di Cinzia Mion E’ tornato di grande attualità oggi il tema dell’inclusività della scuola collegato alla formazione di “tutti” i docenti, fino all’ipotesi della cosiddetta “cattedra inclusiva”, che tante polemiche sta suscitando. Molto importante e chiarificatore appare l’individuazione da parte dell’INVALSI degli indicatori di “inclusione” della scuola: condivisione, spinte al cambiamento, senso di appartenenza ad una comunità inclusiva fondata sul sostegno reciproco, sulla solidarietà e il sentire comune. Proviamo ad addentrarci nella tematica. Un manifesto della scuola inclusiva non può non partire dall’articolo 3 della Costituzione che, come tutti sanno, parla di uguaglianza… Compito della scuola, Istituzione della Repubblica, è quello di rimuovere l’ignoranza che impedisce ai suoi cittadini la completa realizzazione e partecipazione in un Paese democratico. Questo è riferito ai soggetti che frequentano la scuola, ovviamente appare speculare l’impegno dei docenti. O meglio dovrebbe apparire!
Il contesto
Il contesto su cui ci troviamo a condurre delle riflessioni sulla scuola inclusiva ha delle caratteristiche particolari che vanno esplicitate. Descrivere il contesto significa non soltanto far riferimento semplicemente al territorio di appartenenza, sia pur indispensabile. Significa in modo più pregnante focalizzare il contesto socioculturale che può avere attinenza con l’operazione di includere o escludere. Significa allora fare un’analisi seria sui messaggi di intolleranza, di ideologica esclusione, per non dire di razzismo, che hanno attraversato e continuano ad attraversare la nostra società negli ultimi tempi, con grande preoccupazione per il livello di inciviltà raggiunto, nella più completa impudicizia degli acclamanti o nella indifferenza della massa. Una specie di “bullismo sociale” spesso gravemente agito da figure istituzionali. I bambini e i ragazzi ci guardano ed imparano. Continua a leggere