E noi, insegnanti, nonostante tutto…

bambini_maestradi Carlo Baiocco

“Homines, dum docent, discunt!“
Sì, è vero, è proprio vero: gli uomini, mentre insegnano, imparano! E come… imparano!
E noi insegnanti, prima di imparare a parlare dei ragazzi, dovremmo imparare a parlare di noi stessi e di loro stessi, …… per loro e con loro! E, soprattutto, dovremmo imparare …. ad ascoltare!

A quasi tutti noi insegnanti piace, ancora e tanto, insegnare la/e nostra/e disciplina/e!
Perché ……………….,
nonostante il Ministero, nonostante le Istituzioni e la Società siano sempre più lontanissimi e ci abbiano lasciati sempre più in … quieti, soli, logorati, frustrati, sfiduciati, delusi e demotivati e nonostante la nostra immagine sociale e professionale sia ridotta al minimo anche a causa di una busta paga assolutamente miserabile, a quasi tutti noi insegnanti piace, ancora e tanto, insegnare!

E, noi, nonostante, bene o male, siamo preparati solo per insegnare bene o male, finiamo, prima di insegnare, mentre insegniamo e dopo aver insegnato, per svolgere tanti altri “mestieri”!

Facciamo con alacrità un po’ di tutto, forti ed “innamorati” del nostro lavoro, in quest’epoca di “passioni tristi”, con rassegnazione ed orgoglio indomabile e lo facciamo continuamente, impetuosamente, amorevolmente, come meglio sappiamo e possiamo!

Con camaleontico spirito di adattamento, facciamo gli insegnanti, i supplenti degli insegnanti, i supplenti dei supplenti degli insegnanti, i “precari” a vita, gli educatori, i formatori, gli insegnanti di Sostegno anche senza titolo, preparazione e competenza, gli psicologi, i terapeuti, gli assistenti sociali, gli assistenti sanitari, gli intrattenitori, i parcheggiatori, gli “orientatori”, gli accompagnatori, le guide, gli imbonitori, i pagliacci, i giocolieri, i teatranti, i medici, i confessori, i missionari, i tuttofare, i tuttologi, gli insegnanti “olimpici”, “stellati” e “stellari”; facciamo sempre più spesso, soprattutto, anche… i padri e le madri, ed anche tutto insieme, e, prima di entrare in classe e… chiudere per bene la porta, molti di noi, laici o credenti, indossano la corazza e l’elmetto o pregano, che Dio o… chi per lui gliela mandi buona, facendosi il segno della croce, pronti anche …..ad andare incontro alla propria “croce”! Sapendo anche che …una pensione, molti di noi, che hanno fatto una vita da precari, non l’avranno mai!

Ah, dimenticavo……: poi ci sono gli individualisti, gli eremiti, gli asceti, gli esaltati, quelli che pensano di risolvere tutto, i martiri, gli eroi, i medagliati, gli allineati comunque, gli stakanovisti, i tassonomisti (forse i peggiori, in quanto inutili collezionisti di ancor più inutili, insulse, imbecilli “griglie”, per mezzo delle quali si illudono e pretendono di circoscrivere ed esaurire ogni alunno ed ogni realtà!), i fautori accaniti di tutte le più estenuanti riunioni, di tutti i più inconcludenti “P.O.F.” ed inoperanti “Carte Servizi” e “Patti di Corresponsabilità”, i legalisti, i nichilisti, gli anarchici, gli “inc…ati”, i luddisti sabotatori, i “perdete ogni speranza, o voi che insegnate”, quelli preda della “cupio dissolvi”, i “fiaccati”, i lassisti, i ponzio-pilati, i sempre pessimisti, i dissociati, gli stralunati, i trasognati, i depressi, “gli “scoppiati”, quelli in burn-out, gli psico-farmacizzati, quelli che si sono dimenticati di essere stati precari, quelli che monetizzano ogni proprio respiro, quelli sdegnati che “se ne fottono”, quelli che dicono sempre di sì, pur di non farsi rompere le ….., quelli che ormai volutamente hanno tirato “i remi in barca” (in una barca che va… alla deriva!), quelli solitari e spossati che comunque detestano i colleghi, quelli che (“aut disce aut discede!”) biasimano i ragazzi, perché… sono sempre più maleducati, strafottenti, incivili, ignoranti, “bulli”, teppisti e delinquenti e che non sopportano neanche i genitori, perché sono aggressivi, saccenti, irrispettosi, invadenti, violenti, irriconoscenti e sempre “dalla parte” dei figli, quelli che, comunque, fanno “come je pare”, quelli che “se ne fregano”, quelli che arrivano sempre in ritardo, quelli che lavorano tre giorni sì e due no, quelli che si rifugiano nella malattia, quelli che non ce la fanno più e che si ammalano veramente, quelli che (e sono tanti!) dicono ….: “Tanto, …. ormai” e che mettono sempre “6” e promuovono pur di non avere “grane”! Ed infine ci sono pure quelli che …. “leggono il giornale” e che dicono anche agli altri, ai tanti che ancora “ci credono”, che sono solo degli illusi, anacronistici, ridicoli, romantici idealisti mentecatti!

Intanto, da almeno un ventennio, coloro che “governano” la scuola, di qualsivoglia “colore” siano, per prima cosa, attribuiscono a quelli che li hanno preceduti lo sfascio esistente ed immediatamente, poi, senza neanche curarsi di cancellare ciò che di nefando e scellerato quest’ultimi hanno compiuto, con gran lena, si mettono al lavoro, per fare … altro, più consistente, devastante ed irreversibile danno! Promettono mirabilie e fanno disastri ulteriori!

Ed il fatto che, dal 1999 ad oggi, i dodici ministri (anche questo rappresenta un record!) che si sono succeduti alla guida del dicastero di viale Trastevere, pur avendo avuto tanto tempo a disposizione (compresa una, per fortuna, che era davvero assai “titolata”!) e maggioranze rilevanti, abbiano contribuito, più o meno tutti, a mortificare la Scuola, ad umiliare gli insegnanti ed a peggiorare vieppiù la situazione, attraverso provvedimenti improntati agli stessi tagli brutali, è ormai indiscutibile e chiaro a tutti e davvero non è certamente consolante!

Così prima … tutti sotto, con zelo, a smantellare quella che funziona meglio: ovvero la scuola primaria e di seguito … sotto a distruggere la scuola secondaria e, infine, siccome l’appetito a compiere nefandezze vien mangiando, se non bastasse, perché no: anche l’università!

Dicono tutti che le priorità sono: ridare “centralità” alla Scuola, all’alunno ed agli insegnanti, riqualificare la Scuola ed investire nella Scuola e, poi, al dunque, in modo prioritario la mettono ai margini, la dequalificano e la investono (sigh!) per davvero … ovvero passandole e ripassandole sopra, calpestandola per bene e mettendo sotto (addirittura spiaccicandoli!), … gli insegnanti!
E tagliano e massacrano, tagliano e massacrano a piè sospinto la Scuola proprio in nome dell’Europa, di quell’Europa che, al contrario, da sempre e nonostante la “crisi”, in modo lungimirante, assai spende per la sua Scuola e molto valorizza la sua Scuola e, soprattutto, il personale umano che l’abita!
E, inneggiando ad un neoliberismo tanto galoppante quanto imbecille, sono tutti ben attenti ad ingrassare corti e clientele ed ancor più già grassi feudi (anche familiari!) privati, attribuendo a molti di essi l’investitura di “diplomifici” a pagamento e, soprattutto, sempre più cospicui benefici, esenzioni, agevolazioni ed investimenti!

E se il “tempio pieno” ed il “sostegno” vengono maciullati e la dispersione scolastica aumenta a dismisura, chi vuoi che se ne preoccupi: si abbassi l’età dell’obbligo scolastico ed i dispersi disagiati, poveri e disabili vadano a lavorare fuori ed a farsi sfruttare meglio sin da subito nella Scuola-Lavoro ed i dispersi ricchi vadano ad iscriversi alle scuole private e parificate dove gli si venderanno anche … cinque anni in uno! L’importante è che rimangano tutti degli ignoranti che certamente, a sempre, si governano molto meglio!

I nostri cosiddetti Ministri e Dirigenti della D-Istruzione pubblica, Politici Esimi e Notabili Esperti, loro sì veri e propri crapuloni fannulloni lautamente e spropositatamente retribuiti, in realtà sempre più “bambocci” nelle mani di altri, sempre più impreparati, svergognati, lestofanti, ignoranti, estranei, sempre più inetti, sciocchi, arroganti e presuntuosi, sempre più inutili e vanagloriosi, sempre più retorici, boriosi, inconcludenti, perfidi, classisti e razzisti, sempre più solerti e tronfi nel recepire pedissequamente le “mode” educative “suggerite” dal diverso colore dei “padroni del vapore di turno”, assai si preoccupano, nientedimeno (sigh!), di “valutare” i docenti, di promulgare l’Indice dei libri di testo proibiti, di ordinare a Presidi-Spia, anch’essi in realtà sempre più maltrattati, liste di proscrizione di alunni migranti (già piccoli “clandestini”!) e tanto lavorano (ahimè)! per comminare multe, rappresaglie sanzionatorie e provvedimenti disciplinari a docenti e capi d’istituto che ancora si permettono di esercitare il diritto di critica e di libera parola, per distruggere la democrazia partecipata del Collegi, per estirpare la contrattazione decentrata (in spregio alla tanto declamata autonomia scolastica!) e per elaborare e propinare solo insensata ed assolutamente inutile burocrazia, “forma” e mai “sostanza”, scrivendo quintali di vacue carte che pochissimi (per fortuna!) leggeranno, procedendo anche ad imporre “programmi”, “obiettivi”, sigle (Q1-Q2-OP-OSP-SPP-UD-UA-Portfolio), test, voti e non voti, forme, Riforme e Controriforme, Riforme delle Controriforme e Controriforme delle Riforme che non hanno mai neanche le coperture economiche e di cui ormai neanche loro capiscono il senso ed il controsenso, per di più sempre calate dall’alto, sempre più demagogiche e mistificanti, finalizzate solo ad apportare e nascondere ingenti tagli di risorse umane ed economiche, quasi presumessero di avere il dono illuminante di dispensare inaudite regalie, il “verbo” ed anche lo … spirito santo, la chimera dell’aggancio al …”libero mercato del lavoro”!

