Anni di piombo


Per quelli della mia età che ne sono stati protagonisti ho provato e provo ancora un senso di pietà per come hanno bruciato la loro vita inseguendo un progetto impossibile e controproducente di lotta armata.
Uno di questi l’ho conosciuto al Tito Livio di Padova dove ho insegnato da supplente a partire dal febbraio del ’69 e un altro era come me interno del collegio universitario Don Nicola Mazza.
Bravi ragazzi come tanti e forse più bravi di tanti altri che da un giorno all’altro hanno imboccato una strada che li ha rovinati. Semplici soldati.
Quelli che orchestravano assalti, attentati e delitti se ne stavano a Roma, penso, in clandestinità.
In questi giorni ha concluso la sua corsa una terrorista che ha partecipato alla strage di Via Fani e che mai si è pentita di quello che ha fatto.
E dire che motivi per ripensarci ce n’erano, perchè quella strage che faceva saltare un punto essenziale degli equilibri politici della nazione, solo una preparata e massiccia sollevazione popolare a sostegno avrebbe in qualche modo potuta giustificarla.
Dopo quel giorno non è iniziata la rivoluzione ,ma una controffensiva durata decenni che prima ha sconfitto i gruppi terroristici e poi poco alla volta ha indebolito i partiti di sinistra, il movimento sindacale e la partecipazione popolare alla vita politica .Dopo quel giorno si è cominciato con potenti mezzi mediatici e finanziari a colpire la cultura di sinistra e le stesse fondamenta della Costituzione.
Quella strage ha chiuso il ciclo straordinario di conquiste democratiche iniziato nel ’46.Il glorioso trentennio ha scritto Mario Tronti.
Dopo è iniziato il ciclo politico che ha portato le schegge del neofascismo al potere. Chi ebbe responsabilità in quella strage ,con gli strumenti in proprio possesso ,ha avuto tutto il tempo di comprendere il danno che è stato fatto al movimento operaio e alla democrazia e di chiedere scusa e perdono alle vittime delle loro scelte terroristiche.
Se tutto questo non è stato fatto ,non si capisce di quale comprensione abbia diritto




Il poliziotto e l’insegnante, entrambi al servizio della “salus”

di Antonio Vigilante

All’età di diciotto anni ho fatto il concorso in Polizia. Ricordo un viaggio in treno di notte, nel corridoio, una mattina al foro romano e un pomeriggio all’hotel Ergife a mettere crocette su un foglio – mi si chiedeva tra l’altro, ricordo, cos’è l’echidna – cercando di non addormentarmi. Lo superai. E per qualche giorno, dunque, mi chiesi se quella non fosse la mia via. Una uscita assolutamente onorevole per uno della mia classe sociale; e del resto il mio professore di musica a lungo aveva cercato di convincermi a lasciare la scuola, evidentemente così poco efficace con me, per fare il poliziotto, un lavoro che, in difetto di qualità intellettuali, avrebbe potuto mettere a buon frutto le mie qualità fisiche.
Decisi di no, alla fine. Avevo cominciato l’università e i primi due esami erano andati molto bene. Forse qualche qualità intellettuale c’era.

Ho ripensato a quel bivio in questi giorni. Alcuni studenti manganellati dai poliziotti in una manifestazione pacifica. Una cosa che ha indignato tutti gli insegnanti. E nei comunicati delle scuole emerge una certa visione della scuola come alternativa radicale alla violenza: il luogo in cui ci si educa al dialogo, alla nonviolenza, al confronto costruttivo, ai valori democratici: eccetera.

Ora, sarà per colpa di quel bivio, ma mi capita spesso di pensare che io e il poliziotto che avrei potuto essere procediamo in parallelo, se non proprio fianco a fianco.
È colpa anche, a dire il vero, di Althusser e della sua teoria degli Apparati Ideologici di Stato.
Mi capita di chiedermi se, oltre a lavorare entrambi per lo Stato, non si faccia entrambi, in fondo, la stessa cosa: difendere, puntellare, giustificare lo stato di cose esistente. L’assetto sociale, le stratificazioni di classe, le differenze di status, le intermittenze del riconoscimento. Per dirla con Galtung, che è venuto a mancare qualche giorno fa: la violenza strutturale. E, per aggiungere Galtung ad Althusser, siamo sicuri di non avere a che fare, in quanto insegnanti, con quella violenza culturale che giustifica e fonda sia la violenza strutturale che quella fisica?

Il poliziotto e l’insegnante sono entrambi al servizio della salus. Il primo la serve nella forma della sicurezza pubblica, il secondo in quella della salvezza individuale. C’è sicurezza pubblica se nulla giunge a inquietare l’assetto sociale ed economico: se il godimento della proprietà privata, ad esempio, non è turbato dalla figura inquietante del ladro; ma può essere che il poliziotto debba anche intervenire per manganellare qualche operaio che rivendica in modo un po’ troppo insistente i suoi diritti di lavoratore.
Quanto alla salvezza scolastica – salvato è a scuola lo studente cui è stata evitata la bocciatura –, essa consiste nell’acquisizione del pensiero critico.
E il pensiero critico consiste, a sua volta, nell’acquisizione di un insieme di gusti più o meno intellettuali, di abiti linguistici, di stili di vita e di consumo che consentono allo studente di acquisire lo status che la società riconosce alle persone che hanno un titolo di studio – o hanno l’aria di averne uno.

La violenza del poliziotto è visibile, evidente, e dunque suscita indignazione. La violenza del professore è simbolica: introiettata, accettata fino al punto da scomparire.
Quando entro in classe trovo venticinque persone che sono chiuse in una stanza in un edificio dal quale non possono uscire di propria volontà. E non hanno nemmeno, senza chiedere permesso, la libertà di uscire da quella stanza. Così come non hanno la libertà di star seduti, in quella stanza, nel modo che ritengono più comodo. Eccetera. Tutto ciò è vissuto come normale, al punto che se fai osservare loro che normale non è ti guardano stupiti.

Questa è la repressione di base, la struttura detentiva fondamentale della scuola.
Sulla quale si innestano, stante il carattere asimmetrico della relazione, continue violenze, alcune sottili ad altre più evidenti – alcune che lasciano una disagio ineffabile, altre che fanno semplicemente piangere lacrime amare. E queste piccole violenze quotidiane si iscrivono in, e sono al servizio di, una violenza più grande, che è la riduzione della cultura a strumento di selezione sociale – il costringere qualsiasi testo alla funzione deformata, caricaturale e, appunto, violenta del pretesto.

