Archivi categoria: AUTONOMIA

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Settembre mon amour

di Raimondo Giunta

Dopo i mesi della quarantena si è cominciato a sperare, anche contro le evidenze dei fatti, che a settembre tutto sarebbe tornato come prima.
Una speranza ed una necessità, perchè bisogna tornare tutti al lavoro; si dice sempre più spesso che si muore anche di crisi economica, e se tutti si torna al lavoro le scuole per forza devono riaprire i battenti e lavorare a pieno ritmo.
Nessuna società moderna si può permettere di tenere le scuole chiuse. Questo è un dato di fatto insuperabile e non c’è idea di scuola e di educazione che lo possa ignorare.
Il problema allora è questo: ci sono le condizioni per riprendere in sicurezza le attività didattiche?
Ho più volte detto sulla base della mia esperienza amministrativa e di preside che a settembre non sarebbe stato facile ricominciare e che ci si sarebbe trovati per forza di cose in molteplici situazioni di precarietà per la mancanza di nuove aule, per l’assenza dei piani locali dei trasporti, per l’indisponibilità immediata degli arredi che servono e perchè no, anche per la difficoltà di avere in servizio il personale scolastico necessario.
Ho detto e lo ripeto che anche lavorando notte e giorno sarebbe stato difficile riuscirci, perchè la soluzione del problema è in capo a istituzioni che hanno tempi e mezzi diversi per arrivarci.
Faccio un esempio.

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Se 20mila aule vi sembran troppe

di Raimondo Giunta

Settembre è alle porte e le scuole riapriranno, sapendo tutti che il rischio di contagi non è azzerato.
La riapertura è un’esigenza sociale ed umana di prima grandezza e questo comporta da parte di tutti i soggetti interessati, alunni, genitori, personale della scuola, sindacati, enti locali, ministero un surplus di responsabilità, di pazienza, di collaborazione.
Miracoli all’orizzonte non ce ne sono.
Ci sono soluzioni che di volta in volta, di luogo in luogo, di scuola in scuola si possono trovare e adottare, perchè non sarà la stessa musica dappertutto. Gli accordi siglati, i provvedimenti presi per garantire la ripresa delle attività didattiche vanno accolti favorevolmente, ma non va nascosto che alcuni problemi non hanno trovato ancora una soluzione e questo potrebbe rivelarsi un serio inciampo.
Mi riferisco al reperimento delle aule, per garantire la misura del distanziamento e al piano trasporti per evitare assembramenti all’inizio e al termine delle lezioni.
Per quanto riguarda le aule l’ANP ritiene che ce ne vogliano ben 20.000 per stare nei termini del protocollo di sicurezza; altri affermano che sia una cifra eccessiva.
Se si pensa a quante classi sovraffollate esistevano nell’anno scolastico passato, forse di aule ce ne vorranno di più di 20.000, se si considera lo stato reale della totalità delle aule degli istituti scolastici italiani.

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Onlife school. Didattica, innovazione e scuola al bivio: una proposta per non sprecare un’occasione irripetibile

di Aluisi Tosolini (***)

“Onlife” è il neologismo coniato da Luciano Floridi (padre della filosofia dell’informazione e massimo esperto della società digitale) per descrivere la continua interazione tra vita reale e vita virtuale, ovvero il fatto che noi viviamo un’esistenza ibrida, nella quale la barriera fra reale e virtuale è caduta. La parola è stata usata da Floridi come titolo dello studio The Onlife Manifesto. Being Human in a Hyperconnected Era pubblicato nel 2015 da Springer e disponibile on line.

In questi giorni e mesi tutti noi stiamo lavorando intensamente per l’avvio dell’anno scolastico 2020/21. Credo tuttavia sia doveroso tentare di indicare e precisare il senso del percorso, l’orizzonte entro cui ci muoviamo. Orizzonte che si fonda certamente sulla riapertura della scuola in sicurezza ma che non può non affrontare il tema delle didattica, dell’innovazione, dell’interazione educativa.

Riaprire in sicurezza

Riaprire in sicurezza può oggi essere definito – sulla scorta delle filosofia kantiana riletta dalla fenomenologia husserliana –  la condizione di possibilità e pensabilità della scuola che prenderà avvio a settembre 2020.  La situazione covid 19 impone regole e procedure che sono fissate – ad oggi – dal Decreto Ministeriale 39 del 22 giugno 2020 e dagli allegati documenti del Comitato Tecnico Scientifico.
Ogni scuola sta pertanto lavorando, in questi mesi estivi, per approntare le aule, gli spazi, le strutture, i processi organizzativi seguendo le indicazioni del DM 39 e del CTS. Gli uffici scolastici regionali stanno supportanto questo immane sforzo organizzativo delle singole scuole pubblicando linee guida o corposi materiali per la ripartenza (si veda ad esempio l’ USR – ER che ad oggi ha pubblicato 14 Note per la ripartenza).

