In data 11 settembre il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha espresso parere negativo sul decreto ministeriale che prevede ia sperimentazione dell’insegnamento dell’educazione civica per l’anno scolastico 2019/2020.
Il nuovo insegnamento verrà dunque avviato a partire dal 2020.
PARERE DEL CSPI 11.09.2019]]>
di Franco De Anna In via “normativa” (come succede spesso nel nostro sistema di istruzione) la complessa problematica de “cittadinanza e costituzione” è diventata oggetto di definizione di una “materia di studio” con tanto di durata (numero di ore complessive), distribuzione di compiti di insegnamento (da progettazione collettiva a “titolarità” specialistiche), valutazione finale.
Come ovvio, data la complessità dell’oggetto tradotto in dispositivo di legge (vale erga omnes e dunque la definizione formale deve comprendere tutto ciò che non può non esserci), nello stesso itinerario di produzione normativa, si sono aggiunti tutti i tratti “comprensivi”: dalla educazione stradale, alla lotta al cyberbullismo, alla educazione ambientale, l’agenda 2030, ecc…ecc…. Una sorta di “enciclopedia delle educazioni”. Nelle strettoie dei tempi di approvazione della Legge, di pubblicazione sulla G.U e sulla andata in vigore, si delinea il rinvio alla attuazione effettiva della norma al prossimo anno scolastico. Da più parti si è avanzata l’idea di utilizzare tale intervallo per “provare” sul campo le condizioni di applicazione e realizzazione di quanto indicato nel “dispositivo normativo”.Continua a leggere→
Pubblichiamo il testo delle bozze delle Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica trasmesso dal Ministero al CSPI che dovrà pronunciarsi nella seduta dell’11 settembre.
Il presente allegato fornisce indicazioni applicative per la sperimentazione didattica nazionale di cui al presente decreto, nel rispetto della centralità dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, intesa come libero sviluppo dell’efficacia della ricerca e dell’azione didattica nel quadro generale degli indirizzi disegnati dallo Stato.
A seguito del primo avvio dell’insegnamento dell’educazione civica, le esperienze delle istituzioni scolastiche e il necessario coinvolgimento degli stakeholder potranno essere di stimolo per l’aggiornamento e/o integrazione delle Indicazioni nazionali e delle linee guida vigenti entro l’anno scolastico 2019/2020.
Occorre ribadire alcuni caratteri essenziali dell’educazione civica, il cui insegnamento è trasversale, anche in ragione della pluralità di competenze attese e di obiettivi di apprendimento, non ascrivibili a una singola disciplina. Se l’educazione civica è un insegnamento che compete a tutto il gruppo docente, è necessario che sia sviluppato in modo coerente nel curricolo, in modo da interessare e coinvolgere tutte le discipline e trovare spazio in tutte le attività, già a partire dalla scuola dell’ infanzia. Continua a leggere→
di Giancarlo CavinatoQUALE EDUCAZIONE CIVICA (CON RELATIVO VOTO)
Il governo uscente ha prodotto per la scuola due disposizioni fondamentali: la videosorveglianza nelle istituzioni educative per l’infanzia e nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e disabili con l’emendamento al DDL 1248 ‘Sblocca cantieri’ (garantendo così protezione e cura dell’intero ciclo di vita) e la legge n. 92 sull’educazione civica (un revival di grande efficacia soprattutto se accompagnato dalla votazione numerica, indubbio deterrente per bulli e sregolati).
Continua a leggere→
Proponiamo questo interessante contributo di Luciano Corradini pubblicato nell’ultimo numero della rivista Scuola e Formazione edita da Cisl Scuola
Chi pensa, chi suggerisce, chi scrive i provvedimenti per la scuola, si rifà, talora esplicitamente, al pensiero e alle proposte di autori, di esperienze, di documenti più o meno accreditati in sede internazionale. Accade che, nel rapido mutamento degli scenari e di coloro che li elaborano, trasformandoli in norme, si perda il contatto con ciò che appartiene ad un passato nel quale si trovano non solo bozze di norme rimaste nei cassetti, ma anche qualcosa di più “strutturalmente” importante, come il documento fondativo della Repubblica, di cui la scuola è figlia, e in certo senso madre.
Provo a rivisitare gli incunaboli dell’educazione alla cittadinanza, facendo una zumata su alcuni momenti della storia dell’educazione civica, con la memoria di un ottuagenario avanzato, nel tentativo di rinforzare quella che a molti appare come la troppo indebolita considerazione che si riserva alla Costituzione nel curricolo scolastico, col risultato di renderne più povero e precario il senso e le potenzialità formative.
di Giuseppe Adernò
I nostri nonni dicevano: “Vai a scola ca t’insignanu adducazione”. La parola “adducazione” con la doppia “d” della pronuncia dialettale siciliana significava tutto quello che oggi si chiama “istruzione e formazione”, “contenuti e competenze”, buon comportamento, galateo che a scuola corrisponde alla “condotta”, significa anche orientamento e successo formativo, in quanto la scuola è utile e indispensabile, essendo orientata non alla semplice trasmissione di nozioni, bensì alla formazione integrale dell’uomo e del cittadino.
