Excursus nel mercato della scrittura digitale, probabilmente incompleto

di Marco Guastavigna Sono di nuovo in modalità “pippone”. A ripristinarmi la logorrea è stata una lettura: “Potremmo chiamare mestiere il tipo di attività in cui il tempo non è sotto controllo, e riservare il termine lavoro ai compiti regolati da vincoli di tempo. Nel mestiere, il tempo non è centrale. L’uomo di esperienza lascia che la sua temporalità sia dettata dalla situazione che incontra e dal modo in cui potrà intervenire. Il medico sa che alcuni pazienti richiederanno trattamenti lunghi e spiegazioni dettagliate, mentre altri risponderanno e capiranno rapidamente. Allo stesso modo, uno scrittore di solito non si costringe a scrivere una pagina sotto pressione oraria. Tutto dipende dal soggetto, dalla sua forma, dalla sua meditazione preliminare.” (P. Chabot, “Avere tempo. Saggio di cronosofia”, Treccani. 2024). Da una parte il mestiere di scrivere, insomma, dall’altra il lavoro di scrittura. Nella tabella il modo in cui Copilot Pro di Microsoft rappresenta le due situazioni.

Scrittore senza tempo
Scrittore vincolato dal tempo
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Nativi e migranti artificiali

di Marco Guastavigna Avendo dato poco più di un’occhiata a  ChatGPT e avendovi identificato non solo l’intelligenza artificiale generativa, ma l’intera intelligenza artificiale, vi è già chi pontifica senza pudore sulla assoluta necessità di modificare i compiti a casa: “è la fine delle assegnazioni compilative!”. Compito degli insegnanti? Prendere atto e adeguarsi. L’arrogante superficialità di queste affermazioni è nella fattispecie davvero grottesca, perché una più approfondita esplorazione dei dispositivi esistenti avrebbe rivelato la disponibilità di almeno uno spazio di lavoro destinato – udite, udite! – a fornire agli insegnanti suggerimenti su come rendere le assegnazioni di compiti “resistenti all’IA”. Siamo di fronte a uno dei molti moduli compresi in MagicSchool, a cui abbiamo per altro già accennato. Non è affatto scontato che realizzi quel che promette, ma è bene provarlo e riprovarlo prima di esprimere un giudizio. La logica complessiva dell’ambiente – dichiarata – è fornire ai docenti dispositivi per ridurre il carico di lavoro professionale. Testimoniano questa impostazione moduli comePiano di lezione secondo il modello 5E”, “Domande personalizzate di lettura SAT” , “Test di pratica di lettura SAT e vari altri, anche se connotati in modo più generico. L’insieme è palesemente destinato all’istruzione con logistica statunitense. Continua a leggere

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IA “Etica” oppure Etica della IA? Quali valori, quali regole, quali limiti

di Rodolfo Marchisio Ha senso parlare di IA in generale?

  • In realtà si tratta di diverse applicazioni in campi molto diversi e con finalità diverse. Cosa le accomuna? “L’intelligenza artificiale è un nome che descrive un modo di fare software. In particolare, è un modo di fare software nuovo, che consente di affrontare nuovi problemi e creare nuove applicazioni sostiene Quintarelli [1] Le possibili applicazioni, i campi e gli obiettivi possono essere allora molto diversi. Alcuni già esistenti altri in via di sviluppo.
  • Ci sono molti modi di intenderla e praticarla: in questo periodo si parla molto di IA Generativa (più legata allo sviluppo di chat “intelligenti” in grado di imparare ed agli sviluppi ed usi linguistici o mediatici), di IA “etica”, di IA “spiegabile”, ma anche di “IA noiosa” …
  • Ma anche sono diversi i modi di pensarla e di raccontarla. Si va dal catastrofismo al trionfalismo (talora ingenuo o magari interessato), alle strane  utopie dei miliardari, alla necessità di dare regole e porre limiti. Ma l’IA esiste già nella indifferenza generale (nei motori di ricerca ed in molte applicazioni); e poi c’è quella noiosa già esistente nei settori della agricoltura ad esempio di cui nessuno parla.[2]
  • Tutti parlano invece di IA, ma in modo generico e spesso divergente, concentrandosi su aspetti o problemi diversi. Certamente oggi la “parola dell’anno” è esplosa come fenomeno di moda e come operazione di marketing insieme e, se uno vale uno, tutti si sentono autorizzati a dire o teorizzare la loro opinione ed il loro (spesso interessato o poco informato) punto di vista.
  • È importante invece distinguere alcune figure con ruoli, interessi, responsabilità diverse.
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Uso di smartphone e tablet: istruzioni per un inconclusive know how

