di Giancarlo Cavinato
(Gruppo nazionale Lingua MCE)
Sul merito
Sto leggendo e trasecolo.
La maestra Iole nel 1956 ci faceva festeggiare il natale di Roma. Ingenuamente le chiedemmo il perché a Roma il Natale venisse festeggiato in aprile e non in dicembre come nel resto del mondo. Ci rispose che le nostre famiglie non ci preparavano ad essere ‘veri italiani’.
Disturba in particolare che un testo programmatico (perché ‘bisogna dire le cose come si parla: sono programmi’ cfr. Della Loggia, Perla, 2023) prescriva accanto alle cose da fare anche le cose da non fare: ad esempio nella parte di storia si raccomanda di non andare alle fonti e ai documenti in quanto ‘inutile’.
Troviamo nella premessa un accostamento eterogeneo di soggetti sotto l’etichetta ‘BES’ che conferma purtroppo e accentua la tendenza all’ipercategorizzazione e alla definizione di nuovi deficit che ha caratterizzato i recenti provvedimenti dei precedenti governi. Non c’è bisogno di ribadire qui quanto diventi causa di identificazione del soggetto e della famiglia con la carenza e di forme di discriminazione.
Si definisce una macrocategoria comprendente “svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”.
Un’omogeneizzazione di soggetti con provenienze, problematiche, bisogni e sensibilità diverse.
Fra le molte ‘perle’ (ma ci vuole un’analisi ben più accurata e seria): la lingua (rispetto a cui la professoressa Perla ha denunciato l’educazione linguistica democratica delle 10 tesi come ‘nefasta’) come apprendimento del corsivo e della calligrafia, ’esercizio del riassunto, la scrittura (carta e penna, lettura ad alta voce e piccole biblioteche d’aula devono convivere armoniosamente con assistenti virtuali e augmented learning […] la scrittura è fondamentale e va curata con particolare attenzione, a partire, perché agevola lo sviluppo della coordinazione oculo- manuale (ma la scrittura richiede precise strategie di costruzione di cui la scuola a volte è carente, e non è sufficiente asserire ‘gli insegnanti si formano con costanza’; ancora, la stigmatizzazione dell’errore (l’ortografia sia acquisita in modo sicuro e naturale nei primi anni di scuola, senza cedere a eccessi di spontaneismo per giustificare errori e usi impropri, poi difficili da eliminare.). Viene ignorata tutta una corrente di ricerca sull’errore come processo di pensiero e ipotesi costruttiva, a differenza dell’ ‘sbaglio’. La riflessione linguistica ridotta a ortografia e grammatica. Per approdare a un prodotto complesso come il ‘riassunto’ c’è tutto un percorso da compiere per portare a una comprensione profonda, il riassunto non si ‘insegna’ non scaturisce per induzione ma richiede specifiche strategie, confronto e negoziazione di significati, processo di sintesi.
Ma è la storia (anche se bisognerà affrontare una ad una le discipline) ad attirare maggiormente l’attenzione e a creare sconcerto e smarrimento.
Perché si studia la storia, l’incipit promette bene: «solo l’Occidente conosce la Storia. Ha scritto Marc Bloch: «I greci e i latini, nostri primi maestri, erano popoli scrittori di storia. Il cristianesimo è una religione di storici. […] è nella durata, dunque nella storia, che si svolge il gran dramma del Peccato e della Redenzione».
Dunque un monoculturalismo e un monostoricismo. Un italocentrismo. In una realtà, storicamente, antropologicamente, geograficamente complessa come quella italiana ed europea.
«La storia costituisce il principale strumento tanto per conoscere come si è formata la nostra civiltà, per comprenderne le caratteristiche di fondo e i valori, che per inquadrare al tempo stesso le vicende della scena mondiale e i rapporti di questa con l’Occidente».
Ripensando a precedenti affermazioni del ministro sull’inclusione di alunni non italiani (e che purtroppo continuano a non essere italiani), fra le varie possibili forme di contatto che nel tempo la società pluriculturale e plurilingue ha sviluppato- l’inculturazione, l’acculturazione, l’inter-azione, il ministro ha dichiarato che bisogna fare assimilazione.
Ed ecco che nel testo di storia si legge: «l’insegnamento abbia al centro la dimensione nazionale italiana, sia al fine di far maturare nell’alunno la consapevolezza della propria identità di persona e di cittadino, sia – vista la sempre maggiore presenza di giovani provenienti da altre culture – al fine di favorire l’integrazione di questi ultimi, integrazione che dipende anche, in modo determinante, dalla conoscenza dell’identità storico-culturale del paese in cui ci si trova a vivere.»