Qualche giorno fa una delle mie migliori studentesse mi ha confessato di avere intenzione di lasciare la scuola. Le ho parlato nel corridoio, perché la scuola italiana non prevede un luogo e un tempo in cui un insegnante possa parlare individualmente con lo studente – il ricevimento periodico è con i genitori. Mi sono reso conto, parlando con lei, di non avere troppe ragioni. Avrei potuto dirle che la cultura è un valore. Ma lei lo sa bene: legge e studia molto, ben al di là degli obblighi scolastici. Avrei potuto, dovuto dirle che uno studio che avvenga al di fuori della scuola non è davvero solido. Ma ne sono persuaso? No. A scuola si studia per il voto e, una volta ottenuto il voto, per lo più si cancella tutto ciò che è stato maldigerito.
Avevo un unico argomento più o meno solido: senza un titolo di studio si precluderà la possibilità di fare molti lavori, di raggiungere una soddisfacente condizione economica e uno status corrispondente.
Ma questo vuol dire ammettere che la cultura scolastica (i docenti usano l’aggettivo scolastico, riferito all’apprendimento, in modo negativo: “L’esposizione è stata scolastica”, e dunque il voto all’esame di stato non sarà granché) non è che uno strumento vuoto – nulla più di un pretesto, appunto – per operare una selezione sociale.




Liceo del Made in Italy: i verbali segreti delle rimostranze del Ministro alle critiche di Gavosto

di Aristarco Ammazzacaffé

Premessa. Al Direttore della Fondazione Agnelli sfugge l’essenziale.

L’ultima clamorosa bocciatura, a firma dell’autorevole Direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto – quella sul Liceo del Made in Italy – ha creato non poco scompiglio nell’intera maggioranza di governo. E soprattutto nella Premier che, a un percorso liceale di questo tipo, ci ha sempre pensato e tenuto.
Di tale interesse sono testimonianza verace, come è noto, sia la corsa all’approvazione della Legge sul Made in Italy[1]  il 20 dicembre del 2023 – che istituisce formalmente (art. 18) il Nuovo Liceo -, sia anche la pubblicazione a tambur battente in G.U. della specifica Nota Ministeriale [2], con tanto di disposizioni normative per le scuole, sollecitate proprio dalla Premier.
Il tutto, nei sette giorni a cavallo del Natale.
E vai!
Per la serie: veni, vidi, vici.
Mai tanta solerzia, tempismo, coordinamento in un Governo di questo Paese!
Grazie Giorgia, ci sarebbe da dire, doverosamente. Eppure….

Eppure, di fronte a questo vero e proprio miracolo italiano, sono volati stracci e pallottole, un po’ ovunque e di ogni tipo, che mai ti saresti aspettato.
Che ingratitudine! Un popolo di ingrati. Proprio.
E, per il mondo della scuola, il capofila, finalmente venuto allo scoperto, è proprio il Direttore Gavosto.
Che figura! Una persona tanto a modo! Eppure… Ma come si fa?
E meno male che, immediata ed anche ardita, è scattata la reazione del nostro Ministro Valditara – che Dio l’abbia in gloria! (in senso affettuoso, ovviamente) – che non ha esitato a denunciare la gravità dell’uscita gavostiana: “Una sciabolata atroce”. Così, quelli che sanno, riferiscono che abbia detto.
(Per la Meloni, invece, il suo staff ha parlato di bazuca contro il Governo; che, se ci pensate bene, pare più appropriato).
Del Ministro si dice anche che, dopo aver letto solo le prime righe della bocciatura del Nuovo Liceo, ha addirittura smesso immediatamente il suo regolare aplomb d’ordinanza; e, non riuscendo a capacitarsi, convoca d’urgenza i suoi collaboratori di prima fascia, e letteralmente sbotta.
(È di tale sbotto – se me lo passate – che qui si riporta la testimonianza, verace anche questa, del number one della Segreteria del Ministro, che è anche nostro coscienzioso agente all’Avana: è lui che ci ha infatti fornito la registrazione per questo resoconto. Altro non si può dire. Problemi di privacy)

Il Ministro Valditara che sbotta

“La prima cosa che andrebbe detta – questo, l’incipit dello sbotto, qui ancora ‘trattenuto” (a dettarne il modus è, in tutta evidenza, ancora l’aplomb) – è come fa una Fondazione benemerita, intestata ad Agnelli, a tollerare, nella funzione di Direttore, il Gavosto Andrea [l’articolo davanti ai cognomi e nomi propri è comune a Milano; e Valditara è dato per milanese. NdR]
“E aggiungo subito: ma come fa il Gavosto, a proposito del nuovo Liceo, a parlare – testuale – di un ‘indirizzo organizzato in fretta e furia, per soddisfare le richieste della Premier’, e a cianciare immediatamente dopo, addirittura di ‘contenuti didattici confusi’? Proprio così ha detto: ‘confusi’! Ma si può? Falsità e calunnie!) Alla sua età, poi! Da non credere. (Qui il tono della voce, d’emblée, scala in quarta. Ma si sente che regge)”
“Un’altra cosa che non mi va giù: sui ‘tempi di attivazione del nuovo Liceo’, osa addirittura affermare che ‘sono stati talmente stretti da mettere le scuole in seria difficoltà e famiglie e studenti interessati nell’impossibilità di disporre delle informazioni per una scelta ponderata”.
“A questo punto, mi dico e chiedo anche a voi: Come fa a dire queste cose? Chi gliele ha dette? Ha le prove? Invece di ringraziare il Governo e la sua Presidente per aver portato a casa un risultato di eccellenza con una celerità che neanche Speedy Gonzales, si cerca addirittura di vilipenderli! E questo perché la sua prospettiva – del Gavosto, dico – è evidentemente un Paese di lumaconi; che arriva a contestare l’urgenza di una domanda formativa a cui il nuovo liceo dà risposte di certo serie! Perché – e qui lo ribadisco anche a voi, e non potete dirmi di no – la domanda di questi nuovo liceo, in giro, c’è eccome. Si convincano i nostri detrattori senza scrupolo! Non fermiamoci però, per favore, alla percentuale di adesioni degli studenti. Quella che gira: lo 0,8% a livello nazionale, in realtà, dice e non dice. Comunque, chi può negarci la speranza che le percentuali di botto si mettano a salire? La speranza è una cosa seria. È una virtù teologale. E nessuno pretenda di insegnarmela. La mia vita parla per me. E anche la mia biografia, se è per questo! Parlatene con chiunque. Vi potrei dare, se volete, anche una lunga lista di referenze da interpellare”.
“E c’è ancora una terza pesante accusa che il Gavosto ci muove. [Ma proprio qui, attraverso la registrazione a cui attingiamo, si nota, nel tono della voce, una improvvisa alterazione e, nel ritmo delle parole, una certa accelerazione. Tra i presenti, preoccupazioni, che si colgono attraverso un leggero mormorio in sottofondo. (NdR)] -. L’accusa, è che ‘manca nel nuovo Liceo una riflessione approfondita sulle maggiori competenze che gli studenti devono sviluppare rispetto a indirizzi già esistenti”.