Ed , invece, sulla scuola e nella scuola, così come nel Bel Paese, si inoculano e si propagano profumi o meglio tanfi di necrosi e morte e virus letali ed esiziali: la becera privatizzazione di una scuola ormai … privata di tutto, la pezzenteria degli stipendi, l’assurdo, paradossale invecchiamento degli insegnanti alle prese con un lavoro sempre più logorante, l’aumento imbecille degli orari e dei carichi di lavoro, la divisione, la dispersione, l’abbandono, il degrado delle strutture, l’endemica mancanza di personale, il non-senso, il “burn-out” la discriminazione dei più indigenti e l’emarginazione dei disabili, l’incompetenza, l’indifferenza, l’ignoranza, l’arroganza, la dismissione e la prostituzione intellettuale, l’assuefazione all’ignavia, alla protervia, all’inettitudine, alla pochezza ed alla sudditanza e si spenge la luce e calano, sempre più oscuri , il sonno della ragione e la notte dell’etica, dell’indigenza, della provvisorietà e della decadenza, della cultura ed anche delle coscienze!

Ora, con ridicola demagogia becera, distruttiva e quasi criminale, hanno anche trasformato centinaia di alunni disabili in “D.S.A.” e “B.E.S.”, pur di “tagliare” e togliere ad essi, ai consigli di classe ed alle famiglie il supporto degli insegnanti di Sostegno ed hanno poi obbligato gli insegnanti a redigere per ognuno di essi un “P.D.P.” che alla fine, all’Esame di Licenza, diventa carta straccia dal momento che la Prova nazionale dell’Invalsi non tiene affatto conto delle specificità e peculiarità proprio degli stessi alunni che per tre anni sono stati “etichettati” come “D.S.A.” e “B.E.S.” e che, magari, anche per questo riconoscimento di “status” sono sempre stati promossi!

Schizofrenia di una Scuola che da una parte personalizza a dismisura gli apprendimenti ed insegnamenti e dall’altra omogeneizza, standardizza ed impone la valutazione cosiddetta “oggettiva”.
Ora, addirittura, dopo averci privati di tutto ed averci reso assolutamente indigenti, ci hanno anche, bloccato i trasferimenti e con enfasi, nominati manager d’impresa, operatori di aziende autonome, im(n)-prenditori di classi in cui il numero degli alunni può arrivare, in barba a tutte le norme più elementari sulla sicurezza, anche a trenta alunni!
E ne dovremmo perfino essere grati, così come dovremmo essere orgogliosi che arrivino gli sponsor e gli “esperti” esterni, panacea di ogni indigenza, che magari fra non molto ci detteranno anche i contenuti, le regole e le modalità della didattica e, poi, del “pensiero”!
Ed allora largo ad altri e più pesanti tagli, alle “verticalizzazioni”, alla iattura degli “accorpamenti” fra scuole materne, elementari e medie che, poi, altro non sono che ulteriori ed ancor più insensati tagli!

E’ un bene, ci dicono, che i docenti discutano insieme in mega-collegi su “progetti” che spazino dalla fornitura dei pannolini alla prevenzione al tabagismo, all’alcolismo ed alle gravidanze indesiderate e si servano di obiettivi, modalità, strumenti ed indicazioni calate dall’alto ed uguali per tutti proprio per esaltare quella vera e sana Autonomia scolastica che ormai hanno accuratamente smantellato!

Noi, “perduta gente”, sempre sottopressione, repressi, impressi, impressionati, impressionabili ed espressionisti di disagio!
Noi, “precari” fino a sessant’anni, “contrattisti decentrati”, allettati e sedotti dalle briciole insignificanti di “fondi d’istituto” e “fondi d’autonomia”, valutati e, perciò, sempre più svalutati e, di conseguenza, sempre più divisi, ineguali e rivali e pronti a litigare o a venderci per un nonnulla al miglior offerente!
Noi, “tutor” e non “tutor” del niente, insegnanti differenziati di scuole rigidamente divise in Nord e Sud, in regioni, in categorie di serie! Dalla A fino alla Z! E poveri disgraziati quelli che stanno al Sud o in serie medio basse o basse! Potranno sempre essere trasferiti, o meglio “deportati”, e svolgere il proprio lavoro nelle scuole del “Nord”!
Noi, “aggiornati” obbligatoriamente su poco e mai sulle discipline insegnate, sempre più insensatamente giudicati ed anche valutati, sempre più spinti fuori dalle classi, noi, insegnanti, mortificati nelle questue alla ricerca di “sponsor” e contributi, più o meno esosi, fissi e in/volontari, da parte dei genitori, noi, insulsi procacciatori di futili ”affari”, fabbricatori di “progetti” che, spesso, con la didattica ed i ragazzi hanno poco o niente a che fare, e che, comunque, siamo sempre preoccupati e tenuti a giustificare, anche in “itinere” con inutili relazioni a volte copiate da anni o inventate di sana pianta!
Noi, in servizio “digitale” ormai diciotto ore al giorno, noi, che dobbiamo essere ormai sempre “connessi” e, perciò, sempre “reperibili” e sempre più quotidianamente sottoposti ad un’invasiva, nauseante ricezione di e-mail e messaggi di lavoro; noi, abitatori di scuole assolutamente “non a norma”, ormai prive di personale amministrativo e, soprattutto, di personale ausiliario, incitati ad essere manager ed operatori dell’”aria fritta”!
Noi, che, oberati da tutte le responsabilità del mondo, ugualmente restiamo lavoratori inde-fessi che, alla preparazione delle lezioni, alla correzione dei compiti, all’organizzazione di progetti, alle attività aggiuntive dedichiamo davvero quasi tutti i nostri pomeriggi e tante tante ore della nostra stessa vita!
Noi, umiliati a volte nei conflitti con genitori sempre più disattenti e, anche per questo, presuntuosi, saccenti, pretenziosi, oppositivi ed invadenti e con Presidi-Dirigenti-Responsabili-Manager, spesso incattiviti, autoritari, inesistenti o arroccati e trincerati dietro la targhe delle loro presidenze, quasi sempre assolutamente (e non per loro colpa!) impreparati e, perciò, essi stessi veramente assai poco autorevoli, assai poco “Responsabili” e capaci di orientare, condividere e valorizzare il lavoro dei docenti, nonché assai poco capaci di gestire e sopportare, da soli o con le loro scelte, ristrettissime “corti”, il peso delle tanti pesanti responsabilità!
Noi, invischiati in una “collegialità” svuotata, distorta ed esasperata, messi in condizione di essere e costretti ad essere solo dei “pianificatori” demagoghi, “bleffatori”, venditori … di “fumo” ed insegnanti di stupidi e, per di più costosissimi, test “Invalsi” a crocette del tutto diseducativi, fuorvianti, ambigui, sibillini, avvilenti ed addirittura, a volte, demenziali!

E l’importante è che di fumo se ne faccia e se ne alzi tanto, in modo da confondere meglio, in modo che si occultino e che non appaiano lo sfacelo e le disfunzioni che si celano “dietro” e che vengono, neppure più tanto scientificamente, volute e pianificate!

Udite, udite! Addirittura ci hanno informatizzati! Con una sola LIM per cinquecento studenti che, dopo solo qualche anno, è stata dismessa in quanto ormai assolutamente obsoleta proprio a livello digitale! “Internet”, computer e tablet in realtà, come tante altre cose e finanche l’indispensabile (suppellettili, porte, sedie, banchi, cattedre, finestre, aule, biblioteche, laboratori, palestre, ausili e strumenti didattici, … gessi, sapone e carta-igienica …. e tanto altro ancora!) non ci sono e, quando ci sono, o sono vecchi ed obsoleti e non si possono far funzionare, in quanto non a norma, oppure vengono sistematicamente rubati, in quanto non ci sono i soldi per proteggerli, né tanto meno assicurarli! Gli stessi bagni, ormai, quando ci sono e sono ancora malfunzionanti, sono quasi sempre dei cessi orripilanti, … ambienti del tutto repellenti! Se poi un PC o una LIM non funzionano … che restino pure così! L’assistenza, le riparazioni, gli aggiornamenti, gli adeguamenti ed anche i nuovi software, soprattutto quelli per D.S.A. e B.E.S., chi mai se li può permettere?

Si segnalino pure tutti giorni le tantissime cose che non funzionano e non ci sono, tanto quasi tutte rimarranno inevase ed insoddisfatte! Si chiedano e si richiedano pure: pulizie disinfestazioni, derattizzazioni, rimozione di materiali ormai fatiscenti. Le scuole restino sozze, piene di zanzare, di topi e di ciarpame abbandonato!
Insomma, viene proprio da pensare che sia proprio arduo reperire ed attribuire, oggi, una funzione ad una scuola in cui tutto non funziona o funziona meno, male e poco!
E, soprattutto, non viene da pensare, forse, che tutto ciò sia fatto apposta?

In modo da indurre anche gli ultimi virtuosi ed i più tenaci resistenti alla resa ed in modo da giustificare la rimozione della stessa scuola pubblica, a che nessuno si accorga e si dolga del fatto che stia morendo ammazzata e, ancor peggio, la difenda, la rianimi, la pianga o la rimpianga?
Poi …. tutti in fila per assistere impotenti all’agonia della scuola moribonda e senza funzione! E tutti pronti a comunicarle, perciò, l’estrema unzione ed a suonarle ……. il “silenzio”!
Sì, suonarle il “silenzio”, ma in perfetto silenzio, in modo che nessuno possa accorgersi della dipartita!

