Archivi categoria: AUTONOMIA

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“Scuola estiva”, servizio a domanda individuale?

di Emma Colonna

Qualcuno ha definito questa cosa della scuola estiva “trasformazione della scuola pubblica in un servizio a domanda individuale”.
Forse io non ho capito niente e mi sono davvero fatta un film che non esiste, ma mi chiedo due cose: questa proposta è rivolta a tutti gli alunni? Sì. È a pagamento? No. E allora? Io non vedo il problema.
Mi si dice: ma la partecipazione è volontaria, degli studenti come dei docenti.
E allora? Partecipare volontariamente e liberamente ad una attività della propria scuola è il modo migliore per aderire a una proposta educativa e culturale. Qui non ci troviamo di fronte a una ‘domanda individuale’, ma a una scuola che, in un momento particolarmente difficile e durante la pausa estiva (che per molti studenti, non dimentichiamolo, può essere un altro periodo di solitudine), decide di rimanere aperta e di mettere a disposizione degli studenti e delle famiglie un programma di attività più o meno ricco.


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“Scuola estiva”: reazioni stizzite, persino ostili

di Emma ColonnaStefanel

Qualche considerazione a caldo a proposito di ‘scuola estiva’.
Ho visto reazioni stizzite, quando non ostili. Certo, la scuola non ce la fa più, dopo tanto affanno, e non c’è dubbio che l’idea di dover pensare anche all’estate (al di là del fatto se poi si darà la propria disponibilità, bisogna comunque pensarci, proporre, pianificare, organizzare, e bisogna farlo ora) può non piacere. Anzi, diciamolo francamente: la reazione diffusa è di fastidio, e il sentimento prevalente è quello di non volere rinunciare alla parentesi estiva vissuta e soprattutto pensata come indispensabile ‘ricarica’, per grandi e piccoli.

Però, se ci pensiamo bene:
1. Se le scuole sono aperte d’estate è un bene per tutti
2. Il fatto che finiranno per andarci solo gli ‘sfigati’ dipende da quello che si fa
3. E’ questa la vera scuola? Detta così, mi sembra un dibattito davvero sterile. Ogni istituto scolastico farà quello che può, ma una cosa è certa: sarà ogni scuola, e nessun altro, a proporre il suo modello, e a individuare tutte le risorse su cui contare
4. E gli insegnanti? Non ci nascondiamo dietro un dito. A me sembra un’ottima idea quella dell’adesione volontaria. Vuol dire che chi sceglierà di farlo sarà motivato, e questa mi sembra un’ottima partenza.
5. Per le stesse ragioni, è un’ottima idea anche quella di lasciare alle scuole gran parte dell’iniziativa.

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Il piano scuola estate, una buona idea, ma con pesanti criticità

Stefaneldi Gianfranco Scialpi

Il piano scuola estate è una iniziativa da lodare. Purtroppo esistono delle variabili di cui è difficile ipotizzare l’esito. Potevano essere spesi diversamente? Certamente, ma non per limitare i danni delle classi pollaio

Piano scuola estate, una iniziativa da apprezzare

Piano scuola estate è una iniziativa che si muove nel solco della pedagogia e della didattica. Del resto, il titolo conferma questa scelta di campo. Ovviamente la premessa giustifica gli obiettivi alti di “una scuola accogliente, inclusiva e basata su logiche di apprendimento personalizzato; una nuova alleanza educativa con i territori, che consolidi il senso di appartenenza alla “comunità” e preveda il coinvolgimento attivo delle rappresentanze di studenti e genitori”. Tutto questo si declina in obiettivi più specifici di rinforzo e potenziamento delle competenze disciplinari e relazionali di studentesse e studenti per recuperare la socialità almeno in parte perduta ed accompagnarli al nuovo anno scolastico”.

