How it all started About World-wide Marriage

If you’ve ever before traveled in another country, chances are curious about come across overseas websites marriage. This union of a couple from numerous countries is also known as intermarriage or transnational relationship. While the term “international” may well sound bizarre, it’s not really that far from the truth. It’s a legal option, although there are many considerations before you make the choice to get married to someone via a foreign region. Here are some of the best tips to remember before you decide to get married to someone by another nation.

First, you’ll want to make sure you can marry officially in the country exactly where you’re planning to get married. This isn’t always always easy, as you need to provide many documents. Many countries will require a relationship license, a certificate of no obstacle, and 3 copies of the passport. After obtaining these documents, really time to data file your application. This technique can be done while quickly as 3 weeks.

There are some requirements designed for pursuing an international marriage. For most countries, the two associates need to reside in the where they’re attempting to get married to, and be 18 years old. There are also the issue of divorce, which is more difficult to handle in some places. The spouses must have a certificate of no obstacle from the asentar workplace of their country. The paperwork will need to be converted and authenticated in the language with the community the place that the couple lives.

Another important factor is nationality. While some countries automatically acquire the nationality of the husband and wife, others will likely not. In Japan, for example , when a couple can be Japanese, your spouse or better half will receive the nationality of this country where the couple lives. The other half will have two nationalities. That is a major drawback for many couples, but it is definitely not as extreme as it may seem to be. Once a few can find a common language, it’s much easier to marry.

Although international relationship is not really illegal in america, there are some legalities that must be thought about. Some countries have many specific regulations regarding it, including the concerning the rights of foreigners. Some countries may not enable a foreigner to marry a native in the country. However , the process can be complicated. You must be a citizen of the region in which you’re planning to marry. The laws and regulations of your partner’s country definitely will determine your rights.

Those living abroad should know the legal implications of international marital life. The first step should be to ensure that you include a valid passport. This is the most crucial step in the task. In addition , you must have a license of zero impediment from the country of origin. This will give you more overall flexibility in the case of a conflict in the foreseeable future. It’s also important to understand that in world-wide marriage, legislation of your home region will apply.

Verification of international matrimony is a difficult process. Variety of careers criteria to consider. A valid marriage can be one that continues to be recognized by the us government of the region where the few resides. Inside the United States, an international marital relationship should not be viewed as a risk to the region you’re coping with. Therefore , a valid marriage is definitely one that is normally recognized by equally countries. It is best to check the legitimacy of a spouse in a foreign region before you decide to get married.

The other requirement is mostly a valid passport. In some countries, marriages are considered illegal any time one spouse does not have right to marry another resident. In many countries, divorce is normally not allowed. The procedure is complicated and the assistance of a legal professional. But , in case it is legal, it should not trigger any challenges. It is a easy way to protect your relationship in case there is an emergency. You must also be aware of any kind of restrictions your partners could have set up.

Despite the lots of benefits of overseas marriage, it is crucial to consider the conflicts that may feature it. In the event that you live in a country where a marriage is outlawed, you should look for legal assistance immediately. For example , you should not get married to a foreigner just because you would like to live in the U. Nasiums.. The only issue that world-wide marriages might cause is if you aren’t going to a citizen of the current nation. If you’re getting married to a foreigner, you should be aware of the legitimacy of the other party.




INNOVARE IL CURRICOLO

Curricolo è un termine in uso nella pedagogia da più di mezzo secolo ma si è diffuso soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni 90 con l’entrata in vigore delle norme sull’autonomia.
Ma, che rapporto c’è fra curricolo e autonomia?
Si può fare ricerca sul curricolo? Le scuole ne hanno gli strumenti?
E come si intreccia la valutazione con il curricolo?

 

A queste e ad altre domande risponde Stefano Stefanel in una interessante conversazione disponibile nel nostro canale Youtube.

 

 




Dad, lo studio Indire conferma situazioni con dati difformi

di Gianfranco Scialpi

Dad (Didattica a distanza) , tema che ha diviso gli insegnanti e in genere gli operatori della scuola. La polarizzazione ha nascosto lo stress test al quale è stata sottoposta la scuola. Uno studio che presenta la differenziazione del sistema scuola rispetto alle nuove tecnologie. Interessanti i risultati sull’inclusione.