Insomma…, verrebbe proprio da pensare: “sine sole, sileo”!

Ed, invece, noi …., noi continuiamo a cercarlo, il “sole”, per poterci buttare le “ombre” alle spalle, noi non stiamo in silenzio, noi continuiamo anche a parlare, a gridare, a voce alta, sempre più alta, ancora più alta, a dire che il nauseabondo profumo di morte può essere allontanato, a dire che la scuola è viva e vegeta ed è anche in salute, ma….altrove, sì sempre e comunque….altrove! E continuiamo anche, imperterriti, … a scrivere!
E, per fortuna, …. scrivono, continuano a scrivere gli alunni ed anche a leggere libri, nonostante ora, cercando di fare affari d’oro con le aziende produttrici di LIM, tablet ed e-book, qualcuno cerchi anche di mandarli in pensione!
E noi, caparbi ed indefessi (oppure, per molti, semplicemente, … fessi!), nonostante la scuola venga, a piè sospinto, con sempre maggiore scelleratezza e dissennatezza, indirizzata verso un inarrestabile declino ed una morte lenta per astenia ed abulia, continuiamo a resistere, a prodigarci, profondendo nel nostro lavoro tutte le energie e le passioni (anche quelle “tristi”) di cui siamo capaci e continuando ad offrire ai nostri alunni la possibilità di edificare proprio quel futuro che gli Esimi Politici fanno di tutto per ammazzare!
E noi, al suo capezzale, moderni donchisciotte e paladini con la lancia in resta, a volte anche un po’ buffi e patetici, continuiamo a scuoterla, ad offrirle ossigeno, a suonare la “carica”, sperando sempre di vederla presto rianimata e fiera di se stessa!
E noi, in strutture che assomigliano sempre di più a ruderi diroccati e fatiscenti, sempre più spesso abitate anche da topi più o meno grandi, privi delle più elementari norme di sicurezza, mentre continuiamo a permettere che si stipino in aule anguste fino a trentacinque ragazzi, facciamo superbe prove di evacuazione, finendo poi per ricorrere, preoccupati e spaventati, alla previdenza complementare, a costose polizze personali, assicurative ed integrative che magari ci possano tutelare anche di fronte agli infortuni ed a tutte le nostre innumerevoli eventuali colpe (in “educando”, in “vigilando”…), che qualsiasi magistrato è sempre prontissimo ad addossarci!

E sì, anche perché, in caso di nostro errore, piccolo, grande, vero o presunto che sia, son già subito tutti lì, in fila, ministero, opinione pubblica, genitori e persino magistrati, pronti a scagliarci addosso non solo la prima, ma anche la seconda e la terza pietra!
E poi di nuovo subito pronti anche ad essere costernati per il fatto che nessun insegnante vuole ormai condurre i ragazzi in uscite, viaggi d’istruzione e visite d’integrazione culturale o, come stanno facendo i tour operator, pronti ad offrire addirittura un viaggio “premio” e perfino una diaria giornaliera, la ricarica del cellulare, un miserabile obolo per indurre gli ancor più miserabili insegnanti ad organizzare le gite!
E, con contratto, avanzamenti e stipendi “congelati” per anni ed anni, privi di qualsiasi riconoscimento sociale e dignitosa risorsa economica, noi, insegnanti, sempre più inquieti e sempre meno rappresentati da sindacati confederali servili oppure di base settari, continuiamo ad essere forgiatori tenaci di progetti (ormai di codesta parola non se ne può proprio più!) che dovranno necessariamente essere “tagliati” nel passare e ripassare sotto le umilianti “forche caudine” di sempre più miserabili Fondi d’Istituto e Commissioni, Sotto-commissioni e Collegi sempre più litigiosi, in quanto sempre più svalutati e, soprattutto,… poveri!
Ed, insieme, rassegnati, continuiamo ad espletare, da almeno venticinque anni, l’insano rito di riproporre, quali logorroici scrivani, programmazioni e relazioni (magari le stesse, sempre le stesse, foto-copiate da anni!) che mai nessuno ha letto e leggerà e che a nessuno interessano, in quanto totalmente estranee alla scuola, almeno a quella vera, che passa e, … fortunatamente, continua a passare e ad essere sempre viva e sempre in salute… altrove, un po’ più distante, ma mai dove dicono, la cercano e pretendono di trovarla i nostri cosiddetti Politici Esimi e Notabili Esperti!

Una volta, in una scuola, ho conosciuto addirittura un collega che come programmazione iniziale e relazione finale si divertiva a consegnare ogni anno anche le stesse programmazioni e relazioni su come si proceda alla potatura di una vigna!
Ah, quanto sarebbe bello…. se almeno un ministro dell’istruzione ed i suoi accoliti fossero o fossero stati dei veri insegnanti, si degnassero qualche anno d’insegnare o tornare ad insegnare, magari, in una scuola dell’estrema periferia e, invece di scrivere insulsi proclami ed ipocrite, confessionali “letterine” natalizie, scendessero nelle scuole per confrontarsi con chi davvero le abita!
E la situazione, ormai, … non si sa neanche se sia più patetica, comica, grottesca, drammatica o tragica! Ehm, sì, perché la scuola, nonostante … le cinque o sei “i” (insensatezza della normativa, insipienza ed imbecillità delle istituzioni, inadeguatezza delle risorse, indifferenza della società, informatizzazione pressoché inesistente), nonostante, nonostante … tutto, continua a vivere; di poco e di pochi, ma continua a vivere! Ma sempre e comunque … altrove!]
Poi …. Cambiano e ricambiano i Governi, ma le sostanze venefiche inoculate alla Scuola e nella Scuola certamente non cambiano! Cambiano le sigle! …. quelle sì, ma la sostanza non cambia! “POF” (“Professionalità Ottuse Funzionanti … verrebbe da pensare!”), “PAI”, “PTOF”, RAV”, “P.D.M.” e tante altre sigle rutilanti, altisonanti, ridondanti e perfino contradditorie che nient’altro rappresentano se non il Requiem alla Scuola! Hanno persino inventato ed imposto il N.E.V. ed il N.I.V. e la R.S. (rendicontazione sociale!) quali “cani da guardia” di eventuali insegnanti e Collegi indisciplinati e Scuole che si ostinano ad opporsi a diventare vere e proprie “aziende”!

Insensate griglie di valutazione adatte ed adattate ad ogni esigenza, inique prove “oggettive” disciplinari iniziali, in itinere e finali (che di oggettivo non hanno altro che la loro caratteristica di non essere affatto inclusive e rispettose dei diversi livelli di apprendimento) ed ancora più invasiva ed imbecille tassonomia la fanno ormai da padrone fra docenti i cui rapporti umani nelle nostre scuole sono sempre più improntati a servilismo nei confronti di Dirigenti autoritari e dispotici e le cui relazioni umane sono sempre più soggette alla barbarie oppure, all’opposto, al deserto di sentimenti!

E tutto ciò si attua sotto la nuova ed ancora più deleteria e perniciosa didattica per “competenze”, anche quella della “flipped classroom” i cui risultati sono ormai stigmatizzati finanche negli U.S.A. ed in tutti quei Paesi che da anni l’hanno adottata, e che non è altro che l’incentivo sfrenato per gli alunni a competere fra di loro in modo assolutamente insano e che rappresenta senza dubbio il più lurido attacco alla libertà di insegnamento e la sempre più diretta introduzione all’imbecille “classe capovolta” che assai velocemente viene volta verso l’offerta unica di contenuti digitali, verso la rimozione definitiva degli insegnanti e, soprattutto, verso l’anticamera di un’ignoranza sempre più marcata, grassa, becera e pacchiana! In classe l’insegnante eserciti gli alunni a mettere crocette al posto giusto e, per carità, non spieghi mai!

Evviva allora il “saper fare” che annulla, violenta ed annichilisce “il saper essere”! … Il saper mettere una crocetta al posto giusto sicuramente dischiuderà ai nostri ragazzi il “sol dell’avvenire” di un futuro di inoccupato, insulso, sciocco, suddito asservimento mai critico e, quindi, mai pensante!
E, se non bastasse, ecco a voi la panacea alla disoccupazione giovanile italiana che è quasi la più alta in Europa: l’”alternanza Scuola-Lavoro” ovvero lo sfruttamento intensivo dei nostri giovani, che, molto probabilmente, saranno un giorno inoccupati ed analfabeti di “ritorno”, in quanto ridotti a rincorrere i più svariati attestati, certificazioni e crediti che siano tutti ben al di fuori di riconoscimenti meritati per i loro reali progressi di conoscenza negli studi e negli apprendimenti!

E su tutto ciò regnano presuntuosi e saccenti funzionari ministeriali che mai sono entrati in una classe e molto si ingrassa il costosissimo “carrozzone” del nuovo Moloch della Scuola: l’Invalsi e, di conseguenza, regna sovrana l’”invalsizzazione” dei nostri “saperi” e della stessa professione degli insegnanti che sempre più è ridotta ad un corollario di attività aggiuntive proprie di un pessimo mansionario impiegatizio per le quali gli stessi docenti sono addirittura valutati! ….. ma non certo per il lavoro fatto nelle classi, bensì unicamente per quello fatto fuori delle classi!

