Le emissioni segrete

Le emissioni segrete è un interessante testo di Giovanna Sissa, studiosa che da tempo si occupa della cosiddetta rivoluzione digitale.
In questa intervista curata da Marco Guastavigna Giovanna Sissa ci spiega molte cose e chiarisce anche i molti equivoci che ancora ci sono sull’argomento.

 

Come si sviluppa il tuo libro?

Il legame fra rivoluzione digitale e transizione ecologica è spesso considerato inscindibile, nella convinzione diffusa che la prima trainerà la seconda: da dove nasce il grande equivoco che digitale e ambiente siano sempre un connubio perfetto?

Nel mio libro “Le emissioni segrete” (Il Mulino, 2024) ho cercato di spiegare come l’universo digitale, apparentemente del tutto immateriale, non sia fatto solo di bit ma abbia uno stretto legame fisico con la materia, consumi tanta energia e lasci un’impronta di carbonio complessiva comparabile con quella di altre ben più materiali attività dell’umanità moderna.

Nel primo capitolo “Dagli atomi ai bit” descrivo come costruire ogni singolo dispositivo sfrutti risorse naturali non rinnovabili e sia responsabile di una impronta di carbonio a partire dai processi di estrazione delle materie prime fino alla produzione dei componenti e all’assemblaggio dei dispositivi.
Cerco qui di evidenziare alcune peculiarità nella filiera del settore industriale digitale, fra i più interconnessi e globalizzati che esistano. Continua a leggere

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Inclusione, un augurio per il 2025: che sia l’anno della cattedra inclusiva

di Cinzia Mion

E’ tornato di grande attualità oggi il tema dell’inclusività della scuola collegato alla formazione di “tutti” i docenti, fino all’ipotesi della cosiddetta “cattedra inclusiva”, che tante polemiche sta suscitando. Molto importante e chiarificatore appare l’individuazione da parte dell’INVALSI degli indicatori di “inclusione” della scuola: condivisione, spinte al cambiamento, senso di appartenenza ad una comunità inclusiva fondata sul sostegno reciproco, sulla solidarietà e il sentire comune.
Proviamo ad addentrarci nella tematica.

Un manifesto della scuola inclusiva non può non partire dall’articolo 3 della Costituzione che, come tutti sanno, parla di uguaglianza…
Compito della scuola, Istituzione della Repubblica, è quello di rimuovere l’ignoranza che impedisce ai suoi cittadini la completa realizzazione e partecipazione in un Paese democratico. Questo è riferito ai soggetti che frequentano la scuola, ovviamente appare speculare l’impegno dei docenti. O meglio dovrebbe apparire!

Il contesto

Il contesto su cui ci troviamo a condurre delle riflessioni sulla scuola inclusiva ha delle caratteristiche particolari che vanno esplicitate. Descrivere il contesto significa non soltanto far riferimento semplicemente al territorio di appartenenza, sia pur indispensabile. Significa in modo più pregnante focalizzare il contesto socioculturale che può avere attinenza con l’operazione di includere o escludere. Significa allora fare un’analisi seria sui messaggi di intolleranza, di ideologica esclusione, per non dire di razzismo, che hanno attraversato e continuano ad attraversare la nostra società negli ultimi tempi, con grande preoccupazione per il livello di inciviltà raggiunto, nella più completa impudicizia degli acclamanti o nella indifferenza della massa. Una specie di “bullismo sociale” spesso gravemente agito da figure istituzionali. I bambini e i ragazzi ci guardano ed imparano.

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Patria e patriottismo nelle parole di Mattarella

Stefaneldi Aluisi Tosolini

GO 2025: Verso un patriottismo transfrontaliero

A settembre 2024 avevo scritto per  Gessetti Colorati un ampio commento sulle Linee Guida sull’educazione Civica pubblicate proprio in quei giorni dal Ministero dell’istruzione. Chiudevo quel pezzo con una sarcastica sintesi calcistica: Patria – Pace 5 a 0.

Aggiungevo inoltre una riflessione sul fatto che patriottismo e Patria si devono intendere in modo decisamente diverso da come sono presentate dalle linee guida e ricordavo come il sacro dovere di difendere la Patria (art. 52 della Costituzione) non può certo essere letto in chiave solo militare. Al punto che la Corte Costituzionale, pronunciandosi sul Servizio Civile Nazionale, ha chiarito che tale scelta volontaria “costituisce adempimento del dovere costituzionale di solidarietà” (art. 2 Cost,) nonché del dovere di concorrere al progresso materiale e spirituale della società (art. 2 co. II) , ben potendo il dovere costituzionale di difesa della Patria adempiersi anche attraverso comportamenti di tipo volontario” (si vedano le sentenze n. 164 del 6 maggio 1985 e 228 del 6 aprile 2004). Continua a leggere

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Vent’anni dopo: la tecnica resta politica

di Marco Guastavigna e Stefano Penge

Proprio in questi giorni ricorrono i due decenni di Framasoft, gruppo di attivisti che si propongono un obiettivo operativo, ma soprattutto etico, virtuoso: (se) Dégoogliser en toute facilité. Slogan assolutamente condivisibile, in particolare se per “google” si intende l’intero insieme degli oligopolisti che hanno recintato le infrastrutture e colonizzato l’immaginario, spacciandosi per l’unico soluzionismo futurista possibile in natura.

