di Cinzia Mion
Ai motivi analizzati da Mario Maviglia, ne aggiungerei un altro: la SUDDITANZA, invece dell’autonomia, che paradossalmente si è implementata un po’ alla volta nei dirigenti scolastici appena diventati incardinati presso gli Uffici Scolastici regionali e hanno cominciato a sentirsi “dipendenti” dal Direttori regionali. A tale proposito ricordo un episodio emblematico: durante una riunione provinciale dell’Andis, nei primi anni subito dopo l’approvazione del regolamento dell’Autonomia, erano appena uscite le Indicazioni della Moratti, ed io mi sono ritrovata a fare una proposta di analisi critica delle stesse (visto che insieme ad un piccolo gruppo l’avevamo già fatta). Si trattava di spedire il documento al Direttore regionale, visto che nel Codice Etico dei Dirigenti avevamo rivendicato con orgoglio il fatto di non tacere se avessimo individuato degli aspetti di criticità nello svolgimento del nostro lavoro. Stranamente la proposta non è passata. E’ stata anzi accolta con una certa freddezza, aspetto nuovo ed inaspettato. Quando la riunione è terminata sono stata avvicinata da due colleghe fra le più attive della provincia che mi hanno tirato per la giacca e mi hanno detto: “Non possiamo più fare queste cose, guarda che se dimostriamo di non essere d’accordo su qualcosa corriamo il rischio di essere trasferite d’ufficio”
Questo episodio mi ha fatto capire che l’aria era cambiata… Dentro di me ho pensato all’uso efficacissimo che avrei potuto fare sotto l’aspetto politico se fosse successa una cosa del genere, visto che l’analisi critica che era stata prodotta era benissimo argomentata dal punto di vista psicopedagogico.
Alla fine ho espresso nei miei scritti successivi che l’autonomia e il vero senso di cittadinanza si esprime quando ci sentiamo orgogliosi di affrontare disagi e sappiamo rinunciare ad eventuali privilegi (anche soltanto consistenti nell’evitare “sanzioni”), pur di poter esprimere il pensiero critico e l’autonomia di giudizio.