Ed a noi insegnanti, che, sempre più, allontanati dalla pensione, siamo “ostaggi” dello Stato e fabbricatori di un “non sapere” confezionato a forza di demenziali “test a crocette” e che, sempre di meno, nella vita dei nostri ragazzi siamo motivati a lasciare un segno di speranza, ecco per magia, dopo le “Funzioni obiettivo” e le “Funzioni strumentali”, arrivare nientepopodimeno che il “bonus premiale” con cui, mentre si azzera il “Fondo d’Istituto” e, soprattutto si continuano a tagliare a colpi d’accetta i nostri stipendi ormai “fermi” da quasi dieci anni e diventati (udite, udite!) addirittura poco più alti degli stipendi degli insegnanti turchi e di quelli greci, si premia la “casta” degli “optimates” che generalmente sono quasi sempre coloro che rientrano nelle grazie e nelle “corti” dei Dirigenti, generalmente sempre più autoritari, prepotenti, antidemocratici, disumani, giovani ed impreparati, e si gettano nell’arena dei gladiatori affamati insignificanti bocconi di carne, al fine di alimentare e rinfocolare ancor più le divisioni e gli scontri fratricidi fra insegnanti stessi!]

……………….. perché,

nonostante …. tutto, a noi tutti insegnanti piace ancora donare le nostre energie e la nostra “anima” ai “nostri” alunni, piace la nostra materia ed insegnare la “conoscenza”; ma proprio per questo dovremmo imparare ancora di più, non solo ad insegnarla, ma anche e soprattutto, ad impararla e trasmetterla! Sì a trasmetterla!

Non solo, quindi, “insegnare”, lasciare in veste di segni, ovvero informazioni e nozioni nella mente degli alunni, bensì “trans-mittere”, ovvero: mandare fuori, far passare al di là, oltre se stessi, in modo che il discente possa, in un primo momento, provare autentico “inter-esse”, per poter “essere insieme” ed, in un secondo tempo, apprendere, “cum-prendere”, ovvero prendere insieme, veramente in pieno, facendo buon uso della conoscenza, trasformandola in capacità, abilità (e mai competenze!) e, soprattutto, valori, non disperdendola e, soprattutto avvalendosene poi, in seguito, nella propria vita, consapevole e capace anche di passarla, consegnarla e trasferirla in eredità ad altri!

Schola est magistra vitae!”

… E sia benvenuta, perciò, una scuola che ponga finalmente al centro la questione della conoscenza e degli insegnanti, “magistri vitae”, modificando in meglio lo stato giuridico fermo al 1974, puntando su nuovi criteri di reclutamento ed aggiornamento, una seria formazione in servizio, uno sviluppo progressivo di carriera che valorizzi davvero l’immagine e la professionalità dei docenti e ad essi riconosca adeguati riconoscimenti e migliori stipendi; che pensi al rinnovamento dell’organizzazione della didattica attraverso una nuova idea capace di utilizzare in modo più efficace le risorse professionali, gli spazi architettonici e le attrezzature, che metta in atto la ricerca di una valutazione formativa e non “invalsiana”, armonizzata agli organi collegiali, non premiale, non ispettiva, né dirigenziale e sanzionatoria, dell’intero sistema, capace di fornire strumenti ed indicazioni per attivare interventi condivisi di politica scolastica, basati su criteri di priorità, in modo da riequilibrare gli attuali disquilibri del sistema di istruzione e formazione e che investa ingenti risorse economiche per sostenere le innovazioni e potenziare l’offerta formativa al di là dell’erogazione del servizio ordinario.

…… E sia benvenuta, dunque, una scuola che rifugga le aziende e le aziendalizzazioni e, soprattutto, la Fondazione Agnelli, che sia obbligatoria fino ai diciotto anni, che non abbia bisogno di insegnanti-eroi e martiri, di insegnanti “in carriera” ed insegnanti “migliori” solo perchè pagati una miseria in più, di insegnanti “valutati” in quanto svalutati, di “open-day” (le “cento vetrine”!) che catturino alunni “clienti”, di “produttività”, di “digitalizzazione” forzata, di “chiamata diretta” del personale da parte dei Dirigenti, di Fondazioni, Consigli d’amministrazione e Presidi “sceriffi”, rampanti, giudicanti e perseguitanti, che sappia fare a meno di politici saccenti che di essa non sanno alcunché, che metta al centro la persona e non le scartoffie, che sappia insegnare l’”essere” e non l’”apparire”, che sappia inseguire conoscenze e non competenze, che sappia costruire speranza di futuro, che sappia divenire vera maestra di vita e che, senza mai farsi dettare condizioni da chicchessia, senza mai rinunciare alle proprie idee ed ai propri valori, costruiti sulla qualità dell’insegnamento formativo, sull’uguaglianza, la condivisione, la parità, la laicità, la pluralità, la tolleranza, l’accoglienza, l’integrazione e l’inclusione, la multiculturalità, l’emancipazione, il rispetto, l’auto-determinazione, il riconoscimento del merito rispetto ai livelli ed alle condizioni di partenza, il recupero del demerito ed il potenziamento delle eccellenze, sappia anche “guardarsi intorno” ed aprirsi, mattina e pomeriggio per dodici mesi l’anno, liberamente ed autonomamente, ad intercettare tutte le risorse offerte dal territorio, da enti, cooperative, da associazioni e soggetti, anche privati, da genitori generosi ed attenti e da chiunque altro possa convogliare su di essa e verso di essa professionalità intelligenti, progetti costruttivi, pertinenti e sensati, vere risorse (anche modeste ed anche in denaro, vista, ormai, l’estrema, cronica, assoluta povertà in cui versa malata)!

E domani? … Domani è un altro giorno! Si vedrà!

Intanto, caro insegnante resiliente, “che la Forza sia con te” e nonostante lo scempio scellerato ed efferato che si fa di te e della Scuola e nonostante l’avvilimento, la prostrazione e lo sconforto profondi, la rassegnazione “scorata” e la rabbia furiosa che sempre più ti pervadono: “obdurat, sursum corda et ……… ad altiora, semper”!




Della DaD … e dei … Confederali

computerdi Carlo Baiocco

Nella DaD, attraverso la DaD e nella confusione normativa dell’insipienza, evanescenza e prepotenza del MIUR, si sta perpetrando un ulteriore micidiale attacco ai lavoratori tutti della Scuola e stanno passando ormai enormi limitazioni alla libertà di insegnamento, stravolgimenti pericolosissimi dell’insegnamento stesso e della stessa pedagogia e notevolissime limitazioni ai diritti, alle tutele e garanzie, limitando e mortificando vieppiù gli organi collegiali e dando sempre più prerogative totalitarie ai Dirigenti scolastici.

Voi, sindacati “legali ed autorizzati”, dovreste non limitarvi a gongolare per i vostri privilegi e dovreste battervi per estendere i diritti di parola e rappresentanza anche ai sindacati di “base” e, poi, magari, dovreste, soprattutto in questi momenti, dimostrare, insieme, unità d’intenti, forte spirito di resilienza e contrastività e tenace, chiara capacità propositiva e, finalmente, d’azione!

Non c’è solo la Sicurezza sanitaria in gioco, ma il futuro stesso di alcune professioni che abitano la Scuola che sempre di più vengono poste sotto ricatto e sotto scacco e sempre più vengono mortificate sia a livello economico che sociale. La Sicurezza, le “Sicurezze”, già da anni sono calpestate! Quasi nessuna scuola è a norma! E la Scuola “che non si ferma”, si è fermata in realtà almeno venti anni fa! Non vi risulta forse lo stato di “burnout” in cui versano centinaia di insegnanti alle prese con le innumerevoli imposizioni e vessazioni dei Dirigenti scolastici e delle loro “corti” e con l’invasiva pretenziosità e villanìa di molte famiglie? Smettetela di “blaterare” e cercate di ricordarvi le vostre ragioni di esistere, stabilendo finalmente un piano d’azione svincolato dal restare sempre subordinati alle scelte dei Governi! ……. basato su alcune priorità: applicazione dei Decreti delegati; abolizione della L. 107 e dello strapotere dei Dirigenti e delle varie “Fondazioni Agnelli e 3L”; cancellazione della malsana, deleteria ed insensata “didattica per competenze”, delle maledette “prove oggettive” che emarginano ed escludono gli alunni più deboli, delle cosiddette “alternanza scuola-lavoro” e pseudo-“valutazione” del “carrozzone” Invalsi; cancellazione del “bonus premiale” e dello stesso “fondo d’istituto”, aumento degli orari e dei carichi di lavoro; eliminazione delle leggi che penalizzano la “malattia” del personale, aumenti considerevoli in busta paga; reali stanziamenti ed immediati investimenti; soppressione degli accorpamenti e blocco dei ridimensionamenti; pensionamento anticipato per i lavoratori della Scuola ……

Le Scuole ormai, dopo anni di tagli e tagli e massacri, sono perlopiù ridotte ad un deserto di sentimenti oppure ad una barbarie di sentimenti e gli insegnanti, ridotti ormai a sudditi imbrattacarte e ad espletare attività burocratiche proprie di un mansionario impiegatizio, sono ormai sfiduciati, prostrati, umiliati, avviliti, offesi e, soprattutto, rassegnati ed a voi si rivolgono ormai più o meno come ci si rivolge ad “un’agenzia di servizi”! Fate in modo che insegnanti e dirigenti tornino a sperare, ad essere e considerarsi tutti “uguali”, fate davvero qualcosa di incisivo e concreto piuttosto che blaterare, restare al margine e marginali e mendicare ruoli, spazi, oboli ed attenzioni che, bene che vada, vi riconoscono solo in cambio di acquiescenza! Abbiate, sostenete e difendete un’autentica “visione” della Scuola, in quanto, altrimenti, fra non molto, la Scuola sarà completamente smantellata e ritenuta inutilmente costosa e, magari, sostituita proprio con la DaD, nel nome del Signore “all connected, always connected”!!

 




Come riprenderemo a settembre ?

io_noidi Cosimo Quero

Giornalisti ed esperti (o presunti tali) abbondano in proposte estemporanee, improvvisate, improvvide.
Quel che è peggio che anche i ministeriali “non scherzano”.

