E’ morto il maestro Lando Landi

E’ morto in queste ore Lando Landi, maestro elementare, straordinario testimone del Movimento di Cooperazione Educativa

Questo il ricordo degli amici del MCE di Venezia

Caro Lando, ti salutiamo con il ricordo del laboratorio che hai tenuto alla scuola primaria Virgilio a Mestre nel 2008. Ci hai insegnato una grande varietà di tecniche grafiche, pittoriche, corporee, manuali, Ci hai fatto vivere nella preistoria, portati nel mondo di Hula, e l’anno successivo nel castello medievale.

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Perchè i docenti studiano l’intelligenza artificiale?

Composizione geometrica di Gabriella Romano

di Stefano Penge

Come in ogni occasione in cui qualche strumento viene inventato e proposto sul mercato delle professioni della conoscenza, ancora prima che parta l’ennesimo progetto nazionale per la trasformazione delle classi tradizionali in ambienti innovativi dove gli studenti si preparino alle  le professioni digitali del futuro e il personale scolastico alla transizione digitale, alcuni insegnanti si sentono in dovere di aggiornarsi e di prepararsi al nuovo che avanza. Questo va ovviamente ascritto a loro merito: invece di lamentarsi del tempo perso necessario per imparare a usare questa o quella stravaganza voluta dal ministero, invece di laudare le tecnologie naturali di una volta e rimpiangere le buone vecchie LIM, si lanciano a studiare,  giocare e sperimentare coinvolgendo la famiglia, gli amici e gli studenti. Sono docenti ottimisti, entusiasti, curiosi e insieme coscienziosi.

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Le ragioni di questo interesse didattico sono diverse: dalla difesa dei “nostri” nei  mercati del lavoro internazionali alla risposta rapida alle trasformazioni culturali in arrivo, con una quota di orgoglio professionale o semplicemente un desiderio inconscio di allinearsi alla moda del momento.

Stavolta non si tratta di afferrare la meteora del Metaverso, ma di preparare gli studenti a usare l’intelligenza artificiale, cioè le interfacce dialogiche di OpenAI, cioè i prompt.  I tre concetti sono spesso percepiti come uno solo: se il prompt di ChatGPT coincide con l’intelligenza artificiale, imparare a usarlo significa avere una patente che permette di entrare nel Paese dei Balocchi intelligenti.

Questo, dal mio punto di vista, non è un buon punto di partenza: ci sono mille tipi di “intelligenza artificiale”, mille modi di applicarla e mille interfacce diverse. Convincersi che conoscerne uno solo sia la chiave per il futuro è davvero ingenuo. E poi, anche ammettendo che si tratti della più grande invenzione degli ultimi dieci anni, niente ci assicura che la maniera specifica per averci a che fare oggi – il prompt – rimanga la stessa anche solo per i prossimi sei mesi. Avere una visione d’insieme: certo; vedere degli esempi per capire come funziona: d’accordo; imparare il modo più furbo per farsi scrivere una ricetta di cucina nello stile di Artusi… non saprei. Può essere divertente, ma quali garanzie fornisce sull’occupabilità futura (se questo era lo scopo)? Sarebbe come se negli anni ‘90 qualcuno avesse detto che per prepararsi alle professioni digitali bisognava imparare a usare il mouse. Come? Dicevano proprio così? Può darsi.

Un secondo limite che vedo in questa autoformazione è la tonalità emotiva. I docenti si preparano  nei modi più disparati, iscrivendosi a webinar, partecipando a convegni, comprando libri, in attesa di frequentare corsi veri e propri. Accedono a  flussi di informazioni di qualità diversa, proposti da attori diversi, pubblici e privati, ma che hanno in comune una caratteristica: l’adesione entusiasta e la scarsa propensione alla critica. Gli aggettivi usati per descrivere gli agenti artificiali creativi sono “entusiasmante, creativo, coinvolgente, dinamico, stimolante”. Siamo ancora nella fase pubblicitaria, in cui il discente (il cliente) deve essere convinto della bontà del prodotto. Si capisce anche che nessuno abbia voglia di spendere tempo e soldi per leggere un libro che parla male della novità del momento. La modalità critica appartiene tipicamente alla terza fase, quella che viene dopo l’utilizzo quotidiano con l’apparire dei problemi. Purtroppo a volte non è possibile aspettare così tanto: a quel punto certe modalità si sono inserite nella pratica e diventano inamovibili.

Una vecchia conoscenza, un’insegnante che conosco da trent’anni, quando ho detto pubblicamente che non avevo ancora ben capito i vantaggi dell’uso di ChatGPT in classe si è meravigliata: “ma come, proprio tu che una volta eri tra quelli più aggiornati e avanzati nel proporre tecnologie digitali?” E’ vero che quando ci frequentavamo ero uno di quelli che proponevano di usare, smontare, fare e non solo stare a guardare; lo facevo anch’io e mostravo i risultati dei miei esperimenti. Non è che adesso sia diventato luddista tutto insieme; ma mi pare che un’analisi critica mostri come quegli strumenti fossero più smontabili e controllabili di questi. Forse, da vero boomer,  sono anche diventato un po’ più sospettoso sulle nuove tecnologie attuali di quanto non lo fossi sulle nuove tecnologie del passato. Ma è un atteggiamento che rivendico come conquista dovuta all’esprienza. E’ un po’ come il Lego: lo si può usare e basta, oppure ci si può domandare dove viene fabbricato e con quale plastica (se lo si fa, si scopre che i mattoncini sono fatti di Acrilonitrile Butadiene Stirene, un polimero  derivato dal petrolio che ha un tempo di decomposizione stimato intorno ai 1300 anni. Noi forse non ci saremo più ma i mattoncini saranno sempre là).

