A proposito dei fatti di Firenze. Comunicato della Associazione Gessetti Colorati


Secondo quanto riportano le cronache a Firenze un gruppo di giovani di Azione Studentesca (movimento vicino ad ambienti neo-fascisti) aggredisce studenti del liceo Michelangelo.
La preside del liceo Da Vinci di Firenze Annalisa Savino invia una circolare ufficiale agli studenti, alle famiglie e al personale della propria scuola ricordando che “il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone”.

“Il fascismo – ricorda la preside – è nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti”.

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, nel corso di una trasmissione televisiva, interviene con queste parole: “E’ una lettera del tutto impropria, mi è dispiaciuto leggerla, non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista”.
Conclude il Ministro: “Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole; se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure”.

Come educatori, uomini e donne di scuola che da decenni lavorano a contatto con i giovani non possiamo che plaudire alle parole della preside di Firenze alla quale va tutta la nostra solidarietà e la nostra stima e ribadire il nostro dissenso nei confronti della violenza, in tutte le sue forme e in tutti i suoi colori.
Contrariamente a quanto afferma il Ministro noi crediamo invece che i presidi e i docenti abbiano non solo il diritto ma anche il dovere di indicare agli studenti e alle studentesse i rischi che gli episodi di violenza, ma anche l’indifferenza, possono nascondere.
A scuola non basta fare un’ora settimanale di educazione civica: per parlare di democrazia, di pace e di tolleranza ogni occasione può essere importante.

Ivrea, 23 febbraio 2023
Associazione Gessetti Colorati




Il Meritevole e la nera inconsistenza (a proposito dei fatti di Firenze)

di Mario Maviglia

Cari lettrici e lettori, seguite questa vicenda e decidete alla fine se ridere o piangere o se fare una sonora pernacchia alla Totò.

Degli studenti di un liceo scientifico di Firenze vengono aggrediti davanti al loro da un gruppo di giovani estremisti di destra. Unanime condanna e manifestazione antifascista in città. La dirigente scolastica invia una garbata lettera agli studenti in cui ricorda, tra le altre cose, che “il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a se stessa da passanti indifferenti”.

Adesso facciamo un piccolo test tra i nostri lettori. Immaginate di essere il Ministro del Merito; sulla base delle vicende molto schematicamente narrate e della lettera della dirigente (che vi consigliamo di leggere) cosa potreste fare?

  1. Esprimere pubblicamente la vostra solidarietà agli studenti selvaggiamente aggrediti da estremisti di estrema destra.
  2. Esprimere solidarietà alla dirigente scolastica per l’aggressione subita dai suoi studenti.
  3. Non esprimere alcunché.

Se avete risposto a) avete sbagliato; se avete risposto b) pure; se invece avete risposto c) anche. Infatti, sapete cosa ha fatto il nostro Ministro del Merito? Beh, un qualcosa che va oltre il pensiero laterale di Edward De Bono; un pensiero che potremmo definire sottosopra, o se preferite una sorta di “insalata cognitiva”, con una forte prevalenza di nero. Diciamo pure un pensiero nero, come le camicie nere del Ventennio (ma questa è mera coincidenza…).

In effetti il nostro meritevole Ministro del Merito giudica la lettera della dirigente “del tutto impropria” e afferma di essere “dispiaciuto” per averla “dovuta leggere”, ed anche perché è “stata letta agli studenti”. (Quante preoccupazioni per un Ministro che come un amorevole padre si preoccupa del benessere del suo gregge…). Quello che scrive la dirigente, inoltre, “non rappresenta la realtà dei fatti”, dice il Ministro, che però nel contempo – come un amorevole padre – avverte che non intende intervenire nei confronti della preside (purtroppo il Duce non fece lo stesso nei confronti della Margherita Sarfatti…). Però va ristabilita la verità, perdio! E infatti, il Meritevole scandisce che  “sono lettere ridicole. Vanno prese per quello che sono, un atto di propaganda”. E su questo ha ragione: solo viale Trastevere può fare propaganda. Quindi, aggiunge, “inviterei la preside a riflettere più attentamente sulla storia e sul presente”. E ha anche sottolineato che: “Non compete a una preside nelle sue funzioni di lanciare messaggi di questo tipo”. In conclusione “Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole”, ma si sappia che “Se l’atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure”.