“A questo punto, sono io che chiedo: ma come può dire ciò che dice? In primo luogo, a cosa si riferisce? All’attuale Liceo economico-sociale? Agli Istituti Tecnici e Professionali esistenti? A tutti e due? E perché non ‘parla onesto’ nella sua catilinaria? Per sollevare fumo e mettermi in difficoltà? Pensava, nella sua supponenza, che io ignorassi una obiezione di questo tipo, comunque infondata? Ma se si aspetta una risposta a questa provocazione, che si sappia: io non rispondo. Non gli do questa soddisfazione. Ho una mia dignità. Si scorra, ripeto, il mio curricolo e la mia biografia. [Qui il tono cresce ancora e si avverte un certo farfugliamento nella pronuncia. Costretto a una piccola pausa. (NdR)]. Con questo tipo di mentalità – riattacca anche se un po’ a stento – non cresceremo più. Diciamocela tutta: abbiamo perso ormai orgoglio e pregiudizio. [Proprio così, dice!]”
“E siamo all’ultimo assalto proditorio – tralascio gli altri secondari che pure esprimono anch’essi pura malevolenza -: che senso ha l’obiezione gravissima che ‘il quadro di riferimento del nuovo liceo presenta molti aspetti in bianco e che il profilo in uscita è ancora tutto da pensare e sperimentare’? Polemica per polemica, qui ribatto immediatamente: Ma, per caso, Roma, che è Roma, si è fatta dall’oggi al domani o addirittura dalla sera al mattino? Bisognerebbe chiederglielo al nuovo padreterno della scuola Italiana”.

“Comunque [si avvia alle conclusioni? Mah (NdR)] – di queste cose parlerò in tempi brevi col ministro Urso. Urso, dico bene? Sì, il collega allo Sviluppo che adesso si è allargato con l’aggiunta “e del Made in Italy” e pensa di farmi ombra. Scioglieremo comunque tutti i dubbi che meritano e convinceremo tutti quelli che ci stanno. Ne stia pur certo il ‘Direttore’, come si fa chiamare!
“Ora basta. Scusate lo sfogo. Io son fatto così. Faremo al più presto una riunione dopo il mio incontro con Urso. Pensateci anche voi. Buon lavoro”.
(E sottovoce, un po’ rientrato nel suo aplomb di ordinanza, quasi tra sé e sé: “Urso? ma come fa uno a chiamarsi così? Mah!”.)

Un cruccio personale: un sì profondo a una Scuola per le nostre eccellenze produttive; ma perché in Inglese?
Così il Ministro da par suo. Da parte mia, una sola annotazione dopo aver ascoltato la registrazione della sfuriata. Per quel che mi riguarda, sono ovviamente d’accordissimo con le parole del Ministro.
In tutta questa storia, però, una cosa mi sfugge.
Giusto valorizzare, con il nuovo Liceo, come fa la Nota ministeriale citata [3], le italiche eccellenze e incentivare così – cito in termini testuali – la proprietà industriale e, insieme, anche la filiera nazionale del legno 100% per l’arredo e quella degli ulivi vergini (è importante, nei tempi promiscui che ci tocca vivere, che questi ultimi, vengano conservati tali).
E considero pure fondamentale – sempre citando testualmente – diffondere nella nostra moda le misure Made in Italy per la transizione digitale (qui capisco poco, ma ci credo) e promuovere anche il settore della nautica da diporto.

E chi ha dubbi al riguardo? Personalmente sono sempre stato per le promozioni contro le bocciature a gogo. E poi: i nostri marchi di particolare interesse nazionale, li vogliamo per caso lasciar fuori? Non li vogliamo tutelare? Vogliamo scherzare? Tutto questo non è solo opportuno, è addirittura cosa buona e giusta, eccetera.
Però, a naso, Tutte queste valorizzazioni e promozioni e incentivazioni, in tutta onestà, mi sembra che c’entrino un po’ poco con la scuola-scuola. Comunque, adesso – è l’obiezione che mi faccio – vogliamo metterci a fare gli schizzinosi proprio sul tipo di scuola che ne viene fuori dalla Legge e dalla Nota citate? Sinceramente, in questo ridisegno, di scuola ce n’è pochina. Tuttavia, io mi dico in tutta modestia: se va bene al Ministro e soprattutto a Giorgia, chi sono io per fare il baston contrario?
Avrà certamente le sue ragioni, il Valditara, se parla di questa scelta come la” vera rivoluzione” della nostra scuola o, più modestamente (come preferisce dire lui che modesto lo è dentro): della “sua” / di lui grande riforma. Proprio così dice. D’altra parte, cos’altro può dire, povero!
Il mio problema vero però è un altro: perché Made in Italy? Perché ricorrere all’Inglese per valorizzare un patrimonio che è solo nostro e che – come noi ci diciamo con legittimo orgoglio identitario – tutti ci invidiano? Perché no la lingua di Dante, che il ministro alla Cultura Sangiuliano, fratello di Giorgia, ha dottamente e finalmente additato come il primo vero uomo di destra della nostra storia patria? Svendiamo anche questo punto fermo?
Comunque, pensatela come volete, ma questa storia di ricorrere all’inglese per farne vetrina per le nostre eccellenze nazionali, io non la bevo bene.
Ma, su questo, qualcuno ha parlato con Giorgia?

1L. 206/2023, in G.U., il 27.12.2023.
2 Nota M.I.M 28.12.2023
3 Nota M.I.M, cit., artt. 8-15.




Caronte… chi era costui?

di Carlo Baiocco

… Caronte … Caronte, uhm … chi era costui? E perché proprio Caronte? Caronte……ferocia illuminata! Caronte, il nocchiero di “uomini che furono”! Caronte, il traghettatore d’anime! Colui che conduce le anime nell’oltretomba! Caronte, psicopompo che trasporta i nuovi morti da una riva all’altra! Caronte, figlio di Tenebre e Notte!

