Preadolescenti e Web (e genitori irresponsabili)

matita

di Gianfranco Scialpi

Preadolescenti e Web, un sondaggio certifica la grande irresponsabilità dei genitori che disattendono il GDPR e il decreto attuativo 101/2018. Di fronte a questi genitori si può fare poco o nulla.

 

Preadolescenti e Web, un sondaggio certifica un’iniziazione precoce

Preadolescenti e Web, spesso il rapporto con la Rete  si riduce alla frequentazione di Social Network (Facebok ma soprattutto Instagram) o servizi di messaggistica istantanea (WhatsApp).
Un sondaggio condotto da  Osservare Oltre, associazione nazionale dei presidi e tutorweb su 7896 preadolescenti illustrato all’interno di una trasmissione (tra il minuto 3:34  e il 6:16) presenta questi valori: “l’84% possiede un profilo social, nessuno al momento dell’iscrizione ha indicato la sua vera età, neppure quel 22 per cento che lo ha fatto con un genitore presente, e il 91% non parla con mamma e papà di quelle che vede o che dice su internet. Di nuovo il 91% si arrabbierebbe molto sei genitori gli vietassero l’uso dei social”

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Legge di bilancio: la relazione per giustificare le spese della scuola

matitaIl sistema scolastico soffre di forti divari territoriali negli apprendimenti, con una polarità Nord-Sud evidente, come evidenziato dai Rapporti INVALSI. Negli ultimi anni tale divario si è accentuato, rendendo ineludibile porre particolare attenzione alla questione, al fine di individuarne le cause e porvi rimedio. Tra le possibili soluzioni vi è anche quella di trasferire a un più ampio numero di scuole i fattori organizzativi e, per quanto possibile, ambientali che caratterizzano le comunità scolastiche di maggior successo, delle quali molte sono presenti anche al Sud.
Nel Paese è ancora troppo basso il livello di scolarità, ed è ridotta la percentuale
di studenti che raggiungono i più alti livelli di studio.
Tra il divario negli apprendimenti e il basso livello di scolarità vi è una covarianza
territoriale. Entrambi i fattori sono tra le cause della scarsa mobilità sociale del Paese.
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Aumenti scuola, possibili solo con fuoriuscita dal comparto pubblico

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di Gianfranco Scialpi

Aumenti scuola, nuova fumata nera!
Saranno irrisori! Come da ventisei anni!
Le dichiarazioni e le interviste non fanno mai riferimento al quadro normativo vigente.

Eppure la soluzione è semplice: far uscire la scuola dal comparto pubblico.

Aumenti scuola, l’ultima illusione

Aumenti scuola, resta il sogno, confermando il buio prospettico. Tutto confermato! Ci sarà semplicemente un adeguamento al tasso d’inflazione programmata. Si legge su Italia Oggi “I 3 miliardi a regime, previsti nel disegno di legge di bilancio per il rinnovo dei contratti collettivi del personale non dirigenziale del pubblico impiego, nel quale sono compresi docenti e Ata, copriranno solo il tasso di inflazione programmata.
È quanto si evince dalla relazione sul bilancio di previsione dello stato per l’anno finanziario 2020 e sul bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022 (a.s. 1586), depositata in audizione davanti alle commissioni riunite di camera e senato, dal presidente della Corte dei conti, Angelo Buscema.

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Reclusi e divisi

bambini_scuoladi Giancarlo Cavinato
(Movimento di Cooperazione Educativa)

La scuola fa male?
E’ la domanda che pone il prof. Roberto Farné, docente all’Università di Bologna , Coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in Wellness culture, a seguito delle problematiche sollevate dalle reazioni di dirigenti scolastici, insegnanti, genitori alla disgrazia del bambino deceduto dopo una caduta a Milano.
La scuola fa male se dà segnali di pericolosità dell’esperienza che è possibile condurre al suo interno e all’esterno.
La scuola fa male se separa, divide, mantiene ogni gruppo classe chiuso nella propria aula impedendo lo sviluppo di una sana prosocialità che si espleta anche nella positiva mescolanza che avviene nei momenti soglia (accessi, uscite, intervalli, dopomense,…) e nell’organizzazione di gruppi laboratorio per classi aperte, attività laboratoriali e di ricerca. Leggi tutto “Reclusi e divisi”

Se un bambino si fa male a scuola di chi è la colpa?

 dI Isabella Milani

C’era una volta un’insegnante (io) che prestava servizio in una scuola media, che aveva un campo da calcio regolamentare (m. 110 x 75).
Quell’insegnante, a volte, aveva lezione al pomeriggio e, come facevano tutti gli altri insegnanti, un giorno portò i suoi ragazzi, dopo la mensa,  a sgranchirsi le gambe nel campo da calcio. Tutti contenti, i ragazzi correvano e saltavano da una porta all’altra sotto i miei occhi vigili. Che bello!
Ma fu la prima e l’ultima volta, perché dopo pochi minuti l’insegnante vide  due alunni che si azzuffavano vicino alla porta da calcio (erano lontani e non li riconosceva, ma che fossero suoi o di altri non aveva importanza, perché gli insegnanti devono impedire a tutti di farsi del male). Si rese conto con terrore che se per caso uno dei due avesse spaccato gli occhiali al compagno con un pugno, e lo avesse reso cieco, o si fosse appeso alla traversa (che qualche volta abbiamo letto sulla cronaca che può cadere schiacciando un alunno) lei – la professoressa – era troppo lontana (almeno 55 metri perché si era messa a metà campo) e difficilmente sarebbe  riuscita a raggiungere i ragazzi e a evitare il peggio.

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Alunno caduto dalle scale, quanta imprevedibilità nell’evento?

di Gianfranco Scialpi

[Nell’articolo che qui pubblichiamo G. Scialpi fa riferimento ad un mio articolo pubblicato nel sito di Tecnica della Scuola. Mi preme rilevare che il mio articolo era stato scritto prima che si conoscessero i particolari che sono poi emersi dalle indagini. RP]

Alunno caduto dalle scale, sarà l’imprevedibilità dell’evento il criterio orientativo per i magistrati. E questo li porterà a leggere l’art. 2048 del codice civile, i documenti dell’Istituto e capire la personalità del bambino.

Alunno caduto dalle scale, la vicenda

Aalunno caduto dalle scale, meglio precipitato. Ormai la vicenda è nota e ha riacceso l’ansia e le paure in molti docenti. In sintesi la vicenda: “Secondo le prime informazioni, verso le 9,45 di oggi, venerdì 18 ottobre, un bambino di sei anni sarebbe caduto dal secondo piano nella tromba delle scale all’interno della scuola elementare Giovanni Battista Pirelli sita in via Goffredo da Bussero al civico 9, una traversa di viale Fulvio Testi. Il piccolo avrebbe fatto un volo di qualche metro prima di cadere al suolo.

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