Gentili lettrici e cari lettori, voi vi siete crogiolati nell’idea che un Ministro del Merito dovesse lavorare per risolvere i problemi della scuola: edifici fatiscenti, stipendi da fame, dispersione scolastica fuori controllo, risultati di apprendimento scadenti in molte zone del Paese ecc. Sarò schietto con voi: avete una mentalità gretta, utilitaristica e senza prospettive. I problemi della scuola italiana non sono questi! No! E se lo sono, cosa c’entra il nostro Meritevole? Mica si può pretendere che lui li possa affrontare, questi problemi, anche perché bisogna prima capirli… Il Nostro ha ben altri pensieri per la testa: l’approccio ontologico all’umiliazione, le mappe catastali per dotare ogni docente di uno “studiolo” a scuola e adesso la reprimenda contro una dirigente che ha avuto l’impudenza (imperdonabile!) di nominare il fascismo. Ma il fascismo in Italia non esiste! E questa verità verrà imposta anche con l’olio di ricino, se occorre, perdinci! Esistono i fascisti, semmai. E le aggressioni contro studenti inermi. (Però una domanda va fatta a questi benedetti studenti fiorentini del liceo scientifico: ma perché vi siete trovati nella traiettoria di calci e pugni di alcuni esagitati fascisti… pardon, di alcuni esagitati soggetti che esprimono la loro maschia vitalità alla stregua dei patrioti camerati del Ventennio).

Il Nostro probabilmente farebbe parte volentieri, di questi patrioti camerati, ma i suoi modi di fare, caritatevoli e paternalistici, sono lontani da quella ideologia manesca e virile. Lui preferisce la contemplazione inane, l’otium filosofico, l’osservazione dei problemi (della scuola) con distacco alessitimico. Solo la pugna mediatica lo esalta: è lì che esprime il meglio di se stesso; è lì che la sua grigia creatività trova la sua più alta forma di vuota espressione. Come un kalashnikov affetto da parossismo patologico, ogni giorno il Nostro ci regala perle di acume profondità, ricca di nera e densa inconsistenza.

Il nulla esiste.

 

 

 

 




La scuola del merito tra LEP e autonomia differenziata

di Antonella Romagnolo
per gentile concessione della rivista on-line
M.A.Gi.C. e school

La notizia di questi giorni riguarda l’approvazione da parte del governo del disegno di legge dell’“Autonomia differenziata per le Regioni a Statuto ordinario.

È in corso il processo di conversione. Si tratta di un tema, che ha sempre infiammato la politica e i cittadini. La scuola di qualità e del merito, a cui miriamo tutti, come cambierà? Tutti, in fondo, ci chiediamo legittimamente se l’autonomia differenziata comporterà un miglioramento dei servizi o se invece si acuiranno i divari territoriali.

Per capire, è necessario farsi delle domande.

Che cos’è l’autonomia differenziata?

L’autonomia differenziata è una particolare forma di autonomia, che consente alle Regioni a Statuto ordinario di chiedere allo Stato competenze e funzioni sulle materie, definite dall’art.116 della Cost., comma III, e quindi legiferare su ambiti che sarebbero riservati allo Stato. Tra queste materie, c’è l’istruzione, ai sensi dell’art.117, della Cost., comma II, lett. n).

Su cosa incide l’autonomia differenziata e cosa sono i LEP?

L’autonomia differenziata incide sulla legislazione esclusiva e concorrente e sul gettito fiscale; ma prevede la definizione previa dei LEP con legge dello Stato. I LEP sono livelli essenziali di prestazioni, concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell’art.117 della Cost., comma II, lettera m, in termini di fabbisogni e costi standard (Legge di Bilancio 2023).