di Mario Maviglia Recentemente il Ministro Valditara ha annunciato che nell’ambito delle nuove Linee guida sull’educazione alla cittadinanza, in via di elaborazione, sarà “sconsigliato l’utilizzo anche a fini didattici dello smartphone dalle scuole d’infanzia alle scuole secondarie di primo grado. Per le scuole primarie è raccomandato invece l’utilizzo del tablet esclusivamente per finalità didattiche e inclusive” (sito web del MIM, 22/02/2024). Non ci si lasci ingannare da queste scarne note; in realtà le nascenti Linee guida del MIM ridisegneranno in modo radicale il complesso delle competenze sociali e operative da sviluppare a scuola, fondando un know how classificato come inconclusive dalla moderna letteratura scientifica. Se ne può cogliere meglio la natura e la portata di tale importante innovazione analizzando le altre istruzioni che verranno fornite alle scuole tramite le Linee guida e che siamo in grado di anticipare in esclusiva: – il cancello automatico della scuola andrà aperto pigiando l’apposito pulsante; se il cancello non è automatico verrà aperto manualmente; – quando gli studenti entrano a scuola il cancello dovrà essere tenuto aperto; dopo che sono entrati verrà chiuso; quando sta per arrivare il dirigente scolastico dovrà essere tenuto semiaperto in modo da poterlo aprire repentinamente e senza indugio al suo arrivo; – per salire le scale si supera uno scalino alla volta; il salto degli scalini è consentito solo a studenti e adulti con altezza superiore a metri 1,90 (in questi casi allegare tavola auxologica di De Toni a giustificazione della deroga); Continua a leggere

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Statuti artificiali

di Marco Guastavigna Prosegue a ritmo serrato il dialogo con i chatbot personalizzati che ho presentato qualche giorno fa. A ChatProfInn ho chiesto di scrivere uno statuto in 10 articoli destinati all’associazione internazionale degli insegnanti innovatori, precisando che almeno due articoli dovevano contenere riferimenti ai dispositivi digitali per l’apprendimento”. Ecco la sua risposta: Statuto dell’Associazione Internazionale degli Insegnanti Innovatori Articolo 1: Denominazione e sede L’associazione si intitola “Associazione Internazionale degli Insegnanti Innovatori” e ha sede legale nel luogo designato dal consiglio direttivo. Articolo 2: Scopo Scopo dell’associazione è promuovere e sostenere l’innovazione nell’ambito dell’insegnamento e dell’apprendimento, favorendo lo sviluppo di pratiche pedagogiche avanzate e l’adozione di metodologie didattiche efficaci. Articolo 3: Membri Possono far parte dell’associazione tutti gli insegnanti, formatori e professionisti dell’istruzione che condividono la missione e gli obiettivi dell’associazione. Articolo 4: Organi dell’associazione Gli organi dell’associazione sono l’assemblea dei soci, il consiglio direttivo e il presidente. Continua a leggere

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Esperimento artificiale

di Marco Guastavigna Una buona e sufficientemente sintetica definizione dei dispositivi di “intelligenza” artificiale generativa è questa: macchine predittive che, sulla base di allenamento e perfezionamento condotti su gigantesche quantità di dati disponibili a titolo diverso in rete (BigData), sono in grado di costruire correlazioni e modelli statistici, utili per imitare gli esiti di processi cognitivi umani, fornendo risposte e indicazioni plausibili alle sollecitazioni degli utenti. Questo approccio prestazionale all’intelligenza ha una conseguenza fondamentale: tipologia e qualità degli input dipendono moltissimo dalle modalità di realizzazione delle fasi di apprendimento iniziale, oltre che dal monitoraggio delle interazioni degli utilizzatori, che in molti casi metteranno in moto conversazioni di perfezionamento della prestazione e a cui è richiesto, sempre e passo passo, un feedback – spesso da motivare – sul valore di quanto generato dal dispositivo. Per verificare il primo aspetto, che è basilare, ho condotto un piccolo esperimento, approfittando del fatto che la piattaforma di AI MagicSchool offre la possibilità di realizzare chatbot personalizzati, con cui interagire in base a criteri originali e specifici, definiti di volta in volta dall’utente, con la massima precisione possibile. Per primo ho realizzato ChatProfTRad, che impersona l’insegnante tradizionale. Sono poi passato a ChatProfInn, il cui credo è l’innovazione. Siccome non mi riconoscevo in nessuno dei due profili, ho successivamente abbozzato un auto-identikit professionale, sfociato in ChatProfDiv(ergente). Ho poi condotto una conversazione con ciascuno dei tre interlocutori. Continua a leggere