Consideriamo qualche “amenità” :

  • Turni in classe, mattina e pomeriggio o lezioni miste (!) in aula e a casa. Lezioni più brevi.
  • Didattica mista da “scuola capovolta”, ovvero spiegazioni online e verifiche (orali e scritte) a scuola, a gruppi.
  • Docenti in classe per una settimana la mattina e una il pomeriggio.
  • Bisogna dividere le classi.
  • Provare la scuola all’aperto per diversi giorni (in piazze, giardini !)
  • Lezioni a distanza con “classi rovesciate” (?)
  • Online il sapere più di routine (?)
  • Gli studenti “insufficienti” devono seguire un programma di recupero nelle prime due settimane di settembre.
  • Recuperare i “vuoti” nelle prime due-tre settimane (!!).
  • Recuperi dal primo settembre al 15\18 per i promossi con debito.
  • Si potranno utilizzare pratiche di distanziamento.
  • Acquisizioni temporanee di edifici pubblici (!).
  • Settembre partirà con gli “insufficienti” ( 4|5 in pagella).
  • Le classi potranno essere “spezzate in due” (sic) per le distanze, ma potranno essere “mischiate” per consentire lezioni diversificate (!).
  • Lezioni in giardini (interni|esterni all’istituto).
  • Si inizia con l’utilizzo spinto (?) delle lezioni all’aperto: “il Trentino dovrà sfruttare i suoi boschi, Milano i musei,Roma i suoi parchi”.
  • Sarà un autunno di turni e rotazioni, “La campanella non suonerà più alle otto per tutti”.
  • A settembre lezioni a metà (sic) tra casa e scuola. Ma senza che una classe sia “spacchettata” a piccoli gruppi: tutti insieme a distanza oppure in classe alternati ai compagni di altre sezioni per evitare assembramenti.

Viene da chiedermi, gli autori di queste proposte sono mai entrati in una scuola?

Dobbiamo, tuttavia, registrare alcune proposte sensate :

–        Lavorare per una scuola “ non uno di meno” e superare i rischi della didattica virtuale; considerare l’utilità della conoscenza-esperienza viva e di qualità, come “ scambio umano e confronto vivo delle idee”. Occorre che valga l’autonomia scolastica con la creatività che sottende.
–        Va privilegiata la funzione formativa della didattica, insieme a quella informativa. Non è sufficiente fornire solo nozioni, occorre insegnare il metodo, gli strumenti di analisi propri della materia. L’interazione intellettuale in presenza tra docenti e discenti è insostituibile, anche per il docente per un aggiornamento continuo sul piano umano-relazionale.
–        Vanno, comunque, utilizzate piattaforme omogenee che consentano valutazioni omogenee.
–        I problemi che si pongono per la ripresa delle lezioni a settembre sono di indubbia complessità.
–        Chi scrive ritiene che non è possibile più indugiare in proposte più o meno fantasiose ed estemporanee che non tengono conto delle numerose variabili in gioco.
–        Occorre non perdere ulteriore tempo, serve un PIANO NAZIONALE di provvedimenti da prendere con urgenza a livello di Governo, di Tecnici della salute, di Operatori scolastici, di Genitori degli alunni.

Le proposte che avanzo partono dalla rilettura delle norme dell’autonomia scolastica per l’organizzazione dei servizi e della didattica.

–        Occorre ricercare da subito una intesa tra le scuole e le comunità locali, con le famiglie degli alunni;
–        Valutare la DAD sin qui attuata e individuare i modi eventuali per riproporla, bonificata dai limiti già evidenziati;
–        Ricercare intese con i tecnici della salute e considerare per settembre l’evolversi della pandemia;
–        E’ già possibile ipotizzare la formazione delle prime classi dei vari cicli scolastici. Ciò consentirà di quantificare, con le classi successive : il numero definitivo delle classi, il numero delle aule, i docenti occorrenti in relazione alla composizione numerica delle classi;
–        Ne deriverà IL PIANO NAZIONALE DI EDILIZIA SCOLASTICA e comunque dei locali occorrenti, indi l’immediato avvio dei lavori;
–        Vanno attivate nelle forme possibili le organizzazioni (Collegi dei docenti, altri gruppi) dei docenti per la ristrutturazione della didattica ( come le lezioni online e in presenza ); l’adeguamento dei contenuti dell’apprendimento; il focus sui concetti fondamentali delle discipline, le strutture concettuali (“l’oro non le scorie”), i concetti di fondo che sviluppano le capacità indi le competenze: Servirebbe all’uopo una task force di pedagogisti
–        Propongo una ricerca a livello nazionale relativa alle proposte dei collegi dei docenti.
–        Non da ultimo punto, ritengo essenziale un focus sull’alunno che apprende, sul significato “dell’imparare ad imparare” (Serve a tale scopo la DAD ?). E’ da dire che è essenziale la METACOGNIZIONE, il fatto di conoscere più a fondo il funzionamento del proprio sistema cognitivo (il socratico “Conosci te stesso”).

Mi chiedo la DAD può incidere su:
– Che cosa vuol dire imparare,
–  Come impara il nostro cervello ;
–   Come è possibile incidere sull’attenzione, l’impegno attivo, sui segnali di errore e di sorpresa; sul consolidamento e la memoria a lungo termine.

Per questo cosa può fare la DAD e quindi come equilibrare tali interventi con la didattica in presenza ?

Concludiamo con le assurdità scritte sul problema del RECUPERO dei debiti di preparazione degli allievi.
A parte la terminologia spropositata che è stata usata per individuare gli alunni con ritardo negli apprendimenti …
Ma, come non rendersi conto che un intero quadrimestre è svanito nella chiusura delle scuole per la pandemia e che la DAD ha fatto registrare dei limiti e delle “assenze” di molti alunni ?
Non è possibile pensare ad un recupero in due settimane, e poi, come?

Propongo che si consideri l’intero prossimo una scolastico in continuità di questo e si dilati in tal modo, per periodi occorrenti esigiti dagli obiettivi di recupero, una coerente organizzazione di interventi differenziati e personalizzati di compensazione dei mancati apprendimenti (più che recuperi)
Ritengo, conclusivamente, che per la scuola sia giunto il momento di piani seri, ben finanziati, oltre che meditati, con una programmazione di concerto fra decisori, tecnici, organizzazioni di comunità, docenti e dirigenti.
E’ indubbio, la scuola deve funzionare in presenza, ma l’utilizzazione delle tecnologie digitali è essenziale per il rinnovamento profondo dei contenuti dell’apprendimento.
Si tratta della integrazione delle due vie, non di sostituzione di una delle due.

L’EMERGENZA SANITARIA IMPONE UN ADEGUAMENTO DELLE STRUTTURE EDILIZIE : IL GOVERNO DI QUESTO PAESE E’ AVVERTITO !




Ma la DaD è Scuola? Riflessioni pensando a settembre

rete_numeridi Antonio Valentino

Il dibattito in questa fase

Mentre continuano discussioni e polemiche tra gli addetti ai lavori su questioni nodali (concorsi, la sicurezza sanitaria da garantire a settembre con l’inizio del nuovo anno scolastico, il problema delle aperture per materne ed elementari …), il dibattito – sia su come prepararsi a superare le criticità che la situazione di emergenza ha messo sotto lente di ingrandimento e ulteriormente inasprito, sia su quali priorità contare per rinnovare la scuola – non fa emergere ancora un’agenda capace di dare senso e direzione di marcia alle misure da mettere in cantiere per iniziare al meglio il prossimo anno scolastico.

Il motivo di fondo è che certamente l’epidemia continua ancora a seminare ansie, paure e dubbi e quindi incertezze che non aiutano a costruire ipotesi e proposte su cui lavorare. Eppure è questo il momento da cogliere, se si vuole superare definitivamente la fase 1 che continua ancora a condizionarci, puntando in primo luogo a verificare tutte le possibilità per riaprire le scuole quanto prima – ovviamente in piena sicurezza – e riprendere così, su basi possibilmente diverse e con nuove consapevolezze, il cammino sostanzialmente interrotto agli inizi di marzo.

C’è stato un gran parlare in queste settime soprattutto di didattica a distanza e di formazione digitale del personale scolastico: articoli un po’dovunque, webinar, interventi in rete di esperti, promossi da associazioni professionali e riviste telematiche.

I ragionamenti che abbiamo letto al riguardo possono essere ricondotti, volendo tagliare le diverse posizioni con l’accetta, sostanzialmente a due:
– quella che guarda alla Didattica a Distanza (DaD) – che non aveva certamente alternative credibili almeno nei primi mesi di questa emergenza – come la modalità di fare scuola di fatto intercambiabile con le attività di insegnamento /apprendimento in presenza. E questo per le potenzialità che le tecnologie digitali indubbiamente le offrono;
– quella che mette in evidenza le derive tecnicistiche che la didattica da remoto comporta e i rischi che si avvertono dietro l’angolo per l’insegnamento in presenza, che fa invece della socialità e della relazione tra i soggetti coinvolti due degli aspetti meglio connotanti della formazione scolastica.

Preoccupazioni e timori, questi ultimi, che si sono colti anche recentemente nella Lettera – appello di 16 intellettuali (promotore il prof Cacciari), pubblicata sulla Stampa del 18 maggio.
Il Ministero invece è sembrato sostanzialmente concentrato a cercare soluzioni per i problemi legati alle scadenze di questa particolarissima fine di anno scolastico, senza avere una bussola affidabile volta a recuperare un minimo di normalità del fare scuola, riaprendo le scuole con la dovuta gradualità e con le attenzioni e le sicurezze del caso. Come è invece avvenuto, almeno dall’ultima decade di aprile, in quasi tutti i paesi europei con condizioni sanitarie analoghe alle nostre. Da noi questa opzione non è stata mai presa in considerazione seriamente dalla Ministra, essendo stati sottovalutati problemi e danni, da più punti di vista, soprattutto per gli studenti delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo.