Che differenza c’è tra legislazione esclusiva e legislazione concorrente?

Secondo l’art.117 della Cost., comma II, l’istruzione è una materia di legislazione esclusiva dello Stato e su questa materia lo Stato ha potestà regolamentare. Infatti, ne determina le norme generali. L’istruzione professionale, invece, è materia di legislazione concorrente e la potestà regolamentare spetta alle Regioni.

Come si definiscono i LEP?

Con la Legge 29 dicembre 2022 n.197, cosiddetta Legge di Bilancio 2023, ai commi 791-798, sono stabilite le modalità per la determinazione dei LEP e per consentire ai cittadini il godimento delle prestazioni nel pieno superamento dei divari territoriali e la condizione per l’attribuzione di ulteriori funzioni (consentita subordinatamente alla determinazione dei relativi LEP).

Va quindi stabilita la “soglia di spesa necessaria e invalicabile” per erogare le prestazioni sociali e di natura fondamentale. Deve, inoltre, essere assicurato lo svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari Stato-Autonomie territoriali; favorita un’equa ed efficiente allocazione delle risorse collegate al PNRR. E’ opportuno ricordare che la Costituzione, all’art. 120 prevede che a tutela dei LEP, il Governo si sostituisca alle Regioni a prescindere dai confini territoriali.

Chi definisce i LEP?

Con la Legge di Bilancio 2023, è istituita la Cabina di regia, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, procede a determinare i LEP. Individua le materie, di cui all’art. 116 della Cost., terzo comma, nel rispetto degli equilibri finanziari dello Stato, in coerenza con gli obiettivi programmati e il supporto delle amministrazioni competenti.

Per ogni materia, la Cabina di regia effettua una ricognizione su: normativa statale e sulle funzioni esercitate da Stato e Regioni a Statuto ordinario e sulla spesa sostenuta dallo Stato in ogni regione nell’ultimo triennio (spese totali e parziali per materia). Sulla base di questa ricognizione, la Commissione tecnica, propone le ipotesi di costi e fabbisogni standard materia per materia e le predispone, seguendo i metodi stabiliti dall’art.5, c.1, lett. dalla a) alla f) del D. Lgs. 26 novembre 2010 n.216.

Sulla base di queste ipotesi tecniche, la Cabina di regia determina i LEP ed entro sei mesi dalla conclusione di tale attività, predispone per il Presidente del Consiglio dei Ministri uno o più schemi di decreto, dove i LEP sono espressi in termini di costi e fabbisogni standard (comma 795). In caso di ritardo, viene nominato un Commissario entro trenta giorni successivi alla scadenza dei dodici mesi, che procederà al completamento delle attività non perfezionate (comma 797).

Cosa cambierebbe nella scuola con l’autonomia differenziata?

La definizione dei LEP è certamente un’operazione propedeutica all’autonomia differenziata.

Con il nuovo disegno di legge, ove fosse convertito in legge, si darebbe attuazione al terzo comma dell’art.116 della Cost., cioè alle “nuove forme di autonomia” concernenti le materie dell’art.117, tra cui proprio il punto n) del secondo comma, che riguarda le “norme generali sull’istruzione”.

Cosa dobbiamo aspettarci nel mondo della scuola?

Ove l’istruzione fosse materia, su cui le Regioni a Statuto ordinario possono legiferare, si potrebbe assistere alla modifica di quelle norme generali. Le norme generali, a cui il personale della scuola fa riferimento, riguardano il D.Lgs. 16 aprile 1994, n.297 Testo Unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado.

I temi sono vari, tra cui si citano: OOCC; istituzione di scuole di ogni ordine e grado; edilizia e attrezzature scolastiche; ordinamento scolastico: libri di testo; valutazione; esami, diplomi e attestati; tasse; sperimentazione, ricerca educativa, formazione e aggiornamento; alunni in particolare situazione di disagio; norme sul personale, reclutamento, ruoli e organici; mobilità; congedi e aspettative; ricostruzione di carriera; trattamento di quiescenza.

