Piano di lavoro

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di Giancarlo Cavinato 

Nella scuola tradizionale i piani di lavoro sono definiti a priori attraverso i libri di testo, i programmi ( oggi ‘indicazioni nazionali’ ma ahinoi comunemente ancora considerati da molti, troppi insegnanti e dal senso comune ‘programmi’), gli orari, la lezione. L’insegnante prepara l’attività secondo la scansione spiegazione-studio-compito o interrogazione-valutazione. E’ una soluzione tranquillizzante sia per l’insegnante che per le famiglie. Ma è efficace per i ragazzi?

Nella pedagogia Freinet occupa un ruolo particolarmente importante l’autoorganizzazione degli alunni attraverso un’autoregolazione del proprio lavoro e del lavoro complessivo della classe.
Nella classe Freinet invece di stabilire in anticipo, direttivamente, il lavoro scolastico dei ragazzi, esso viene preparato, tutti insieme, a inizio settimana o alla fine per la settimana successiva, tramite il piano di lavoro.

Esso ha diverse possibili articolazioni: un piano generale via via rimesso a punto per l’intero corso; un piano annuale; dei piani mensili o settimanali; il piano del giorno. Soprattutto questi ultimi due sono messi a punto  in collaborazione fra insegnante e alunni.  Al piano collettivo si affiancano piani personali che è responsabilità dell’alunno autoassegnarsi (pur con consigli dell’insegnante che devono  ridursi mano a mano che l’alunno diviene più autonomo) mantenere e rispettare.

Sono soprattutto i piani personali che consentono di acquisire competenze di autovalutazione, consapevolezza dei propri punti di forza e del percorso che devono ancora compiere per raggiungere degli obiettivi di cui si ha chiara la necessità e l’importanza.
E’ un lavoro che richiede tempo, regia accurata, osservazione attenta dei progressi e degli ostacoli per ciascuno. Registrazione e documentazione.
Dialogo pedagogico con gli alunni.

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(Silvana Mosca, in ‘La valutazione’, Quaderno di Cooperazione Educativa, La nuova Italia, Firenze, 1978)

Il piano generale

Si configura come un repertorio di possibili attività che Freinet definisce ‘funzionali’: non dei centri di interesse che organizzano le conoscenze da far acquisire, come in Decroly, ma il lavoro che la classe può autoassegnarsi e le azioni da sviluppare in base alle azioni che i ragazzi narrano ed evocano attraverso i loro testi, alle  domande che si pongono e agli stimoli offerti dalla realtà vissuta. Le stagioni dell’anno non sono, per gli alunni, l’insieme di immagini offerte dai libri di testo, le gemme che sbocciano, le rondini che partono, l’allungarsi o l’accorciarsi delle giornate, ma le attività attorno a cui ruota la loro vita. Gli interessi che emergono vanno sviluppati raccogliendo la documentazione necessaria. Attraverso le biblioteche di lavoro, le riviste, gli schedari, raccolte di immagini, video, ricerche nel web,…

I piani annuali

A partire da un piano generale, i piani annuali consistono nelle conoscenze essenziali da affrontare obbligatoriamente entro l’anno in matematica, lingua, storia, geografia, scienze, arte,.. Un tempo secondo i programmi, oggi in relazione alle Indicazioni. L’insegnante ripartisce in un suo quaderno gli argomenti. L’ordine però non è definito in partenza, ma è flessibile in base agli interessi e alle motivazioni.

Ad esempio in matematica in classe quarta si può partire con operazioni sui grandi numeri ma legate all’esigenza di lavorare con orari ferroviari e distanze per progettare il viaggio scambio dai corrispondenti. E’ quindi necessario lavorare con le misure, i prezzi, i tempi, le velocità, le carte geografiche.

Una volta affrontato un argomento, l’insegnante segna sul piano annuale che è stato affrontato e annota i possibili sviluppi.

Può così, consultando il piano, valutare cosa rimane da trattare e ciò che non è ancora stato  appreso sufficientemente, orientando così sia i propri stimoli che le opportune correzioni di rotta, per gli interventi in classe e per i suggerimenti agli alunni con incertezze.

Anche gli alunni hanno un quaderno analogo con il piano, così da sapere a che punto si è e cosa rimane da trattare. Il piano viene consultato a inizio settimana per stabilire i piani settimanali, cercando di riprendere le questioni rimaste in sospeso per carenza di documentazione e per suddividere il lavoro di ricerca. Il piano è una guida per gli alunni ma soprattutto per l’insegnante.

Il piano settimanale

La settimana è il principale punto di riferimento temporale per l’attività della classe. Il lunedì mattina ogni alunno, in base all’accordo con l’insegnante,  riceve un fascicolo con schede per attività di grammatica, le proposte di lavori collettivi o di gruppo, schede di calcolo, proposte di lettura e scrittura, con indicazione di lavori individuali e di gruppo, materiali di storia, scienze, geografia su argomenti svolti la settimana precedente e tratti dal piano di lavoro annuale, da svolgere attraverso ricerche individuali e di gruppo. Viene altresì fornito il materiale relativo (schedari, fascicoli della biblioteca di classe o di scuola, strumenti di laboratorio, collezioni di oggetti e materiali).
Il ritmo di lavoro della settimana prevede altresì momenti di discussione, uscite nell’ambiente, interventi di ‘esperti’ invitati, presentazione dei lavori da parte di alunni, un’assemblea di bilancio  conclusiva della settimana.
Ogni alunno compila a inizio settimana un proprio piano individuale con i propri impegni e le scadenze.
Non è facile né sempre possibile strutturare in forma unitaria l’insieme  delle attività alternando le attività collettive e di gruppo con una programmazione basata su bisogni, interessi, ritmo e livello di ciascuno/a.
Però poter disporre di strumenti organizzatori come i diversi piani consente a tutti di sapere con esattezza cosa ci si attende, cosa si può proporre e realizzare, e valutare gli esiti.