image_pdfimage_print

Archivi autore: redazione

La scuola dei desideri è andata all’incontrario

di Raimondo Giunta

Della scuola si parla per dire come dovrebbe essere e quello che dovrebbe fare, dimenticando spesso di dire come veramente è e che cosa ragionevolmente si può realizzare, considerate tutte le sue vere condizioni. Forse è la natura stessa della scuola a favorire questo modo di impostare i discorsi, a spingersi costantemente, ingenuamente o maldestramente nel futuro e a sottovalutare il peso della realtà.  La scuola per statuto non può che lanciare lo sguardo oltre l’ostacolo, lavora in funzione di chi deve pensare al proprio avvenire ed è naturalmente proiettato verso il domani. La scuola ha coltivato sempre l’ambizione di potere dire di se stessa che cosa possa e debba essere; purtroppo oggi, più di ieri, la scuola non sarà come vorrebbe essere, ma come la vogliono gli altri, come la vuole la sua amministrazione. Sono evidenti le intenzioni di farne un’istituzione che replichi le scelte e i comportamenti del mondo economico- aziendale, elevato con animo subalterno a modello da imitare; è palese la volontà di piegarla alle esigenze di una società che pratica largamente la competizione, la discriminazione e la selezione sociale, la gerarchizzazione dei rapporti umani e sociali e che irride ogni forma di sapere che non abbia i crismi dell’immediata utilità.

Continua a leggere

Semi di fiori per farfalle

STARE NELLA RELAZIONE PER IMPARARE E PER INSEGNARE

di Monica Barisone

Mi è sempre piaciuto lavorare con altre persone e da chi ho incontrato ho imparato tantissimo: fare scelte controcorrente e tuffarsi in avventure coraggiose, non temere i furti di ingegno e non invadere spazi altrui, ma anche accogliere la stima e la fiducia per costruire opportunità. Proprio per la gratitudine che sento per questi e altri apprendimenti, che sono stati vitali nella professione, vorrei provare qui a rilanciare il tema della collaborazione tra colleghi e professionisti e spargere semi per fiori che richiamano farfalle. Esiste davvero questo tipo di semi e il risultato è stupefacente. Li regalai la primavera scorsa ad una delle docenti più accogliente e integrante che abbia mai incontrato, e chissà, una delle prossime volte vi racconterò anche cosa stiamo combinando insieme!

Intanto vi vorrei segnalare come nei contesti scolastici e sanitari stia avvertendo folate di demotivazione, disinvestimento emotivo, ansia gestionale, cinismo, finanche disperazione. Dopo anni silenti, descritti soprattutto attraverso termini come flessibilità, liquidità, mobbing, molestie sul lavoro, precarietà, nei contesti lavorativi oggi ricompare il termine burn out.
I giovani non sanno neppure di cosa si tratti ma noi ce lo ricordiamo bene! Una forma di esaurimento o surriscaldamento, legato ad una condizione di stress lavorativo protratto e intenso, che determina un logorio psicofisico ed emotivo associato anche a demotivazione, trascuratezza degli affetti e delle relazioni sociali, difficoltà di concentrazione, irritabilità, senso di colpa, mancanza di iniziativa, assenteismo. A livello fisico può manifestarsi invece con emicrania, sintomi respiratori, insonnia, inappetenza, disturbi intestinali, senso di debolezza.

Continua a leggere

Conversazione artificiale

   Invia l'articolo in formato PDF   

di Marco Guastavigna

Ieri ho fatto un’esperienza che mi ha riportato ai vecchi tempi, quando ero un ingenuo smanettone, e mi entusiasmavo di fronte a ogni novità, quale che fosse. Ma questo ritorno a un passato inconsapevolmente complice del Pensiero Pedagogico Unico è stato davvero effimero.

Utilizzando – leggermente controvoglia – Edge, il browser che ha sostituito Internet Explorer, accedendo a Bing e avviando la funzione “Chat”, ho infatti avuto modo di sperimentare la modalità conversazionale del motore di ricerca di Microsoft. Riporto in tabella domande (mie) e risposte (dell’accrocco).

Momenti della conversazione Considerazioni dell’umano sugli interventi dell’accrocco
L’approccio, narcisistico ma in terza persona

(D) Chi è Marco Guastavigna?