I divari territoriali tra il Nord e il Sud sono una realtà del nostro paese, che si cerca di colmare con i Progetti Nazionali di Ripresa e Resilienza. Diffondere una scuola del merito su tutto il territorio italiano è una sfida. Ricordiamo, però, che lo è stata anche l’autonomia scolastica e il processo di riforma è iniziato nel 1997 con la Legge Bassanini n.59, seguito dal Regolamento sull’autonomia scolastica D.P.R. n.275 emanato in data 8 marzo 1999. Sono processi lunghi.

Le istituzioni scolastiche autonome, che lavorano ai progetti PNRR 1.4 e 4.0, stanno promuovendo il loro modello di scuola, coinvolgendo la comunità educante del territorio (sussidiarietà), col fine di innovare gli ambienti di apprendimento e colmare i divari territoriali. A fronte di questa autonomia, va sottolineato l’atto di responsabilità con il quale le scuole si impegnano a proiettare i giovani verso le professioni del futuro, valorizzando i loro talenti. La scuola del merito deve certamente prepararsi ai LEP. Dovrà anche lavorare con l’autonomia differenziata? Attendiamo la Legge.




Non tutti gli storici possono incontrare gli studenti: forse sta tornando il Minculpop

di Mario Maviglia

Prendete una Regione, la Calabria, e considerate le condizioni in cui si trova sotto il profilo del sistema scolastico:

  • il 12,7% degli studenti italiani non arriva al diploma di scuola superiore, perché abbandona precocemente gli studi, ma in Calabria questa percentuale è del 16,6%, ben lontana dall’obiettivo del 9% entro il 2030 stabilito dalla UE.
  • Il 9,7% degli studenti italiani con un diploma di scuola superiore nel 2022 presentava una condizione di dispersione “implicita”, cioè non aveva acquisito le competenze minime necessarie (secondo i parametri INVALSI) per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università. In Calabria più del 60% degli studenti non raggiunge il livello base delle competenze in italiano, mentre quelle in matematica non sono raggiunte dal 70% degli studenti calabresi.
  • Il numero dei NEET nel nostro Paese, ossia i 15-29enni che sono fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione, raggiunge il 23,1%, ma in Calabria i 15-29enni NEET superano i coetanei che lavorano (3 giovani NEET ogni 2 giovani occupati).

  • Il 95% degli edifici scolastici calabresi è privo della certificazione di agibilità statica(contro il 58% della media nazionale).
  • Le mense scolastiche sono presenti in Italia nel 75,3% degli edifici scolastici, ma solo nel 56% al Sud.

Davanti a questi dati, probabilmente vi aspettereste che la classe politica che oggi gestisce il Ministero del Merito si desse un piano di lavoro pluriennale per tentare di risolvere queste criticità dedicandovi stanziamenti adeguati, elaborazioni culturali, idee progettuali. E invece sentite di cosa si preoccupa la Sottosegretaria al Merito, Paola Frassinetti: di contestare la partecipazione dello storico Eric Gobetti ad un incontro con gli studenti di un istituto superiore calabrese dedicato alle foibe. Da quanto riportato dalla stampa, l’attenta e meritevole Sottosegretaria ha dichiarato quanto segue: “Trovo gravissimo che martedì 21 febbraio, in Calabria, a Soverato, sia stato organizzato un incontro con Eric Gobetti, noto scrittore negazionista e autore del libro ‘E allora le Foibe?’, proprio sul tema delle foibe, con gli studenti del quinto anno dell’istituto Calabretta di Soverato. Questo convegno, evidentemente, non tiene conto delle parole di condanna contro il negazionismo e giustificazionismo pronunciate venerdì scorso, 10 febbraio, dal Presidente Mattarella, né delle indicazioni del ministero dell’Istruzione e del Merito e tantomeno della volontà della Camera dei Deputati che, da pochi giorni, in Commissione Cultura, ha approvato una mozione affinché a parlare di questi fatti nelle scuole debbano andare solo gli appartenenti alle associazioni di Esuli”.