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RECOVERY PLAN E MISSIONE 4. TORNA LA SCUOLA DELLE TRE I?

di Raimondo Giunta

Con le risorse del Recovery si nutre l’ambizione di disegnare l’Italia che verrà e che ci sarà per almeno un decennio.
Con quelle assegnate alla Missione4, Istruzione e Ricerca (32, 32 miliardi di euro per la precisione) si può operare per un profondo riassetto dell’intero sistema di istruzione e formazione, perché dia risultati appropriati alle esigenze di una società in continua trasformazione, visto e considerato che quelli avuti fino ad oggi non tutti lo siano.
Avremo allora una nuova scuola?
Credo che si possa ragionevolmente nutrire qualche dubbio, perché nonostante la mole degli investimenti che si intendono fare non si intravede niente di diverso rispetto alla scuola che oggi c’è; non credo che ci sia un’idea di scuola diversa da quella che si fa.
Gli obiettivi generali che vengono proclamati non smentiscono questa affermazione.
Basta leggerli :
1) Colmare in misura significativa le carenze strutturali , quantitative, qualitative che oggi caratterizzano l’offerta di servizi di istruzione, educazione e formazione nel nostro paese;
2) Rafforzare i sistemi di ricerca e la loro interazione con il mondo delle imprese e delle istituzioni.
Come si può constatare si è davanti ad una vasta proposta di manutenzione, che ad ogni buon conto è utile, diciamo pure molto utile, ma che di fatto accantona l’interrogativo cruciale che nei tempi della diffusione invasiva delle informazioni e delle conoscenze, della moltiplicazione quotidiana delle agenzie formative e dei luoghi in cui è possibile apprendere ci si deve porre sul destino della scuola nella società.

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Il piano estate non significa stare nelle aule

di Giampiero Monaca

Leggo con emozione la circolare ministeriale che presenta il piano scuola estate 2021.
Leggo molti commenti preoccupati da parte di insegnanti, sinceramente preoccupati riguardo alla inopportunità di sottoporre alunni e studenti e docenti, ad un extra carico di lavoro in aule torride, dopo un anno faticoso, spesso opprimente ed ansiogeno.
Non mi pare che in nessuna parte della nota 643 del 27-04-2021 venga proposto di tenere le scuole aperte riempiendole d’estate di studenti ed insegnanti per sottostare a pesanti lezioni aggiuntive in ambienti inospitali e posizioni di lavoro statiche ma,  al contrario, che si auspichi l’apertura delle scuole quali portali sul mondo, riportandole ad essere fulcro culturale, riferimento ideale per le comunità e sui territori sui quali insistono, svuotandole per molte ore al giorno di alunni e docenti, i quali si slanciano a esplorare, sperimentare, apprendere, vivere e rendere vivo il territorio.
Gli edifici scolastici vengono ad assumere così più una funzione di supporto alla sintesi degli apprendimenti esperienziali vissuti fuori ed eventualmente a diventare risorse per eventi culturali organizzati dagli studenti stessi, a disposizione della comunità locale.
Personalmente, credo che questo modello di apprendimento sia da realizzare tutto l’anno e non solo in via straordinaria in estate, difatti, nella nostra scuola primaria statale di Serravalle d’Asti, da 4 anni, insieme alle colleghe e alla comunità educante che da quattro anni ha scelto di vivere l’esperienza didattica conosciuta come “Bimbisvegli”, viviamo una scuola aperta, diffusa, cooperativa, solidale, ed all’aperto anche tutto il resto dell’anno.

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Piano estate, un ponte per superare l’emergenza

di Pietro Calascibetta

Finalmente vediamo il Ministero dell’istruzione cambiare tattica e prendere l’iniziativa facendo una proposta articolata di arricchimento dell’offerta formativa con un investimento questa volta finalizzato direttamente agli studenti di ben a 510 milioni di Euro.
Si dà la possibilità alle scuole di progettare un percorso che possa fare da ”ponte”, come scrive il Ministro, tra l’anno appena chiuso tra mille tribolazioni e il nuovo avvolto ancora in un futuro incerto nonostante i vaccini.
Una finestra temporale da sfruttare al massimo che, in base al rischio calcolato, si presume sia contrassegnata dalla possibilità di rimanere in presenza.
La disposizione ministeriale insiste giustamente sul fatto che non si tratta di lanciare a caso una manciata di attività, ma di immaginare da parte delle scuole, nell’ambito della loro autonomia e in collaborazione con i genitori e il Terzo settore, un vero e proprio progetto “di senso” come è scritto e ben pianificato.

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