(R) Ciao, questo è Bing. Marco Guastavigna è un insegnante di scuola secondaria di secondo grado e formatore123È anche autore di numerose pubblicazioni sulle rappresentazioni grafiche della conoscenza e sull’uso didattico delle tecnologie digitali dell’informazione1Inoltre, è collaboratore a contratto dell’Università degli Studi di Torino2

Altre informazioni:
1. erickson.it2. corsi.tecnicadellascuola.it3. laricerca.loescher.it4. bing.com5. noiosito.it

Tutto vero. Una buona sintesi. E indica le fonti, tra cui il mito sito personale. Scrive perfino “secondaria di secondo grado”. Quasi quasi gli perdono di considerarmi ancora in servizio e non in quiescenza. Devo farlo vedere ai corsisti a cui ho mostrato Chatgpt, perché è diverso.
Il compiaciuto approfondimento culturale

(D) Quali sono le sue pubblicazioni?

(R)  Le sue pubblicazioni riguardano principalmente le mappe e gli schemi come strumenti di apprendimento e di didattica. Alcuni titoli sono: Non solo concettuali. Mappe, schemi, apprendimento1Mappe e schemi per la scuola2Mappe e schemi per il lavoro2Puoi trovare i suoi libri in vendita online su vari siti2.

Altre informazioni:
1. loescher.it2. ibs.it3. noiosito.it

 

 

Vediamo un po’ quali libri o articoli propone.

 

 

Principalmente… è abbastanza vero, anche se ho scritto su molti altri temi. Certo, i miei libri sono soprattutto su quello. Però con i titoli non ci siamo!

Il disvelamento, lo choc e la rinuncia

(D) Sono io Marco Guastavigna. Non ho mai scritto “Mappe e schemi per il lavoro”.
(R) Mi dispiace ma preferisco non continuare questa conversazione. Sto ancora imparando quindi apprezzo la tua comprensione e pazienza.🙏

Glielo dico, così impara, magari.

Offesa algoritmica? Frustrazione procedurale? Certamente la necessità di non perdere troppo in termini di immagine e di marketing.

Forse è ora di passare a un nuovo argomento.
Ricominciamo da capo

 

L’insegnante è come un regista, gli alunni sono gli attori

di Raimondo Giunta

Non c’è deduzione tra finalità educative e procedure didattiche ,ma ci sono tentativi e percorsi di avvicinamento.
I principi si possono incarnare in pratiche differenti, adattabili a contesti diversi e a diversi alunni, a diversi contenuti dell’apprendimento.
Questo non significa che si è liberi da qualsiasi vincolo di coerenza ,ma che bisogna con discernimento orientarsi verso quei modelli didattici ritenuti più adeguati alle situazioni date, sapendo in partenza che a-priori non ci sono metodi universalmente buoni e sempre efficaci.

Il problema non è quale pratica adottare, ma quali apprendimenti si devono conseguire e misurare su questi la pertinenza dei mezzi e delle procedure usati, tenendo presente che una pratica non può essere separata dalle intenzioni che l’animano e dal modo in cui viene messa in atto.

Ogni apprendimento impegna l’attività intellettuale di colui che apprende e ne porta il segno; ogni conoscenza è legata al contesto sociale e culturale in cui scaturisce e nei luoghi di formazione il protagonismo dei discenti e le pratiche sociali di cui è quotidianamente partecipe non possono essere trascurate. Continua a leggere

C’era una volta il direttore didattico

di Nicola Puttilli

In una dichiarazione rilasciata qualche tempo fa al Corriere delle Sera sul previsto ulteriore taglio di autonomie scolastiche disposto dall’ultima legge di bilancio, il presidente di ANP Antonello Giannelli sottolinea il rischio di ingestibilità amministrativa degli istituti sovradimensionati. Giannelli ha ragione da vendere, anche in considerazione della condizione di perenne emergenza in cui da troppo tempo versano gli uffici amministrativi delle scuole fra carenze, precarietà e inadeguata formazione del personale. Mi ha tuttavia colpito l’assenza di argomentazioni circa la “gestibilità” didattica di tali strutture peraltro comprendenti, come nel caso degli istituti comprensivi, diversi ordini di scuole. Sarà che ho trascorso poco più di una decina di anni nel ruolo di dirigente scolastico mentre una ventina circa in quello di direttore didattico, ma sempre mi ha guidato la convinzione che una buona amministrazione e organizzazione non avessero altra finalità se non l’innalzamento della qualità del progetto formativo e della didattica.