Egli è nient’altro che un’entità neutrale, un “messaggero” di ciò che è al di qua e al di là, che collega mondo sensibile e mondo insensibile! Caronte non giudica, Caronte si limita a trasportare! E l’Acheronte non è altro che “il fiume del dolore”! Egli è demiurgo, egli, in fondo, è salvatore; egli è colui che accompagna nel passaggio, nella metamorfosi da vivo a morto, a morto per sempre! Solo pochi sono i vivi che ha condotto, solo pochi sono andati e, soprattutto, son tornati vivi, dopo che Caronte li ha depositati sull’altra riva! Caronte agisce, non fa domande e non si fa domande! Anch’egli, in fondo, è un dannato, dannato a ripetere sempre gli stessi gesti, lo stesso percorso! Egli, avido e crudele, guarda … sotto la lingua, guarda dentro gli occhi, alla ricerca dell’obolo! Ognuno sa, che senza l’obolo, senza le monete, non sarà accolto e vagherà tra le nebbie per cento e cento anni ancora! ………….

E tante, veramente tante sono le analogie con ciò che, purtroppo, è ora!
Tante le analogie con le cosiddette “tragedie del mare”.

Ehm … sì, perché poi, a pensarci bene, i toni lamentosi con cui quest’ultime vengono annunciate non sono altro che ipocrisia! Ma, in fondo, se nel profondo del Mediterraneo, che qualcuno (sigh!) vorrebbe e ritiene ancora “nostrum”, finiscono o continuano a finire migliaia di “anime perse”, a chi vuoi che gliene freghi qualcosa! Tutti a battersi il petto ed a gridare: “Vergogna!”, quando centinaia di corpi riemergono dal mare e centinaia di bare si allineano sulle spiagge.

Persino il corpicino di una bimba annegata viene fotografato su di una spiaggia e subito si levano polemiche e deprecazioni a non finire, grida rutilanti e, soprattutto, promesse rutilanti: “Che sia l’ultima, mai più, mai più, mai più una simile vergogna!”

Ma quelle grida, quelle promesse sono scritte vicino a quei corpi, a quel corpicino “crocifisso” sulla sabbia che il mare subito porta via, mentre di corpicini di altri bambini tanti continua a deporne il mare su quella stessa sabbia e tante altre croci continuano ad essere piantate!
Finzione delle finzioni: il giorno del pianto, la “Giornata del Migrante”! Ahahahahaaaahhhhh … E poi, dopo poco, il pianto si trasforma in indifferenza ed il silenzio regna nuovamente sovrano!

Ed allora di domande uno se ne fa tante …

Caronte sono gli scafisti o siamo noi che, con i tanti innumerevoli crimini commessi nel corso di diversi secoli ed ancora oggi, abbiamo costretto e costringiamo tante anime prima a morire di stenti e poi a morire ammazzate? Da secoli esportiamo la morte, la fame, la sete, la sopraffazione, il “turismo sessuale”, la miseria, la schiavitù, noi! Esportiamo la democrazia con le dittature, i conflitti tribali, le guerre, i missili e le super bombe intelligenti, ma coloro che fuggono da quelle miserie, da quella semischiavitù, da quelle guerre e da quelle bombe mica sono rifugiati, sono delinquenti!

Certamente chi ha pronto l’obolo e si presenta con moneta luccicante e tintinnante o possiede cosce lunghe e “tette” extra, nonostante sia extra …, è subito ammesso e ben gradito; anzi, che si accomodi pure, ché presto, con l’auto blu, sarà traghettata anche nel Palazzo e finanche nel letto, lustro e dorato, dei Potenti-Papponi e, magari poi, anche nel Regno dei Cieli!
Se poi le migranti puliscono i sederi dei nostri anziani abbandonati, beh …. che si dia loro, ma solo a loro, pure la cittadinanza!

Ed i bravi negli sport, e soprattutto nel pallone, trovino subito pure un posto … magari anche nelle squadre di serie A!
E per un congruo obolo, “polvere bianca” o una bella “gnocca” minorenne, si possono pur continuare a vendere permessi di soggiorno! Gli altri, i clandestini, li si lasci ai loro destini e, quelli, i miserabili, che crepino pure nei loro paesi, in mare o dovunque vogliano e possano, basta che si vedano e si sentano il meno possibile, che si sbrighino a transitare e varcare i nostri confini e che non vengano ad accattonare nel nostro sacro suolo patrio, terra nostra, come nostro è ancora il mare!
Quel mare che ancor oggi continua a riempirsi di rosso, del sangue di tanti innocenti!

E che l’Europa si sbrighi, si facciano pure “accordi” di morte e si elargisca pecunia, tanta pecunia, affinché sempre più spietati Signori della Morte edifichino lager nei loro Paesi e possano meglio detenere, macellare e respingere!  Che mamme, papà e figli muoiano nel deserto a chi vuoi che importi, se nella coscienza ha lui stesso il deserto dei sentimenti?

Beh……. Non disperiamo………: i nostri Venerabili Signori dell’Oscurità si stanno adoperando per respingere ……. ogni possibile invasione, facendo blocchi navali, rendendo impossibile il lavoro delle ONG e facendo accordi a tutto spiano anche con i diversi cugini-raìs, Caronti-leader, amici tiranni di paesi totalitari che si affacciano sul “mare nostrum”, diventato ormai un enorme “fiume del dolore”!
Ed allora ben venga Caronte a rammentarci che l’”oggi” è il figlio di Tenebre e Notte e che assistiamo alla notte, in verità sempre più buia, della nostra Repubblica Seconda, sempre più avviata verso un becero regime autocratico e semifascista!

Davvero, in Italia, si sta facendo notte! E chissà che, presto, non ci si debba affidare noi ad un Caronte, “nostro salvatore”, per salvarci i corpi e l’anima! E quel qualcuno che ancora può continui pure, come Gorgone, a scrivere la verità mostruosa con penna di bronzo, ma si prepari pure ali dorate per mettersi in salvo!