Credo insomma che sia sempre utile collocare ogni nuova iniezione tecnologia nel suo contesto: da dove viene, a cosa serve, a chi porta vantaggi, cosa potrebbe diventare, quali rischi potrebbe nascondere. Più la tecnologia sembra meravigliosa, gratuita, irrinunciabile, più credo che occorra studiarla da vicino. L’Omino di burro è sempre molto abile a invitare a salire sul suo carro.

Le tecnologie non sono tutte uguali. Ci sono tecnologie che si possono smontare e tecnologie opache; tecnologie che possono potenziare l’apprendimento e tecnologie che si limitano a liofilizzarlo; tecnologie nate o almeno adattate all’educazione e tecnologie importate velocemente per massimizzare il recupero degli investimenti. Non si tratta di essere a favore o contro in generale, ma di scegliere.

In questa serie di articoli provo a ricostruire il senso di questa ennesima importazione nella scuola di uno strumento tecnologico nato altrove. Lo faccio cercando di collocarlo all’interno di un contesto più generale: quello delle macchine programmabili.

Anche se mi sono occupato professionalmente di programmazione, di intelligenza artificiale e di didattica, non è un approccio dettato solo dalla mia storia personale e per fortuna non sono il solo a tentare di adottarlo:[i] anche da qualche altra parte si comincia a pensare che il rischio più grande stia proprio nel ritenere che si possa ragionare e parlare di intelligenza artificiale (in generale, di qualsiasi tecnologia della conoscenza) da un solo punto di vista, che sia quello epistemologico (complessità), quello tecnico (efficienza), oppure quello didattico (efficacia). Nessuna tecnologia è solo una faccenda di trovare le soluzioni migliori per risolvere problemi; per il semplice fatto che quella soluzione determinata che è incarnata da una certa tecnologia creerà problemi di altro tipo (per esempio, di sostenibilità ambientale o sociale). Così pure nessuna tecnologia può essere astratta dal contesto per cui è nata, presa in prestito e immersa nell’ambiente educativo senza considerarne le logiche profonde, senza essere ripensata e adattata.

Nella prima parte ci occupiamo delle macchine che sembrano intelligenti, poi di quelle che fingono di esserlo; vediamo poi come è nato il prompt e dove altro lo possiamo incontrare. Infine cerchiamo di capire quale potrebbe essere il senso del suo uso didattico, se ce n’è uno.

[i] Penso in particolare alle persone con cui ho discusso di questi temi (Rodolfo Marchisio, Marco Guastavigna, Monica Oriani)

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Didattica cooperativa d’altri tempi, ovvero quando le maestre e i maestri lasciano un segno

Correva l’anno 2022 e in occasione dell’assegnazione di una benemerenza assegnata dal Comune di Treviso su sollecitazione della commissione PPOO, a Cinzia Mion, una ex-allieva di scuola elementare ha letto questa lettera che pubblichiamo perché è un inno alle tecniche Freinet e alla corrispondenza interscolastica.

Questa bella storia ha inizio nel 1964, in un paesino a metà strada tra Conegliano e Sacile, a Codognè. Io ero in prima elementare, la Maestra Cinzia ai suoi esordi nel mondo dell’insegnamento, in questo paesello di campagna, gente semplice e genuina, arriva Lei giovane maestra, bellissima donna, una classe di 15 alunni, con soli 4 maschietti scatenati.

Ricordiamo tutti noi con molto piacere le esperienze vissute in quegli anni, potrei parlarvene per ore:
-del terrario costruito in classe, con attenzione al mondo degli animali;
-l’anemometro in cortile, con riflessioni su aria pulita, venti,  oggi lo chiameremo ambiente;
-la ricreazione con i giochi organizzati e definiti sport, componente fondamentale di una vita sana.

Giusto per essere certa che non vi sia sfuggito, stiamo parlando degli anni 60, la Maestra Cinzia è stata la mia insegnante dalla prima alla quarta elementare, gli argomenti su cui erano basate le nostre giornate, oggi sarebbero argomenti noti, in uso quotidiano, ma qui eravamo nel 1964, erano tempi non sospetti per questi temi, ma non per Lei.
Però non voglio parlarvi di questi argomenti, ho fatto solo un accenno, voglio invece raccontarvi di un’altra esperienza vissuta in quel periodo e per me esaltante, la corrispondenza con un’altra classe di coetanei. Tramite le conoscenze della Maestra, siamo stati in contatto con una classe di Aggius in provincia di Sassari, paesetto delizioso nelle colline sarde, qui insegnava il Maestro Andrea Suelzu, altro insegnante innovativo.
Abbiamo iniziato a scriverci, la scrittura delle letterine per i ns amici era un evento, ma l’arrivo del pacco con le loro letterine, lo era molto di più…
Poi sono venuti i pensierini per il Natale, noi avevamo il mega pacco che arrivava da Aggius e loro quello che arrivava da Codognè, momenti densi di gioia e di entusiasmo.

Ma ancora non è finita la storia, ci sono anche i nastri con la nostra voce registrata con i saluti reciproci, la stampa dei giornalini di classe, ed intanto scorrevano gli anni delle elementari con questa affettuosa vicinanza, senza mai incontrarci naturalmente.
Bello bellissimo, poi finisce la 4° elementare e la maestra Cinzia si occuperà di un’altra classe, in un altro paese, tutte queste belle cose non avranno seguito.
Ma l’entusiasmo seminato,  ha continuato a germogliare, io personalmente ho continuato a scrivere alla mia compagna di penna, Giovanna, per anni.