Un paio di appunti vogliamo fare alla Sottosegretaria del Merito:

  • Da un punto di vista meramente storico non risulta che Eric Gobetti sia mai stato negazionista rispetto alle foibe. Semmai sta cercando di portare avanti un filone di ricerca che tende a collocare le foibe nel più generale contesto politico-geografico-nazionale dell’epoca, e questo proprio in ossequio a quel “bisogno di nuove indagini e la ricerca di nuove fonti non tanto per riscrivere la storia ma equilibrarla tra esigenze di verità e uso strumentale” richiamato dalle Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica” del MI.
  • Nelle citate Linee Guida non trova riscontro quanto dice la Sottosegretaria del Merito ossia che “di questi fatti nelle scuole debbano andare solo gli appartenenti alle associazioni di Esuli.” Esiste un copyright per parlare di foibe? Quindi gli storici di professione non ne possono parlare? Non risulta. Anche perché questa decisione avrebbe un vago sentore di Minculpop istituito dal Regime fascista per controllare la stampa e la libertà di pensiero e ricerca (ispirandosi ad analogo organismo creato da Göbbels nella Germania nazista).

Ci aspettiamo che la vigile Sottosegretaria sui vari punti elencati sopra (ma la lista è molto più lunga) si dia da fare con quella solerzia che ha dimostrato in questo frangente e che offra, insieme a tutto il management politico-amministrativo del Ministero del Merito, una sagace prospettiva di soluzione delle questioni aperte.

La scuola calabrese ha tanti problemi; Eric Gobetti non è uno di questi.

 

 

 

 




E’ difficile farcela, forse impossibile… La scuola e la “fatica” di Sisifo

disegno di Matilde Gallo, anni 10

di Domenico Sarracino

La scuola è preposta da sempre alla preparazione alla vita delle nuove generazioni. Non era cosa da poco ieri e, in una situazione così liquida ed articolata come quella attuale, non lo è oggi. Bisogna ribadire un assunto determinante: la scuola non è un opificio in cui il processo produttivo, se bene organizzato, dà sempre risultati standardizzati, previsti e prevedibili. Anche in una scuola che fosse priva di carenze e perfettamente organizzata i risultati sarebbero sempre aperti ed esposti al rischio ed all’insuccesso, perchè essa ha a che fare con la vita che cambia, con il nuovo che si presenta, con ciò che freme e fermenta nella società…

Fare scuola è tentare e ritentare, cercare e sperimentare; è sempre una navigazione in mare aperto, in cui la rotta va continuamente controllata.

Fare scuola (quando non si cede al vivacchiare) è un mestiere difficile in partenza. Meriterebbe da parte di tutti ben altra attenzione e considerazione. Invece accade che da sempre ed in particolare negli ultimi tempi di essa si parli tanto, ma poco si fa soprattutto da parte di chi ha le più alte responsabilità; e la scuola resta quello che è; ora tirata di qua ora di là, sempre più fa pensare alla punizione di Sisifo, costretto da Zeus a fare tanta fatica per trascinare in su un masso destinato irrimediabilmente a ricadere in basso. E quel poco che fanno quelli che reggono il sistema-scuola è più per apparire che per esserci sul serio, è estemporaneità ed improvvisazione, fuoco d’artificio volto a dare fumo negli occhi e a far finta di fare, senza un disegno strategico, senza continuità, mezzi adeguati, coerenza; senza un disegno strategico che parta dallo stato reale delle cose.