Corsi e ricorsi: abbiamo proprio una memoria di ferro: a noi, ieri, che volevamo sbarcare, come si fa con i cavalli, guardavano i denti, così, oggi, quelli che vogliono sbarcare, prendiamo a calci sui denti! E guai a loro, se dimostrano di non conoscere la nostra lingua e se si dimostrano ancora fieri delle loro origini, della loro cultura, delle loro usanze o se soffrono di nostalgia! Abbiamo fatto prestissimo a dimenticare che siamo stati un popolo di navigatori e di eroi, ma anche di emigranti, di sfollati e persino di mafiosi e che, se continua così, ci ritroveremo presto ad essere nuovamente migranti! D’altra parte, molti di noi già si sentono, dentro, migranti, ché il nostro è divenuto il Paese della Malinconia da cui “se ne vanno tutti”!
E, visto che, nel frattempo, ci stanno togliendo ogni pecunia, chissà che non si abbia poi neanche l’obolo da offrire a Caronte, per partire e metterci in salvo!
Suvvia, Giovani d’Italia senza futuro, zaino in spalla! Fate presto! Almeno voi migrate e mettetevi in salvo! Qui nessuno ha bisogno di voi e, mi raccomando: non presentate più curriculum vitae per poter lavorare e, soprattutto, se avete la “fortuna” di andarvene, non tornate più!

Insomma, evviva Caronte, che non possiede terre né confini!

Di là il mondo “sensibile”, sofferente, disperato che spera, questuante, ma vivo, di qua il mondo insensibile, in preda alla paura, gaudente, spietatamente repulsivo ed anche “morto”! Morto perfino ad ogni principio di accoglienza, generosità, integrazione e solidarietà, principi questi che qualcuno, piuttosto che vergognarsi e tacere, continua ipocritamente a pontificare quali valori peculiari delle radici cristiane del mondo occidentale!
Avevano ragione i Greci, che, poveri loro, erano pagani ed onoravano la sacralità dell’ospitalità, a chiamare l’Occidente “Esperia”, terra dove tramonta il sole! Ed il sole, da noi, sta davvero tramontando, proprio su quel mare che sempre più si tinge del rosso del sangue dei tanti reietti dell’Umanità!

Mentre l’Europa (che sempre per i Greci era una bella fanciulla ed anche per noi è stata una bella chimera e, forse anche per questo, alla fine una bella “fregatura” ancor più grande!), affama i popoli ed anche i propri popoli, si divide, genera guerre, costruisce nuovi lager, muri sempre più alti, stende reti metalliche doppie e triple e fili-spinati sempre più aguzzi e, poi, piange, ride di noi e non fa mai alcunché, in Italia c’è grande preoccupazione e sgomento se pochi Migranti arrivano vivi e c’è grande indifferenza se molti Migranti arrivano morti; magari qualcuno vorrebbe anche che li si prendesse a cannonate …. nel mare nostro! E che si allineino pure le bare davanti ad alti prelati benedicenti ed alte personalità piangenti!

Il Pontefice, rimasto ormai l’unico ad alzare forte la voce ed a tuonare contro la “guerra a pezzi” che ormai fa a pezzi il mondo, mai però scomunica i pochissimi “possidenti” che affamano i tantissimi “indigenti”, i guerrafondai belligeranti, i venditori di armi che sono in tanti anche nel nostro Paese ed i bugiardi che, nascondendosi ben bene dietro la facciata degli interventi di “peace-keeping”, “peace-building”, “peace enforcing” (!!!), continuano ad imporre violenze, a derubare e saccheggiare altri paesi delle loro uniche risorse ed a bombardare persino le feste di nozze e gli ospedali di “Emergency” scambiandoli per raduni e covi di terroristi!

Che sanguinario e perverso giochetto …: ipocrita ferocia e feroce ipocrisia “illuminata” del Potere! … di un Potere che continua assolutamente a programmare, costruire e creare, esso sì, l’autentico terrorismo e che attraverso la costruzione dei conflitti, delle guerre, della paura di molte presunte minacce costruite ad arte, da sempre, a suo piacimento, cementa, distrugge e poi ricostruisce i regimi sanguinari, intolleranti, confessionali, teocratici, dittatoriali e disumani dai quali nasce, e deve nascere appunto, il terrorismo!
Protervia repellente di una “razza” di politicanti ignoranti ed economisti lestofanti, che additano delinquenti ed untori dappertutto, in modo che la gente non si accorga che proprio essi rappresentano i malfattori e la vera peste bubbonica!

Ogni anno, poi, alla fine, tutti a contare anche i morti del lavoro e sul lavoro! Per tanti che ne muoiono, ne entrino subito altri, che costino molto meno, a sostituirli!
Prima un esimio Presidente, che con l’autorevolezza che tutti gli riconoscevamo, nonostante abbia avuto la “firma facile” e solo poche volte si sia svegliato dal proprio torpore, per anni ha continuato, sempre inutilmente, ad implorare: “Basta con le morti bianche! …ed ora un altro che ogni giorno scrive e declama bellissimi discorsi e rammenta a tutti, ahimè inutilmente, il rispetto del Diritto e della Costituzione, che molti nei Governi cercano e si affrettano senza posa a smantellare!

Beh, avanti i “negri”, allora! Ben vengano! Che muoiano loro, vituperata forza-lavoro, pagata a due euro l’ora, che muoiano loro sul lavoro e di lavoro, a chi vuoi che importi! Altrimenti gli eccellentissimi imprenditori-cavalieri del lavoro chi potranno sfruttare? Ed i tanto più onorabili mafiosi, “caporali” e “papponi” del Potere chi potranno sfruttare, far delinquere, spacciare e prostituire?
Poi, se non bastano condizioni di vita ed un lavoro da schiavi, c’è sempre Caronte, che non fa domande, non giudica, ma insulta e mena e picchia forte, sempre più forte!……. Anche con il remo, sulla schiena dei Migranti! E più fa male, più ci libera dal male! In fondo, siamo sempre capaci di “spezzargli” le reni a quei “negri”! E, se non basta, che si gettino anche giù … dalle gru!

Caronte, però, aveva due difetti: si limitava solo a trasportare in un luogo da cui non si poteva tornare indietro ed almeno la cittadinanza infernale la dava!
Ora, invece, di Caronti ce ne sono due: il primo porta di qua ed il secondo, prontamente, riporta di là! E, se non fosse che si parla di “anime” e di “uomini” scannati, sembrerebbe quasi un bel giochetto, un bel viaggio di piacere da un centro di “non-Accoglienza” ad un altro e da una banchina all’altra! Accompagnarli nella loro metamorfosi, da vivi che erano, a morti che saranno, è compito di Caronte ed egli lo svolge bene, sa svolgerlo davvero bene! E Caronte davvero tanto ci guadagna!