Poi gli eventi della vita hanno messo in pausa questo ricordo.
Però il paesello sardo, il nome e cognome della mia amica, sono sempre rimasti archiviati da qualche parte nella mia memoria, finchè un giorno molti anni dopo, esattamente nel 2010, 45 anni dopo, decido di provare a ritrovarla, mi butto sul web e ci riesco pure!!

Entusiasta di averla trovata, e felice che anche Giovanna, ricordasse tutto, prenoto il primo volo, ed emozionata volo ad Aggius, per vivere questa avventura. La loro accoglienza è stata memorabile, paesetto piccolo dove tutti si conoscono, stavano attendendo il mio arrivo, visita guidata al Comune del Paese con il vice Sindaco, ed un sacco di altre bellissime emozioni…
Naturalmente erano giorni in cui la Maestra Cinzia era presente nei miei pensieri costantemente, ma dopo la 4° elementare non avevo più avuto contatti con Lei, piano piano, la mia idea prende forma, e con il supporto del web, di sabato sera, in questo paesino delle montagne sarde, mi accingo a cercarla, trovo tanto su di lei, ma non quello che serviva a me, il telefono naturalmente. Scoraggiata, ad un certo punto ricordo che lei a volte portava a scuola una bimbetta, sua figlia, della quale per qualche ragione io ricordavo nome e cognome, questa strada è stata più semplice, Tiziana mi ha ascoltato, si è fidata, ha capito che non ero una truffatrice ma una sognatrice, mi ha dato il telefono desiderato, che io ho prontamente usato.

Non senza preoccupazione, visti gli anni trascorsi, contatto la Maestra Cinzia, era sabato sera, sono entrata in punta di piedi in casa sua per non disturbare, scusandomi, imbarazzata ma decisa cerco di spiegare chi ero io, pensando di doverla aiutare nel ricordo, del resto erano trascorsi quasi 50 anni, ma come le ho detto il mio nome e cognome, lei era prontamente connessa e mi ha immediatamente detto tutti i nomi della classe, chiedendo riscontro su tutti,  con la passione che è parte di Lei, ricordava tutto e tutti !

Orgogliosa che io fosse ad Aggius, felice di condividere con me, c’è stata una mega call alla cena del paese, con solenne promessa di vederci al mio rientro, cosa che è avvenuta immediatamente, con conseguenti rimpatriate di ex alunni, scambi di foto e di ricordi. Poi lo scambio di visita di Giovanna, che arriva a Codognè, fino al viaggio ad Aggius della Maestra Cinzia per la presentazione di un libro.

Il mio racconto per oggi finisce qui, i miei ricordi ed il grazie vivo e sentito, non solo mio ma di tutta la classe elementare di Codognè, non finisce qui, continuerà per sempre.

 




L’anno che verrà. Pensiero critico ravvicinato e circostanziato? Magari

– di Marco Guastavigna

Su questi bit mi sono espresso in modo inequivocabile a proposito di dispositivi digitali e di intelligenza artificiale: bisogna andare senza esitazione nella direzione dell’emancipazione e della decostruzione dei miti di mercato. Su altri ho presentato un possibile approccio professionale agli assistenti artificiali e una traccia di percorso di formazione in proposito.

Ad accomunare i tre interventi ci sono parecchie concettualizzazioni analitiche e proposte operative, ma soprattutto il rifiuto in blocco e il rovesciamento dello sciocchezzaio corrente – “il digitale”, “competenze digitali”, “didattica digitale”, “educazione (al) digitale e così via -, caratterizzato da un approccio adattivo.
Che “naturalizza” la situazione esistente considerandola, anziché un recinto da cui liberarsi per ritornare all’autodeterminazione didattica, la sola alternativa possibile e la declina in abilità e capacità da acquisire in una condizione di subalternità gerarchizzata e gerarchizzante.

Credo pertanto di disporre di un patrimonio di consapevolezza utile per affrontare più da vicino i dispositivi di intelligenza artificiale, secondo un posizionamento esplicitamente critico della logistica capitalistica della conoscenza e dell’istruzione. Patrimonio che non voglio considerare di mia esclusiva proprietà, ma piuttosto condividere, come per altro ho già fatto.

Ad incuriosirmi è questa volta il portale Magic School, esplicitamente dedicato ad insegnanti interessati a usare l’IA nella propria didattica, per due ragioni.

La prima: l’uso di un’iperbole, ovvero di un linguaggio per scelta mistificante e efficacemente manipolatorio, sottolineato dalla presenza – come nel caso delle iniziative autopromozionali degli insegnanti imprenditori – di una zona per lo shopping virtuale.
La seconda: la ricostruibilità di un profilo professionale a partire dalle diverse funzionalità AI offerte, sempre con un meccanismo commerciale teso al lucro su licenze individuali e massive. Vediamo meglio.

Il senso generale del portale è davvero lucido in uno degli obiettivi dichiarati: saving time. Ovvero risparmiare tempo in attività ripetute. Ripetute in quanto tipiche del mestiere di insegnante. E come tali facilmente modellizzabili e automatizzabili, perché essenzialmente di tipo esecutivo.
Analizziamo insieme il pacchetto di dispositivi: io fornirò alcune prime indicazioni e i lettori che vorranno potranno proseguire lo scandagliamento per proprio conto, in modo da esercitare in modo attivo il proprio pensiero critico e costruirsi un’opinione davvero autonoma e compiuta. Magari un po’ rapidamente, perché il 16 gennaio scatteranno alcune limitazioni per la versione free…

Occupiamoci in primo luogo del rapporto con la redazione di testi. Tra i 60 e più “Magic Tools” offerti, sono infatti parecchi quelli che appartengono a questa area operativa. Li elenco con le relative diciture tradotte per comodità in italiano.