Ma un altro fattore incide sulla situazione che si sta descrivendo e che chiama in causa altri soggetti che segnano la vita sociale e la contaminano, un fattore che interviene potentemente e profondamente sulla formazione dei giovani il cui peso è ancora troppo poco presente e considerato.
Parlo dell’educazione indiretta, quella che il mondo adulto, i responsabili della cosa pubblica e chi svolge alte funzioni politiche economiche e sociali diffondono col loro agire; i quali molto spesso danno continui esempi di doppiezza, di corruzione e disonestà: predicano una cosa e ne fanno un’altra, mentono, spergiurano, raggirano, perseguono interessi personali, accecati dalle carriere, dalle cordate, dai posti di potere. E parlo, nel contempo, di quel fenomeno ancor più insidioso ed insinuante che riguarda la comunicazione, l’intrattenimento e il mondo dei social, che pervade società complesse ed articolate come la nostra, in cui tutto si fa spettacolo, in cui vincono e colpiscono la trasgressione, il gesto sopra le righe, l’atteggiamento spavaldo, la voce grossa, l’intolleranza e la sopraffazione, dove a dettare i palinsesti sono i dati dell’audience. E allora: se la nostra società funziona così, “educa così”, la scuola, fosse pure senza alcuna pecca, con concorrenti così efficaci- ahimè- dispero che potrà farcela. C’è una tabe intorno a noi, quella che genera il malcostume crescente e i gesti dei tanti Blanco.
Credo che chi tiene ad un futuro migliore, di costruzione e progresso nella libertà, nella responsabilità e nella cooperazione solidale non può non interrogarsi su questi fenomeni.




I sentimenti alle diverse età hanno la stessa dignità. Quando i genitori si separano

STARE NELLA RELAZIONE PER IMPARARE E PER INSEGNARE

di Monica Barisone

È sempre sorpresa quando qualcuno ci confida sentimenti! A volte si può provare persino rabbia quando non si condivide la scelta del nostro confidente. E sì, perché non è facile ricordare che l’amore, provato a qualsiasi età, meriti rispetto; non è facile soprattutto quando ad essere coinvolti sono i nostri figli, o studenti o amici o addirittura genitori. Quest’ultimo caso forse è quello più tormentoso e tormentato.
Le rotture dei rapporti sentimentali nella coppia genitoriale provocano sì il disagio della mancanza, ma anche il disagio di eventuali nuove presenze.
Anni fa incontrai un’amica esterrefatta perché i figli, più che adolescenti, non riuscivano ad ‘accettare’ il compagno che aveva finalmente accolto nella sua esistenza dopo molti anni di solitudine.
Questo dopo un’esistenza da sempre dedita unicamente ai figli ed al lavoro. E a seguire negli anni mi vennero descritti molti altri casi di rifiuto viscerale per compagni scelti dopo separazioni e divorzi. A cosa si potevano ricondurre queste posizioni così radicali? Un accesso di egoismo? Eccessiva centratura su di sé? Mancata elaborazione del lutto? Disorientamento? Sicuramente era presente una grande fatica, forse nel riconoscere o ipotizzare nel genitore la presenza di sentimenti definiti, degni di cura e rispetto.

Non so, si potrebbero annoverare tra le manifestazioni di una educazione sentimentale, o forse meglio, alla affettività, oggi un po’carente a causa della rapidità e virtualità dei rapporti sociali. Unitamente all’educazione alla sessualità, l’educazione emotiva e sentimentale consente di accrescere le abilità affettive e favorire buone relazioni interpersonali. Lì per lì potrebbe sembrare una priorità educativa e formativa, in realtà nelle scuole se ne tratta poco e frettolosamente ed esistono pochi progetti culturali che se ne prendano cura.

L’unico esempio, per me locale, che ricordi è stato il bellissimo laboratorio spettacolo ‘Romeo e Giulietta ai balconi di Settimo’ che nel 2003 aveva coinvolto 300 ragazzi delle scuole elementari e medie ed i loro insegnanti.
‘Fu un momento unico in cui il teatro diventò un potente veicolo per insegnare la bellezza del sentimento’ (Venturini 2022). L’ideatrice e coordinatrice del progetto, Antonia Spaliviero, me ne aveva parlato quasi con timidezza e ritrosia, sottodimensionando la portata sociale della sua creatura. Andai a vedere lo spettacolo conclusivo ‘Noi: Romeo e Giulietta’ che si teneva proprio nella piazza del Municipio, il cuore della cittadina.