Le tante ordinanze, che continuavano a cambiare settimanalmente, hanno finito con l’assorbire tutte le energie della Ministra e del suo staff, costringendo gran parte del mondo della scuola a corrervi dietro affannosamente.

Così, sono rimasti ‘appesi’, come i caciocavalli di Benedetto Croce

  • su quale ripartenza in grado di assumere e approfondire domande e problemi che l’esperienza della Didattica a distanza – DaD – ha fatto emergere,
  • sulle condizioni a cui lavorare, a partire dagli ambienti scolastici da adeguare e attrezzare,
  • su quali priorità puntare, pensando soprattutto al personale che si renderà necessario a settembre, possibilmente non in condizione di perenne precarietà, come è successo finora.

Didattica a distanza e insegnamento in presenza: un po’ di chiarezza

A proposito di didattica a distanza, su cui si è concentrato soprattutto il dibattito dentro e fuori il mondo della scuola, si vogliono qui riprendere alcuni suoi aspetti connotanti, al netto delle difficoltà e dei problemi iniziali e delle approssimazioni e carenze delle prime settimane.

La prima cosa che viene da dire – l’hanno detta in tanti, ma va ri-sottolineata – è che la DaD in questa emergenza ha permesso di assicurare un minimo di continuità didattica e anche di tenere vivo un rapporto di vicinanza, di attenzione, di cura nei confronti degli studenti e delle famiglie. E ciò grazie alla dedizione e generosità della stragrande maggioranza dei nostri insegnanti e dirigentiche hanno lavorato in mezzo a mille difficoltà e problemi. E, sotto questo profilo, la DaD è una esperienza indubbiamente apprezzabile.

Va però aggiunto – e non sia letta questa annotazione come una sottovalutazione del lavoro svolto dalle scuole – che le tecnologiedigitali, che sono certamente oggi la risorsa tra le più innovative anche per i sistemi di istruzione, sono state di fatto utilizzate, in molti casi, all’interno di schemi di significato [1] (ridotti all’osso: lezioni soprattutto frontali, compiti da svolgere individualmente, verifiche e votazione) che ci parlano di una scuola che guarda per molti versi ancora all’indietro, perché ancora non permeata adeguatamente dagli studi, dalle ricerche ed esperienze che negli ultimi decenni hanno interessato il mondo della scuola (si pensi agli apporti delle neuroscienze, agli studi della scuola come comunità e come organizzazione, alle tecnologie nella didattica eccetera). E che ci spiegano i risultati molto deludenti delle rilevazioni nazionali e internazionali sugli apprendimenti dei nostri adolescenti.

Così la percezione diffusa è che sia ancora prevalsa, nell’esperienza della DaD – né d’altra parte ci si poteva aspettare altro – la scuola del programma – meglio dei programmi strettamente disciplinari, che non si parlano, non si raccordano -; e, con essa, l’insegnamento sostanzialmente trasmissivo, frontale, e una pratica didattica in cui l’idea di comunità professionale dei docenti è ancora merce rara. Soprattutto in molte realtà della Secondaria.

La consapevolezza di tali aspetti prevalenti avrebbe dovuto almeno impedire alla nostra Ministra di parlare – come pure ha fatto – di successo della DaD, quasi a significarne la esemplarità anche per situazioni non emergenziali: la qual cosa induce ad essere vigili rispetto ad orientamenti futuri di politica scolastica che possano offuscare, e di molto, l’idea condivisa che sta dietro alla didattica in presenza e che da sempre caratterizza la scuola ‘democratica’ fin dalle sue origini.

E cioè che la scuola

  • è relazione non virtuale di studenti tra di loro e con insegnanti e personale adulto che li hanno in cura, all’interno delle classi e in gruppi e spazi specifici,
  • è reciprocità, cioè insieme di rapporti che si concretizzano in gesti, linguaggi, comportamenti concreti, ispirati al principio del rispetto (reciproco, appunto) di prerogative e ruoli e responsabilità che la abitano (la scuola, intendo),
  • è, detta in altri termini, il luogo degli insegnamenti e insieme degli apprendimenti in cui si impara / ci si forma, ascoltando, partecipando fisicamente, collaborando, aiutandosi; anche attraverso errori, incertezze, sbagli – e i gesti e gli sguardi che li esprimono – di tutti i soggetti coinvolti, insegnanti compresi.

Il riferimento a questi che non so se chiamare principi o valori, non significa affatto che alcuni aspetti valorizzati nella DaD non possano / debbano valere nella didattica in presenza: come, ad esempio, il colloquio a distanza o la condivisione di materiale di didattico – come ci insegnano le pratiche della Flipped Classroom – o l’utilizzo di piattaforme che possano accelerare la trasmissione e la comprensione di messaggi o contenuti formativi …..
Quello che si vuol dire è che questa modalità non può in alcun modo surrogare la ragione sociale della scuola come luogo dell’incontro, della socialità, della relazione ‘materiale’ degli adolescenti tra di loro e con i loro insegnanti, per sviluppare – sia detto fuori di ogni retorica – i saperi e le competenze di cittadinanza che sono alla base del vivere civile.

Ancora due sottolineature per chiudere sul punto.

La prima: che la DaD non si è sviluppata allo stesso modo in tutte le scuole della Repubblica, come risulta dalle molte esperienze di cui abbiamo letto e sentito. E che quindi, il giudizio complessivo sul valore di questa esperienza non può essere appiattito in modo generalizzato su un unico livello.
La seconda: che, per un giudizio complessivo da cui derivare indicazione utili, il discorso andrebbe portato anche sugli interrogativi che passano attraverso gli studenti e le loro risposte a questa nuovo tipo di ‘offerta formativa’: interrogativi e risposte – di cui sappiamo ancora poco e quel poco, attraverso il web soprattutto, ci racconta cose che fanno molto pensare – che richiedono comunque analisi e riflessioni a parte.

 Su alcune priorità della ripartenza

Volendo allargare il quadro, per un discorso di prospettiva, proprio su alcune delle criticità sopra evidenziate, varrebbe la pena richiamarci in primo luogo, quali che siano gli scenari entro cui le scuole saranno chiamate ad operare:

1.   che – ripetita iuvant – nessun progetto di innovazione sensata della nostra scuola può prescindere a. da una formazione del personale strutturale e permanentee non solo sulle tecnologie informatiche – e b. da un’idea di scuola come organizzazione che apprende / cresce / si sviluppa mentre fa quello che è chiamata a fare. Idea che rinvia sia ad una formazione del personale che sappia svilupparsi anche sul campo, sia a luoghi della formazione pensati come comunità di pratiche;

2. che va impostato su basi diverse il discorso dell’autonomia scolastica, per farla uscire definitivamente dal suo stato di minorità e farla diventare finalmente adulta; e che l’impegno perché la progettazione – che dell’autonomia è pietra angolare – diventi strategia diffusa a tutti i livelli, non può essere legato a interventi ordinari;

3. che in questa fase è particolarmente importante sviluppare nella conduzione delle organizzazioni scolastiche una leadership “plurale” attorno alla figura del DS; figura che, opportunamente liberata da adempimenti e responsabilità ad essa estranei, è chiamata, nella situazione attuale – oltre ad assicurare le condizioni sine qua non di una ripartenza in sicurezza – ad esercitare, assieme ai suoi collaboratori e alle altre figure di organizzazione dell’Istituto, soprattutto funzioni di promozione di iniziative e attività, e insieme di cura della formazione del personale, leva principale del cambiamento [2].

—————————————————————- 

[1] Vale la pena richiamare, anche se in nota, la lezione di Jack Mezirow (in “Apprendimento e trasformazione”, Cortina 2016: “…. gli insegnanti generalmente rifuggono dall’auto-interrogazione autentica sulla propria professionalità, faticando moltissimo ad allontanarsi dai modelli comportamentali dei propri docenti, acriticamente assunti quando ricoprivano il ruolo di allievi….
Sono questi schemi di significato che reggono le nostre convinzioni e i sentimenti soggiacenti. (…) Questi schemi antichi di significato resistono nel tempo e rendono difficile poi negli adulti, soprattutto già professionalizzati, l’apprendimento trasformativo. Tale consapevolezza dovrebbe spingere a prefigurare percorsi formativi in cui il superamento critico dello schema antico, assorbito nel proprio vissuto di studente, è un punto di partenza obbligato.”

[2] Rispetto a quest’ultima funzione, può essere importante per esempio, anche collegandoci al primo punto: a. che il Piano Formativo di Istituto (PFI), possibilmente di respiro triennale – e quindi con uno sguardo lungo -, sappia cogliere in primo luogo i nuovi bisogni formativi dei docenti che l’esperienza di questi mesi di emergenza sanitaria ha riproposto in tutta la loro urgenza, e b. che a livello di scuola si sperimentino iniziative e attività formative più motivanti – ad esempio, per articolazioni più consistenti del Collegio (dipartimenti di materie considerate affini, dipartimenti di indirizzo nelle scuole superiori, consigli di classi orizzontali ….) – così da favorire lo sviluppo di comunità di pratiche, oltre che una diversa e più promettente idea di collegialità.entre continuano discussioni e polemiche tra gli addetti ai lavori  su questioni nodali (concorsi, la sicurezza sanitaria da garantire a settembre con l’inizio del nuovo anno scolastico, il problema delle aperture per materne ed elementari …), il dibattito – sia su come prepararsi a superare le criticità che la situazione di emergenza ha messo sotto lente di ingrandimento e ulteriormente inasprito, sia su quali priorità contare per rinnovare la scuola – non fa emergere ancora un’agenda capace di dare senso e direzione di marcia alle misure da mettere in cantiere per iniziare al meglio il prossimo anno scolastico.




