La strategia della distrazione e la contro-riforma della scuola

di Rodolfo Marchisio

Concordo con Tosolini che parlare tutti i momenti di ciò che dice (e poi però intanto fa, magari) Valditara sia da un lato noioso.
Dall’altro anche cadere nella trappola della “strategia della distrazione” di cui il ministro del MIM e della provocazione è maestro, al fine di depotenziare l’impatto delle sue pesanti e significative contro-riforme di impronta chiaramente ideologica, dopo che ci siamo sfiancati a discutere inseguendo tutte le sue provocazioni sarebbe sbagliato.

Però credo che la strategia del Min. Istruzione Merito Propaganda sia ormai evidente e consolidata, come evidente è dove vuole andare a parare (dalle LG 2024 di Ed Civica – meglio alla cittadinanza – non più consapevole) alle modifiche di indicazioni/programmi di cui parla ai giornali.

È evidente che sta:

  1. Semplificando il complesso
  2. dando punti di riferimento (occidente/occidenti?) che non hanno fondamento e rispondenza nella realtà. Quale Italia (“tanto di più i nostri bambini non capiscono”)? Quella percorsa da centinaia di popoli stranieri della cui influenza e del cui contributo noi siamo il prodotto (anche genetico, oltre che culturale?). L’Italia e l’Occidente del ministro non esistono sono un prodotto della mescolanza e comunque oggi non contano proprio più di tanto, vaso di coccio nel mondo. E per alcuni secoli hanno contato poco da soli.
  3. In una operazione che mentre critica le “ideologie” è in realtà tutta ideologico-politica.

Continua a leggere

Loading

Gessetti Colorati aderisce all’appello contro la modifica delle Indicazioni Nazionali di storia

L’Associazione Gessetti Colorati ha deciso di fare proprio l’appello di un gruppo di docenti universitari italiani sulla ipotesi di modifica delle Indicazioni Nazionali di storia per il primo ciclo e di invitare gli insegnanti del territorio e gli associati ad aderire all’iniziativa.
E’ da decenni che nella scuola primaria insegniamo la storia cercando di avvicinare anche i più piccoli al metodo della ricerca e anche con ottimi risultati. I bambini capiscono che per studiare la storia non basta ricordare i nomi di personaggi famosi, le guerre e le date. La storia è ben altro ed ha a che fare con la ricerca delle fonti e con uso attento delle stesse.
Oltretutto un metodo di lavoro del genere aiuta i bambini e le bambine a sviluppare il pensiero critico,
Adesso, invece, sentiamo che gli esperti coinvolti da Valditara vorrebbero ridurre la storia al racconto di eventi ‘a mo’ di favola’ come dice proprio Galli Della Loggia.
Ed è proprio per questo che abbiamo deciso di aderire all’appello degli storici che non ci stanno a ridurre lo studio della storia ad una raccolta di racconti o di storielle.
Per saperne di più leggete anche quest’altro articolo e compilate il form per aderire all’appello.

 

Loading

Insegnare storia: la “rivoluzione” delle “nuove” Indicazioni Nazionali

di Antonio Brusa

Se anche voi non ci state, firmate al link allegato. Sarete in buona compagnia.

Giovanni Belardelli, componente della sottocommissione per le Indicazioni nazionali sulla storia, pensa che sia un’idea balzana quella di far lavorare gli allievi con la cassetta degli attrezzi storici, e che la storia non sia altro che un insieme di fatti e personaggi [in calce un piccolo stralcio del suo articolo uscito su Il Foglio qualche giorno fa].Ernesto Galli della Loggia pensa che ai bambini della seconda primaria si debba insegnare “a mo’ di favola” (parole sue) la Bibbia, l’Eneide e altri testi classici. Loredana Perla spiega che il mondo è troppo lontano perché i bambini lo capiscano e che, perciò, a loro vada spiegata solo l’Italia. Tutti costoro, poi, sono d’accordo sul fatto che tutte le discipline non abbiano altro scopo che quello di far diventare italiani i bambini stranieri che avete in classe, e convincere quelli nati in Italia che la loro nazione ha un grande passato.

Questi sono alcuni dei membri della Commissione che sta riformando le indicazioni nazionali, che loro preferiscono chiamare programmi, lasciando capire il grado di prescrittività che vorrebbero assegnare al testo che stanno scrivendo. Le Società storiche si sono già mobilitate. Io e Massimo Baldacci, presidente di Proteo, abbiamo scritto un breve comunicato, giusto per raccogliere storici e insegnanti sotto la bandiera di quelli che non ci stanno.
Se anche voi non ci state, firmate al link allegato. Sarete in buona compagnia.
.
Le parole di Giovanni Berardelli
“Chi ha seguito la deriva pedagogistica imposta all’insegnamento scolastico dagli “esperti” di didattica della storia conosce l’idea balzana recepita in passato dalle indicazioni ministeriali, secondo la quale il docente dovrebbe insegnare a bambini e ragazzi a maneggiare la cassetta degli attrezzi dello storico e non già trasmettere nozioni (cosa che viene bollata come “didattica trasmissiva”). Ebbene i nuovi programmi sono partiti proprio dal rifiuto di una prospettiva del genere, nella convinzione che bisognasse tornare a insegnare storia, dunque fatti, date, personaggi”.

Loading

La scuola “del futuro” secondo Valditara

di Dario Missaglia

Il documento ufficiale non c’è ma il dibattito è già iniziato, volutamente sollecitato dalle dichiarazioni del Ministro. Giusto ed opportuno intervenire dunque sulle sue dichiarazioni e sui silenzi che non sono meno eloquenti delle parole.
Il Ministro preannuncia le nuove indicazioni per la scuola elementare e media: neppure più scuola primaria né tanto meno scuola di base, come sarebbe necessario per una scuola “ che guardi al futuro”.
Insomma Valditara, quando non costruisce barriere, conserva gelosamente quelle esistenti.
Che questo non venga colto da “associazioni di presidi” che non sanno neppure cosa sia una scuola elementare e cosa siano bambini e bambine dai sei agli undici anni, ci fa capire molte cose.
Un clamoroso silenzio del Ministro riguarda la scuola nella sua struttura materiale.
Il Ministro preannuncia una scuola più ricca di attività e contenuti: più arte, più musica, più attività fisica e sportiva, più storia d’Italia, più grammatica e lingua italiana ed altro ancora. Vedremo (sui contenuti diremo a tempo debito).
Ci preannuncia dunque una scuola a tempo pieno per tutti, dai sei ai 14 anni ?
Perchè o un arricchimento del curricolo si traduce in un tempo più lungo per tutti, un tempo pieno (spazi, laboratori, saperi formali ed informali, attività con il territorio, ecc) con il necessario incremento di organico, oppure stiamo affermando propositi lasciati al vento. Il silenzio su questo punto è determinante: se non ci sarà una scuola di base a tempo pieno, non avremo nessuna scuola del futuro. Continua a leggere

Loading