Riportiamo qui il capitolo “Perchè si studia la storia” del testo della Nuove Indicazioni Nazionali in quanto ci appare molto indicativo di scelte culturali e pedagogiche sottese all’intero documento.
Abbiamo chiesto a Notebook una analisi del testo. Ed ecco il risultato.
L’approccio descritto nei materiali didattici sembra oscillare tra l’intenzione di universalità e una focalizzazione sulla civiltà occidentale, il che solleva interrogativi sulla sua capacità di costruire una capacità critica veramente globale.
Argomenti a favore di un approccio universale e critico:
- Centralità della persona e dei diritti umani: I materiali didattici sottolineano l’importanza della persona, dei diritti universali e inalienabili. Promuovono lo sviluppo di responsabilità, creatività e partecipazione sociale.
- Apertura all’alterità e al confronto: L’importanza dell’incontro tra “io” e “tu” come bisogno strutturale e il ruolo dell’altro nello sviluppo della persona. L’etica del rispetto e l’accoglienza delle diversità senza paura sono valori chiave promossi.
- Educazione alla cittadinanza globale: I materiali sottolineano la necessità di comprendere le interconnessioni globali, i problemi ambientali e sociali, e di promuovere la solidarietà tra le generazioni.
- Sviluppo del pensiero critico: I materiali didattici promuovono lo sviluppo della capacità di pensare in modo critico e autonomo, di riconoscere i diritti e i doveri propri e altrui, e di comprendere l’importanza della giustizia e dell’equità nella società.
- Approccio interculturale: I materiali didattici sottolineano l’importanza di conoscere e apprezzare le diverse identità, le tradizioni culturali e religiose, in un’ottica di dialogo e di rispetto reciproco.
Elementi che suggeriscono una subordinazione al dominio dell’Occidente:
- Radici storico-culturali occidentali: Il termine “persona” è presentato come avente radici storico-culturali occidentali, con particolare rilievo nel diritto romano e nella Costituzione italiana.
- Centralità della storia occidentale: Nell’insegnamento della storia, si afferma la centralità della storia occidentale ed europea, considerata il contesto in cui affondano le radici della vicenda italiana e delle sue istituzioni democratiche.
- Riferimento a modelli occidentali: Si cita Atene, Roma e Gerusalemme come fondamenti della civiltà occidentale. Si menzionano autori greci e romani come Erodoto, Tucidide, Tito Livio e Tacito come figure chiave nella definizione della storiografia occidentale.
- Superiorità culturale: Si accenna al rischio che la storia occidentale venga utilizzata per formulare una presunta superiorità nei confronti di altre popolazioni e culture.
In conclusione, i materiali didattici mostrano una tensione tra l’aspirazione a un approccio universale e inclusivo e una persistente centralità della prospettiva occidentale. Se da un lato promuovono valori come il rispetto, la diversità e la cittadinanza globale, dall’altro tendono a privilegiare la storia, la cultura e i modelli di pensiero occidentali. Per costruire una capacità critica veramente universale, sarebbe necessario un maggiore sforzo per decentrare la prospettiva, valorizzare le voci e le esperienze di altre culture e promuovere un dialogo interculturale più approfondito.
È necessario considerare se l’enfasi sulla storia occidentale possa limitare la capacità degli studenti di sviluppare una visione del mondo più ampia e inclusiva. La scelta dei contenuti e delle metodologie didattiche dovrebbe essere guidata dalla volontà di promuovere un pensiero critico che sappia confrontarsi con la complessità del mondo contemporaneo, senza cadere in stereotipi o pregiudizi culturali.
Per chi preferisce c’è anche l’Analisi critica dell’approccio storico nelle Indicazioni 2025 proposta a perplexity.ai
Punti di Forza verso l’Universalismo
- Ampliamento tematico:
- Inclusione di prospettive come la storia di genere, ambientale, delle migrazioni e economico-financiaria, che abbattono letture tradizionali eurocentriche.
- Focus su interconnessioni mediterranee e storia locale, utile a decentrare narrazioni nazionalistiche.
- Metodologia innovativa:
- Enfasi su analisi critica delle fonti digitali e decostruzione di stereotipi, strumento per contrastare visioni unilaterali.
- Integrazione della Public History, che favorisce narrazioni plurali e partecipate.
- Competenze trasversali:
- Sviluppo di abilità per leggere criticamente i processi storici, compresi quelli coloniali e postcoloniali.
Criticità e Tracce di Egemonia Culturale
- Struttura cronologica:
- La periodizzazione mantiene una logica “da Occidente al mondo” (es. “dalle origini alla mondializzazione”), implicitamente centrata sul ruolo egemonico europeo nella globalizzazione.
- Assenza di una cronologia comparata che integri dinastie, imperi e civiltà non occidentali (es. Ming, Mali, Inca) come filoni autonomi.
- Selezioni tematiche:
- Il Mediterraneo è trattato come spazio di connessione, ma con focus su interazioni eurocentriche (es. Grecia-Roma vs. mondo islamico o africano).
- La storia costituzionale privilegia Italia/Europa, marginalizzando modelli politici extraeuropei (es. tradizioni deliberative indigene, Stati africani precoloniali).
- Fonti e strumenti:
- L’uso di database e archivi digitali rischia di riflettere disparità geopolitiche: gli archivi europei sono più digitalizzati di quelli africani o asiatici, perpetuando squilibri narrativi.
- La storia della scienza potrebbe sottovalutare contributi non occidentali (es. astronomia islamica, matematica indiana).
- Linguaggio implicito:
- Concetti come “mondializzazione” e “contemporaneità complessa” restano ancorati a una visione occidentalo-centrica delle dinamiche globali, con scarsa attenzione a epistemologie altre.
Proposte per un Equilibrio Maggiore
- Integrare prospettive decoloniali:
- Inserire moduli su storia globale precoloniale (es. rotte commerciali afroasiatiche, imperi precolombiani).
- Affiancare allo studio del colonialismo voci autoctone e riscritture critiche delle narrazioni dominanti.
- Riprogettare la cronologia:
- Adottare una griglia tematica sincronica (es. “Il XII secolo: Europa feudale, dinastia Song, impero del Mali”).
- Ampliare le fonti:
- Utilizzare archivi digitali globali (es. African Online Archives, Biblioteca Digitale Mondiale UNESCO) per bilanciare le prospettive.
- Riconoscere le asimmetrie:
- Esplicitare nei programmi il ruolo dell’egemonia culturale occidentale nella costruzione delle narrative storiche tradizionali.
Conclusioni
L’approccio delle Indicazioni 2025 mostra un tentativo lodevole di superare canoni tradizionali, ma rimane ancorato a logiche implicitamente eurocentriche nella struttura e nelle priorità tematiche. Per raggiungere un equilibrio autenticamente universalistico, servirebbero:
- Maggiore integrazione di prospettive extraeuropee non subordinate a dinamiche occidentali.
- Un esplicito quadro critico che insegni agli studenti a riconoscere e decostruire le asimmetrie storiche.
- Collaborazioni internazionali per democratizzare l’accesso alle fonti e alle narrative.
Il documento rappresenta un passo avanti, ma non ancora una rivoluzione epistemologica.