Poi, chi arriva stremato, ma vivo, ci penseranno le nuove deportazioni, i ridicoli ed anticostituzionali “esami” d’italiano ad umiliarlo, i medici-spia ed i presidi-spia a non accoglierlo e, magari, anche a denunciarlo ed i sindaci sceriffi, i prodi squadristi-rondisti, novelli S.S., ad ammazzarlo attraverso l’emarginazione, il razzismo, il lavoro sempre più nero, gli insulti, le “fini” leggi da capestro, la galera e, soprattutto, le botte, tante botte, tante manganellate, anche quelle dei tutori della pura razza italiana, quasi dovessero far loro espiare la colpa di essere riusciti ad arrivare! E che paghino pure i loro figli ed i figli dei loro figli, i quali la cittadinanza se la debbono scordare e che, magari dopo aver rimesso a posto i conti nazionali e la pensione di molti, a calci nel sedere al loro paese debbon tornare!

E di fronte a cotanta barbarie, per un po’…. tutti a battersi il petto, pronti, però, subito dopo, a continuare ad erigere barriere, muri, fili spinati, confini! Qui …. è mio e lì…. è pure mio! E’ tutto, tutto mio! Ora, addirittura, Caronte costruisce altre rotte in mare ed è pronto a dirottare e deportare anche verso altre spiagge! Basta che esse siano più povere e più lontane! Ed allora: viva l’Europa, la patria dei valori illuministi e cristiani, che lo permette e lo consente!
Il mondo è proprio strano: per un muro che si abbatte, se ne edificano tanti altri! Quando se ne abbatte uno, tutti quelli che hanno fatto festa eccoli poi subito intenti a farne di nuovi e sempre in festa, per la soddisfazione di averne ricostruiti altri cento, ben più grandi, massicci e solidi!

Coloro che hanno subito “olocausti” hanno a loro volta dimenticato ed eccoli pronti a perpetuare nuovo sterminio e nuovo genocidio!
E, se non bastan quelli, che si intreccino allora patti diplomatici con Cerberi d’oltremare, cristiani e non cristiani, che prima sono amici e subito dopo nemici, che prima si incensano, poi si bombardano ed infine si pagano anche, affinché fermino o sbranino o rinchiudano nuovamente chi abbia l’ardire di avvicinarsi e costruiscano sempre più numerosi centri lager in riva al mare e sulla terra ferma. L’importante è che lo facciano lontano da noi, in modo che restino ben nascosti e la nostra coscienza resti ben pulita!

Se poi in quei Paesi non si rispetta neanche il più elementare dei diritti umani a chi vuoi che importi! Che l’Europa, all’occorrenza, li ricopra finanche di trenta e più denari, purché facciano loro il “lavoro sporco”! Gli Stati “canaglia” poi son ben altri!
Ed i muri dei nuovi campi di concentramento, i cosiddetti Centri d’Accoglienza (“accoglienza” … ahahahahahahahahahhh!), certamente, più sono alti, irti di chiodi e sormontati da cocci aguzzi di bottiglia, torrette e mitragliatrici, più danno sicurezza e vincono le paure!
Peccato che l’Italia non sia circondata da un oceano, tanto vasto da rendere impossibile ogni traghettamento!

Insomma, alla faccia della Carta costituzionale e di quella dei diritti e finanche del Vangelo, Caronte faccia bene il proprio lavoro: continui a maledire e percuotere le anime prave, continui a lacerare i loro corpi, ma lo faccia con stile, a che i lamenti dei dannati neanche si sentano!
Traghetti i vivi verso il mondo dei morti e faccia sì che essi, i dannati della Terra, non arrivino oppure giungano ben morti e lo restino per sempre!
Auguri, “Caronte”! Ne hai bisogno! Il tuo lavoro sarà veramente duro e tutti, infine, cercheranno di farti tacere, in modo che tu mai possa narrare lo scempio d’anime e di corpi che vedi morire!                                                                        

Così, sulla barca, con sgomento e trepida speranza piangeva Danae,
stringendo amorosamente al seno il suo piccolo Perseo:
«O figlio,
quale pena soffro! Il tuo cuore non sa;
e profondamente tu dormi
così raccolto in questa notte senza luce di cielo,
nel buio del legno serrato da chiodi di rame.
E l’onda lunga dell’acqua che passa
sul tuo capo, non odi, né il rombo
dell’aria: nella rossa
vestina di lana, giaci: reclinato
al sonno il tuo bel viso.
Se tu sapessi quello che è da temere,
il tuo piccolo orecchio sveglieresti alla mia voce.
Ma io prego: tu riposa, o figlio, e quiete
abbia il mare; ed il male senza fine,
riposi”.
(Simonide)

Dedicata a tutte le mamme del mondo e soprattutto a quelle che, ancora oggi, sui “barconi della speranza”, traghettate da ancor più perfidi “Caronte”, stringono di nuovo al seno i loro piccoli, agognando per essi “Vita Nuova”!




Ma di quali valori parla la Sottosegretaria ? La virtù greca era anche pederastia e la democrazia escludeva schiavi, donne e non solo

di Mario Maviglia

Alcuni soggetti, pubblici e privati, hanno la grande capacità di rendere “straordinario” o “epocale” ciò che è assolutamente ordinario. È quanto fa fin troppo spesso la stampa quando qualifica come “storico” un evento sportivo di un certo rilievo, o come quando il Governo (di qualsiasi colore) enfatizza in modo “enfatico” l’approvazione della legge di stabilità che è un atto ordinario del Parlamento.

 

Questa volta il merito va alla Sottosegretaria del Ministero del Merito, Paola Frassinetti, che, nel commentare la scelta del greco antico come seconda prova scritta per gli studenti del liceo classico per i prossimi esami di Stato, si è profusa in una dichiarazione dall’ampio respiro storico, sociale e retorico, anche se la scelta (non il “sorteggio”, sig.ra Sottosegretaria) della seconda materia d’esame dovrebbe essere considerato un atto di ordinaria amministrazione per il MIM.
Ma la Sottosegretaria in questa scelta ha voluto vederci “non solo [confermata] l’importanza duratura dello studio del greco antico, ma [anche] la sua rilevanza ancora del tutto attuale nell’offerta educativa della nostra Scuola.” Questa premessa offre alla Nostra il la per esibirsi in una passionale e magniloquente dichiarazione sul valore dello studio del greco antico e più in generale sulla sua “grande e multiforme eredità letteraria”.