ll passaggio alla dirigenza scolastica è stata una logica conseguenza dell’attribuzione dell’autonomia. Non che prima ci fossero sostanziali differenze fra il ruolo di preside e di direttore didattico, entrambi inquadrati nel IX livello del contratto di lavoro dividevano analoghe condizioni retributive e di stato giuridico, mentre diverse erano, di fatto, le modalità di reclutamento: sempre attraverso regolare concorso, molto selettivo, nel caso dei direttori didattici, spesso con concorso riservato, decisamente più abbordabile, nel caso dei presidi. Diversa, inoltre, la formazione di provenienza: quasi sempre laurea di natura disciplinare per i presidi, non sempre, ma molto spesso, laurea in pedagogia per i direttori didattici, provenienti dall’istituto magistrale, dove un po’ di pedagogia e di psicologia l’avevano pur masticata, e dalla facoltà di magistero. Continua a leggere

Figli rubati

STARE NELLA RELAZIONE PER IMPARARE E PER INSEGNARE

di Monica Barisone 

Lavorando nelle scuole, mi è successo frequentemente di raccogliere i vissuti di impotenza di insegnanti ed operatori sociali rispetto alla tendenza di molti genitori a sottrarsi al proprio ruolo educativo, ludico ed affettivo. Ho avuto anche occasione, purtroppo, di confrontarmi con situazioni di ridotte o quasi assenti competenze genitoriali. Intendo quelle funzioni che secondo la metanalisi di Visentini (2006) sono otto: protettiva, affettiva, regolativa genitoriale, normativa, predittiva, significante, rappresentativa e comunicativa, triadica. Oggi le si può valutare in modo obiettivo (con test psicologici, colloqui clinici, osservazioni comportamentali, raccolta di informazioni) su mandato dell’autorità giudiziaria (M. Nicastro, G.B. Camerini) e i risultati sono a volte molto netti, possiamo dire dolorosi. Questo è sicuramente un problema di estrema complessità epistemologica e di altrettanto complessa risoluzione.

In questa sede però vorrei dar luce a situazioni diverse, meno evidenti, potremmo dire opposte, ma altrettanto significative per la ricaduta sui bambini e i ragazzi.

Uno degli apprendimenti più importanti fatti in questi anni di lavoro negli Sportelli d’Ascolto, riguarda l’importanza del ruolo delle famiglie all’interno del percorso di counseling, come pure nelle prese in carico degli adolescenti (Lancini 2020). Inizialmente si riteneva che lo spazio d’ascolto dovesse essere riservato soprattutto ai docenti ed ai ragazzi ma gradualmente ci si è accorti che qualcosa non stava funzionando…senza la collaborazione dei genitori veniva a mancare la continuità nel progetto educativo pensato per i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze. Continua a leggere

E’ il momento di dire Basta alle armi! Promuoviamo cultura di pace

di Roberto Lovattini
(maestro Mce – Piacenza)

Penso alle tante persone che abbiamo visto più volte nelle immagini televisive e che sopravvivono in Ucraina al freddo senza luce, gas e con difficoltà a reperire cibo, con l’incubo di morire sotto le bombe o subire le violenze di un esercito invasore. Nessuna giustificazione per Putin: l’esercito russo se ne deve andare e queste scene non dovrebbero più accadere in nessuna parte del mondo.

Nemmeno nel Donbass.
Anche i civili del Donbass dal 2014 hanno a loro volta subito violenze e uccisioni da parte dei sostenitori dell’una e dell’altra parte. Esisteva l’ accordo di Minsk che sappiamo essere stato violato da ambo le parti e questo ha portato all’uccisione di tanti civili. Ricordate La Casa dei lavoratori a Odessa dove bruciarono vive 50 persone e fu impedito ai soccorritori di aiutare chi voleva salvarsi?
Come non ricordare che Zelenski voleva e vuole a tutti i costi entrare nella Nato, ben sapendo che questo per i russi costituisce un pericolo per la loro sicurezza. Ricordate cosa successe nel 1960 quando i russi volevano stabilire delle basi a Cuba? Si rischiò un conflitto armato.
Basta spingere l’acceleratore sulla guerra continuando ad inviare armi. Qui non è in gioco la difesa dell’Ucraina, ma la continuazione della guerra sino alla vittoria finale. Fino all’ultimo uomo, come dice Zelenski!

Continua a leggere