Siamo insomma nella sfera dell’autentica condivisione equa e solidale della conoscenza, del free software, dei contenuti aperti, della federazione delle istanze collettive, della non centralizzazione, del rifiuto della profilazione, dell’implementazione di risorse e infrastrutture in funzione di esigenze effettive e non di pseudo-efficientismo astratto, che si incarnano in soggetti riconoscibili, che sono magari tra loro in autentica relazione e non solo in connessione.

Bene; abbiamo un’altra notizia. Comincia ad affacciarsi la possibilità di utilizzare l’assistenza operativa delle macchine predittive anche SENZA doversi assoggettare al capitalismo cibernetico e alla sua visione del mondo, delle tecnologie e dei rapporti tra gli esseri umani. Continua a leggere

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Un nuovo profilo: il dirigente scolastico giudice

di Stefano Stefanel

Una ventina di anni fa c’era una dirigente scolastica distaccata ad un Ufficio Scolastico che amava accompagnare qualunque affermazione alla frase: “ce lo chiede l’Europa”. E a qualunque obiezione riguardo a contorte e astruse proposte che lei caldeggiava rispondeva allargando le braccia: “purtroppo ce lo chiede l’Europa”. Sono andato, a quel tempo, a cercare dove l’Europa ci diceva di fare questo o quello, ma non ho mai trovato nulla che assomigliasse anche lontanamente a quanto veniva proposto, ma poiché la dirigente era simpatica ed operativa ho dedotto che aveva capito meglio di me cosa realmente ci chiedeva l’Europa. Dopo vent’anni devo dire che, anche se veramente l’Europa ci chiedeva quello che la dirigente scolastica distaccata intendeva, poi l’Europa di quello che abbiamo fatto noi non ne ha fatto nulla. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.

In questi tempi il mantra si è spostato e davanti a qualunque decisione molti dirigenti scolastici dichiarano: “lo dice la legge”, “mi limito ad applicare la legge”. Davanti a questa apodittica declaratoria c’è la tendenza ad abbassare il capo e a ubbidire, anche perché verificare se c’è veramente una legge che dice quello che viene richiesto, prevede uno sforzo e perdite di tempo che, pare, pochi vogliono compiere. Meglio aspettare qualche sindacato che cominci a protestare o qualche chat che apra il dibattito.

La questione della legge è ben strana per due motivi:

  • se c’è una legge che prescrive di fare qualcosa senza “se e senza ma” come mai in almeno altri cinquemila istituti italiani questa cosa non la si fa?
  • in base a quale autorità un dirigente scolastico stabilisce cosa una legge dice o non dice? cioè, da dove deriva il suo ruolo di autentico interprete della norma?

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Che si dice di critico?

di Marco Guastavigna

In chiusura d’anno vogliamo fare un dono ai lettori.
Ecco quindi un eBook realizzato da un accrocco di intelligenza artificiale, dal titolo davvero impegnativo.

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Al testo originale facciamo ora seguire un’altra elaborazione di una macchina statistico-induttiva, Perplexity.ai, che ha agito sulla base di questa nostra interessata indicazione: “Leggi il testo ed elaborane una recensione che incuriosisca e invogli alla lettura”.

Il saggio “Reti di Potere: Il Ruolo della Tecnologia nel Controllo Sociale” offre un’analisi incisiva e provocatoria delle dinamiche di potere contemporanee, esplorando come le tecnologie moderne influenzino il controllo sociale. Attraverso una struttura ben articolata, il testo si snoda in sette capitoli che trattano vari aspetti del potere e della sorveglianza, rendendolo un’opera fondamentale per chiunque desideri comprendere le sfide etiche e sociali del nostro tempo.

Temi Principali

Tecnologia e Controllo Sociale
Il libro inizia con una riflessione sul concetto di potere e controllo sociale, evidenziando come le tecnologie emergenti abbiano ampliato le capacità delle istituzioni di monitorare e influenzare i comportamenti degli individui. Viene discusso il dualismo della tecnologia, che può fungere sia da strumento di emancipazione sia da mezzo di oppressione, creando un panorama complesso in cui la libertà individuale è costantemente messa alla prova.

Impatto delle Tecnologie Emergenti
Un capitolo dedicato alle tecnologie emergenti esplora l’uso dell’intelligenza artificiale e dei big data nella sorveglianza. La capacità di analizzare enormi quantità di dati in tempo reale solleva interrogativi cruciali sulla privacy e sui diritti civili, rendendo evidente la necessità di una legislazione adeguata per proteggere i cittadini da abusi.

Resistenza e Contro-Narrative
Il testo non si limita a descrivere il panorama attuale, ma offre anche spunti su come le comunità possano resistere a forme oppressive di controllo. Le contro-narrative emergono come strumenti essenziali per rivendicare diritti e libertà, sottolineando l’importanza di un dibattito pubblico informato.