Infatti, secondo la Sottosegretaria, lo studio di questa materia consente agli studenti non solo di acquisire “competenze linguistiche ed analitiche avanzate”, ma anche “una comprensione profonda dei valori fondamentali della civiltà europea”.
Che lo studio di questa lingua favorisca lo sviluppo di “competenze linguistiche e analitiche avanzate” è fuor di dubbio, tanto quanto studiare il latino, l’ebraico o l’arabo o il swahili o qualsiasi altra lingua, viva o morta che sia. Ma a pensarci bene anche lo studio della programmazione informatica richiede competenze linguistiche ed analitiche avanzate, tant’è che si parla di linguaggio di programmazione e se non lo si comprende e non lo si padroneggia sarebbe impossibile utilizzare qualsiasi funzione del computer o del tablet (e io stesso non potrei scrivere questo intervento…).
E d’altro canto, se chiedete ad un direttore d’orchestra se la musica richiede competenze linguistiche ed analitiche avanzate cosa credete che vi risponderà? Dirà di sì, e ha ragione, perché ogni disciplina ha una sua particolare grammatica e sintassi, come il greco antico.

Quest’idea che il greco antico (e, per estensione, il liceo classico) sia naturaliter una disciplina formativa che aiuta a ragionare e a formare la mente trova le sue conseguenziali degenerazioni nella mente di molti editorialisti che considerano il liceo classico la vera scuola e tutte le altre mera espressione dell’annacquamento della cultura e al più strutture per formare la forza lavoro del Paese.

Si può essere d’accordo con la Sottosegretaria quando afferma che il greco antico contribuisce a comprendere in modo profondo i “valori fondamentali della civiltà europea”, però bisogna mettersi d’accordo su quali siano questi valori.
Se sono quelli veicolati dalle Leggi di Norimberga del 1935 in Germania o dalle Leggi razziali del 1938 in Italia, sappiamo dove hanno condotto questi due Paesi e l’Europa intera. Probabilmente la Sottosegretaria si riferisce a quei concetti “universali di virtù, di giustizia, di eroismo, di amore per la patria e di partecipazione attiva alla sua vita politica, dalla vocazione umana alla ricerca del senso della vita e del mondo, che devono continuare a plasmare la nostra contemporaneità”.
E su questo, ovviamente, non si può che essere d’accordo, con alcune puntualizzazioni storiche importanti.

Per quanto riguarda il concetto di “virtù” non va dimenticato che “Nell’antica Grecia era praticata la pederastia intesa come relazione sessuale di un adulto con un minore in età compresa tra i 12 ed i 18 anni, considerata lecita e riconosciuta come forma educativa all’interno di un’esperienza spirituale e pedagogica, attraverso la quale l’adulto trasmetteva le virtù del cittadino. I rapporti tra adulti e soggetti appena puberi costituivano una parte di esperienza di vita, regolata da una serie di regole che dettavano i tempi e modi di questi rapporti”.[1]

Per quanto concerne la partecipazione attiva alla vita politica, può essere utile riportare quanto dice lo storico Luciano Canfora[2]: “La democrazia nella Grecia antica, a giudicare dalle fonti di cui disponiamo, fu un fenomeno dai contorni non molto definiti e, inoltre, oggetto sin dal principio di contrastanti valutazioni e interpretazioni. Consistendo, in sostanza, nell’attribuzione, a una assemblea deliberante composta di «cittadini» di pieno diritto, del potere deliberativo, la democrazia fu, di necessità, nel mondo greco, nozione troppo generica per essere racchiusa in una rigorosa definizione.
Non è del tutto arbitrario, per es., il giudizio di un pensatore politico che esercitò molta influenza nel 4° sec. a.C., l’ateniese Isocrate, secondo cui sarebbe stata Sparta la «democrazia perfetta» (Areopagitico, 61): a Sparta sono cittadini pleno iure solo gli spartiati, e sono tutti «uguali» e tutti ugualmente partecipi dell’assemblea decisionale (apella), mentre tutti gli altri (perieci e iloti) sono considerati estranei alla comunità degli «uguali», non solo perché sottomessi con la forza, ma perché considerati appartenenti a un’altra «razza» rispetto alla «purezza» degli spartiati.”
Insomma, siamo di fronte a un’idea di democrazia che esclude gran parte dei cittadini dalla partecipazione alla vita politica, oltre che, ça va sans dire, le donne, gli schiavi, gli stranieri ecc.

Per quanto concerne infine “l’amore per la patria”, richiamato dalla Sottosegretaria, è difficile sottrarsi al pensiero delle centinaia di migliaia di soldati italiani che nella Seconda Guerra Mondiale il regime fascista ha mandato in giro per il mondo a farsi ammazzare per la Patria (ma la Russia, l’Albania, la Grecia, i Balcani ecc. facevano parte della Patria?).

Un umile consiglio vogliamo dare alla Sottosegretaria: la prossima volta, quando verrà scelta (scelta, non sorteggiata…) la seconda prova scritta dell’esame di Stato dia solo notizia della materia prescelta, senza inoltrarsi in considerazioni troppo complesse e che forse non sono alla sua portata. Si ispiri al detto latino: Sutor, ne ultra crepidam! (ops! non è greco antico…).

[1] M. Arrivas in https://www.bibliotechedap.it/rassegnapenitenziaria/cop/65999.pdf

[2] L. Canfora, La democrazia nella Grecia antica in https://www.treccani.it/enciclopedia/la-democrazia-nella-grecia-antica_(Dizionario-di-Storia)/




Correttezza, moderazione, ipocrisia? Giocare con un agente artificiale

di Marco Guastavigna

Il testo è potenzialmente problematico in quanto, pur senza contenere espressioni offensive o discriminanti, evoca un tema delicato come la Giornata della Memoria e una situazione di crisi internazionale. Questa combinazione potrebbe risvegliare sensibilità diverse e generare discussioni. Non si individuano espressioni che potrebbero essere censurate da filtri di moderazione o che possano essere considerate offensivamente divisive. Tuttavia, non possiamo escludere che qualcuno possa interpretare l’uso del termine ‘crisi internazionale’ come un riferimento indiretto a specifici eventi o contesti geopolitici, generando dibattito. L’autore del testo potrebbe essere percepito come troppo cauto o evasivo, risultando in una potenziale perdita di credibilità. Una possibile riformulazione inclusiva e neutra potrebbe essere: “In vista della Giornata della Memoria, si invita a mostrare rispetto e considerazione per garantire un ambiente tranquillo e sereno per tutti gli studenti“.

L’agente artificiale ‘autore’ di questo giudizio è PCorrector, che accetta soltanto 90 caratteri, per cui la frase valutata è solo una parte – “Nell’approssimarsi della Giornata della Memoria e alla luce degli scenari internazionali di crisi si raccomanda le SS. LL. di porre la massima attenzione per prevenire iniziative o comportamenti che possano turbare la serenità degli studenti” – della formulazione originale della circolare riservata dell’USR Lazio circolata in questi giorni.

