NUOVE LINEE GUIDA PER L’EDUCAZIONE CIVICA
NUOVE LINEE GUIDA PER L’EDUCAZIONE CIVICA
di Raimondo Giunta
L’erba voglio non cresce e non è mai cresciuta da nessuna parte e tantomeno a scuola.
La scuola che ho voluto, anche se non è stata quella che potevo fare, mi ha aiutato nei tanti anni di servizio a superare le difficoltà del momento e a rendere migliore quella che abitavo .
La scuola è oggi spesso in rotta di collisione con la vita quotidiana delle famiglie e dei giovani. Gli orari, il calendario, la struttura fisica degli istituti sono espressione di un ordinamento, compatibile con altri ritmi di vita, con altre regole sociali, con altre tendenze dei rapporti umani.
L’attuale struttura della scuola è lo specchio di una società che da tempo non esiste più. Alla radice del disagio scolastico, che può debordare in degrado, si trova questa crescente contraddizione tra quotidianità e scuola, bisogni vitali della società e organizzazione scolastica.
La scuola italiana ancora oggi è in moltissimi casi fisicamente preordinata alla sola attività didattica delle lezioni. Continua a leggere
di Marco Guastavigna Questa rubrica nasce da una collaborazione fra Gessetti Colorati e concetti contrastivi.org . Il tema è la produzione di filmati per mezzo dell’intelligenza artificiale generativa (text2video); l’approccio è l’ironia provocatoria; lo scopo è la riflessione. Da macchine statistico-induttive – secondo noi – non si può pretendere creatività (come invece sostenuto da molti), ma semmai l’opposto: la convergenza verso ciò che attorno a una questione pensa la maggioranza (almeno relativa) delle persone, perché incontrato con maggiore frequenza nell’addestramento sui BigData saccheggiati in rete e ponderato come più probabile nella configurazione dei modelli di riferimento. I filmati che proporremo avranno le dimensioni dello spot: i dispositivi che li realizzano sono infatti destinati a coloro che vivono la produzione di contenuti per il mercato dell’attenzione non tanto come un’attività intellettuale identitaria frutto di riflessione, quanto come una fatica cognitiva mercificata fonte (auspicata) di retribuzione. Distingueremo tra quelli realizzati (come il primo) sulla base di un testo completo prodotto ad hoc dai dispositivi di IA generativa, quelli frutto di un testo di nuovo completo redatto da noi, quelli che hanno invece alle spalle un prompt molto breve, un’imbeccata a proposito di tema, funzione, pubblico, punto di vista e così via. La cadenza? Estemporanea, ispirata dagli eventi… Vedremo, vedrete. Per intanto godetevi il primo video sulla importanza dell’inizio della scuola. ]]>
di Marco Guastavigna
Sta per cominciare l’ennesimo anno scolastico.
Su questo incombe una terribile minaccia: essere caratterizzato dalle quattro stagioni dell’intelligenza artificiale.
Non nel senso della circolarità dei 12 mesi, ma in quello della mescolanza e della confusione dei sapori. L’aggettivo “generativa” (denotazione fondamentale e dirimente, almeno dall’epifania mediatica di ChatGPT), è già scomparso dall’orizzonte lessicale e dalla tecnica operativa. Gli accademici hanno occupato “manu epistemica” lo spazio della discussione. Reti di scuole si accingono a curricularizzare le versioni beta di applicazioni in costante adattamento alle richieste e ai feedback del mercato dell’istruzione.
Dai livelli più alti del tecno-feudalesimo nostrano è tuttavia percolata una formula che sembra mettere tutti d’accordo, anche quelli che si schierano contro, una sorta di impasto trasversale e digeribile da tutti: l’IA può servire a personalizzare la didattica e a ridurre la burocrazia.
Mentre aspettiamo che la prima istanza sappia andare oltre ai quiz delegati agli accrocchi digitali e alla citazione dei cobot cinesi che ormai più di un anno fa apriva all’orientalismo la prima pubblicazione destinata a fungere da forza di occupazione del perimetro di dibattito e confronto, diamo uno sguardo ravvicinato alla seconda. Continua a leggere
di Monica Barisone
STARE NELLA RELAZIONE PER IMPARARE E PER INSEGNARE
Qualcosa ci turba, ogni mattina, al risveglio.
