L’avvio delle attività di “didattica a distanza” sta aprendo un viavce dibattito in rete. Molti osservano che non tutti gli insegnanti sono adeguatamente preparati o che non tutte le famiglie sono attrezzate.
Abbiamo raccolto un po’ di pareri su questo tema.
Raffaele Iosa
A me pare che la vera notizia (non scontata) è un’altra: c’è un 0 grande moto professionale della grandissima parte degli insegnanti che sentono (pensa un po’) l’assenza dei loro ragazzi in un’epoca molto difficile. Insomma una categoria considerata rancorosa e lavativa si impegna oggi con un’empatia forse inattesa.
Io parlerei oggi non tanto di didattica a distanza ma di didattica di colleganza, nei limiti di come è possibile nella testa di ognuno. Questa è la novità da comprendere se è solo emotiva o strutturale, e cioè la scoperta che la gran parte degli insegnanti curano (i care) i loro ragazzi e ne sentono l’assenza. Insomma un variegato moto pedagogico che pur con tutti i limiti e le differenze segnala passione e amore.
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