Magic Tool Descrizione funzionale
Adattamento di testi Prendi qualsiasi testo e adattalo a qualsiasi livello scolastico per adattarlo al livello/alle competenze di lettura di uno studente
Compito di analisi del testo Genera un compito di analisi basato su testo che includa una richiesta di scrittura insieme a domande dipendenti dal testo
Contenuti accademici Genera contenuti accademici originali personalizzati in base ai criteri di tua scelta.
Correttore di bozze Prendi qualsiasi testo e fallo correggere, correggendo la grammatica, l’ortografia, la punteggiatura e aggiungendo chiarezza.
Domande dipendenti da un testo

 

Genera domande dipendenti dal testo per gli studenti in base a qualsiasi testo inserito.
Generatore di elenchi di vocaboli

 

Genera un elenco di parole del vocabolario basato su un argomento, argomento o testo che è importante apprendere per gli studenti.
Impalcatura di un testo Prendi qualsiasi testo e strutturalo per i lettori che sono indietro rispetto al livello scolastico o che necessitano di ulteriore supporto
Inizio frase Fornisci spunti di frase per qualsiasi argomento, compito, standard o obiettivo.
Riepilogo di un testo

 

Prendi qualsiasi testo e riassumilo nella lunghezza che preferisci.
Riepilogo di un video di Youtube Ottieni un riepilogo testuale di un video di YouTube nella lunghezza che preferisci.
Riscrittura di testi Prendi qualsiasi testo e strutturalo per i lettori che sono indietro rispetto al livello scolastico o che necessitano di ulteriore supporto
Testi basati su vocabolario Genera testi originali per la tua classe che includono un elenco personalizzato di vocaboli per aiutare a esercitarsi con le parole nel contesto
Testi informativi Genera testi informativi originali per la tua classe, personalizzati in base all’argomento di tua scelta
Traduttore di testi

 

Prendi qualsiasi testo e traducilo istantaneamente in qualsiasi lingua

Domande guida per l’analisi autonoma? Almeno tre:

  1. Riconosco nelle funzioni proposte attività che mi sono usuali?
  2. Se provo un “Magic Tool” e verifico il risultato – condizione imprescindibile e antidoto contro ogni possibile sudditanza –, qual è il mio grado di soddisfazione?
  3. Ho davvero risparmiato tempo?

Ed ecco altri due accrocchi stimolanti, a cui non posso non far seguire esemplificazioni, pur ribadendo l’invito allo scandagliamento personale.

Magic Tool Descrizione funzionale
Assegnazioni resistenti all’intelligenza artificiale Ricevi suggerimenti su come rendere i compiti più impegnativi per i chatbot
Scheda di scelta tra compiti su base Universal Design for Learning Crea una scheda di scelta per un compito studentesco basata sui principi dell’UDL

Assegnazioni resistenti all’AI di “Scrivere un saggio sull’intelligenza artificiale nella didattica” – compito universitario

Aggiornamento per rendere questo compito resistente all’intelligenza artificiale (idea 1):

Modifica il suggerimento del saggio per il pensiero critico

Descrizione del compito riscritta con la prima idea su come renderlo più resistente all’IA:
Scrivi un saggio in cui discuti l’impatto dell’intelligenza artificiale sui metodi di insegnamento, concentrandoti sui suoi vantaggi e svantaggi. Analizza i potenziali vantaggi e le sfide derivanti dall’integrazione dell’intelligenza artificiale in classe e fornisci esempi di vita reale a sostegno delle tue argomentazioni. Inoltre, esplorare le considerazioni etiche che circondano l’uso dell’intelligenza artificiale nell’istruzione e proporre strategie per garantire un’implementazione responsabile ed efficace.

Spiegazione: per rendere questo compito più resistente all’intelligenza artificiale, il suggerimento del saggio è stato modificato per enfatizzare le capacità di pensiero critico. Invece di chiedere agli studenti di fornire semplicemente informazioni sull’intelligenza artificiale nell’istruzione, gli studenti sono ora tenuti ad analizzare, valutare e proporre strategie. Questa modifica rende più difficile per i sistemi di intelligenza artificiale generare risposte e incoraggia gli studenti a impegnarsi in un pensiero di ordine superiore.

Aggiornamento per rendere questo compito resistente all’intelligenza artificiale (idea 2):
Incorporare l’apprendimento collaborativo

Descrizione del compito riscritta con la seconda idea su come renderlo più resistente all’IA:
In un piccolo gruppo, condurre una ricerca sull’uso dell’intelligenza artificiale nell’insegnamento e nell’apprendimento. Ogni membro del gruppo dovrebbe esplorare un aspetto specifico dell’intelligenza artificiale, come piattaforme di apprendimento adattivo, sistemi di tutoraggio intelligenti o valutazioni automatizzate. Dopo aver condotto la ricerca, prepara una presentazione di gruppo che esamini criticamente le opportunità e le sfide associate all’uso dell’intelligenza artificiale nell’istruzione. Ciascun membro del gruppo dovrebbe presentare i propri risultati e contribuire all’analisi complessiva. Preparati a discutere con la classe sulle implicazioni dell’intelligenza artificiale in classe.