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L’erba voglio non cresce a scuola

di Raimondo Giunta

E’ stato sempre così; quasi tutti ne abbiamo dovuto fare esperienza.
La scuola che tanti di noi hanno fatto non era quella che desideravamo di fare; non era nemmeno quella che sarebbe stato giusto fare. Si è fatto con grande impegno e andando avanti con tanti ostacoli la scuola che era possibile fare.
Se questo andava per le vie ordinarie della vita del sistema scolastico, sicuramente succederà dopo il colpo durissimo che gli è stato arrecato dalla pandemia.
Un’istituzione ferita da tanti anni di saccheggio, come fa a funzionare con la rapidità che si spera e che le esigenze di ritorno alla normalità richiedono?
Come fa a disporre nel giro di poche settimane del personale, degli spazi e degli arredi che sono necessari per rispettare le norme di sicurezza previste a tutela della salute del personale e degli alunni? E gli enti locali costretti allo smart-working saranno in grado di fare la loro parte? Perchè non si dice che a scuola un ritorno alla normalità sarebbe un insperato miracolo?
Perchè continuare con pietose illusioni?
Ne faccio un esempio clamoroso: l’impegno a non installare i seggi elettorali negli edifici scolastici. Mi piacerebbe sapere quanti locali pubblici, immagino, sono disponibili paese per paese, città per città per collocarvi i seggi elettorali; credo che non ce ne siano a sufficienza e che in molti posti non ce ne siano affatto.

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Ci sono tante idee di scuola

di Raimondo Giunta

  • In giro ci sono tante idee di scuola, ognuna delle quali ha il proprio seguito di fedeli.
    C’è quella che hanno gli insegnanti, che grosso modo ricalca l’esperienza che hanno fatto anche da studenti, ma debitamente integrata con le correzioni che la diversità dei tempi reclama.
    Un’idea che finisce in genere per esaltare la scuola che “forma” e ”dà cultura”; una scuola che trova compimento nell’Università e che procura un’occupazione stabile e decorosa.
  • C’è quella di cui sono convinte tantissime famiglie; a loro interessa una scuola breve, senza tante pretese culturali, disciplinata al punto giusto anche per sovvenire alle loro difficoltà educative, tutta proiettata sulle opportunità di lavoro. Sono le famiglie che non si possono permettere lunghi percorsi di studio per i propri figli e che a volte vedono di malocchio il prolungamento dell’obbligo scolastico fino a 15 anni. Ma il mondo è vario e ricco di sorprese, perchè ci sono anche quelli che vogliono una scuola lunga, distintiva, distanziante e censitaria nella popolazione che la deve frequentare e nel curriculum; è gente che non ha problemi per l’avvenire dei propri pargoli e dalla posizione sociale inattaccabile da qualsiasi crisi economica.
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La scuola e il principio di realtà

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di Raimondo Giunta

Solo parlando il linguaggio della verità si possono affrontare e risolvere i problemi di una certa dimensione.
Quello della scuola lo è sotto diversi aspetti, anche per gli immediati risvolti sociali post-epidemici.
Sulla scuola si sta compiendo un grande inganno e la responsabilità non è solo di questo governo.
Per essere chiari, a scuola si potrà ritornare come prima alla sola condizione di una netta vittoria sul coronavirus o dichiarando mendacemente come vogliono fare certe regioni, certi comuni e certe associazioni che ormai non ci sono più pericoli per alunni e personale della scuola.
Se però si vuole restare ancorati alla realtà dei fatti e si deve tenere nel dovuto conto delle raccomandazioni del CTS, è evidente ad occhio nudo che a settembre difficilmente si potrà tornare alla normalità, perchè anche lavorando notte e giorno non tutti i locali e gli spazi necessari saranno pronti; non tutte le scuole potranno avere i banchi monoposti con o senza rotelle; non tutti gli insegnanti che mancano saranno nominati.
Ma è così difficile fare i conti con la realtà quando di mezzo c’è la scuola?
E se gli ingressi devono essere distanziati, è pronto un nuovo piano dei trasporti?
E se non tutti i locali necessari saranno disponibili non si dovrà per forza ricorrere ai doppi turni o alla didattica a distanza? Se non si vuole fare della scuola l’occasione di un interminabile conflitto sociale ognuno dei soggetti coinvolti nella gestione della scuola deve fare la propria parte: il Ministero, gli Ambiti territoriali, gli Enti Locali, i sindacati della scuola, i dirigenti scolastici, gli insegnanti e il personale non docente.
A nessuno è consentito moralmente di tirarsi indietro e di evocare le altrui e non le proprie responsabilità.

L’insofferenza italica per i controlli

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di Raimondo Giunta

A scuola ho impiegato notevoli fondi europei per l’allestimento di un corso biennale di IFTS; per averli c’è voluto un dettagliato piano finanziario, un progetto formativo serio e articolato, una proposta gestionale accurata, la disponibiltà documentata di docenti universitari e di esperti del mondo del lavoro, la garanzia di posti di lavoro dove potere svolgere le attività di stage.
Controlli ex-ante e controlli ex-post a volontà.
Controlli dell’ispettorato del lavoro, controlli della Regione Sicilia, controlli della Comunità Europea e per farsi il palato 15 giorni di presenza a scuola della Guardia di Finanza, che voleva mettere in croce l’assessorato regionale ai Beni Culturali, per la parte che gli toccava del finanziamento, che ammontava a 800 milioni delle vecchie lire.
Una somma immensa per una scuola. Mi pare giusto che siano stati effettuati i controlli necessari per certificare la correttezza dell’impiego di quelle risorse pubbliche e non capisco tutte le fisime sulle condizioni per accedere ad un finanziamento o ad un prestito, che sia nazionale o europeo. Solo i soldi rubati sono esenti da condizioni e da controlli nello stato di diritto.