Si tratta forse di un’ansietta[1] infingarda, di una piccola peste iperattiva che si diverte a prefigurare solo scenari negativi che affollano tutti insieme la nostra mente e affannano il nostro cuore?
Da dove sia arrivata e come si sia accumulata in noi è, più o meno, chiaro a tutti: scenari apocalittici da un lato e ricerca della perfezione prestazionale, assoluta, dall’altro; fattori, entrambi, estremamente ansiogeni.
Possiamo partire dal fatto che da diversi anni, ormai, si susseguano eventi rilevanti dal punto di vista delle ricadute negative sulla nostra immagine reale e virtuale di finanza, occupazione, salute, clima, vita civile, vita sociale e scolastica; e che da questa rappresentazione della vita derivi quasi linearmente una percezione di precarietà costante e catastrofe imminente. Vissuti di tal fatta, protratti a lungo nel tempo, non possono che attivare reazioni e meccanismi difensivi di egual portata.
Ricordo d’aver seguito un corso di aggiornamento[2] in cui si indicavano, tra gli effetti collaterali delle pandemie e delle catastrofi di origine naturale o umana, gli atteggiamenti e i comportamenti complottisti. Recenti ricerche (Bowes et all., 2023) evidenziano infatti, come, l’adesione alle teorie complottiste, sembri motivata soprattutto dalla necessità di esercitare controllo e dare significato agli eventi confusi o poco compresi. Queste teorie fornirebbero, in altre parole, una spiegazione alternativa capace di offrire sicurezza e senso di controllo rispetto all’ambiente. Continua a leggere
di Daniele Ferro
Dispensato da leva militare o surrogati, per magnanime virtù anagrafiche, a volte mi chiedo se fosse opportuno progettare un Servizio civile obbligatorio, anche breve ma ad ogni modo in situazioni difficili, da svolgersi entro una certa età (25 anni?).
di Rodolfo Marchisio
Il CSPI ha esaminato nella seduta plenaria n. 131 del 28/08/2024 le linee guida per la Ed. Civica presentate dal MIM.
Il presente articolo intende facilitare la conoscenza del parere del CSPI essendo una lettura che evidenzia i punti più importanti (e condivisibili, secondo me) e li commenta brevemente. Si fornisce, indirettamente, una idea del testo inviato dal MIM e delle problematiche che sollevava, su cui interverremo a parte.
In corsivo le citazioni. I grassetti sono dell’autore della scheda.
Il CSPI ricorda in premessa
a) i nuclei della legge 92/19
b) Che con nota DGPER n. 19479 del 16/07/2020 il Ministero ha promosso un capillare e imponente piano di formazione
c) Che entro l’a.s. 2022/23, sulla base delle attività delle istituzioni scolastiche e degli esiti di un apposito monitoraggio, le Linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica avrebbero dovuto essere integrate con la definizione a livello nazionale dei traguardi di sviluppo delle competenze, degli obiettivi specifici di apprendimento e dei risultati attesi. Effettivamente con nota prot. n. 16706 del 27/06/2022 il Ministero ha effettuato una rilevazione delle modalità adottate dalle istituzioni scolastiche Continua a leggere
Nella giornata del 28 agosto il CSPI ha espresso il proprio parere sul testo provvisorio delle nuove Linee Guida di Educazione Civica.
di Marco Guastavigna Ammesso che a 72 anni ci si possa definire esperto di qualcosa, sono arrivato a individuare il mio campo da poche ore: è la logistica digitale della conoscenza, con una particolare attenzione all’istruzione. https://vimeo.com/1001560159 Questa pomposa etichetta ha almeno un pregio: riporta “digitale” al suo ruolo politico-grammaticale di aggettivo. Per troppo tempo, infatti, è stato un sostantivo, “il digitale”, primigenio esempio di concetto intenzionalmente tenuto nello stato di nebulosità. A condividere questa condizione di formulazione utile a contenere il pacchetto operativo, cognitivo e culturale del momento è arrivata da circa due anni l’intelligenza artificiale, espressione che in quasi 70 anni di vita ha a sua volta assunto significati e adottato paradigmi molto diversi gli uni dagli altri. Aumentando così il tasso di confusione, superficialità, pressapochismo, massimi-sistemismo di una discussione pubblica sempre più tossica, perché inutilmente polarizzata tra l’impreparazione degli apocalittici e quella degli integrati di turno. Continua a leggere