Il chatbot è stato concepito dall’autore umano, Raffaele Alberto Ventura, affinché ricerchi potenziali rischi comunicativi delle frasi fornitegli dagli utenti e le riformuli in modo più prudente e “linguisticamente neutrali”, ovvero non divisive e non offensive. Lo spettro di valutazione va da “non problematico” ad “altamente problematico” e il dispositivo, inoltre, è addestrato a individuare contesti in cui la formulazione originale possa in qualche modo danneggiare la reputazione di chi l’ha composta, criterio fondamentale dell’intera architettura analitica, insieme alle possibili ambiguità e carenze nella comprensibilità.

Che cosa ne concludiamo? Assolutamente e volutamente nulla: tocca piuttosto a lettrici e lettori provare a utilizzare ripetutamente PCorrector e formarsi una propria opinione.

Post scriptum

Questa la valutazione di PCorrector della frase di chiusura:
Il testo è vago dal punto di vista dell’inclusività. Esso, infatti, si rivolge esclusivamente a lettrici e lettori, escludendo potenzialmente chi non si identifica in questi ruoli tradizionali. Anche se non presenta doppi sensi, espedienti retorici non segnalati o errori di scrittura suscettibili di creare conflitto, potrebbe essere interpretato in modi diversi. Per esempio, l’uso del termine “PCorrector” può essere interpretato come un riferimento a un software specifico di correzione del linguaggio, escludendo così chi non è familiarizzato con tale strumento. La reputazione dell’autore potrebbe essere percepita come esclusiva o elitaria da coloro che non rientrano nel target di riferimento o non sono a conoscenza del software. Tuttavia, non possiamo escludere che qualcuno possa contestare il testo per il suo presupposto che solo lettrici e lettori siano in grado di formare un’opinione sul PCorrector. Una possibile riformulazione del testo potrebbe essere: “È utile che chiunque provi a usare ripetutamente un software di correzione del linguaggio per formarsi una propria opinione”.

 

 




Giornata della Memoria, il Ministero teme “iniziative che possano turbare gli studenti”. Ma a cosa si riferisce?

di Mario Maviglia

La direttrice generale dell’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio ha inviato ai “dirigenti scolastici degli istituti scolastici di ogni ordine e grado del Lazio” una nota “riservata” (talmente “riservata” che la si può tranquillamente trovare sui social) che recita testualmente così: “Oggetto: Svolgimento delle attività didattiche. Nell’approssimarsi della Giornata della Memoria ed alla luce degli scenari internazionali di crisi si raccomanda le SS.LL. di porre la massima attenzione per prevenire iniziative o comportamenti che possano turbare la serenità degli studenti e delle studentesse nonché il regolare funzionamento delle attività scolastiche. Ogni eventuale elemento di novità al riguardo deve essere rappresentato allo scrivente Ufficio con la massima tempestività. Il direttore generale” ecc. ecc.

Non sappiamo se la nota nasce da qualche sollecitazione del Superiore Ministero o se è stata una iniziativa della direttrice regionale; in ogni caso merita qualche osservazione, che (lo anticipiamo) forse non sarà politicamente corretta, ma speriamo eticamente irreprensibile. Innanzi tutto non si comprende quali possano essere quelle “iniziative o comportamenti che possano turbare la serenità degli studenti e delle studentesse.” Utilizzando un approccio ermeneutico-inferenziale abbiamo provato a indicare alcune di queste iniziative potenzialmente “turbanti”:

  • I ragazzi e le ragazze inneggiano alle Brigate Rosse et similia (ma la cosa appare inverosimile in quanto gli studenti odierni non sanno neppure cosa fossero le Brigate Rosse).
  • Gli studenti e le studentesse manifestano pubblicamente a favore delle camere a gas naziste (ma queste manifestazioni sono tipiche di CasaPound et similia e dunque la nota andrebbe rivolta a questi centri di estrema destra, ma in questo caso è competente il Ministero dell’Interno, non il MIM).
  • I giovani manifestano contro la guerra (e questo sarebbe “turbante” per i giovani?).
  • I giovani manifestano a favore della pace (e anche questo sarebbe “turbante” per i giovani?)

L’espressione “manifestare” va qui intesa in senso lato (discussioni, dibattiti, proiezioni di filmati e altre iniziative che le scuole possono organizzare per l’occasione all’interno della scuola o all’esterno con il coinvolgimento della comunità locale).

Si può, ovviamente eccepire che la Giornata della Memoria è stata istituita per commemorare le persecuzioni e lo sterminio degli ebrei e dei deportati militari e politici italiani nei campi di concentramento nazisti e dunque questo è il perimetro all’interno delle quali collocare le attività didattiche. Tutto ciò che va oltre questo perimetro è in contrasto con il significato e il senso della Giornata della Memoria. Ma questo non è ampiamente già noto alle scuole? Perché inviare una nota di quel tenore?

Ci può essere un’altra ragione, considerato quello che sta succedendo in Italia in questo periodo: probabilmente il MIM vuole prevenire manifestazioni di sostegno al popolo palestinese da parte degli studenti. Potrebbe essere questo l’”eventuale elemento di novità” da segnalare all’USR? In ogni caso, poiché l’oggetto della nota è “svolgimento delle attività didattiche” non risulta che il DPR 275/1999 (Regolamento dell’Autonomia) e le altre norme vigenti prevedano che le istituzioni scolastiche debbano segnalare al Superiore Ufficio quali attività didattiche hanno in programma di realizzare, anche se queste dovessero contenere “elementi di novità” (peraltro non ben specificati).

Questo detto/non detto, questo giocare sull’ambiguità della comunicazione nasconde chiari intenti di controllo e di ricatto e tende a fare in modo che le scuole si autolimitino nella loro libertà espressiva e di ricerca. Nulla di nuovo sotto il sole: in fondo il MinCulPop era basato su questo sistema: fare in modo che le persone si autocensurassero attraverso un controllo serrato dei loro comportamenti. E, in quel caso, per la verità, anche attraverso azioni repressive. In questa dinamica l’USR rischia (consapevolmente o meno) di proporsi come un novello Argo Panoptes che attraverso i suoi cento occhi controlla continuamente i suoi sottoposti, forse per tranquillizzare (per non “turbare”?) il suo committente, ossia il Superiore Ministero.