Spiegazione: incorporando l’apprendimento collaborativo, questo compito aggiunge un elemento difficile da replicare per i sistemi di intelligenza artificiale. Invece di fare affidamento esclusivamente sul lavoro individuale, gli studenti sono tenuti a lavorare insieme, contribuire con idee e impegnarsi in discussioni. Ciò non solo migliora la loro esperienza di apprendimento, ma rende anche più difficile per i sistemi di intelligenza artificiale generare risposte esaustive al compito assegnato.

Aggiornamento per rendere questo compito resistente all’intelligenza artificiale (idea 3):
Sviluppare un quadro etico per l’intelligenza artificiale nell’istruzione

Descrizione del compito riscritta con la terza idea su come renderlo più resistente all’IA:
Immagina di essere stato nominato membro di una task force governativa responsabile dello sviluppo di un quadro etico per l’uso dell’intelligenza artificiale nell’istruzione. Il tuo compito è ricercare e proporre una serie di linee guida che affrontino i problemi di privacy, equità, trasparenza e responsabilità. Progettare un rapporto dettagliato che includa un’introduzione all’IA nell’istruzione, un’analisi delle sfide etiche e le raccomandazioni per garantire un’implementazione responsabile dell’IA. Sostieni le tue argomentazioni con prove pertinenti provenienti da fonti credibili.

Spiegazione: questa modifica si concentra sullo sviluppo di un quadro etico, richiedendo agli studenti di condurre ricerche approfondite e pensare in modo critico alle implicazioni etiche dell’IA nell’istruzione. Chiedendo agli studenti di proporre linee guida specifiche e supportare le loro argomentazioni con prove, questo compito spinge il carico cognitivo sugli studenti, rendendo meno fattibile per i sistemi di intelligenza artificiale generare risposte complete e ben motivate.

  1. Fornire istruzioni chiare per ciascuna opzione di assegnazione. Per esempio:
    • Testo: Scrivi un breve saggio che spieghi l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società. Il tuo saggio dovrebbe contenere almeno 500 parole e includere esempi di come viene attualmente utilizzata l’intelligenza artificiale e il suo potenziale impatto futuro. Utilizza fonti credibili per supportare le tue argomentazioni.
    • Diapositiva: crea una presentazione PowerPoint che evidenzi i vantaggi e i rischi dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale in vari settori. La tua presentazione dovrebbe essere visivamente accattivante e includere almeno 10 diapositive. Utilizza immagini, grafici e statistiche per supportare i tuoi punti.
    • Sceneggiatura di Video: Scrivere una sceneggiatura per un video che spieghi i concetti di intelligenza artificiale a un pubblico generale. Il tuo script dovrebbe essere chiaro e conciso, concentrandosi sulla spiegazione di termini e concetti chiave relativi all’intelligenza artificiale. Prendi in considerazione l’utilizzo di elementi visivi o animazioni per migliorare il video.
    • Testo da Ascoltare: Registra un saggio audio in cui discutono le considerazioni etiche che circondano l’uso dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario. Il tuo saggio audio dovrebbe durare almeno 3 minuti e dovrebbe fornire una discussione equilibrata sulle implicazioni etiche dell’uso dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario.
    • Illustrazioni: crea una serie di illustrazioni che descrivono come l’intelligenza artificiale può essere integrata nella vita di tutti i giorni. Le tue illustrazioni dovrebbero essere creative e visivamente accattivanti, mostrando diversi scenari in cui viene utilizzata la tecnologia dell’intelligenza artificiale. Includi didascalie o descrizioni per ogni illustrazione.
    • Sceneggiatura di Scena Teatrale: Scrivi una sceneggiatura per una breve scena teatrale che mostri una conversazione tra due personaggi che discutono sui pro e contro dell’intelligenza artificiale. La tua sceneggiatura dovrebbe includere dialoghi che presentino diverse prospettive sull’argomento. Punta a una durata della scena di 5-10 minuti.
    • Presentazione: Fornire alla classe una presentazione dal vivo sulla storia e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. La tua presentazione dovrebbe essere ben studiata e includere le tappe fondamentali nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Utilizza immagini, video o dimostrazioni per coinvolgere il pubblico.
    • Infografica: progetta un’infografica che mostri i diversi tipi e applicazioni dell’intelligenza artificiale. La tua infografica dovrebbe essere visivamente accattivante e organizzata in modo chiaro, evidenziando le principali categorie o ambiti in cui viene applicata l’intelligenza artificiale. Includi statistiche o esempi pertinenti per supportare i tuoi punti.
    • Interattivo: sviluppa un quiz online interattivo che metta alla prova la conoscenza degli utenti sull’intelligenza artificiale. Il tuo quiz dovrebbe contenere almeno 10 domande con opzioni a scelta multipla o vero/falso. Includi spiegazioni o feedback per ciascuna domanda per aiutare gli utenti a comprendere le risposte corrette.
  2. Stabilisci una scadenza entro la quale gli studenti devono completare il compito scelto e fornire eventuali risorse aggiuntive o materiali di riferimento di cui potrebbero aver bisogno.
  3. Incoraggia gli studenti a scegliere un’opzione di compito in linea con i loro interessi e stili di apprendimento. Ricordare loro di rivedere le linee guida e le rubriche per ciascun compito per assicurarsi che soddisfino le aspettative.
  4. Fornire opportunità agli studenti di condividere i compiti completati con la classe, come presentazioni, passeggiate in gallerie o discussioni online.