Dad, un tema e un approccio divisivo

Dad (Didattica a distanza), soluzione emergenziale. L’unica possibile di fronte alla decisione
repentina di chiudere tutte le scuole a marzo. Non esisteva un’alternativa valida per garantire una presenza adeguata della scuola. Senza l’invenzione della Dad la scuola rischiava l’ingrottamento, la scomparsa come agenzia educativa. Non era possibile accettare questa situazione. Si rischiava la perdita irreversibile di otto milioni di allievi/studenti, ognuno dei quali rappresenta un embrione di futuro. La rinuncia alla Dad significava accettare in modo irreversibile il presente come unica prospettiva.
A maggio/giugno molti insegnanti e operatori scolastici hanno espresso la volontà di tornare alla scuola in presenza, presentando quest’ultima come una realtà che poteva garantire la socializzazione e l’apprendimento significativo. Si è compiuta un’operazione di idealizzazione di una scuola fisica che invece, non corrisponde alla realtà.
Dall’altra parte, invece era presente un gruppo di insegnanti che sosteneva la qualità della Didattica a distanza, purché questa proponesse strategie, approcci più consoni alla dimensione virtuale.

Clicca qui per leggere l’intervento 




La Ministra scrive a Babbo Natale. In esclusiva la risposta del Babbo

Il nostro infaticabile inviato speciale Aristarco Ammazzacaffé è riuscito questa volta a scovare la risposta di Babbo Natale ad una lettere inviatagli dalla ministra Lucia Azzolina.

La risposta di Babbo Natale

Cara Lucia, mi permetta, per favore, di chiamarla solo così.

Per dirle, in primo luogo, che non ho parole.  

A me arrivano lettere e richieste solo di bambini dai 4 fino agli 8 anni (massimo). Perciò ho pensato, davanti alla Sua lettera, ad un errore delle poste europee. O anche, pensando al mittente, a un caso di momentanea follia o di persona cronicamente fuori di testa.
Ma andando avanti nella lettura ho capito che no, era molto probabilmente una lettera inviatami da una persona giovane, anche se non giovanissima, e, nientemeno, Ministra della Pubblica Istruzione in Italia, come risulta anche dalla carta intestata che ha utilizzato.

Con un po’ di difficoltà – qui nevica che Dio la manda e le connessioni ne risentono – ho telefonato al Suo Ministero.
Gentilissimi, mi hanno risposto che sì, la lettera era proprio della Ministra e mi hanno inviato anche una Sua foto (molto bella. Complimenti!), con la mascherina e una scritta e un cuore – tra una parola e un’altra – che non ho capito. Ma forse meglio così.

Devo anche dirle subito che a seguito della telefonata, mi è immediatamente salita l’autostima, un po’ bassina negli ultimi tempi, per il fatto che sempre più bambini sanno più di Amazon che della mia slitta e dei miei doni. Comunque la sua lettera mi ha commosso.

Che una ministra scriva a Babbo Natale, è cosa da Guinness dei primati; che scriva poi una lunga lettera (7 pagine!) con tutto quello cha ha da fare, può meritatamente rientrare nelle leggende più natalizie dello stesso Natale.

Mi faccia dire subito che le pagine più belle sono quelle in cui parla del suo desiderio per il prossimo anno, che è poi ciò che le preme di più in questo periodo funestato dall’epidemia: poter tornare dai suoi studenti e visitare le sue scuole.
Certamente mi impegnerò da subito per realizzarlo, ci mancherebbe. Però, su due piedi, vorrei dirle preliminarmente che non dovrebbe soffrire così intensamente la mancanza dei suoi studenti e, insieme, l’impossibilità di visitare le scuole. È un po’ troppo.

Su quest’ultima, non dovrebbe preoccuparsi più di tanto. Da che mondo e mondo, classi e docenti non ne hanno mai sofferto; anzi.  Parlo per esperienza diretta. E sul fatto poi che i suoi studenti le mancano, vorrei manifestarle un mio personale interrogativo: “Ma la cosa è veramente reciproca?. Lo ha mai chiesto agli interessati?”.
E, a proposito del possessivo (miei studenti di qua, miei ragazzi di là), a cui lei ricorre spesso per rendere esplicito il suo attaccamento (che comunque le fa onore, diciamo), ancora una domanda: i genitori ed eventuali fidanzati e fidanzate dei ragazze / ragazzi (parliamo, ovvio, delle scuole superiori), non le hanno mai detto niente? Io, se fossi in lei, qualche informazione la chiederei in giro.