Così da ‘fingere’ di essere italiani pur non essendo riconosciuti come tali.
Un bell’esempio di ‘furbizia’ italiana, di doppia morale. Per ‘formare cittadini consapevoli’!!
Ed ecco la grande proposta epistemologica per una ‘nuova’ concezione e insegnamento della storia: «Anziché mirare all’obiettivo, del tutto irrealistico, di formare ragazzi (o perfino bambini!) capaci di leggere e interpretare le fonti, per poi valutarle criticamente magari alla luce delle diverse interpretazioni storiografiche, è consigliabile percorrere una via diversa. E cioè un insegnamento/apprendimento della storia che metta al centro la sua dimensione narrativa in quanto racconto delle vicende umane nel tempo.»
Sul metodo
Si chiamano ‘Nuove indicazioni’ (non più ‘indicazioni nazionali), si parla anche di ‘nuovi curricoli’ e sono definite ‘materiali per il dibattito pubblico’ per ‘promuovere una discussione pubblica’
I lavori della Commissione sono stati preceduti e sono accompagnati, nel corso dell’elaborazione, da una serie di incontri diretti anche con insegnanti e professionisti dei contesti scolastici di ogni ordine e grado
Si parla di ‘esperti dell’associazionismo professionale’ chi sono costoro?
Si elencano gli esperti universitari e del mondo della ricerca fra i quali è possibile individuare Claudio Marazzini presidente onorario dell’Accademia della Crusca e
Uto Ughi grande virtuoso.
Siamo profondamente affranti perché di tutti gli esperti pedagogisti disciplinaristi del lungo elenco dei componenti della commissione ministeriale delle sottocommissioni tranne Uto Ughi (ma le doti di artista non sempre coincidono con analoghe competenze nella psicopedagogia dell’apprendimento) non ne conosciamo nessuno che abbia dato un approdo particolarmente memorabile sul piano pedagogico o linguistico o storico. Ci chiediamo dove siamo stati in questi anni senza aver mai avuto l’occasione di fruire della sapienza di tali luminari?
Nel mese di giugno 2024 sono state svolte, inoltre, più di 120 audizioni con associazioni di categoria, consulte degli studenti, società scientifiche, sindacati, associazioni professionali. Le audizioni hanno prodotto un corposo dossier di materiali scritti che è stato messo a disposizione delle commissioni disciplinari
Lo sappiamo ora, e ci piacerebbe consultare tale dossier. Ad oggi avevamo potuto avere alcune anticipazioni leggendo ‘Insegnare l’Italia’ di Galli della Loggia e Loredana Perla. Ascoltando alcuni interventi pubblici della professoressa. Ma il testo che abbiamo sotto gli occhi sembra peggiorativo rispetto ad alcune affermazioni di tale testo sui processi di individuazione e differenziazione, su ‘ciò che il bambino vive’, su ‘una scuola vicina alla vita’, sul partire dal vicino (psicologico).
Sotto un governo Chirac in Francia in occasione di una riforma del sistema dell’istruzione si aprì un lungo periodo di consultazioni e discussioni in tutte le scuole del paese. E in Italia?
Attendiamo fiduciosi di essere convocati.
Ci vorrà un accurato lavoro di analisi di questo testo per svelarne le prospettive ideologiche, le ambiguità, le falsità, le inaccettabilità, le interconnessioni. Come abbiamo imparato attraverso il metodo della ricerca, dell’intercultura, dell’analisi testuale, della pragmatica della comunicazione, della costruzione di atteggiamenti cooperativi e sociali. Ben oltre il proclamato ‘cuore’ come centro della persona e dei suoi progetti di vita.. Il movimento di cooperazione educativa si accinge a farlo e auspicabilmente invita altre associazioni, sindacati, genitori, studenti, a farlo per opporre la forza della ragione a un documento zeppo di improbabili forzature storiche, linguistiche, geografiche, antropologiche, scientifiche. Ci vorrà del tempo. Mesi fa abbiamo prodotto un testo per evidenziare la ricchezza, la generatività del testo delle Indicazioni del 2012. Un confronto fra i due testi evidenziando gli elementi di forza e di aderenza alla contemporaneità è quanto mai necessario.