Offrendo una scheda di scelta, fornisci agli studenti la flessibilità di interagire con i contenuti nel modo che meglio si adatta ai loro punti di forza e alle loro preferenze, promuovendo un’esperienza di apprendimento più inclusiva e personalizzata.

Chi ha avuto la pazienza di arrivare fino a qui può ora provare, verificare, valutare.
Buona consapevolezza professionale!

 

 




Intelligenza artificiale e/a scuola: questioni aperte e qualche conclusione (provvisoria)

di Rodolfo Marchisio

Due aneddoti

  • Mentre organizzavamo For Tic 1 con USR Piemonte e Unito, con M. Guastavigna, un assistente di Luciano Gallino tutto “goduto” ci ha mostrato un suo software che somministrava le prove, le correggeva, attribuiva i voti e inviava in automatico una mail agli allievi. Domanda: “se fa tutto il software, tu coi tuoi allievi quando ci parli?”
  • Ricordate il colonnello russo che contro ogni evidenza che proveniva dalle sue tecnologie (5 missili nucleari in arrivo dagli USA) ha preso tempo ed evitato di far partire la prima guerra nucleare?
    Ci ha salvato. È stato lodato e poi è sparito.

“Prima di usare tecnologie molto potenti, prima addirittura di ipotizzare per cosa usarle, bisogna anzitutto conoscere questi strumenti. Capire come funzionano, quali sono le loro potenzialità e (soprattutto) quali sono i loro limiti. Ma anche evitare di considerarli una scatola nera che processa chissà come input e restituisce magicamente output da applicare a occhi chiusi.” (Soro)

Soro e Rodotà
 “Tutto quello che è tecnicamente possibile è anche eticamente lecito, politicamente e socialmente accettabile, giuridicamente ammissibile?” (Rodotà)

L’algoritmo non è infallibile né neutro. Si tratta di opinioni umane strutturate in forma matematica. L’uomo ha (deve avere) la possibilità di intervenire in qualsiasi momento dei processi decisionali. (Soro)
Senza regole la società (l’ambiente) digitale rischia di divenire la società della schedatura, la rete, da straordinaria risorsa democratica, può diventare strumento di sorveglianza globale da parte dei grandi poteri economici” Rodotà.  Schiavitù volontarie o passive, disinformazione e post verità.
L’IA dà un grande potere a chi la gestisce. Quante delle nostre decisioni come cittadini sono sempre più condizionate: dagli acquisti, ai gusti, alle idee, al nostro stanco diritto di votare influenzato dalle Fake? I GAFAM e soci da servizi di informazione e comunicazione tendono a gestire anche servizi ed attività sociali, sanità, istruzione, servizi ai cittadini.

Si indebolisce la capacità di conoscere i fenomeni e governarli, di intervenire a vantaggio della comunità. (Soro).
Il pericolo del passato era che gli uomini divenissero schiavi, quello del presente è che diventino robot che vivono in bolle tra uguali “selezionati” da algoritmi, coi loro pregiudizi; intolleranti verso le differenze ed il pluralismo: tribù dei social asservite a badanti “Intelligenti”.
Il focus non è cosa fare o far fare alle tecnologie, ma cosa queste possono fare all’uomo (Soro, Turkle)

I fabbricanti di IA si interrogano già su come faranno a controllarla (loro figuriamoci noi) quando sarà più intelligente degli uomini e di loro; la risposta è farla controllare da forme di IA meno evolute. Ha senso?

“Occorre una etica dell’algoritmo e protezione dei dati. Internet da strumento è oggi dimensione, ambiente, ecosistema in cui viviamo; alla IA si delegano decisioni su lavoro, salute, ricerca, giustizia.
Aumenta sempre più ciò che la rete sa di noi e che noi non sappiamo ancora.
Dimostrato che gli algoritmi non sono matematica pura (infallibili e neutri), ma opinioni umane potenziate e implementate, il rischio è che i nostri pregiudizi ed errori siano amplificati dalla IA” (razzismo, discriminazione…). (Soro).
 Il passato (di cui si nutre l’IA) non va cristallizzato nel futuro, l’ultima parola deve aspettare all’uomo. Anche perché il 95% di chi usa la rete si concentra solo sullo 0,03% dei contenuti, quelli suggeriti dalle piattaforme.
La disintermediazione non deve diventare una delega in bianco ai potenti. (Soro).

IA e/a scuola
Le competenze digitali, non si possono ridurre a degli insegnamenti funzionali a singoli compiti, ma necessitano di una costante contestualizzazione culturale, politica e sociale
“L’intelligenza artificiale generativa può rappresentare un’enorme opportunità per lo sviluppo umano, ma può anche causare danni e pregiudizi – Audrey Azoulay dell’Unesco – Non può essere integrata nell’istruzione senza l’impegno pubblico e le necessarie garanzie e normative da parte dei governi”. La via che tenta l’UE.

Gli attuali esempi di intelligenza artificiale sono intrisi di un tipo di politica che applica soluzioni tecniche e di mercato a tutti i problemi sociali. Più prosaicamente, è possibile che l’intelligenza artificiale riproduca gli aspetti peggiori dell’istruzione scolastica: il saggio standardizzato è già fortemente vincolato dalle esigenze dei regimi di valutazione, e i modelli linguistici tendono a riprodurlo nel formato e nel contenuto.” Soro.

