A proposito del ’68, lettera aperta a Paola Mastrocola

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di Cinzia Mion

Gentile professoressa, la seguo da tempo, soprattutto per il suo pensiero critico-compulsivo, rivolto quasi sempre nei confronti del Movimento del ’68.
Mi soffermerò però più tardi su questo aspetto, affrontato ancora una volta in una recente intervista rilasciata al Sole 24 ore.

Parto invece dalle condivisioni : è vero che i giovani oggi sono educati sul principio del “piacere” e non su quello di “realtà” (Freud) e non c’è dubbio che tale deriva dipenda dall’educazione genitoriale, oggi molto in affanno. Secondo me ha ragione Recalcati quando afferma che una delle cause di questa difficoltà dei genitori dipende dal fatto, non solo che i figli sono sempre più “unici” ma che, soprattutto oggi, “sono i genitori a temere di non essere amati abbastanza dai figli” e non il contrario….

E’ vero inoltre che nessuno pone loro dei confini, dei limiti…i giovani padri ben volentieri sanno prendersi “cura” dei cuccioli ma non riescono a fare da “guida”, fanno fatica ad assumere il “no”; molto più semplice accondiscendere ai primi capricci del bambino che così comincerà a non “satellizzarsi” nei confronti dell’adulto….Ho detto fanno fatica: ecco il “busillis”.
Trent’anni di neo-liberismo sempre più spinto (leggi pure berlusconismo), supino solo alla legge del mercato, ha implementato una deriva di individualismo e rinuncia a qualsiasi impegno o passione! (cfr. E.Pulcini”L’individuo senza passione. Individualismo e perdita del legame sociale”).
Deriva pericolosa che corre il rischio di sommergere tutti. Anche i genitori. La parola d’ordine è : chi me lo fa fare? Che “profitto” ne traggo io?
Ecco cara Mastrocola, l’inizio della fine dell’autorevolezza da parte degli adulti, sia genitori che docenti.

L’autorevolezza non viene “data”, va “conquistata” con l’ascolto, l’attenzione, la possibile rinuncia alla partita di calcio, oppure alla soap preferita, o all’uso dello smartphone, va conquistata come la capacità di discernere il rischio che appare all’orizzonte se tuo figlio si rende conto che chi dovrebbe proteggerlo è più debole di lui perché manipolabile.
Faticoso? Sì, certamente . Ma tu genitore devi aver raggiunto l’adultità, essere un adulto autonomo, non un “adultescente” come dice giustamente M.Ammanniti….Diventare genitori è facile, “fare”i genitori NO.
E nemmeno fare i “docenti” è facile, nel senso di educatori in grado di appassionare i ragazzi al SAPERE e alla propria CRESCITA come uomini e donne, NO non è una “passeggiata”.  Richiede dedizione, consapevolezza, fatica, come dicevo.

NON C’ENTRA IL ’68.
No, cara Mastrocola, lo dico a lei e anche a chi, ancora come lei, continua con questa “manfrina”…
Non ha niente a che fare il ’68 con queste derive molto più recenti.
Per capire ciò che vi ostinate a non voler capire dobbiamo risalire al gennaio 1948 e alla svolta data, dopo il Referendum che ha cambiato la storia del nostro Paese, alla Costituzione. Costituzione che ha affermato con forza che la Scuola è aperta a TUTTI, E CHE L’ISTRUZIONE INFERIORE , IMPARTITA PER ALMENO 8 ANNI, è OBBLIGATORIA E GRATUITA.
La riforma della scuola media unica nel 1962, con l’abolizione dell’esame di ammissione, primo segnale dell’applicazione del dettato costituzionale, ha segnato l’irrompere della scuola “di massa”. L’inadeguatezza del corpo docente, calibrato ancora su una scuola elitaria, (dove siete ancora fermi voi!) ha comportato il fenomeno della bocciatura “di massa”…che ancora una volta voi state invocando…
Non credete di aver sbagliato secolo?
A quel tempo nessuno si è preoccupato di “ri-orientare” i docenti, facendo loro capire la trasformazione epocale di una Scuola che doveva adattarsi a diventare democratica, mantenendo le promesse che la Costituzione aveva fatto!
A tentare di fermare questa ingiustificata ecatombe di allievi è intervenuta nel 1967 la “Lettera a una professoressa” di don Milani che affermò ad un certo momento che la “Scuola non poteva esser come un Ospedale che accettava i sani e respingeva gli ammalati”….

A far da cassa di risonanza alla lettera (non “recapitata” a tutti i docenti di allora e di adesso…a proposito, lei l’ha ricevuta?) è intervenuto il famoso Movimento Studentesco del Sessantotto, con lo slogan “LA VALUTAZIONE SCOLASTICA E’ SOLO UNA SELEZIONE E UNA EMARGINAZIONE!”

Ovviamente si è trattato di una critica “sociopolitica”. Non aveva nessuna pretesa di essere un’affermazione “pedagogica”…ma non tutti l’hanno capito. O FANNO FINTA DI NON CAPIRLO.
Intendeva affermare: SE LA VALUTAZIONE SCOLASTICA EMARGINA LE FASCE PIU’ DEBOLI (ossia i figli degli operai e dei contadini) FASCE PER CUI LA COSTITUZIONE INVOCAVA IL DIRITTO ALLO STUDIO, ALLORA E’ MEGLIO NON VALUTARE…
Ecco le conseguenze sociopolitiche: voto unico o sei politico…
Abbiamo dovuto aspettare, per correggere il tiro, la critica pedagogica che ha permesso il varo nel 1977 della Legge 517 che ha introdotto il concetto di VALUTAZIONE FORMATIVA che ascrive la responsabilità del mancato “apprendimento” degli allievi “all’insegnamento” dei docenti e alla loro eventuale didattica, rimasta vecchia e trasmissiva come quella della riforma Gentile…come la sua, deduco!
Capito, cara prof. Mastrocola ?
Dubito ma non ci sono esami di riparazione.
Bocciata in tronco!
D’altro canto, non è vero che non si boccia più…ma i docenti che lo fanno non hanno capito che bocciano se stessi. Perché insegnare con passione è molto molto faticoso…
Richiederebbe un maggiore riconoscimento sia sociale che economico. Ma questo è un altro discorso….