Rientro a settembre, molta attenzione sulla Dad, un po’ meno sulle classi pollaio

arcobalenodi Gianfranco Scialpi

La loro immediata abolizione e porterebbe solo benefici.
Rientro a scuola, il dibattito si sta concentrando sui limiti della didattica a distanza. Le classi pollaio rimangono leggermente al margine. La situazione attuale rappresenta la condizione ottimale per la loro abolizione e per favorire l’ipotetica soluzione dei piccoli gruppi (rientro). La soluzione ideale del modello blended.

 

Rientro a scuola, la didattica a distanza sul banco degli imputati

Rientro a scuola, Molte sono le opinioni contrarie al proseguimento della didattica a distanza (Dad). Si riceve l’impressione che la Dad sia percepita come un corpo estraneo dalla scuola, che invece si basa sulla relazione e la costruzione sociale degli apprendimenti. Da qui la richiesta di espulsione del virus dalla prassi didattica. Prese di posizione tutte da rispettare, che però non condivido pienamente. I problemi della Dad rimandano al suo carattere emergenziale, e quindi di inserimento violento nel sistema scolastico.L’introduzione della Dad, infatti non ha rappresentato il punto finale di un progetto pluriennale. Alle sue spalle c’era il nulla o quasi. Diversi hanno pensato che fosse sufficiente cambiare lo strumento per mantenere inalterati gli sfondi dell’insegnamento frontale: il processo di insegnamento/apprendimento supportato dalla prossimità fisica. Gli ambienti virtuali sono altro, rispetto a quelli offline. La Dad non poteva e non può riproporre le peculiarità della classe. Ho l’impressione che molte lezioni online siano state organizzate con tutta la classe intera. Soluzione facilitata da alcuni ambienti come Meet, Skype o Zoom. In altri termini si sono trasferite le classi pollaio online e tutti i problemi connessi a questa aberrazione pedagogica. Pertanto, in queste condizioni tutti i problemi della classe fisica si sono amplificati.

Classi pollaio è il momento di abolirle, non di sospenderle

L’attenzione, a mio parere eccessiva sulla Dad, ha messo leggermente in secondo piano la presenza delle classi pollaio. Soluzione orribile, imposta alla scuola dagli inesperti d’aula (Gelmini e Tremonti), rappresentanti del finanzcapitalismo (L. Gallino), sostanzialmente poco attento alla cura delle persone.
Da sempre il M5s si è mostrato un fermo oppositore delle classi pollaio. Nel governo giallo-verde la loro abolizione era il punto più importante del paragrafo “Scuola”. L’attuale Ministra Azzolina, è stata promotrice il 5 luglio 2018 di una proposta di legge abrogativa, naufragata in Parlamento per l’opposizione di molti come V. Aprea, A.Ascani.
In questa fase dell’emergenza tutti si accorgono che il sovraffollamento delle classi non facilita le diverse soluzioni per la ripresa a settembre. Se le condizioni sanitarie lo consentiranno, le classi saranno suddivise in piccoli gruppi in presenza e composti massimo da 10 studenti.

Gli esempi proposti di seguito e presi dal Corriere.it chiariscono la situazione:

disposizione_banchi

Sarà interessante capire come saranno organizzate le classi con più di 20-28 e oltre, a organico
invariato. Per le superiori la soluzione è la didattica a distanza. Ma per le scuole dell’infanzia, della primaria e secondaria di primo grado? Doppi, tripli turni?
Detto questo, la Ministra deve passare dagli annunci ai fatti: cogliere l’occasione, presentando un provvedimento legislativo di abolizione immediata delle classi pollaio. La decisione riguarderà, ovviamente, le nuove classi. E questo comporterà che ogni istituto potrà contare su una dotazioneorganica maggiore, favorendo la composizione dei piccoli gruppi e l’organizzazione degli orari.

La modalità blended è la migliore soluzione

La soluzione blended (quasi tutto in presenza, cinque ore online) da adottare dalla terza-quarta
primaria consentirebbe di alleggerire il carico orario in presenza e di ridurre il problema di reperimento di spazi esterni. Sono del parere che il patrimonio acquisito con la Dad non debba essere accantonato, ma depositato nella piattaforma Indire. Rappresenterà un punto di partenza, aperto a ulteriori sviluppi e integrazioni (lezioni online, webinar, deposito di materiale…). La prosecuzione dell’esperienza della Dad, consentirebbe al sistema scuola di rimanere protagonista attiva nel processo di avanzamento dell’online nell’offline.
Occorre cogliere, infine il lato positivo dell’emergenza sanitaria (pensiero resiliente) che ha visto la scuola rispondere prontamente a un problema con la Dad. Poteva eclissarsi! Non lo ha fatto e questo sicuramente ha fatto salire le sue quotazioni nell’opinione pubblica. E dopo tanti anni brunettiani non è poco.




Didattica a distanza. Tecnologie digitali e cambiamenti della Scuola

rete_numeridi Cosimo Quero

L’emergenza Covid 19 sta determinando la continuazione degli studi a distanza, con le nuove tecnologie che consentono le attività scolastiche, limitandone i danni di una sospensione prolungata.

Progressivamente, in Italia, le scuole adottano la didattica online; in tal modo si vanno evidenziando   le carenze di strumentazioni tecnologiche inadeguate o mancanti in numerose istituzioni scolastiche.

E’ necessario, in questa fase emergenziale e, soprattutto per il futuro post coronavirus, una riflessione profonda sui vantaggi e sui pericoli della utilizzazione delle tecnologie digitali, nonché sui profondi cambiamenti da apportare alla didattica “in presenza” e alla organizzazione dell’insegnamento.
Occorrerà riflettere sui tempi di funzionamento della scuola; sui pericoli derivanti da una iperutilizzazione dei mass-media; sulle innovazioni profonde da introdurre nella medesima “didattica in presenza”.
E’ necessario che la Scuola Italiana risolva il problema delle differenti “velocità formative” del sistema (dispersione e ritardi nella formazione) tra il Nord e il Sud e nelle zone periferiche e povere delle grandi città.

La didattica a distanza sta, inoltre, proponendo i limiti di una politica pregressa di sottrazione di fondi per l’educazione e la ricerca; di una mancata valorizzazione della funzione docente; di una formazione in servizio e della carenza di strumentazione tecnologica delle scuole.
Le tecnologie digitali propongono la riorganizzazione dell’insegnamento, la riflessione sui tempi, un modo nuovo di utilizzazione dei docenti.
Si pensi ad una utilizzazione delle competenze docenti “specializzate” anche al di là delle classi; ad una revisione profonda dei programmi di insegnamento tramite le nuove tecnologie.
L’Italia deve finalmente proporsi di superare le insufficienze del sistema formativo che emergono anche dalle ricerche valutative internazionali.

Noi proporremo due contributi nella direzione di quanto sin qui affermato, relativi alle opportunità che le tecnologie digitali offrono e ai rischi che un uso inappropriato delle stesse comporta.

LA DIDATTICA A DISTANZA

Occorre precisare, per quel che riguarda l’insegnamento a distanza, che non può ridursi ad una mera assegnazione di compiti, ma deve arricchire l’insegnamento con forme di comunicazione semplici che propongano attività di apprendimento attive da parte degli allievi.
E’ vero che viene a mancare l’interazione “in presenza”, che la valutazione diviene più complessa; ma il rapporto diretto con i docenti può ugualmente mantenersi, come sta in parte già avvenendo, con intensificazione affettiva dei rapporti docenti-alunni.
Va riconosciuta ai nostri docenti una nobile vicinanza emotiva con i loro allievi, ed uno sforzo didattico notevole anche a fronte di una carenza strutturale e di dotazioni tecnologiche delle istituzioni scolastiche.

Intanto è urgente la ricerca di tutti gli alunni che non sono nelle condizioni di seguire le lezioni a distanza che si stanno proponendo, per non aggravare le disuguaglianze educative e gli svantaggi determinati dalle condizioni socio-economiche delle famiglie.
A superamento avvenuto della tragedia che sta cogliendo l’Italia, si proporrà il problema della dotazione tecnologica delle scuole, non a “macchia di leopardo”, ma con sistematicità in tutte le scuole del Paese. Proprio in tutte!
Intanto va riconosciuto che le nuove tecnologie propongono il rinnovamento profondo della didattica e dell’organizzazione dell’insegnamento. Le classi possono restare ancora come punto di riferimento, ma le opportunità offerte da tablet e computer possono consentire “l’apertura” delle medesime con la possibilità di interventi individualizzati e personalizzati.
La composizione e scomposizione dei gruppi classe permettono l’utilizzazione di competenze specializzate dei docenti anche a gruppi di alunni allargati, con apposita riorganizzazione di tempi, gruppi, attività.
L’insegnamento in tal modo può arricchirsi di competenze docenti, di documentari, di programmi filmati. Si pensi ai grandi vantaggi per gli insegnamenti storico-geografici, scientifici, artistici et alia.

  1. I VANTAGGI DELLE NUOVE TECNOLOGIE-

Le possibilità offerte sono notevoli e vanno approfondite. Le tecnologie a scuola supportano al meglio lo sviluppo cognitivo e sociale degli allievi, facilitando la riabilitazione e il normale apprendimento.
Il software consente di esercitarsi sui punti deboli; di creare prodotti e di fruirne la comunicazione.

Le tecnologie informatiche

  • offrono ampie disponibilità di stimoli linguistici, uditivi, visivi e stimolano la motricità;
  • consentono la personalizzazione, la ripetizione dei passaggi critici e il costante monitoraggio dei progressi;
  • rispettano bisogni e ritmi degli alunni che possono assumere il controllo dei propri processi di apprendimento.

Inoltre, realtà virtuale e robot hanno applicazioni specifiche per la disabilità intellettiva e per la diagnosi e l’intervento su soggetti con autismo, stimolando competenze di imitazione, comunicazione e interazione sociale.
L’apprendimento tramite tablet, ad esempio, può essere vantaggioso per due costrutti psicologici:

  • Il flow e
  • l’apprendimento multisensoriale.