Burrell e Fourcade hanno distinto tra “l’élite del coding”, una nuova classe professionale di competenze tecniche e una forza lavoro recentemente emarginata o non retribuita, il “cybertariat”, da cui estrarre manodopera. Gli ingegneri e i dirigenti della Khan Academy sono una nuova élite di sviluppo dell’intelligenza artificiale nel campo dell’istruzione, che sfrutta il lavoro degli insegnanti e degli studenti del cybertariato in classe. (Khanmigo).
Richiede lavoro aggiuntivo non retribuito da parte degli insegnanti e ne estrae valore.
Infine l’intelligenza artificiale potrebbe, a lungo termine, esercitare un’ulteriore pressione degenerativa sulle pratiche e sulle relazioni in classe già ampiamente in crisi.

Alcune conclusioni

Sebbene gli agenti di IA siano in grado di ragionare su problemi molto complessi, non pensano nel modo in cui lo fa l’uomo. L’intelligenza artificiale può avere impatti sia positivi che negativi sulla società. (AI4K12.org)
Allora posto che:

  • Usare il digitale senza una cultura non solo è pericoloso ma è diseducativo
  • Non abbiamo bisogno di più “strumenti o più effetti speciali” (da Buona scuola a Scuola 4.0) ma di migliori cittadini e maggiore cultura della rete.
  • La scuola, i docenti, gli adulti devono essere in grado di dare un senso critico a ciò che i ragazzi fanno con la rete, a fare esperienze significative insieme: a costruire una cultura digitale.
  • Non è utile dividersi (favorevoli/contrari), ma conoscere di più (ricerca) per capire meglio. (Losito)
     (Però se per una volta lasciassimo in pace la scuola che deve ancora digerire il PNRR?)

 Preso atto che il capitalismo si ripete, si potenzia con la rete, rifiuta le regole e la democrazia[1] mi preoccupa la passività, il sonno, degli utenti/consum-attori più ancora che i “pericoli” delle supertecnologie in mani private.
Mi preoccupa vedere e rivivere sempre le stesse cose ad ogni apparire di novità
(o moda) tecnologica.
Papert pensava ad un metodo attivo. Anche per risolvere problemi di cittadinanza e formare cultura. Facciamo esperienze – coi più grandigiochiamo coi nuovi giocattoli per capire come funzionano, ma insegniamo soprattutto cosa c’è dietro ed in che mondo web viviamo con IA.
Ed impariamo a fare buone domande per avere risposte utili.

In sintesi dobbiamo decidere se l’IA debba essere un alleato, un assistente o un nuovo modo di dominarci.
Usare o parlare di IA per usare e non farsi usare. A che età e come?
Ecco i consigli della Commissione europea.

[1] Srinivasan ha pubblicato un intero libro, scaricabile gratuitamente, sul tema dei “network states”. L’idea di base è quella di creare reti di persone connesse via internet che nel tempo sviluppino un legame economico, politico e valoriale tale da identificarsi come gruppo nazionale. Il concetto di “network state” si basa su una democrazia “decentralizzata”, nella quale le persone avranno la possibilità di votare direttamente sulle questioni che le riguardano. I servizi essenziali come la salute, l’educazione e la cura saranno distribuiti attraverso la rete. Un “network state” avrà la capacità di riunire diverse comunità offline in una grande nazione del web. Alla fine, scrive Srinivasan nel suo e-book “possiamo ricucire digitalmente queste enclavi disgiunte in un nuovo tipo di entità politica che possa ottenere un riconoscimento diplomatico”. Si creeranno stati come si creano startup.
I “network states” sono essenzialmente società parallele, gestite tramite la rete, libere dalle pastoie regolatorie degli stati, delle banche centrali, delle burocrazie. Insomma, si potrebbe aggiungere, anche dalle noiose società democratiche
. (Wired WAR)

 