Vedere quelle danze accennate da ragazze e ragazzi, splendidi nel loro affacciarsi alla giovinezza, vederli sincroni e flessuosi in movimenti corali o a coppie, appassionati e guidati dalla splendida musica, mi produsse un tonfo al cuore, uno stordimento per l’emozione intensissima, un concentrato di sentimenti di estrema potenza.

Chi ha avuto la fortuna di incontrare amore vero, nelle sue molteplici possibili manifestazioni, sa di cosa stia parlando, sa che non esistono limiti di età né di identità o relazione o contesto. I giovani, proprio per la brevità della loro esistenza, questo ancora non lo hanno sperimentato, sentito, acquisito. Così si intimoriscono dinnanzi a novità relazionali dei propri genitori e le vivono soprattutto come potenziali terremoti che potrebbero minare la loro già instabile visione della vita quotidiana. Questo rischio è ancora più probabile se il figlio o la figlia sono erroneamente scivolati andando ad occupare il posto venuto a mancare accanto al genitore, o se non hanno ben compreso le motivazioni della decisione di separarsi o ancor peggio, non credono sia definitiva.

Ogni volta che una coppia di genitori separati da poco, o in procinto di farlo, sono venuti a trovarmi per riflettere sulle modalità da mettere in atto con i figli, abbiamo dovuto dedicare la maggiore attenzione ed energia proprio alle comunicazioni da fornire per ridurre al minimo dubbi e fantasmi. Mettere ordine consente di creare spazio, nella mente e nel cuore di tutti coloro che andranno a confrontarsi con gli effetti della separazione. Ciò che interessa ai ragazzi, me lo hanno confidato spesso, è che i genitori non tradiscano il rapporto con loro, la relazione di fiducia e stima costruita insieme sino a quel momento; desiderano sapere mentre gli eventi accadono, poter stare accanto ai loro genitori mentre soffrono (limitatamente alle loro possibilità di contenere le emozioni adulte), non essere abbandonati e dimenticati ma anche capire cosa succederà loro dal punto di vista meramente organizzativo.
Credo che proprio restare con loro in una relazione affettivamente significativa, possa rappresentare sia un fattore protettivo rispetto all’elaborazione del dolore della separazione familiare, sia un’opportunità per costruire ponti verso il futuro e consentire di accogliere gli amori che verranno, a volte anche poco comprensibili a chi non li stia vivendo.




Candidato bocciato, candidato fortunato: la farsa del concorso per dirigenti scolastici

di Mario Maviglia

 Avviso ai lettori: il presente articolo non è rivolto contro i candidati che hanno proposto ricorso avverso l’esito sfavorevole al concorso per dirigente scolastico 2017, ma contro quei politici di una parte dell’attuale maggioranza che hanno proposto di sanare ope legis la situazione dei candidati bocciati al concorso dopo che la giustizia amministrativa aveva cassato i loro ricorsi.

 

Questa volta ce l’hanno fatta! Finalmente verrà risolto uno dei problemi che assillava il nostro sistema scolastico e che si stava trascinando da tempo tra mille polemiche, creando non poco sconcerto non solo tra gli addetti ai lavori ma anche nell’opinione pubblica più attenta. L’edilizia scolastica? Ma no! Quando mai! La dispersione scolastica? Ma no! A chi mai può interessare la dispersione scolastica tra i politici (ammesso che abbiano cognizione di cosa si tratti…)? Le retribuzioni dei docenti? Su quello i politici stanno lavorando alacremente prevedendo di equipararli alla media UE entro il 2090 (sì certo, probabilmente gli attuali docenti saranno tutti “passati a miglior vita”, ammesso che sia veramente migliore: nessuno finora è tornato indietro per raccontarlo, a parte il Sommo Poeta…). Ne fruiranno i nipoti dei nipoti; bisogna pensare al futuro.