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Temi in classe

[post-views] di Stefano Penge Ma allora cosa si può fare con questa benedetta intelligenza artificiale generativa nell’educazione? Va scansata, ignorata altezzosamente? Certo che no. Perché al di là della sua forma attuale (il prompt appunto) si tratta di un passaggio importante non solo tecnico, ma culturale e sociale. La frenesia con cui persone che hanno ignorato fino a ieri l’esistenza stessa di software “intelligenti” si sono buttate a creare testi e immagini sulla base di ricette ha una radice che merita di essere studiata e capita.   Si potrebbero “importare” alcuni dei temi toccati fin qui all’interno delle materie e delle lezioni tradizionali. Le storie (della filosofia, della letteratura, dell’arte ) sono discipline in cui è facile trovar loro posto. Per esempio:

  • i prodotti dell’IA generativa sono analitici o sintetici? A priori o a posteriori?
  • il symbolum niceno-costantinopolitano e la differenza tra generazione e creazione;
  • copiare è bello: novità e tradizione tra classicismo e romanticismo;
  • automi nella letteratura, da Esiodo a Čapek;
  • Narciso e l’amore per la propria immagine, da Caravaggio a Freud;
In sostanza si tratterebbe di ricondurre la novità nell’alveo della tradizione. Un procedimento tipico della scuola, che tranquillizza tutti, ma a mio avvisto rischia di non porta a grandi passi avanti. Forse si può fare qualcosa di più. Intanto la discussione che precede e segue l’uso del prompt può più essere utile e interessante. Probabilmente questa è la parte più importante di ogni utilizzo didattico di tecnologie non create esplicitamente per l’apprendimento, dai laboratori linguistici alle LIM: ricostruirne la genesi e gli obbiettivi, provare a capirne il funzionamento, valutarne il bilancio guadagni-concessioni. Continua a leggere

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Professionisti acritici

Immagine realizzata con Google Bard[/caption] di Marco Guastavigna Il tema della cosiddetta intelligenza artificiale è l’esempio più recente, ma certamente non il solo. Sono davvero troppi gli insegnanti che, di fronte a qualsiasi accenno di novità si accontentano di esperienze limitate, brevi letture – tendenzialmente mediatiche e con approccio sensazionalista –, rapidi webinar e succinti scambi di opinioni (se non addirittura di slogan) e pensano di aver analizzato, classificato, capito in modo significativo. E quindi di saper rifiutare o accettare con buona consapevolezza. Lo scopo strategico, più o meno consapevole, di chi opta per il diniego è tornare serenamente a praticare ciò che si pensa di controllare pienamente, con modi, tempi, tecniche, procedure rassicuranti, perché note, consolidate, convenzionali, condivise da generazioni. Quello di chi fa la scelta opposta è cominciare serenamente a praticare la proposta di cambiamento del momento, con modi, tempi, tecniche, procedure a loro volta rassicuranti, perché innovative, accattivanti, creative, proiettate verso il futuro, spesso foriere di presenze in fiere della didattica ed altre manifestazioni mercatali. Continua a leggere

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Giornata della sicurezza in rete. Difendersi dalla privatizzazione del web e dalla IA non controllata

di Rodolfo Marchisio  Tra le varie “giornate” ricorrenti e celebranti c’è quella fondamentale della sicurezza in rete, 6 febbraio. Però quest’anno va integrata, perché non è solo più la giornata della sicurezza necessaria in merito a dipendenza (in un paese in cui 1/3 dei bambini tra i 5 e gli 8 anni ha un profilo social ed uno smartphone con seri danni e nella indifferenza dei “grandi” e 2 adolescenti su 3 usano IA e chat Gpt senza saper come funzionano) e privacy, controllo dati, odio e violenza nel web, violazione di diritti. Temi fondamentali con radici simili. Ci sono importanti novità; da come difendersi dalla Scuola 4.0 a come difendersi dalla moda e dalla operazione di marketing della IA generale non controllata. Cominciamo da questa, troppo di moda per essere vera. L’IA è un mondo di attività, proposte diverse che andrebbero conosciute ed analizzate separatamente. Con alcune attenzioni comuni. Questa rubrica sta dando conto di questo e fornendo dati, riflessioni, stimoli.

IA ACT. Cos’è.

Sta per essere messo a punto l’atto di regolamentazione sulla IA approvato dalla UE. Gli USA come al solito vanno per i fatti loro, pur avendo le maggiori imprese che si occupano con alterne vicende di IA, secondo le logiche del libero mercato e della libertà di espressione. Interesse individuale contro la responsabilità sociale richiesta ad es. dalla nostra Costituzione. L’UE, dopo avere cercato con scarsi risultati di far pagare le tasse a costoro, ha provato e sta mettendo a punto, si spera per giugno, una serie di regole nello sviluppo della IA. Continua a leggere

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