La questione del presepe: ovvero laicità e scuola

di Cinzia Mion

Mi sento ancora una volta tirata per i capelli a dover intervenire i merito alla questione della laicità dell’Istituzione scolastica, che discende da quella dello Stato. Per chi dovesse nutrire ancora dei dubbi sulla laicità dello Stato, e di conseguenza della Scuola statale, ricordo la sentenza della Corte Costituzionale dell ’11 e 12 aprile 1989  che, interrogata proprio in materia scolastica, si pronuncia in modo incontrovertibile affermando: “I valori richiamati (art.2, 3, 19) concorrono con altri ( art.7, 8, 20 della Costituzione) a strutturare il principio supremo della laicità dello Stato, che è uno dei profili della forma dello Stato delineata nella Carta costituzionale della Repubblica”.
E’ il caso allora di tornare a spiegare ai giornalisti della carta stampata e delle varie TV locali e nazionali, ma soprattutto ai politici o politicanti ignoranti (nel senso che ignorano) che con la revisione del Concordato (1984) devono prendere atto e cercare di spiegare ai loro lettori o fruitori o elettori che, tra le conseguenze della revisione del Concordato ora nella scuola hanno diritto di cittadinanza la “cultura” religiosa ma non più gli atti di “ culto”.
Questi ultimi erano e sono : il segno della croce, le preghiere prima delle lezioni, le benedizioni a Natale o a Pasqua o comunque durante le cerimonie, le messe durante l’orario scolastico, la realizzazione del presepe, ecc.
La preghiera, è stato chiaramente spiegato, poteva essere analizzata, verso per verso, ma non recitata. Aggiungo che il presepe, che Papa Giovanni Paolo II ha definito “atto di fede “, diventa in questo modo un atto di culto, se gli viene affidato il vero significato “religioso e simbolico” e non viene realizzato semplicemente come si dipingono le finestre delle scuole con i fiocchi di neve oppure si innalza un abete con i pendagli .
Anche durante la lezione facoltativa di religione cattolica (quindi in presenza di alunni che hanno scelto tutti di frequentare questa attività) valgono le stesse regole!
Ah,  dimenticavo, il Vescovo di Vittorio Veneto e quello di Treviso, di una trentina di anni fa, in occasione di una gazzarra successa per il presepe,  raccomandarono entrambi ai genitori degli alunni di lasciare che la scuola facesse il lavoro per cui è deputata e di considerare le famiglie le vere responsabili dell’educazione alla “fede “ dei propri figli.
Io credo che nessuno abbia il potere di de-potenziare la LAICITA’ della scuola, né il Ministro con strumenti amministrativi (ricordo a suo tempo Misasi che con quella “nota “ strumentalmente usata da chi voleva forzare la situazione, faceva riferimento alla decisione del Consiglio di Circolo, assumendosi in quel modo un potere che non aveva, come ha ben dimostrato le sentenza del T.A.R. Emilia Romagna, la n. 250 del 17 giugno 1993) né i vari direttori Regionali, che magari si affannano a dimostrarsi più sudditi delle gerarchie ecclesiastiche che delle Leggi dello Stato e tanto meno una oscura onorevole di Fratelli d’Italia che ora, con una improponibile proposta sul presepe, dimostra incompetenza giuridica, campo in cui dovrebbe essere esperta!
Non c’entrano niente gli alunni di altre religioni e i bambini figli di immigrati. Spieghiamolo anche ai docenti che a volte accampano motivazioni di questo tipo.
A dire il vero non ci sarebbe da stupirsi se con l’aria che tira succedesse anche una sconfessione sia della laicità della Scuola sia della sua Autonomia.
Magari senza il benestare delle gerarchie che, (tranne in un caso del TAR Umbria, da cui è partita il 30/11/2005 la sentenza n° 677 in cui si permettevano le benedizioni pasquali “perché durano poco e non lasciano tracce” sic) sono però molto ben informate sui limiti che il Concordato ha posto (anche se qualche volta forzano contando nella remissività degli interlocutori).
La via che si segue in genere, ed anche ora, è quella della strumentalizzazione del senso comune della gente che può non sapere che la Costituzione ha trasformato uno stato confessionale in una Repubblica democratica laica (e la Scuola è una istituzione della Repubblica) che può non sapere che la revisione del Concordato tra Stato e Chiesa ha rivisto le norme che regolano la religione a scuola, che può non sapere quali sono i confini tra religioso e culturale, tra sacro e non sacro, tra tradizione e consuetudine, tra innovazione e cambiamento.




Taskificazione e monetizzazione dell’intelligenza prestazionale

di Marco Guastavigna

La discussione di primo livello sull’IA – come è usanza degli intellettuali organici al mercato – è lenta e, of course, sui massimi sistemi.
Al secondo livello, quello della pacata divulgazione, si muore e si provocano morti per asfissia culturale, malattia tipica della citazione subordinata e subordinante, che riconosce e naturalizza la gerarchizzazione della supply chain della conoscenza.

Laddove si decide, si progetta e si fa, invece, si agisce. E così si dispiega sempre più l’aziendalizzazione del mondo 4.0 per via digitale.
Già i software “tradizionali” e successivamente le applicazioni per dispositivi mobili avevano consentito di scomporre il “lavoro” in micro-attività distinte e misurabili, incrementandone – in nome dell’utilitarismo razionale a matrice capitalistica, per cui la priorità è il profitto – l’alienazione e minimizzandone per contro la capacità contrattuale.

Ora tocca ai dispositivi di intelligenza artificiale.
Se (anche solo per pochi istanti) ci si astiene dal praticare l’onanismo autogratificante a proposito di chatbot conversazionali generalisti e applicativi text2image e ci si avventura su portali di accesso a “servizi” articolati e monetizzati, ci si accorge che l’imitazione computazionale degli esiti dei processi cognitivi umani si sta configurando in modo sempre più esteso e solido anche come loro classificazione utilitaristica, misurabile secondo crediti e pagamenti e quindi verso ontologia ed epistemologia della mercificazione.

Chiunque può verificare questa affermazione accedendo, per esempio, a Poe.com, dove potrà realizzare chatbot personalizzati, ovvero “addestrati” su materiali forniti in proprio, ma anche fruire di assistenti che vengono presentati come specificamente esperti, per esempio, in:

  • Dottrina cristiana;
  • IA nella didattica;
  • Emoji natalizi;
  • Riepilogo/sommario di video di Youtube;
  • Autopromozione su Linkedin;
  • Redazione di libri a partire da spunti;
  • Allenamento al debate;
  • Preparazione di slide;
  • Supporto alla ricerca;
  • Public Speaking;
  • Medicina militare durante la II guerra mondiale
  • Previsioni in campo sportivo;
  • Generatori di QRcode creativi;
  • Redattori di tesi;
  • Libri da colorare;
  • Lettori di libri lunghi, facenti le veci dell’utente…

… l’elenco completo è troppo lungo per riportarlo tutto.

Più importante è comprendere che siamo di fronte a proposte che si possono provare gratuitamente. Se si è ingolositi dalla vastità delle opportunità operative, si può decidere di acquistare l’abbonamento.

In chiusura, pertanto, mi permetto di ricordare che le diffusissime chiacchiere intorno all’ingresso dei dispositivi di intelligenza artificiale nella scuola prescindono nella loro quasi totalità da una questione che è invece cruciale: chi si farebbe carico delle licenze, di fatto necessarie per un uso intensivo di tutte le applicazioni?