Tutto ciò in parte la scuola l’ha fatto, ma non sempre in maniera sistematica e organica.
Le carenze di conoscenze dell’ordinamento dello Stato e dei diritti e doveri del cittadino, la frequenza degli atti vandalici e d’inciviltà, da parte dei giovani che vivono senza regole, e agiscono senza pensare, rivelano un vuoto educativo e di conoscenze che ora s’intende colmare con la reintroduzione di 33 ore di Educazione Civica e, anche se in maniera trasversale, l’assegnazione di un voto finale dovrebbe stimolare e valutare tale impegno di cittadinanza attiva e responsabile. Continua a leggere→
La legge entra in vigore a partire dal 5 settembre prossimo.
Con l’anno scolastico 2019/2020 sono abrogate le disposizioni su Cittadinanza e Costituzione.
di Dino Cristanini
La storia della pedagogia moderna individua in John Dewey uno dei massimi ispiratori della concezione della scuola come comunità. Nelle righe conclusive di Democrazia ed educazione, una delle sue opere più note scritta nel 1916, si legge infatti che “la scuola stessa diventa una forma di vita sociale, una comunità in miniatura, una comunità che ha un’interazione continua con altre occasioni di esperienza associata al di fuori delle mura della scuola”. Sperimentare la democrazia a scuola, per trasformare in senso democratico la società, era l’ideale deweiano, ripreso in Italia dalla pedagogia laica negli anni sessanta e tuttora valido, come conferma un passaggio delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione: “La presenza di comunità scolastiche, impegnate nel proprio compito, rappresenta un presidio per la vita democratica e civile … rafforzando la tenuta etica e la coesione sociale del Paese”.
Il brano sopra riportato è ripreso da un ampio articolo di Dino Cristanini in Scuole e Formazione (2016)
]]>
di Antonio Brusa
Che sia un pasticcio se ne sono accorti quei dipartimenti di storia che già si sono dati da fare per organizzare l’insegnamento dell’educazione civica, la cui introduzione – dal settembre successivo all’entrata in vigore della legge – è stata votata dalla Camera il 2 maggio di questo anno 2019. Che sia “un pasticcio” lo ha dichiarato in Parlamento uno dei tre astenuti, l’on. Gabriele Toccafondi (Gruppo Misto), ex sottosegretario al Miur nel governo Gentiloni. Una dichiarazione fatta in buona compagnia, nonostante la legge sia stata approvata – tra la soddisfazione generale – con una maggioranza che in altri tempi si sarebbe definita bulgara. Infatti, scorrendo il resoconto stenografico delle dichiarazioni di voto si constata che, sia pure con accenti diversi e pur votando a favore, quasi tutti i gruppi parlamentari ribadiscono le obiezioni di Toccafondi: la nuova materia non ha un insegnante dedicato, sarà difficile conciliare i contenuti disparati che prevede, mentre la quadratura del cerchio viene demandata alla bravura di un coordinatore che dovrebbe tirare le fila di lezioni e interventi didattici che potrebbero anche essere distribuiti fra tutte le discipline (e ricavarne un voto unico in pagella). Infine, dulcis in fundo, non vengono stanziati fondi sufficienti per formare queste nuove figure, o ricompensare adeguatamente un lavoro di coordinamento che – al dire dell’on Patrizia Prestipino (Pd), che da professoressa di lettere lo conosce bene – è massacrante.
Clicca qui per leggere l’intervento completo]]>
Giuseppe Adernò (*)
“La scuola piccola città” non è solo uno slogan, ma un progetto didattico che mette in azione l’insegnamento dell’Educazione Civica, come lezione applicata e “compito di realtà” per un apprendimento efficace.
Sono trascorsi 40 anni dal primo Consiglio Comunale dei Ragazzi, avviato in Francia nella cittadina di Schiltinheim in Alsazia nel 1979 e ben 26 anni dai primi CCR in Italia nel 1993 a Tolentino e a Morrovalle in provincia di Macerata e a Motta S. Anastasia in provincia di Catania.
Il Progetto si è diffuso nel territorio nazionale ed oggi conta oltre 600 CCR in tutte le regioni e provincie d’Italia, e questa guida vuole essere un valido sussidio per agevolare lo svolgimento delle operazioni elettorali a scuola, fornendo ai docenti referenti una preziosa guida operativa, arricchita dai modelli di schede elettorali, di verbali, di delibere, di lettere, di messaggi e corredata delle procedure per dare solennità alla cerimonia del giuramento del Sindaco dei ragazzi. Continua a leggere→