di Gianni Giardiello
Ho conosciuto Gianni Milano, tanti, tantissimi anni fa. nei primi anni ’60, entrambi insegnanti elementari alle prime armi, entrambi frutti un po’ acerbi degli insegnamenti di Francesco De Bartolomeis. Lui più precoce di me di un paio d’anni aveva già ricercato e contattato alcuni esponenti del movimento italiano che faceva riferimento alla pedagogia popolare di Celestin Freinet, il Movimento di Cooperazione Educativa.
Aveva già capito che le idee di quel movimento pedagogico erano assai simili alle sue, al suo modo libertario di intendere il rapporto fra maestro e alunni, a cominciare dalla capacità/ necessità che il maestro si metta al servizio degli apprendimenti di tutti gli alunni a partire da quelli più deboli, alla importanza di costruire un ambiente educativo favorevole alla cooperazione, alla analisi critica degli avvenimenti e al confronto delle idee, proponendo tecniche e strumenti di lavoro in classe capaci di favorire tutto ciò. Ci ritrovammo insieme nel nascente gruppo MCE di Torino con Fiorenzo Alfieri, Daria Ridolfi, Silvana Mosca, e altri.
In quel gruppo Gianni portò subito i suoi interessi per le problematiche dei gruppi umani più indifesi per le questioni del sottosviluppo, dello sfruttamento, delle guerre. Scoprimmo subito di avere un comune interesse per la didattica della storia nella scuola elementare e media, e ci mettemmo insieme a lavorare sui problemi di quegli insegnamenti.
Gianni amava soprattutto lavorare con i ragazzi in classe, ma era sempre disponibile a discutere le proprie esperienze con noi e con i colleghi, negli incontri collegiali, nei gruppi, e nei convegni, dimostrando tra l’altro di avere su questi temi, idee piuttosto chiare. Meno volentieri amava scriverne. Ma qualche volta lo obbligammo a farlo. E di questo “obbligo” ho ritrovato traccia in un articolo pubblicato sulla rivista “Cooperazione Educativa” del marzo 1966, Nuova Italia editrice.
Preistoria? Mica tanto! In questo articolo Gianni presenta alcune esperienze di lavoro didattico riguardante proprio la didattica della storia, insieme ad una valutazione sul dibattito piuttosto acceso che su queste questioni si era aperto nel Movimento, fra insegnanti ed esperti. Ve ne trascrivo alcuni brani:
“…. Nel numero di novembre 1965 di questa rivista, la nostra collega Sara Cerrini si domanda se <<… nell’insegnamento della storia educhiamo il ragazzo allo stesso rispetto per i suoi simili intesi come umanità>> e condanna lo studio della storia come studio di guerre, soprattutto dal punto di vista morale.
“ … a Torino abbiamo formato un gruppo per affrontare il problema di come insegnare la storia e siamo giunti ad alcune conclusioni interessanti. Intanto abbiamo sottolineato che si possono seguire metodi e percorsi assai diversi fra loro (partire la presente e tornare indietro, rilevare le caratteristiche storiche dell’ambiente in cui viviamo, oppure confrontare fra loro situazioni del passato). Di quest’ultima strada ho fatto recentemente esperienza con una classe quinta. Volevamo vedere sul libro di testo cosa c’era da sapere e studiare per l’esame che ci attendeva.
Si iniziava con Cristoforo Colombo. D’accordo. La cosa non spaventa. Ma ecco che vengono fuori parecchie questioni riguardanti l’America centrale che diventano qualcosa di drammatico. Parliamo delle civiltà dei Maya, degli Incas e degli Aztechi. Parliamo di Cortes e di Pizzarro (due nobili assassini che sarebbero piaciuti a Machiavelli) e dello sterminio da loro operato. Parliamo delle morti degli indios nelle miniere e dello sfruttamento iniziato dalla Spagna nei riguardi di questi popoli.
(….)
“Signor maestro, un quacchero si è bruciato in America per protesta contro le guerre!” Mi porta il titolo del giornale, lo incolliamo sulla striscia di carta che raccoglie i fatti avvenuti nel mondo (tre strisce: i fatti italiani, i fatti europei e i fatti del mondo) brevetto di Mario Lodi.
I ragazzi si stupiscono e allora continuiamo. Forse che i belgi si sono comportati diversamente nei confronti del Congo? Non hanno forse mutilato migliaia di negri colpevoli di volere la libertà dalla schiavitù? E i ricchi latifondisti degli Stati Uniti nei riguardi dei negri d’America? Ed ora nel Viet nam? (…)
Allora vedi, cara Cerrini, che la scelta morale spetta a noi (la storia non è un susseguirsi deterministico di fatti alla maniera positivista) e su questo sono d’accordo con te ma …ma vedi: che cosa è la sofferenza e l’ingiustizia e la morte di massa e la morte quotidiana e scientifica e la fame e lo sfruttamento? Ecco: miseria e dolore e liberazione; sono fatti, non dico importanti (discorso di sufficienza), ma essenziali. Scegliamo d’accordo. Ed allora è tanto importante sapere vita e miracoli della casa Savoia? Oppure è più importante sapere perché le masse non hanno partecipato alla lotta per l’indipendenza italiana? (… ) Allora certamente, la nostra storia ha da essere la storia dei tentativi degli uomini di vincere il dolore e la sopraffazione per raggiungere una qualche felicità (un senso alla vita: vivere per vivere, non vivere per lavorare o lavorare per poter vivere per lavorare …) (…)
La storia è un rosario con i suoi grossi nodi che esplodono a volte, a volte patiscono oppure a volte passano e muoiono. Sono questi nodi che dobbiamo trattare. (…) Un esempio d’oggi. Il mondo è pronto ad entusiasmarsi per il lancio del Gemini e per il lancio dei satelliti sovietici. Si dimentica tutto …. Che milioni di persone muoiono ancora nel mondo per la fame, le malattie…. Non è l’elemosina che serve.
Mentre due uomini fanno le capriole nello spazio, in molte parti del mondo si fa ancora a fucilate (Viet-Nam, Africa del Sud, Angola, ecc. ecc.).
Amerei proprio che su questo si discutesse sulla rivista. Ritengo che sia doveroso per noicercare di enucleare “situazioni” nel fluire della storia e provvedere ad avere documentazioni dettagliate (unire la scelta di tipo morale al rigore dello studio scentifico). In questo caso la collaborazione dei vari gruppi MCE potrebbe dare vita ad uno schedario (richiedendo la collaborazione internazionale) che sarebbe quanto mai utile. Una proposta …
Ciao Gianni e grazie!!!