Il rischio dell’accusa di circonvenzione di minori: l’ha considerato?

Consigli a parte, desidero esprimerle tutta la mia considerazione per questa sua nobile sensibilità. Se vuole.
Non posso non riprendere anche, cara Lucia, il richiamo, che ho trovato nella sua lettera, alla Didattica Digitale Integrata. È bello e confortante che tra gli insegnanti abbia riscosso – e lei ne parla convintamente come fosse vero – grande interesse; e che – giura – ha prodotto profonda innovazione (addirittura!) nel  modo di fare didattica. Sono molto contento per lei. A queste latitudini arrivano altre voci.  Comunque contenta lei …

Però, mi raccomando: si stanchi di meno, si riposi e dorma di più. Nel colloquio telefonico col Ministero, mi hanno informato che lei, cara Lucia, lavora giorno e notte – come anche lei stessa dice – per risolvere i guai della scuola italiana. Ed è per questo che dorme pochissimo e sogna meno; e che vede tutto nero, come dentro la pancia di una balena.

Cara Luci’– mi permetta di chiamarla così, proprio come la chiama sua sorella con la quale, come lei stessa ha voluto farci sapere (rendendoci felici come una Pasqua), trascorrerà il Natale in tutta sicurezza –; dicevo, cara Luci’, che desidero però riprendere il riferimento – nella lettera – alla sensazione che si porta dentro: pensare che solo pochissimi riescono ad apprezzare i risultati del suo faticoso lavoro – soprattutto, per esempio, sulla riapertura delle scuole -. Forse solo il Presidente Conte e il Suo predecessore Marco Bussetti (una stella cometa – per usare una metafora natalizia – anche per tanti in Groenlandia). Un po’ poco, certo. E questo la mortifica. La capisco perfettamente.

Ecco, io temo che questa sensazione derivi dal fatto che lavora troppo e dorme poco.  Dovrebbe invece impegnarsi di meno (tanto …) e riposarsi di più; farebbe così il suo bene e anche quasi certamente dei suoi studenti e di tutto il personale che amministra.
E dormire; e non solo di notte. Si ricordi sempre: un pisolino pomeridiano aiuta, è rigenerante. E lei questa buona usanza meridionale deve recuperarla. Lasci perdere.

E alla scuola pensi quel tanto che basta. Se anche meno, meglio; ne trarrebbe giovamento lei e si realizzerebbe il sogno di tanti dirigenti e insegnanti (di lettere natalizie me ne hanno inviato moltissime anche loro). E forse anche dei genitori e un po’ di tutti.
Anzi: perché non pensa di staccare completamente per qualche mese? O, potendo, anche di più? Io mi impegno comunque a farla ritornare dai suoi studenti e a visitare le sue scuole. Ci mancherebbe.
Sarebbe una gran bella cosa, carissima Luci’; per l’intera scuola, un vero grande regalo per tutto il 2021 e forse anche oltre. Ci pensi.
Un augurio anche per sua sorella e un abbraccio natalizio – me lo consenta – per lei.

Il suo affezionatissimo Babbo Natale

 

 

 




Lezioni per casa. Oltre i compiti, un’altra scuola è necessaria

di Nerina Vretenar

  1. NEANCHE A SCUOLA
    – Nell’idea di scuola MCE cerchiamo che il gruppo, attraverso un’organizzazione della classe  cooperativa, sia impegnato  in attività significative, in ricerche intorno a temi di  interesse, in laboratori.
    – Evitiamo il triangolo banale “spiegazione/studio – compito/interrogazione-valutazione”.
    .
  2. ATTIVITA’ E MODI DI APPRENDERE diversi vanno tutti ‘allenati’.
    osservare/ ricercare, fare ipotesi /esplorare/visitare ambienti naturali, strutture produttive, musei, teatri/camminare
    sviluppare manualità e progettualità/ costruire, inventare
    narrare storie /collaborare/conoscere il mondo/leggere / buoni testi e lingue diverse
    classificare insegne, spazi, costruzioni, manifesti pubblicitari, …/fare ordine/organizzare/
    classificare oggetti, attività umane, seriare/ collezionare /leggere il territorio/
    osservare il cielo le albe i tramonti/osservare le ombre e i movimenti del sole e le fasi lunari/ sperimentare forme e colori /scrivere testi diari poesie/problematizzare
    osservare cambiamenti temporali e spaziali
    storia personale storia familiare /storia di scoperte oggetti invenzioni eventi/ raccogliere fonti, testimonianze, intervistare