Stiamo parlando dell’emendamento, accolto dalla maggioranza, che prevede una procedura “concorsuale” ad hoc riservata ai candidati bocciati nel concorso ordinario per dirigente scolastico e che hanno in corso un contenzioso aperto. Possiamo cogliere la portata storica di questa decisione e il sotteso pathos riportando le parole del deputato della Lega, Rossano Sasso, come riferito dalla stampa: “Era il 2019 quando conobbi per la prima volta gli aspiranti dirigenti scolastici che furono penalizzati ingiustamente al famigerato concorso del 2017, quello cui partecipò l’ex Ministro Azzolina per intenderci. Un concorso con mille ombre, inchieste penali e avvisi di garanzia, omissioni, imbrogli e interessi. Ho conosciuto personalmente donne e uomini capaci e preparati che oltre ad insegnare al mattino nelle nostre scuole, al pomeriggio per mesi e mesi hanno studiato per vincere questo concorso”.

Da queste parole traspare tutto l’afflato altruistico e solidaristico dell’on. deputato che si è battuto strenuamente per sanare una situazione che si era caratterizzata per imbrogli e altre mille ombre, anche con coloriture penali. L’on. deputato (altruistico e solidaristico) forse dimentica che a sanare questi problemi, in una democrazia liberale che ha nella separazione dei poteri uno dei suoi cardini, ci pensa la Magistratura (che infatti finora ha respinto i vari ricorsi). Dato interessante: la sanatoria non “sana” quei candidati che pur essendo stati inseriti nella graduatoria generale di merito (avendo colpevolmente superato tutte le prove del concorso) hanno dovuto rinunciare alla sede assegnata loro per ragioni di famiglia o per il particolare disagio della sede stessa. Evidentemente questi candidati (colpevoli di aver vinto il concorso, non dimentichiamolo) non sono abbastanza “meritevoli”, oppure non sono stati abbastanza “furbi” da farsi bocciare in una delle prove, dimenticando che nella nostra Italia del meritoci sarà sempre, lo sapete / Un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli [un Sasso] o un prete a sparare cazzate” (e a fare sanatorie) (lib. adatt. da L’avvelenata, F. Guccini).

Ma non vorremmo dare l’impressione che si tratti di una sanatoria tout court. No! Anzi, riprendendo le parole dell’on. Sasso (altruistico e solidaristico), “Le persone bocciate ingiustamente potranno ripetere il concorso, rifare le prove per poi accedere ad un corso intensivo di formazione. Nessuna sanatoria dunque e selezione che sarà dura, ma un giusto risarcimento dopo anni di ingiustizie.” Visto? Qui si fanno le cose seriamente! Il merito, prima di tutto! E che cosa prevede la nuova procedura concorsuale “sanata”? Sarà una selezione “dura” (per usare le parole dell’on. altruistico e solidaristico. State seduti e ben appoggiati allo schienale perché una selezione così dura non l’avete mai vista: chi non ha superato la prova scritta dovrà rifarla in questi termini: prova scritta basata su sistemi informatizzati, a risposta chiusa, da superare con un punteggio pari almeno a 6/10; chi non ha superato la prova orale dovrà rifarla superandola con un punteggio pari almeno a 6/10. Chi supera la rispettiva prova viene ammesso ad un corso riservato di formazione della durata di 150 ore, autofinanziato dagli stessi corsisti (regalie sì, ma fino ad un certo punto…).

Con questo emendamento si delinea finalmente il senso della denominazione “merito” attribuito al Ministero dell’Istruzione all’inizio di questa legislatura: è il merito del ricorso, presumibilmente il merito degli amici degli amici, il merito per sanatoria. Data questa forte pregnanza del significato del merito in salsa italica proponiamo che venga avviata la procedura per il riconoscimento del copyright e che si vigili affinché nelle sedi internazionali (UE, OCSE, ONU, IEA ecc.) ogni volta che viene utilizzato questo termine ci sia il simbolo ©.it. Gli onorevoli firmatari dell’emendamento potrebbero essere nominati probiviri e controllori del rispetto di questo meritevole atto. Alle frontiere andrebbero messe idonee gigantografie  con la dicitura, in tutte le lingue conosciute: “Benvenuti nell’Italia del merito!”