metodi per pensare, interrogarsi, dialogare, mettere in relazione molteplici domini, sviluppare capacità di problematizzare, di iniziativa, di creatività, di usare creativamente le nuove tecnologie” (A. Giordan)
Apprendere non è memorizzare, accumulare informazioni, ma ristrutturare il proprio sistema di comprensione del mondo e non consiste solo nell’integrare nuovi saperi, ma anche nell’utilizzare meglio e in modo diverso ciò che si conosce già.
Per ottenere questo risultato bisogna coltivare nei giovani il desiderio e il piacere di apprendere; è necessario farglieli diventare un’abitudine, ma informandoli che nella realtà quotidiana per apprendere ci vogliono tempo, rinunce e fatica e che il possesso di un sapere richiede una esigente e costante ricerca.

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Educazione sessuale: quando la curiosità del bambino si scontra con il “pudore” dell’adulto

di Giuliana Sarteur

L’educazione sessuale è una materia vasta i cui contenuti variano a mano a
mano che il bambino, crescendo, diventa adolescente e poi giovane adulto.
Può sembrare strano, ma le prime domande vengono poste a tre-quattro
anni e pertanto potremmo pensare a ragione che una corretta educazione sessuale spetti ai genitori.
Nella realtà assistiamo ad un certo imbarazzo nella capacità di trovare le parole giuste, eppure è fondamentale accompagnare i ragazzi nella crescita affettiva affinché il loro atteggiamento verso la sessualità ed i loro comportamenti sessuali li rendano sereni ed autonomi.
La materia è sicuramente delicata e non coinvolge solo i bambini che vogliono capire, ma anche gli impulsi dei genitori, i loro sentimenti e i loro pregiudizi.
Quando parliamo di sessualità intendiamo il piacere che i bambini manifestano sin dalla vita intrauterina; dopo la nascita il contatto diretto con il corpo degli adulti è un piacere tranquillizzante così come il contatto con il capezzolo nell’allattamento o lo sguardo di chi sta
allattando.

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Ucraina/Italia, education in wartime

di Raffaele Iosa

Commento qui la fresca nota del 24 marzo scorso di Stefano Versari, Capo dipartimento M.I. dal titolo “Studenti profughi dall’Ucraina. Contributi alla riflessione pedagogica e didattica”.
La nota è accompagnata da un testo di “spunti” psico-pedagogici di riflessione ripresi dai diversi commenti usciti finora, tra i quali trovo analogie con i miei scritti di questo mese. Segue poi una prima sitografia web sull’accoglienza, da cui caldeggio di aprire il web del Ministero Ucraino per conoscere la loro scuola, come funziona, i loro programmi.
Nel sito c’è una parte importante che gli insegnanti italiani accoglienti non possono perdere, titolo “Education in wartime” ,  in cui ci sono molte informazioni su cosa fa l’Ucraina per i suoi studenti al tempo della guerra: le forme virtuali di insegnamento, una piattaforma di lezioni online, le possibili pratiche di Dad interne ed estere, proposte sul piano psico-pedagogico ai paesi europei accoglienti per i loro bambini e ragazzi in questo tempo terribile.

Come ho già scritto, trovo eccezionale come valore civile e pedagogico l’ attenzione ucraina ai loro ragazzi. Soprattutto la loro Dad, che molti insegnanti italiani hanno scoperto con sorpresa funziona già (e con successo) anche da noi con alcune ore al giorno di lezioni-contatto tra insegnanti ucraini e i loro ragazzi, possibile per quasi tutti i loro studenti arrivati da noi. Un contatto quotidiano che ricrea un legame, rende più mite la fuga, crea speranza per il ritorno. La scuola non si ferma davanti alla guerra: è un messaggio importante per loro, ma anche istruttivo per noi su cosa fare per loro. La pedagogia del ritorno.

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