  1. COSTRUIRE AUTONOMIA

Le attività per stimolare la ricerca, l’espressione, la scoperta di regole, non sono “compiti”. revisione di quanto fatto in ottemperanza al piano di lavoro personale e della classe, organizzazione di esposizioni, ‘conferenze’ e, progressivamente, metodo di studio.

  1. LAVORO INDIVIDUALE

Ci vuole anche l’esercizio e l’allenamento per consolidare delle capacità specifiche. Dopo si rivede insieme il lavoro, si fa una messa a punto collettiva,  perché l’alunno/a, con l’aiuto dell’adulto, acquisti consapevolezza dei suoi punti di forza e del lavoro che deve ancora fare per raggiungere degli obiettivi di cui ha chiara l’importanza.

  1. TEMPO

il tempo per il pensiero, per il confronto, per il fare, per il dialogo che aiuta gli alunni/e a prendere coscienza dei loro percorsi, dei loro progressi, della strada ancora da fare.

  1. UNA SCUOLA DEI TEMPI LUNGHI

che renda inutili i compiti a casa: il tempo pieno e  le scuole aperte il pomeriggio. con biblioteche aperte e accessibili con orario lungo, in città che offrano occasioni culturali anche ai giovanissimi contro la povertà educativa.
Una scuola dai tempi lunghi che educhi a ricercare personalmente, dopo l’orario, il piacere e il bisogno della lettura, della scrittura, dell’espressione artistica; addirittura a trovare piacere in attività significative legate a percorsi scolastici, nello studio, anche nell’allenamento.
Nel rispetto del diritto al gioco e a spazi vuoti (cfr. Convenzione)

  1. ANCHE A CASA

Una scuola vera è una scuola dove si apprende a pensare insieme;  se le cose si fanno con piacere, si proseguiranno anche a casa: non c’è separazione netta ( un testo libero, la lettera al corrispondente, una proposta di logo per il blog della classe,…).
E’ la prosecuzione di un percorso di pensiero.

…LA SCUOLA NON PUO’ ESSERE LUOGO DI DISPERSIONE O ATROFIZZAZIONE DEL PENSIERO

  1. NON DISCRIMINAZIONI

Non siamo per i compiti “assegnati”, né a scuola, né tantomeno a casa se poi ai ragazzi/e viene inflitta l’umiliazione di vederli ignorati o semplicemente corretti o valutati senza che sia dedicato al loro sforzo il giusto tempo per il confronto e la revisione.
E’ fonte di discriminazione, la pratica di assegnare compiti a casa complessi e uguali per tutti/e che qualcuno svolgerà facilmente e per qualcun altro saranno un ostacolo insormontabile: perché c’è chi è autonomo/a e chi non lo è; chi padroneggia la lingua dei compiti e chi no; chi può contare sull’aiuto di adulti competenti e chi no; chi vive dopo la scuola dentro spazi tempi e relazioni adeguate e chi no.

Quindi

  • Non compiti impossibili, non calibrati  sulle possibilità reali
  • Non compiti che si possano fare solo con aiuto esterno
  • Non compiti che siano oggetto di valutazione
  • Non compiti che uno possa fare agevolmente in 10’ mentre un altro in tempi estenuanti
  • Non compiti basati su memoria e meccanismi
  1. RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE
    (“rimuovere gli ostacoli” è un compito obbligatorio PER L’ADULTO). Assegnando a tutti/e compiti uguali, complessi, da svolgere in solitudine, sapendo che non tutti sono in grado di svolgerli, aumenta le distanze. Fa il contrario di quello che dovrebbe fare.
    È una responsabilità gravissima.