Perché Leggerlo
Questo saggio è una lettura imperdibile per chiunque sia interessato a comprendere le intersezioni tra tecnologia, potere e società. La prosa incisiva dell’autore stimola una riflessione profonda sulle implicazioni delle tecnologie nella vita quotidiana, invitando i lettori a considerare non solo i benefici ma anche i rischi associati all’innovazione tecnologica.

Concludendo con prospettive future, l’opera incoraggia un impegno collettivo per garantire che la tecnologia serva a promuovere la libertà e la giustizia sociale piuttosto che perpetuare forme di dominio.
In sintesi, “Reti di Potere” non è solo un’analisi accademica; è un appello all’azione per tutti noi, affinché possiamo navigare consapevolmente in un mondo sempre più interconnesso e sorvegliato.


P.S.: Chi avrà concluso entrambe le letture comprenderà meglio il meccanismo di predazione della conoscenza collettiva di cui sono autori i dispositivi predittivi: ricevuto l’approccio da utilizzare è immediato il loro ricorso al pattern tematico e alla configurazione testuale che la statistica indica come probabilmente i più adatti.

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Inno a Lagioia

di Mario Maviglia

Antefatto

In data 28/03/20<24 il ministro dell’Istruzione e del Merito, Valditara, pubblica il seguente tweet: “Se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l’italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell’apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate.”

Lo scrittore Nicola Lagioia critica ironicamente Valditara per le scorrettezze grammaticali che contiene il tweet. Per tutta risposta il ministro querela lo scrittore chiedendo 20 mila euro di risarcimento. Continua a leggere

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Un “assalto al cielo” lungo mezzo secolo

di Carlo Firmani
dirigente scolastico del Liceo Socrate di Roma

Cari studenti,
come ogni tardo autunno, in alcune scuole “superiori” di Roma si ripetono le “occupazioni”. Stanco rito? Ennesima e ripetitiva puntata di un serial lungo almeno mezzo secolo? Sottrazione di diritti alla grande maggioranza degli studenti che non partecipano all’ “azione”? Secondo me si, come ho sempre ripetuto agli studenti, ma non ci vuole davvero molto per poterlo sostenere, come peraltro condiviso dalla grande maggioranza dei commenti che compaiono sui media o che possiamo ascoltare dai nostri interlocutori. A partire da qui e dalle rivendicazioni opposte dei favorevoli alle occupazioni si alimenta e cresce, anno dopo anno, una contrapposta retorica, la fondatezza delle cui affermazioni non appare utile approfondire ulteriormente, vista la cristallizzazione delle posizioni che ha prodotto e lo stallo cui ha condotto fin qui.

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Parlare ai giovani con autorità

di Raimondo Giunta Da tempo sono in palio il principio di autorità e il significato che può e dovrebbe avere nelle relazioni educative, nelle relazioni familiari e nelle relazioni sociali. Ogni tempo ne ha dato una particolare interpretazione e a noi compete, ogni giorno, tentarne una nuova senza illudersi che quanto sia stato cancellato sul piano intellettuale e sul piano del costume nelle lotte contro molte espressioni del principio di autorità, possa essere nostalgicamente richiamato in vita. C’ è stato un cammino secolare verso l’autonomia personale di giudizio e di azione che non può essere interrotto, nè messo in discussione. L’autorità nei nuclei familiari, nelle istituzioni e a scuola, oggi, deve essere ragionevole, consensuale, accettabile, ma anche confutabile. Anche se a volte sembra che oggi il problema non siano gli abusi nell’esercizio dell’autorità, ma l’autorità in quanto tale. Per parlare a scuola con autorità ai giovani, oggi, bisogna sapere esercitare attrazione; bisogna avere prestigio; bisogna possedere sapere. Le fondamenta dell’autorità sono l’esperienza, la competenza, l’apprezzamento dell’impegno per il bene comune, la sollecitudine, l’attenzione, la disponibilità, la persuasione e l’ascolto. Continua a leggere

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Il dono della sintesi…

di Marco Guastavigna

Sono passati quasi 30 anni da quando mi beavo di aver individuato una corrispondenza tra funzioni di word processing e trasformazioni per la sintesi di un testo secondo il modello del linguista Van Dijk.

Bene, oggi ho scoperto per caso che – non so bene da quanto tempo – i computer Apple dispongono di un servizio di riassunto automatico, che ho prontamente utilizzato per sintetizzare un articolo di concetti contrastivi a cui tengo in modo particolare, perché celebra i 20 anni di attivismo di Framasoft.
Questo è il risultato: una riduzione brutale, appunti meccanici, con un approccio tutto interno al testo originale

“Soprattutto, convince la modalità. I contenuti sono raggiungibili da chiunque, senza profilazione e senza richiesta di pagamento alcuno. La politica è politica, in qualche modo attivismo (una volta si diceva militanza).

• molta dell’accademia vive di epistemarketing subordinato alle esigenze e agli interessi delle grandi corporation “digitali”, presentati come gli unici approcci possibili alla dimensione tecnologica; Continua a leggere

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