Il flow è un’esperienza ottimale dal punto di vista cognitivo ed emotivo, favorita da una attività piacevole in cui ci si sente immersi.

L’apprendimento multisensoriale attiva simultaneamente molteplici canali sensoriali e motori in maniera vantaggiosa per l’apprendimento.

Con le nuove tecnologie è possibile AUTOTESTARSI E AUTOVALUTARSI con enormi vantaggi per lo sviluppo cognitivo.
Informazioni, concetti e conoscenze non si fissano nella mente attraverso la RIPETIZIONE, ma attraverso meccanismi di ELABORAZIONE E RICOSTRUZIONE. (Teoria costruzionistica del sapere. Metacognizione ed Autovalutazione).
Non è l’ascolto ripetuto, ma l’elaborazione e soprattutto il recupero a facilitare il ricordo delle informazioni. E’ lo sforzo di ricordare (etimologicamente, “riportare al cuore”) o di ricostruire, il mezzo attraverso cui si perviene ad una forma di conoscenza duratura.
Occorre perciò rendere motivante un costante auto-testarsi e auto-interrogarsi, quindi l’elaborazione, la ricostruzione, il tentativo di recuperare le informazioni.
A ciò supportano le tecnologie che rendono piacevole il momento valutativo, fornendo un feedback immediato, dettagliato e informativo (non giudicante della persona!) ma focalizzato sulla prestazione adeguata o da migliorare.

In un prossimo contributo considereremo le modalità d’uso delle nuove tecnologie per prevenirne limiti e possibili influenze negative sullo sviluppo.
Siamo consapevoli che l’uso delle tecnologie è solo un mezzo e che urgono riflessioni ulteriori su come esse possono essere usate nella scuola in relazione alle funzioni psicologiche che l’alunno deve acquisire per un buon apprendimento sia cognitivo, sia emotivo e relazionale.




Didattica a distanza: luci e ombre

io_noiL’avvio delle attività di “didattica a distanza” sta aprendo un viavce dibattito in rete. Molti osservano che non tutti gli insegnanti sono adeguatamente preparati o che non tutte le famiglie sono attrezzate.
Abbiamo raccolto un po’ di pareri su questo tema.

 

 

Raffaele Iosa

A me pare che la vera notizia (non scontata) è un’altra: c’è un 0 grande moto professionale della grandissima parte degli insegnanti che sentono (pensa un po’) l’assenza dei loro ragazzi in un’epoca molto difficile. Insomma una categoria considerata rancorosa e lavativa si impegna oggi con un’empatia forse inattesa.
Io parlerei oggi non tanto di didattica a distanza ma di didattica di colleganza, nei limiti di come è possibile nella testa di ognuno. Questa è la novità da comprendere se è solo emotiva o strutturale, e cioè la scoperta che la gran parte degli insegnanti curano (i care) i loro ragazzi e ne sentono l’assenza. Insomma un variegato moto pedagogico che pur con tutti i limiti e le differenze segnala passione e amore.

Come, in forme ben maggiori, stanno facendo medici e infermieri. Insomma mentre l’ospedale intuba anziani per salvarli, le maestre creano un legame di senso della vita con i loro nipoti. Notate inoltre l’imbarazzo dei sindacati (tutti) aridi e capaci solo di cavilli burocratici e di non comprendere cosa accade in milioni di case italiane.
Io penso che questa rinascita dell’identità pedagogica se ben apprezzata può dare anche uno slancio ad una maturazione formativa di molti insegnanti per competenze non tanto e non solo tecnologiche ma didattiche di base. Davanti ad un’epoca complicata possono sgorgare pensieri nuovi. Anche nella vecchia prof che manda solo pagine da leggere ed esercizi, come fa in classe, ma anche lei messa forse un po’ in crisi dalla novità. Io sto raccogliendo mini storie strepitose. Mai come adesso. Cogliamo l’attimo, sperando che dal tragico possano spuntare fiori nuovi.

Nanni Omodeo Zorini

Proviamo a ragionare per un attimo sulla situazione oggettiva presente. Motivi di sicurezza per la pandemia impediscono contatti ravvicinati e quindi l’attività scolastica abituale in situazione e nel contesto normale.
Alcune parziali ma non diffusissime e non totalmente generalizzate strutture informatiche nelle scuole c’erano e ci sono.
Nessuno che poteva e doveva farlo ha operato per renderle davvero attive in collegamento con eventuali dotazioni già presenti nelle famiglie che potevano permetterselo.
È abbastanza casuale episodico e fortunoso ora il poterlo fare in questa sciagurata occasione.
La formazione non è avvenuta e ciò è imputabile a tutti quanti (Ministero, istituzione scolastica nel suo complesso e, da ultimi, i paralizzati e ormai praticamente impotenti organi collegiali).
Può darsi magari che l’occasione di emergenza faccia maturare esperienze significative Da poter poi trapiantare, comunicare e socializzare altrove? Un sistema un po’ arrangiaticcio.
Ma intanto qualcuno sta cercando di farlo in vari ordini di scuole.
Considerato che tutti quanti, operatori scolastici di ogni livello e genitori si è impossibilitati a ritrovarsi insieme fisicamente, forse varrebbe la pena di lanciare il problema aiutando e stimolando la riflessione, l’elaborazione di ipotesi, di proposte e di progetti. E’ opportuno parlarne e soprattutto dimostrare che eserciziari e compiti a casa dati con WhatsApp non sono assolutamente un autentico far scuola.
Non lo dimentichiamo.
Certo è che quello educativo e della formazione è un procedimento che avviene solo in un contesto di socializzazione e di relazione!

Roberto Maragliano

Poco tempo fa parlai e poi scrissi (in un libretto) di ‘zona franca’ alludendo al fatto che il digitale (in quanto espressione di una cultura novecentesca, destrutturante, reticolare, antifondamentalista) mette comunque in discussione la scuola, costringendola a trasformarsi, almeno in parte, e che nel panorama italiano c’erano luoghi o zone in cui questo impegno di trasformazione era già in atto, sia sul piano didattico sia su quello pedagogico/culturale.
Mi ricredevo insomma sulla possibilità di intervenire positivamente con misure generalizzate (dopo l’uno-due berlingueriano e renziano), per via di una condizione generale e forse strutturale tendente alla conservazione dello status quo (su cui oggettivamente convergono amministrazione, editoria, sindacato, università, associazionismo professionale e via elencando).
Ora è capitato quel che sappiamo. Chiuse le scuole tutti hanno dovuto aprirsi alla nuova esperienza. C’è chi aveva provveduto a pensarci prima, sia pure per una quota (una zona del suo impegno), e dunque sapeva a che cosa poteva andare incontro, e chi s’è trovato di fronte ad una grossa incognita.
In ogni caso, anzi in tutti e due i casi (e in quelli intermedi) il problema, lo si sta capendo, non è nell’uso delle tecnologie, nel senso che queste possono essere o diventare nella pratica tanto rigide o tanto flessibili quanto rigidi e flessibili sono i modelli di sapere e di disciplina cui si fa riferimento.
Lì sta il problema. Basti pensare al tema dello scrivere, che non è quello dello scrivere temi. La differenza fra partire da un foglio o da uno schermo bianco e partire da un testo presistente non ha a che fare con la tecnologia, ma con il sapere scrittorio e la didattica che ne deriva.
A seconda se faccio riferimento all’uno o all’altro modello uso quella o quell’altra tecnologia, oppure uso la stessa tecnologia in un modo o in un modo contrario. Discorso che rischia di diventare lungo e complesso (e comunque costringe ad uscire dal luogo comune de ‘i ragazzi non sanno scrivere perché sono distratti, perché fanno poca grammatica, ecc.’).
Ciò che sta avvenendo nella scuola italiana, per effetto del coronavirus, è la partecipazione collettiva ad un grosso, sia pure forzato, laboratorio di progettazione del futuro, non della tecnologia, ma della didattica e del sapere. Dopo, sarà più difficile sostenere posizioni del tipo ‘un tempo sì che la scuola funzionava’.

Franco De Anna

E se provassimo a cogliere l’occasione (triste) per qualche impegno di approfondimento più sensato? Discutere su “distanza” e primato della “relazione educativa” è francamente una raccolta di banalità in cui “tutti hanno ragione”.
Alle spalle, o se volete alla base sta la questione del rapporto tra ITC e processi di apprendimento. L’on line è solo una variante come tale legata a scelte condizionate contingentemente… altrimenti ce la giochiamo in una partita truccata tra chi dice “facciamo per il meglio” e chi rimarca “attenzione al peggio”.
In tale situazione di dibattito culturale inaccettabile rispetto alla situazione di emergenza, dove praticamente vale “cerchiamo di fare il possibile”, ci troviamo anche perché il primo fondamentale quesito “apprendimento e TIC” è stato “glissato” e, devo dire, proprio dalla componente conservativa della cultura scolastica. Spesso si dice che ogni conservatorismo è il prodotto della rivoluzione precedente.
Nel caso specifico mi sfugge la connessione

Marisa Faloppa

Un panorama variegato di modi per annullare le distanze… lezioni frontali, didattica attiva, empatia…
Il virus non annulla i metodi, non cambia le persone. E anche le famiglie restano quelle che sono: alcune non sono in grado di collegarsi alla rete, c’è chi non ha lo smartphone, chi non ha il televisore.
Ci sono ragazzi autonomi, altri che hanno bisogno di aiuto e c’è chi ha bisogno di aiuto solo per i compiti, chi per tutte le azioni quotidiane. È per questo che se la scuola online si sforza di tutelare il diritto all’istruzione dei ragazzi italiani dobbiamo essere consapevoli che alcuni sono in questo momento fortemente svantaggiati e dovremmo da subito e dopo l’emergenza adoperarci per colmare il divario.