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Il voto è morto, viva il voto?

di Simonetta Fasoli 

Non mi piace, di solito, iscrivermi al club dei disfattisti, tra i fautori del “benaltrismo”: il “ben altro”, per definizione, è inesauribile…
Detto questo, non mi sento neanche di entrare a far parte del coro di coloro che stanno prodigandosi in commenti a tutto tondo positivi verso le disposizioni ministeriali che regolamentano la fase attuativa del superamento della valutazione decimale nella Scuola primaria.
Leggendo l’O.M. 172 del 4/12/2020 con le allegate Linee guida che ne fanno parte integrante, parecchi sono i dubbi che mi sorgono.
Non voglio affliggere chi mi legge con una troppo lunga disamina (inadatta, a parer mio, al mezzo…). Mi limiterò a poche, sintetiche osservazioni, rinviando ad altra sede e occasione una più articolata riflessione.


L’impressione complessiva è che il ricorso a indicatori per livelli precostituiti comporti un ragionevole rischio di reintrodurre un criterio surrettiziamente quantitativo e faciliti, nelle pratiche adottate nelle scuole, la traduzione meccanica del voto in livello. Non dimentichiamo che la valutazione discorsiva in sede intermedia e finale adottata a suo tempo (L. 517/77) si è presto trasformata in giudizi alfabetici (livelli), per più versi anticipatori del ritorno al voto.
I livelli, descritti con formule che meriterebbero un’attenta analisi, comportano in ogni caso una concezione di classificazione per scala, presupponendo tra un grado e l’altro della scala medesima intervalli regolari. Ma non è questo il principio di misurazione sotteso al voto decimale?
Mi sfugge, poi, come questo strumento possa comportare, per sé preso, il vantaggio di una vera “valutazione formativa” che i testi ministeriali evocano ripetutamente, facendo eco agli entusiasti sostenitori dell’abolizione del voto. “Valutazione formativa” significa essenzialmente dar conto del processo e non sancire il prodotto (mi scuso di usare, per brevità, parole-slogan…): è questo che consentono i livelli? Mi permetto di dubitarne.
E di prefigurare, a fronte di questa vistosa lacuna, pratiche di valutazione tristemente ricorrenti.
Spero, infatti (e temo fortemente) che non si dica: “ma se diamo ‘livello avanzato’ a Tizio, dobbiamo darlo anche a Caio”…E spero altrettanto che chi è “in via di acquisizione” non resti su quella via…perché la sanzione dell’esito esime fin troppo facilmente dall’intervenire didatticamente sulle condizioni e sul processo che lo determinano.
Insomma, speriamo che morta una scala non ne nasca un’altra.
Non serve cambiare il termometro per curare la febbre.
Un capitolo a parte meriterebbe la scelta di adottare una valutazione (“formativa”, mi raccomando…) applicata alle singole discipline. Questa mi sembra una spia altrettanto significativa delle contraddizioni interne in cui si dibatte la nuova normativa. Va detto che la stessa discutibile impostazione si ritrova, esplicitamente, nelle Indicazioni nazionali 2012, come ho più volte fatto osservare nelle occasioni di formazione e riflessione sull’impianto della Scuola primaria. Una opzione appena temperata dalla motivazione addotta nello stesso documento: lasciare alle istituzioni scolastiche il compito di effettuare le opportune aggregazioni disciplinari.
Resta il fatto che le disposizioni sulla valutazione finiscono per confermare la frammentazione disciplinare, che è estranea alla natura profonda del percorso primario di educazione e istruzione. Una deriva “disciplinarista” che, ancora una volta, fa a pugni con il “valore formativo” delle discipline, evocato dai documenti istituzionali prodotti nel tempo.
Mi fermo qui. Le scuole si stanno mobilitando per rispondere alle nuove (ma quanto davvero “nuove”?) disposizioni. È congruente con il loro compito istituzionale, e certamente a certe condizioni può innescare processi virtuosi. Ma a patto che sia valorizzata la componente professionale dell’operazione, e che una responsabile e condivisa interpretazione prevalga sulla funzione “adattiva”, per non dire sulla tentazione di mera “esecuzione”.
Sarebbe davvero imperdonabile non far diventare vera occasione di cambiamento quello che, per ora, mi sembra un tentativo, significativo certo per la sua matrice istituzionale, ma proprio per questo non privo di insidie. Come ho cercato di sottolineare.